Categoria: ‘Le INTRAVISTE di Apolide Sedentario’

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0. INTRO:
La provincia non fa testo. Al più fa cronaca nera. Figlio di un tenco minore e minuscolo, si svolge al Teatro Ambra in quel d’Albenga il Festival Su La Testa. Piccolo evento locale, che contesto – stavolta con pregiudizio, vedrò dopo – perché sui manifesti viene dato calendario che cita musicisti foresti (detto in ligure) senza citar che sul palco ruoteranno anche musici autoctoni. Tra i nomi di rilievo Paola Turci e Gianmaria Testa (omonimo del festival).
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LUI CI TENCO

maRino Gaetano, alias Apolide Sedentario, al Premio Tenco 2009

contiene: Alice, Staino, Battiato, Paolo Hendel, Mau Mau, Momo & meniaders

ghestar: l’Uomo che fissava il Caprone


0. INTRO

[ Battiato
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Il cantautore non è un musicista.

Il cantautore pensa a voce alta, e le parole sono fonazioni, ed i fraseggi suonano all’udito come suoni sensati, potendo pur venir interpretati in chiave armonica, potendo andare a toccare le sinapsi dell’analisi tonale. Ma son messaggi, non musica.
Un cantastorie, parimenti oppure, non è affatto un pittore. Pur impiegando icone per narrare appunto una storia nodale, cui le immagini sono soltanto contorno didascalico.
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NTRO:
Non sto un cazzo bene, la mia vita non è bèla per un cazzo, eppure cazzo ho sbirciato un manifesto, la settimana scorsa, che annuncia una “conferenza musicale” di e con Enzo Jannacci.
E Jannacci è ormai vecchio. E’ un grande vecchio. Uno che – cazzo – fece turpiloquio a fin di ceffone per gli ascoltatori e spettatori della televisione democrista, insegnando al bambino ch’ero allora che “parlare male”, dire parolacce, può essere un “parlare bene”, pane al pane, e quando ce vo’ ce vo’.

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INTRO: Edo, quanta fretta ma dove corri dove vai, tanto si vede che hai la coda di paglia…
Il Porco Acquatico Le Caravelle di Ceriale festeggia il ventennale, mi dicono le locandine, regalando ai cittadini nella piazza centrale del paese una gratuita serata con il miusicol su Peter Pan tratto dalle canzoni di Bennato (Edoardo) con l'”eccezionale” presenza del cantante di ormai smagrita fama (la sera mi verrà detto da un amico: “uno che suona per Le Caravelle ha davvero raschiato il fondo”).
A me di Edoardo Bennato me ne fotte una sega, ma mi sovviene un cut-up dai testi suoi, centrata su “In fila per tre”, lampo creativo prima delle canzoni da boyscout con cui costui l’ha menata con la scusa del “ripescare le fiabe” tra i ’70 e gli ’80, per poi rotolare in meschino rockspaghetto (Tu vuoi l’america, Ok itaglia, Viva la mamma ed altre aberrazioni), passando pure lui per la Nannini.
Un guappo napoletano in senso dispregiativo, l’asino del paese dei balocchi, l’isola che c’è eccome, è dei famosi, e si chiama Denaro.
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INTRO:
Laigueglia Jazz fu tirata su da Naco, percussionista buonanima degli Elii. Passato poi a Buonaccorso, il direttore artistico baudiano, a ogni stagione ospita un coglione che con il jazz non c’entra proprio un cazzo, ma fa “nome” (Paoli, De Piscopo, Cammariere al tavolo…). Quest’anno, almeno, nonjazz per nonjazz, decidono di affidare il clou del sabato al gratis (nel senso accesso libero, e nel senso che gli Elii rinunciano – dice Cesareo – al cachet) concerto-evento di Elio.
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preambolo:
“Suona un corno da cocchiere, lustra l’abito del re, e’ la carrozza di Hans” (Pfm dell’epoca di Mauro Pagani)
La carrozza di Hans me la cita Mauro Pagani stesso, rispondendo a mie domande al solito formate da frammenti dei testi stessi di colui a cui le ho propinate (“Sulla cassetta della diligenza”, dice, vedi intervista a seguire), dimostrando sagacia psichedelica resistente ai decenni. E regalandomi il titolo di questa nuova intravista, sostituendo l’invece progettato mio “Piu’ Pagani meno Vaticani”.
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Preambolo.
_ Febbraio 2003:
Apolide Sedentario fa incursione in una lezione accademica presenziata dall’allora televisivamente assai noto Paolo Hendel. Colpito dalle proprietà linguistico-lettarie dell’Apolide, Hendel lo raggiunge nel post-conferenza e dice al nostro: “Volevo solo complimentarmi, tu scrivi veramente bene”. Apolide risponde: “Lo so”. Hendel aggiunge: “No, nel senso che tu scrivi a endecasillabi, tu sei davvero un talento”. Apolide dice: “Lo so. Ma insomma, Paolo, cosa mi vuoi dire, che mi offri un quarto d’ora nel tuo spettacolo di stasera a teatro per esporre la mia talentuosa bravura?”. Hendel balbetta: “No, no, cioè, il mio agente, cioè, non è previsto il tuo quarto d’ora, cioè, però volevo complimentarmi”.
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1.
PREAMBULO DISORGANIZZATIVO



A Genova chi organizzava le sinistre “iniziative cultural-spettacolari” faceva creste euromilionarie, recentemente svelate dalle inchieste su Pericu e sugli Arci, porci intenti in ingenti mastrussi finanziarii (in genovese “mastrusso” e’ il mescolar nel torbido).
Il “Traffic Festival” e’ un “evento gratis”. Ma dietro ha palate di soldi, per gli artisti, e per gli organizzatori.
E allora dico: visto il danaro che prendi, perlomeno rispondi alle e-mail che ti ho mandato sul classico indirizzo delle “info”… Invece un cazzo: mando una mail di contatto, per richiedere accrediti al becsteig e far le mie intraviste, ma neppure mi rispondono un “senti, vaffanculo!”…
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Petra Magoni era ancora una gagnetta, e pure io. Rossana era invece gia’ sulle tv, e ando’ a Sanremo, ma a presentare un brano per contrabbasso e voce (“A che servono gli dei?”). “Mi piace”, pensai, che gia’ lei la conoscevo per il precedente pop, ma contrabbasso e voce (sua, sottile) mettevano finalmente in quel dell’ariston qualcosa di aristocratico, affogato nel bieco circo mediatico. Ora ne e’ fuori (da quel circo mediatico) e pare viva in un circo immaginario. Da immaginifico, dunque, la raggiungo: intravista di Apolide Sedentario con Rossana Casale.
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Erano gli anni ottanta: tanta merda sociale, il nulla culturale, l’involuzione merceologica di tutta la grande passione torrida che furono gli anni creativi e utopisti precedenti, l’annacquatura a favore di sistema dell'”era dell’acquario”. Lo schermo diffondeva ipnosi stupida, “operazioni five” della P2, pettinature assurde delle star della canzone pop. Ma quotidianamente c’era pure una parentesi anomala di quei palinsesti-mercato, ed era “DOC”, alla Rai, made in Arbore. E io adolescente a guardare, ad aspettare di ascoltare qualcosa che non fosse musica da Cecchetto. Il presentatore, smilzo, goffo, “afono”, era Gege’ Telesforo.
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