TrafFUCK – Apolide Sedentario vs Traffic Festival Torino (Ghestar: Emidio Clementi & Manuel Agnelli)

1.
PREAMBULO DISORGANIZZATIVO



A Genova chi organizzava le sinistre “iniziative cultural-spettacolari” faceva creste euromilionarie, recentemente svelate dalle inchieste su Pericu e sugli Arci, porci intenti in ingenti mastrussi finanziarii (in genovese “mastrusso” e’ il mescolar nel torbido).
Il “Traffic Festival” e’ un “evento gratis”. Ma dietro ha palate di soldi, per gli artisti, e per gli organizzatori.
E allora dico: visto il danaro che prendi, perlomeno rispondi alle e-mail che ti ho mandato sul classico indirizzo delle “info”… Invece un cazzo: mando una mail di contatto, per richiedere accrediti al becsteig e far le mie intraviste, ma neppure mi rispondono un “senti, vaffanculo!”…

Mi tocca provare a passare per Clementi, ovvero Emidio dei Massimo Volume (col quale peraltro facemmo pure un festival, ch’era il 2003), essendo Clementi presente alla serata con Patti Smith e Afterhours, organizzata da Manuel Agnelli in persona (e ovino belo)…



Manuel Agnelli nella citta’ di Gianni, e di Lapo, e del trans, invita Patti, Emidio, e l’ex-fardellodisoledad tal Coccia… Ma se non rispondono alla mia mail, dal Traffic, come li incoccio, a questi?… Lo sanno mica, al Traffic, che l’Apolide e’ buono coi buoni, pero’ quando si scoccia diventa cattiverrimo?…
Considerando che e’ gratis, il concertone, e’ evidente ch’io non faccio il furbo: non chiedo accrediti come portoghese, ma appunto solo un pass per “lavorare”… Ma le caselle “info” sono come i numeri verdi di “crisi nazionale” o delle aziende che ti han tirato un pacco: tu provi a chiamare, risponde – registrata – una vocina ipnotica con sotto la musichetta a loop, ma manco pe’ o cacchio vedrai gratificata la tua necessita’…



Inevasa allordunque la richiesta di autorizzazione intraviste, nel mentre sto a partire per andare ad aprir gli sfinteri a quei somari d’organizzatori, compare puntualerrimo nel forum un comunicato di Gomma della Shake, il qual diffida Philopat dal fare la grande truffa agli autoproduttori, proiettando filmati di chi e’ fuori dai criteri del Qapitale pria del concerto di Rotten (venerdi).
Scopro cosi’, da quel comunicato del gommapanc incazzato, che stan dietro al Traffic Festival nientemeno che Red Bull e Banca Nazionale del Lavoro (ovvero la Banca che Ricucci e Massimo Da’Male D’Alema si sognavano da affaristi biechi scalatori).
Considerato che il clou della serata organizzata da Agnelli (intendo Manuel) e’ Patti Smith, la “singer impegnata” prestata dunque ai giochini finanziarii e testimonial del bieco Dio Danaro, decido di sabotare quel raduno: andro’ nel pomeriggio a far casino, ed alla sera diserto l’inumana ressa di popollame ipnotizzato dalle stars del Mercato.







2.
DALL’ARENA DI MTV ALL’OVILE DI AGNELLI (MANUEL)



Preparo l’incursione: la sortita s’ha da fare nel soundcheck, quando appunto nel parco ancora senza gli infoiati gruppettari del cazzo, pomeridianamente indaffarati a regolare il mixer staran tutti, mixati con i fonici ed i managers, questi artistacci venduti.
Parcheggio quando sento provenire da in mezzo ai dolci prati collinari un “prova un due tre” al microfono.
All’accesso del varco di ‘sto parco stanno appostate macchine e furgoni di fetentissimi Urbani, intenti e vigili a torturare un poro regazzino trovato forse intento ad uno spino.
Poi intraprendo un sentiero, e m’incammino tra chioschi di panini, e giungo addosso al set televisivo di Mtv. E’ un robaccio pacchiano e plasticuso, con le scenografie tutte insozzate. L’avessi fotografato, avreste visto la differenza da quando li’ montato pieno di melma e merda son passato la prima volta davanti, e quando – dopo, sulla via del ritorno, after Manuel – l’avevano ripulito per appunto l’imminente diretta. Puliti di facciata, ma di dietro coi tarzanelli nel culo incancreniti, questi asserviti ienchis di Mtv…



