IL GATTO ALDO E IL VOLPINO EDO intravista tra Apolide Sedentario e EDOARDO BENNATO (e malmorto) ghèstar: PAOLO LIMITI

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INTRO: Edo, quanta fretta ma dove corri dove vai, tanto si vede che hai la coda di paglia…
Il Porco Acquatico Le Caravelle di Ceriale festeggia il ventennale, mi dicono le locandine, regalando ai cittadini nella piazza centrale del paese una gratuita serata con il miusicol su Peter Pan tratto dalle canzoni di Bennato (Edoardo) con l'”eccezionale” presenza del cantante di ormai smagrita fama (la sera mi verrà detto da un amico: “uno che suona per Le Caravelle ha davvero raschiato il fondo”).
A me di Edoardo Bennato me ne fotte una sega, ma mi sovviene un cut-up dai testi suoi, centrata su “In fila per tre”, lampo creativo prima delle canzoni da boyscout con cui costui l’ha menata con la scusa del “ripescare le fiabe” tra i ’70 e gli ’80, per poi rotolare in meschino rockspaghetto (Tu vuoi l’america, Ok itaglia, Viva la mamma ed altre aberrazioni), passando pure lui per la Nannini.
Un guappo napoletano in senso dispregiativo, l’asino del paese dei balocchi, l’isola che c’è eccome, è dei famosi, e si chiama Denaro.

1.
Arrivo prima del soundcièc, chitarra in spalla (per ammazzar le attese) e necessariamente torso nudo per il palese caldo. Nel mentre m’incammino verso il palco sento un “ciao” di bambina. E’ una bambina mai vista, che mi ha visto, e come me da bambino si è lasciata empatizzare dall’aria fricchettona. Mi fa un sorriso più grande d’ogni musical. Le rispondo al saluto ed al sorriso. Il buongiorno si vede dal bambino.


2.
Invece Edoardo è un cretino.
Arrivo prima del soundcièc, e ci sono due service(s), quello del musical e quello di Bennato, mi dice transennato uno del primo service (che è simpatico). Mi manda da uno (antipatico) del service di Bennato, per sapere se e quando egli verrà a far le prove.
Mi muovo alla ricerca di uno spazio in cui aspettare al sole, ma l’unica spiaggia privata di Ceriale nella zona concerto è appunto sul retropalco e – transennata – è “oggi proibita”, mi dice uno dei bagni balneari commerciali giusto a fianco, però la spiaggia a lui non l’han proibita.
Mi siedo sulle panchine della piazza. Una ragazza chiama le sue amiche e iniziano a sbirciare. Una si viene a sedere sul mio lato.
Arriva Bennato in macchina. Guidando. Penso che guida lui, mi pare un punto a favore. Si mette a scaricare le sue cose. La gente passa e lo prende per bagnante, per quanto in auto in zona pedonale. Risale sulla vettura. Mette le quattro frecce per passar tra la gente.
Un napoletano che mette quattro frecce? Dirà il mio amico, di sera: “Non è napoletano, sta a Milano”. Al che “Pure Pino Daniele”, dico io. Ma in coro diciamo: “Va beh ma è un altro livello perlomeno”.


3.
E’ ormai arrivato tutto il cast del musical, ragazzine anoressicissime con gambe del diametro stampella. La coreografa li fa provare giri di capoeira.
Bennato ha un cazzo da fare, gira a vuoto nel retropalco, poi telefona.
Individuo il suo manager. “Posso fare una domanda ad Edoardo?”. “No, falla a me”. “Se vuoi la faccio pure a te, ma puoi chiedere a lui se può rispondermi?”. “Lui ha da fare è un artista”. “Anch’io sono un artista ma quando faccio serate pure dialogo con chi mi viene a parlare”. “Lui non può ha da fare”. “Guarda, è qui dietro, non sta facendo un cazzo”. “Sta pensando”.
E qui c’è lo scoop!!! Edoardo Bennato PENSA!!!
Bennato pensa, e allora penso bene di raggiungerlo, eludendo il suo manager. A cui dico ancora: “Chi legge sa che tutti mi rispondono, si faranno un’idea di voi, perderete un po’ di marketing, che poi è l’unica cosa vi interessi”. Il manager incassa.
“Edoardo, sono di turistipercasopuntoorg, ti vorrei fare solo una domanda”.
Bennato anguilla via, ma pure tituba, e ormai gli sono addosso, e lui s’arrende.
Sotto gli occhiali da sole è strafottente. Gli dico “fate comunicazione, non potete sfuggire alla comunicazione”. Fa segno “ok sbrigati”.
Abbozzo appena l’incipit, e mi ferma. Diceva “ok rispondo”. Ma non ascolta che l’incipit.
Rinnegato da se stesso.


4.
INTERVISTA INTERRUPTA A EDOARDO BENNATO
Riporto l’intera domanda, e voi sappiate che a “ti credi un grande uomo” (citazione da “Un giorno credi”, mica insulto…) mi interrompe col tono che vedrete.
DOMANDA DI APOLIDE SEDENTARIO: Sarebbe da dartele di santa ragione perché io sono un pendaglio da forca e tu invece ti credi un grande uomo, ma con le canzonette come “viva la mamma” e “notti magiche” hai contribuito a rendere l’Itaglia per niente ok, e la lotta più molla che mai, e adesso che sono tutti in fila per tre come bravi bambini ai casting dei musical tu ti senti a tuo agio solo perché sei diventato agiato? Se è così ti manderei in un posto, ma poi la strada la trovi da te…

Bennato mi interrompe (vedi sopra) con smorfia sarcastica, e dice quanto segue.

RISPOSTA DI EDOARDO BENNATO: “Io sono peggio di te, sono spietato, sono il coccodrillo, sono cattivissimo”.