Giungo all’ingresso artisti.
Vedendomi incedere, tosto accorre un tizio che mi fa cenno “no”.
“Lo so”, gli dico, “e’ l’ingresso degli artisti, ma io sono qui per far delle interviste, ho anche scritto una mail al vostro sito, ma non mi avete cagato”.
Lui fa: “Io non lo so, io sono qui soltanto a non far passare”.
Gli faccio: “E’ un classico. Puoi, pero’, chiamare qualcuno che organizza, che ne so, magari l’addetto stampa, per gli accrediti?”.
“Gli accrediti li danno questa sera, non c’e’ nessuno degli organizzatori”, risponde mentendo e sapendo di mentire.
Gli dico: “Allora cercami Clementi dei Massimo Volume, li conosco”.
Mi dice: “Ah, si’, li ho visti, son passati da qui un attimo fa, sono arrivati adesso”.
Gli dico: “Appunto, permesso, posso entrare? O me li puoi far chiamare?”.
Dice: “Non ho la radio”.
Avrei dovuto dirgli: sai, la radio la puoi comprare con mutuo Bnl…
Ma ho gia’ notato – e lui mi fa notare – che per arrivare al palcone sopra al quale stanno facendo il soundcheck c’e’ il piazzale completamente vuoto, e dal piazzale posso chiamare, sul palco, chi mi pare di questi “artisti” a cui fare l’intervista. Dunque basta tentare di violare l’ingresso artisti (peraltro presidiato dai cellulari della Pollizia): passo da sotto, come dice lui, e poi da sotto il palco e’ gioco facile farmi notare dai vips.



Percorro 10 metri. Solo 10. E c’e’ l’ingresso al piazzale.
Appena 10 metri prima il tale e’ messo li’ a filtrare. E 10 metri dopo solamente chiunque puo’ passar liberamente. Tutto e’ sempre insensato e deficiente, nel mondo occidentale.



Sulla transenna della prima fila stan due fricchettoncelle con un cane, un tipo con la maglietta-copertina dell’ultimo Lp degli Afterhours, tre fricchettoni tatuati a torso nudo, piu’ alcuni ciclisti anzianotti in canottiera.
Di la’ dalla transenna, recintato come conviene all’ovino, Manuel Agnelli soundciecca.
Sventata cilecca: bastera’ aspettare che abbia finito di regolare i suoni, e lo potro’ provocare, e dunque pure chiedergli intervista.



Manuel e’ in isteria , o “fa l’artista”: scontrosamente redarguisce i tecnici, scocciatamente alterna sui microfoni, sdegnosamente s’atteggia.
Quando lo vedo dire terminato questo soundcheck scazzato, prendersi la sua sacca, e avere l’aria di stare per andare nel backstage, gli urlo da noirbulletto:
“MANUEL, TU CHE SCATARRI RED BULL SUI GIOVANI D’OGGI, LA DAI UN’INTERVISTA AL SITO PIU’ INDIPENDENTE D’ITAGLIA?”.
Agnelli volta il muso, e tra stupore, scazzo, ed aria torda risponde: “Cosa hai urlato? Sai, io sono sordo…”.
Non c’e’ peggior sordo di chi non vuol sentire: quando ripeto urlando la richiesta, mi dice facendo spallucce ed indicando un energumeno con un basco verde a mezza testa che devo “chiedere a lui”.
“Lui”, il bestione, mi guarda con altrettanta supponenza, e con sufficienza dice un “si'” fasullo, un “si'” retorico detto come a dire: “Si’, col cazzo, pezzaro”.
L’Agnelli ed il Somaro si allontanano sdegnando il mio “vuoi dire di aspettare, e che poi mi concedi l’intervista?”.
Gli astanti vedono dunque i due anguillare, e sentono me dire: “Tutti infami, tutti dei paraventi, i vips, al solito…”.