5.
Ripetendo “spietato” e “cattivissimo”, Bennato si allontana, sbracciando via con fare supponente anche un altro avventore del backstage che gli chiede “ricordi quella volta che ti ho dato un passaggio fino al treno dopo il concerto dei Trip?”.
Vedendo trattar da snob uno che diede un passaggio (nel mentre io sto urlando “guardateli, questi sono famosi ma hanno paura di una domanda, mica di un mitra, di una domanda!”), mi sento di approcciar chi dà passaggi e sfanculare il passaggiatore.
L’uomo che diede un passaggio ad un Bennato ancora non famoso (ma probabilmente già stronzo) recupero in ram di lì a poco sia Moreno, un musicista mio mito giovanile come tutti coloro della zona che suonavano rock anni ’70, avi dei miei cumpari musicisti, riferimento e maestri. Ero gagnetto, e lui con il suo gruppo provarono qualche tempo nel magazzino dei miei. La sera avevo un rockclub tutto per me, coi meglio musicisti e i meglio brani. E c’era anche Moreno, una serata. E ora anche lui ricorda. “Ti guardavo, quand’eri ragazzino, dicendo: ma guarda questo, sentilo come parla, guarda che aria, chissà come diventa”.
Son diventato quello che già ero e sono sempre stato: un uomo, non un soldato (un assoldato). E con altri uomini ho di che parlare. Gente come Moreno, mica Edoardo Bennato.
E mi racconta dei Trip. The Trip. Il gruppo progressive di Joe Vescovi. “Lo sai che l’altra notte han dato il film Terzo Canale, con Mal, i Ricchi e Poveri, e i Trip? Una roba assurdissima” gli dico. E Moreno racconta di quel festival che fecero in un paesino d’entroterra, e degli Area di Stratos e Tavolazzi, e poi gli chiedo lumi su un’antica leggenda metropolitana per cui il gruppo The Trip vivesse in zona, e lui me la conferma, e mi racconta che un impresario lasciò lor la villa per poterci suonare nonché vivere, proprio a pochi chilometri da qui.
E poi con la moglie mi parlano di tutti quelli ormai cinquanta-sessantenni che suonavano in zona, tutta gente che suona ancora in stili che col cazzo si vedono in tv, e ci diciamo che ormai son tutti tecnici, ma di vita verace non ne sanno trasmettere, e la musica è invece solo quella che trasuda da un bisogno recondito interiore, e decidiamo pure di vederci, qualche volta, e suonare.
Sul palco, occhiali da sole, il vip fa il saundciec, volumi altissimi. Manco lo sentiamo.


6.
INTERVISTA A ALDO, IMPRESARIO DI PARTITO (e andato a…)
Rincuorato dal dialogo umanista col musicista Moreno, becco il manager di Bennato, che diceva di volere rispondere al suo posto.
E solo dopo capisco: è lui che mette parole e testi in bocca a Edoardo, poiché per sua stessa ammissione (leggerete qui sotto) è lui a scegliere gli argomenti dei brani.
Burattino con i fili, Edo, altroché.
Aldo ha pazienza almeno d’ascoltare la domanda finire. Per poi rispondere ciò:
“Assolutamente no, ti garantisco di no: quello che hai detto non è vero, le canzoni che citi non erano marketing ma necessità di ironia; la canzone sui mondiali, poi, gliel’ho fatta fare per dire in maniera personale quello che per noi rappresenta il mondo del calcio”.
(A voi la decifrazione, io devo andare, m’aspettano i cumpari con cui facciamo Arte e non jukebox che chi non pagava la siae per il jukebox era un pirata…)


7.
CHIOSA
(di e con PAOLO LIMITI)
La sera dopo, in preda al malumore predatore di cui gli artisti son cibo, vago senza una meta nell’estate. Nel mentre sto imboccando una rampetta che dà sul lungomare, per non scontrare un tizio che procede sulla rampetta uguale e contrapposto, alzo lo sguardo e ne scorgo il viso.
E il viso è quello di Paolo Limiti.
!!!
Mi fermo stupefatto.
Si ferma come di fronte a uno stupefacente.
“Paolo Limiti”, dico.
“Sì, ciao, come va”, mi risponde cortese e sorridente.
“Paolo Limiti, pazzesco. Tu pensa, Paolo, che sono un cacciatore di vip, e ora che son fuori servizio, e pure fuori di me, ti incontro qui senza neanche essermi prima dovuto preparare”, dico io malandato e fuori forma.
“E dai, vip io, dai non esagerare”, dice Limiti, limitando il suo ego.
“E invece, Paolo, tu sei il vip dei vips, tu sei vip per costituzione interiore”, dico io rimembrando le sue malgiogliate tipo “mia cugggina Liz Taylor”, “il mio amico Maicolgiecson”, e robe simili dette su raidue.
Passano due vegliarde imbrillantate, gli dicono “ciao Paolo, ti fai una passeggiata?”, e lui chiamandole per nome le saluta con cortesia effeminata ma verace.
Poi vede la mia chitarra e dice “bravo che suoni”.
Gli dico “io suono sulle panchine, la gente passa, e sente almeno un messaggio, anziché miele di pop, e penso sia necessario, visto il mondo com’è, usare l’arte per comunicazione e non per successo e mercato”.
Limiti dice “certo, caro, hai ragione”, e non lo pensa, ma lo dice, almeno.
?!.
Bennato si nega agli amici del passato. Limiti fa due parole amabilmente con un pezzente che passa. Edo fai schifo a ‘o cazzo. Limiti passami un po’ Justine Mattera (scherzo, ovviamente, Paolo, ed anzi grazie, che sei il mio aneddoto nuovo).




(c) Apolide Sedentario 2009
DOWN DOW FOREVER
giornalisti del cazzo
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