Faccio solo notare: se sei un vips puoi tranquillamente dire ad un provocatore che “no, nisba, non ti concedo interviste ne’ attenzione, chi cazzo t’ha cercato a te, cazzone, che cazzo stai a spaccarmi i due coglioni, vaffanculo te e il sito indipendente”.
Invece certa gente (certi ovini) non sanno neanche reagire: sanno solo nascondersi dietro al dito (usato poco prima a masturbare il proprio stesso culo narcisista), ovvero scaricare su un molosso chi si ritrovano addosso a infastidire, come chi chiama la mamma se rifiuti di passargli la palla, da pischelli.
Manuel Agnelli: ovino ovvero vile.







3.
DAL RECINTO DEGLI DEI A EMIDIO CLEMENTI



Noto che l’area artisti e’ circondata da una palizzata in telo nero alta circa due metri.
Ma che dal lato di la’, le collinette pratose la scavalcano, quantomeno alla vista.
Abbandono il piazzale, e – opportunista – vo’ a circumnavigare, per provare a importunare Agnelli anche alle spalle.
Sul prato stanno accampati i fricchettoni che campeggiano al festival. Uno con la chitarra e capellone suona speed-core con testi autoprotti, volgarotti e sublimi. Eccolo, il vero evento culturale, quello spontaneo e sincero.
Di dietro al telo nero, dominandolo da in su la collinetta, nessuno sguardo esclude, quella siepe, che dall’altra parte ha il becsteig.
Vorrei gridare al gradasso in basco verde: “Amico di Manuel, allora, l’intervista me la fai o no fare?”.
Ma nella zona esposta al rimirar mio ramingo non ci stanno ne’ ‘sto bestione ne’ Agnelli, solo quelli dell’organizzazione.
Ma poi, spostandomi un poco, spunta Emidio (dei Massimo Volume).



Emidio son cinque anni che facemmo un grosso evento assieme, il festival accademico balbiano che fu appellato “Lettere Fonetiche”. Per quanto fisionomista, ho appena appena memoria del suo viso. Tant’e’ che poco prima, eluso appunto da Agnelli, avevo visto salire a fare il soundcheck un’altra formazione, e scambiando costoro sopra il palco appunto per i Massimo Volume avevo urlato “Emidio!” ad un tipastro che mi sembrava lui, ed al di lui voltarsi e darmi sguardo ma senza darmi risposta avevo detto: “ma pure tu, Clementi, fai lo snob?”. Tranne poi sentir chiaro da costui dire una frase in angloammmericano: non erano affatto i Massimo Volume, ma i musicisti della Patti Smith…



Smith: il cognome dei signor nessuno.
Come me, come Emidio.
Ma adesso, di la’ dal telo e dalla tanta parte di sguardo che dal di sotto esclude, lo riconosco, Clementi, intento a fare due parole con uno sminchiatello.
Urlo dal prato della collinetta: “Emidio! Lettere Fonetiche! Ricordi?”.
Mi guarda: “Si’ che ricordo, ciao, sei tu?”.
“Si’, sono io, ti voglio intervistare, e ho appena chiesto a Agnelli ma il cretino mi ha sdegnato ampiamente, e tu che fai, mi parli o fai il supponente?”, dico io.
E dice lui: “Certamente, che ti parlo. Ma adesso scusa dovrei fare il soundcheck…”.
“Guarda che son sul palco i musicisti di Patti Smith, tu il soundcheck lo fai dopo”, gli strillo da in su ‘l prato.
“Ma mi hanno detto adesso…”, dice lui.
“Ti han preso per il culo”, dico io.
“Allora vengo, dove ci vediamo?”, mi risponde ridendo.
“Se fai il giro di la’, vengo all’ingresso, e esci un attimo tu, perche’ ‘sti idioti a me non mi fanno entrare”.
“Va bene, arrivo io, non t’incazzare”.



Torno di corsa dunque sul piazzale, e sbatto quasi contro a quel ragazzo con la maglietta Afterhours che gia’ prima stava vicino a me sulla transenna.
Mi fa: “Vai a intervistarlo? Ce l’hai fatta? Ti ha detto di si’ alla fine?”, riferendosi alla richiesta urlata prima a Manuel.
“No, intervisto Clementi. Agnelli e’ troppo superstar per concedermi i preziosi suoi minuti scontrosi…”, gli rispondo.
“Beh, accontentati, i Massimo Volume e’ gia’ qualcosa no?”, sorride lui.
“Ma Emidio gia’ lo conosco, gioco in casa, abbiamo pure lavorato insieme, anch’io sono qualcuno, ma non sono tipo da far la sdegnosa primadonna come ‘sti Agnelli ovini…”, faccio io.
E m’appropinquo al cancello del backstage, pensando tra me e me: magari poi intervisto anche costui, in quanto “uno del pubblico”, che vale certo di piu’ di ‘sti cialtroni che fanno le cover a Stratos, e che Demetrio si torce nella bara.






4.
INTRAVISTA ESCLUSIVA A EMIDIO CLEMENTI (MASSIMO VOLUME)



Cazzo ne so dei Massimo Volume…
Mai ascoltato nulla: solo Emidio e un Dj a “Lettere Fonetiche” (Ge No Va 2003, da me autoprodotto)…
Ho scaricato i testi da un lor sito, per cutupparli come ben rodato mio stile di intervista.
So solo che non fan canzoni: fanno reading di composizioni di Emidio, letterarie, su vago stile di stampo bukowskiano…
Ma ci conosciamo, io e Emidio, siam colleghi…
E fuor del cancello-artisti, cinque anni dopo quel festival d’assieme, ci ricolleghiamo, abbracciandoci…



Finiti i convenevoli, e avvicinatosi un tizio in bicicletta col chiaro intento di stare ad origliare, e approfittandone Emidio per richiedergli – gia’ che sta a guardonare – sigaretta, senza fretta e con fare colloquiale procediamo a iniziare l’intravista.



Apolide Sedentario:
“Lettere Fonetiche: ricordi?
Ricordi la performance? Ricordi il cachet?
Ricordi il BarFly?
Ricordi la notte in stanza con le figlie del professore?
Non c’era niente fuori? E dentro cosa c’era? E cosa ti e’ rimasto?
(E tra parentesi: tu ci sei rimasto? Io di sicuro!)”



Emidio Clementi:
[Ndr: ridendo, per lo stile in cui ho impostato la domanda, e per il riferimento a quella notte in cui, lasciandoci, aveva detto “vado, perche’ stanotte il professore ha detto che ci ospiteranno in stanza le sue figlie regazzine biondine a me e al dj, e noi mai dormito in stanza con tre belle regazzine cosi'” – scherzando, ovvio, ma con malizia, beh, si’…]



“Lettere Fonetiche lo ricordo, gia’ detto.
Il cachet? …Mmmm, no quello non lo ricordo…
Ricordo l’occasione, ricordo il prof, pero’ non abbiamo dormito con le figlie, lui le ha chiuse a doppia mandata in camera loro.
Pero’ a Ge No Va non m’invitano mai, se non fosse stato per lui quella volta. Eppure e’ citta’ molto piu’ popollare di Bologna…”.



A.S.:
“Non ci sono piu’ io, Ge No Va e’ morta, era gia’ morta all’epoca, ma appunto io la tenevo attaccata alle mie macchine, ora la spina e’ staccata.
Comunque tu non vai mai a Ge No Va, ma va anche detto che non puoi venire a eventi sponsorizzati da Red Bull e da Bnl (che’ qui manca solo Ricucci e poi gli stronzi ci son davvero tutti). E tantomen puo’ venirci Patti Smith, che prima ce la mena con il Vietnam e poi canta ai festival banchieri, mandanti d’ogni guerra…”



E.C:
“Eh, si’. Ma se non vieni a questi festival non suoni piu’…
Persino Nick Cave ha suonato al Cornetto Music Festival…
E poi ci sono le conoscenze dirette con loro, da prima che noi facessimo il primo disco, quando gli organizzatori del festival ci fecero suonare all’Hiroshima…
E io nel frattempo ho fatto anche una figlia, e ci vogliono i soldi…”



A.S.:
“Gia’, tu come Agnelli, tutti a fare i figli e usarli come scusa per scendere ad ogni compromesso col Sistema…
Vabbeh, andiamo avanti, che ho ancora due domande…
Tra peli di cazzo e tra (f) fic, sembri provarci Gusto. Ma sfidare l’ira di Dio e’ cosa da insetti o da Agnelli?”



E.C.:
“Porca puttana, che domande…
Roba da insetti, direi…”



A.S.:
“Se conosci Burroughs, gli insetti sono freddi nemici superiori. Perlomeno, pero’, non sono dei conigli come Agnelli.”



E.C.:
“Dai, perdonalo Manuel: questi eventi stressano molto…”



A.S.:
“Io caccio fuori pensieri come fossero scorregge, e il quartiere iraniano sta per essere bombardato dagli Ienchis, e tu intanto collezioni Caballero o provi a fare qualcosa?
Cambiare il corso delle cose e’ una regola che bisognerebbe darsi… O temi di fare troppi movimenti, e preferisci andare a fondo lentamente?”



E.C.:
“Hai colto tutte le contraddizioni a tutti i miei testi, porca miseria…”



A.S.:
“Mestiere necessario, grazie.”



E.C.:
“Gli iraniani a cui mi riferivo in quel testo erano esuli del regime dello Scia’, gente che si era fatta 900 km a piedi, pur provenendo dalla borghesia. La rivoluzione khomeinista e’ comunque stata una rivoluzione di popolo. Anche se poi sappiamo che spesso al popolo si dice una cosa e dopo la rivoluzione si mostra la vera faccia. Comunque spero che non lo bombardino, l’Iran…”



[Ndr: Emidio mi guarda, sente di avere detto una cazzata, e timidamente aggiunge la sua chiosa]



E.C.:
“…Dici che lo bombardano eccome, eh?”



A.S.:
“Ebbeh, direi che e’ chiaro. Tanto piu’ se vince Obama: se ti ricordi fu proprio Kennedy, assunto in cielo come grande uomo liberatore dai mali, a iniziare la Guerra del Vietnam ed a a attaccare Cuba alla Baia dei Porci…”



E.C.:
“Fammi illudere che Obama non fara’ come Kennedy”



A.S.:
“Si’, illuditi, che con le bandiere della pace fermate l’aria, al massimo, altro che le guerre ammmericane…”



E.C.:
“Hai ragione…”



A.S.:
“Gente come Patti Smith ha ottenuto 30 anni fa il ruolo di leader plausibile. Se gente cosi’ si rammollisce, trascina nel rammolimento critico e mentale il popollo a cui prima aveva acceso il senso della realta’. E il tutto diventa molto simile alle tecniche di persuasione occulta…”



E.C:
“…Complimenti per la lucidita’…”






5.
DA EMIDIO A CHI SI CREDE SEMIDIO
(INTERVISTA IMMAGINARIA A MANUEL AGNELLI)



Emidio mi abbraccia forte, e se ne va, lucidato da mia lucidita’.
Manuel invece lo accido, se lo trovo. Ma sta, serpente, protetto nel suo uovo. Il cui guscio, in realta’, potrei varcare con gran facilita’. Ma anche Emidio mi ha detto, per commiato, di “non fare cazzate” (come mi ricordera’, piu’ tardi, il “vero fan di Agnelli”, di cui parlero’ nel paragrafo finale). E Manuel e’ troppo cazzaro per potere meritarsi davvero un’incursione: il pane al pane gia’ e’ dato con l’attacco che gli ho sferrato con una frase sola, dandogli appunto del sola, lui, la redbull e la biennelle (ai)diessina. E punizione sublime e’ non potere neppure ascoltare le mie domande, fatte di macedonia al curaro di suoi testi da alternativo de fora, ma sistematico dentro le interiora…



Giusto per sdilinquire lorsignori che leggono con costanza le mie performances, m’invento l’INTERVISTA IMMAGINARIA a questo Agnello della Vanagloria:



Apolide Sedentario:
“Io sono un artista conta bile: piu’ che aver il mal di vivere vivo male, e se lecchi la mia adrenalina vai in acido, ma quelli che andavano agli After Hours negli Ottanta spesso non hanno retto il loro specchio lisergico, e oggi sono o schiavi o pazzi; tu invece sei organizzatore e imprenditore del bollino siae, quindi i cartoni li calavi o li scatarravi di nascosto?”



Manuel Agnelli:
“La mia generazione ha un trucco buono: fottendomi da me.”



A.S.:
“Mio papa’ era fascio, e l’unica volta che sono entrato a Leoncazzallo stavo per far scoppiare una rissa a sediate: io sui giovani rocker di ieri ci scatarro su se non redistribuiscono gli introiti agli autoproduttori come me e come chi (era il ’93, Manuel plagiaro) scrisse il poemetto ‘Mamma dammi i soldi che mi devi’ (ovvero Cupido Fastidio, mio fratello). Quando possiamo venire a registrare nella tua sala d’incisione, o la tieni per i tuoi futuri figli d’arte?”



Manuel Agnelli:
“La mia generazione ha un trucco buono: fottendomi da me.”



A.S.:
“Hai tagliato i tuoi capelli, hai modificato il tuo viso, sei ripartito da zero, ti sei accontentato della mediocrita’: sai finger bene, io invece ho fame. Tu sei innocuo, io sono volgare. Tu sei un michione, io un superdotato. Ma almeno non ti contraddire: non c’e’ niente che sia per sempre, o c’e’ l’herpes?”



Manuel Agnelli:
“La mia generazione ha un trucco buono: fottendomi da me.”







6.
L’ASSEMBLEA POPOLARE IN MEZZO AL TRAFFIC



Ecco, fottiti, Manuel.
Che io invece, piuttosto che stare a inseguirti, mi rilasso collassandomi un po’ la’ sul muretto, dove sta quel che ci ha su la tua maglietta, e le due giovinette fricchettone, e ci facciamo un po’ di discussione sul valore del traffic, se e’ un evento, o se e’ un fattore inquinante le coscienze di questi tempi scosciati ed incoscienti.



C’e’ il fan degli Afterhours con la maglietta rossa coi coltelli.
Gli dico: “Sai io dove glieli ficco?”, riferito ai coltelli.
E lui a coltello tratto lo difende, il suo mito, l’Agnelli. Dice che “ci voleva leggerezza, dopo tanto buio: io ho seguito 10 album di buio, ora ha deciso di darmi la luce”.
Commento: “Se volevi leggerezza, hai mai pensato ai Pooh, gli 883, o Giorgia, o Irene Grandi?”.
Ma lui ribatte convinto che ci vuole l'”io penso positivo”, a questo mondo.
Gli dico seccamente: “E sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re”.



Le giovinette ascoltano, annoiate dal pomeriggio assolato, o interessate al discorso, noto, a lato.
Sinche’, vistesi notate, entrano pure loro nel dibattito.
Sono la Valligiana e la Coverfrontgrrrl.
Tipine appposto. Col piglio giusto nel prendere parola.
La Valligiana afferma svergognata (nel senso senza pudore d’esser presa per chi non conosce il “mito”): “Ma di chi parlate? Agnelli chi? Afterhours? Ah, suonano stasera? Ah, erano quelli del soundcheck? Boh, guarda, io nemmeno li conosco, a me piacciono gli Eagles…”.
La Coverfrontgrrrl da’ manforte, si mette decisamente dalla mia, dice all’agnellifan che dico bene, che ci ho ragione netta, tanto piu’ se pensiamo a quel che ho detto circa la Bnl e la Red Bull.



Visto che sto intravistando pure loro, chiedo se vogliono – si sa mai – apparire fotograficamente nell’articolo. La Valligiana dice “non ci tengo”. Mi congratulo assaie. Poi mi dicono: casomai, piuttosto, ti fotografiamo noi, cosi’ hai la foto di te mentre prepari il pezzo. Dico che mancopeocazzo: io nel sito se ci appaio mi oscuro, mi autometto la necessaria pecetta. La Coverfrontgrrrl dice: “Allora se mi oscuri mi puoi fotografare”. Presto fatto. Cosi’ fotografo pure il suo cagnetto: “un bel cane pastore per Agnelli”, ribattezzo il suo Billy (vedi foto).



A chiosa di lunghe diatribe tra me e il fans con le due girls a giudici di linea, la sentenza di Coverfrontgrrrl suona:
“La musica ha un obbligo sociale, perche’ ha potere sulla societa’. Chi si e’ arricchito sulla musica ha un dovere sociale. Ma poi per tutti diventa un lavoro, e si cambia, e ci si dimentica quest’obbligo.”
E la Valligiana ancora piu’ sintetica, carina acqua&sapone ma attenterrima: “Questi cercano i soldi”.
Patti? Col pane del diavolo?



Di Patti la Coverfrontgrrrl fa appunto cover, e le ha parlato a Milano per la strada, trovandola in un frammentre disponibile, lei che qui ha disertato pure il soundcheck, a parco traffic, delegando i soli suoi musicisti in abiti Harley Davidson ma meno baffuti di lei.
Parliamo poi d’altri santoni della rock-religione, grande truffa di oppiomani alla Rotten ai danni del beone popollame. Di Dylan con SantoSubito, di Morgan patetico dietro ad Asia Argento ma almeno bravo qristo che – se snobba – sceglie di rifiutare i giornalisti mischiandosi piuttosto coi regazzi, e di Lindo Ferretti che il fan di Agnelli dice “bravo bravo, ma mi ha un po’ rotto, sempre coi cavalli” (e io puntualizzo “meglio la Madonna che la Bienneelle…”).
Parliamo ancora di Patti e William Burroughs, e degli “engrams” studiati da W.B. insieme al Ron Hubbard che poi li usera’ – come il logo bancario a profusione lungo il perimetro del piazzalone – per fondare Scientology.
Parliamo, come a un Festival del Lambro del millennio che fu.
Beata gioventu’, qualor sia tale, e non gia’ adulta ed imprenditoriale sin dall’eta’ puberale.



In escalation quasi parossistica, il fan giunge a dire, a difesa dell’Agnelli ormai sacrificale: “Manuel non deve seguire il suo pubblico, siamo noi che lo dobbiamo seguire; un vero fan deve seguire il gruppo”.
Esplodo illuminato in gran risata, e in sincrono con la Coverfrontgrrl diciamo: “Beh, ma allora, se la metti cosi’, se tu sei il Vero Fan, ci hai ragione!”.
E lei aggiunge ridendo: “Il Vero Fan ti segue sempre, ovunque vai, come il Vero Amico”.



Dico che me ne vado.
Inizia a piovere.
Il Vero Fan mi implora “non te ne andare, o piove”.
Resta con noi Apolide la sera?
Ripete: “Non andare, sta piovendo, piove se te ne vai”.
Io dico: “Invece, appunto, vado via”.
Il guastatore l’ho fatto, e la serata la voglio boicottata, che’ col cazzo si dica che son stato a un tale festival, sponsorizzato da banche nazionali del lavoro schiavile/padronale.
Il temporale tuona a ritmi alterni durante tutta la notte torinese. Because the night sometimes it rains pesante. Per lavare i peccati farisei dell’Agnelli che si crede semidio, e dell’ammmericana con i baffi che cita William Burroughs nei suoi dischi ma poi cede se stessa a Mr.Hart, pure lei, come tutti.
It’s raining, traffic. Alleluja.


(20080716-trafFUCK – Apolide Sedentario al Traffic Festival di Torino – per turistipercasopuntoorg – 12-07-08.jpg|480|700|)





(e con un gioint a Carletto, fratellino, che al Traffic Torino non sarebbe andato, preferendo la sua Osteria Asinelli ai ragli di Manuel Agnelli)



(c) Apolide Sedentario 2008

One Comment

  1. damiano scrive:

    Lo vino non l’ho mai digerito….

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