Categoria: ‘Le INTRAVISTE di Apolide Sedentario’

Sarò breve.
Come il tempo che mi è concesso dai Massoni.
Non sul pianeta (ché con il cassone che sti belinoni saccenti e ben distanti dal Sapienziale manco coi Frati Neri a me carogna mi possono ammazzare, non sono mica calvo…). Ma quello che non mi lasciano trascorrere coi loro invitati al banchetto in grembiulino.
Antonio Ricci quand’era piccolino faceva a fiondate con gli altri albenganini. Gente piccina. Nel senso che, cresciuti, si fregiano di fregiare qualche vip (e “io me ne fregio” diceva Petrolini…) con la “Fionda di Legno”. Tranne poi essere solo degli urbani (nel senso vigili, quelli che alle fionde fanno sequestri e multe) una volta invecchiati.
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0. INTRO

L’1-2-3 dicembre, alla vigilia dell’aut aut del si o no, si tiene in Albenga (percorsa dal fiume Centa, e da qui il titolo) al Teatro Ambra l’annuale appuntamento dello Zoo (l’associazoone culturale che promuove la rassegna), il SU LA TESTA FESTIVAL 2016 (11a edizione).
Nel programma della prima serata c’è Mario Venuti. Signora Fortuna, un suo brano radiocacofonico, terminava con i versi(acci): “vado a mano liberaaa”. Venuti a mano libera. CHE REPELLENZA. Sono anni che penso al senso d’orrore artistico che provai nell’ascoltare quell’atrocità pip (la versone pipparola del pop). Salto a pié pari Mario Venuti, o quante gliene avrei dette (senza stringergli la mano).
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0. INTRO

Su La Testa?
Più che altro su ‘l luogo del crimine (altrui).
Quindi a Occhi Ben Aperti (e la testa in tutte le direzioni, pronto a schivar pattoni), Apolide Sedentario torna al Teatro Ambra, Albenga, Far West Ligure, laddove due mesi fa venne scacciato dai Fieui Di (Carruggi).
Ma stavolta è il Festival dello Zoo (l’associazione culturale che promuove ogni anno – DA 10 ANNI STICA – la rassegna di cantautori “Su La Testa”), e posso entrare a intravistare.
Tocca a The Niro e a Mimosa, due che non è che siano celeberrimi né lo saranno mai, ma con qualcosa da dire sì, per cui tra un 69 e una Terza Guerra Mondiale, tra far il sesso (macché ammmore) e il non far la guerra ma la Rivoluzione invece eccome, eccomi qua.
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0. INTRO

E pensare che quando dicevano “sai cosa vuole dire Pooh?” e poi sputavano mi facevano cader le cugge (ligure, per “coglioni”). Le quali ora invece mi stanno rotolando respirando così vorticosamente che uno scracchio è proprio il minimo.
Edizione annuale dell’ “OTTOBRE DE ANDRE'” organizzato ad Albenga dai Fieui di Caruggi (noti mediaticamente per la presenza al fianco del coetaneo Antonio Ricci di Striscial’anotizia).
De André, mica Apicella, mica Ferro. Non sai con quanto amore mi dedico al tritolo, mica perdono se quel che è fatto è robboso.
Ospite di richiamo Roby Facchinetti. E io è per lui che vado a intravistare. Come già fatto mill’ed una volte, stesso teatro stesso mare ingauno.
Ma stavolta non si può: mi tengon fuori. Non mi danno nemmeno un minuto. Anzi vorrebbero darmi dei pattoni. Signorina Anarchia? Mi stia ben cauta, con questi farisei…
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1. OUVERTURE

Giovin prodigio e già in tenera età rinomato interprete di Bach, Bacchetti (o forse quindi meglio dire Bach-etti?) vengo a saper esista tramite un’intervista del TG3 Regionale. Egli analizza lucido e severo la miseria totale e irrimediabile di quanto si passa alle menti (una volta con-formate non più reversibilmente intellettive) dei passivi giovani occidentali nella dittatura ipercommerciale massmediale.
Triste sapere ch’egli suonerà per commemorare il kolossal mediatico commercial-militare, ovvero l’ 11 set (embre) niuiorchese.
E ancor più triste, recandomi poi al concerto, sentire ch’egli sia stato una stagione intera ospite fisso dello stesso mass-media (anzi in questo contesto mass-minimalia nano) in quota Piero Chiambretti.
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0. PREAMBOLO

E’ il 1982. Gli azzurri della nazionale di Enzo Bearzot stanno per andare in Spagna a giocarsi i campionati mondiali di calcio che poi vinceranno inaspettatamente grazie alle serpentine del 7 Bruno Conti che poi la crossa in mezzo e lo squalificato totonerista Paolo Rossi deve solo appoggiarla dentro. C’è da fare il ritiro sportivo premondiale. Alassio si candida per ospitare i calciatori. La nazionale accetta l’invito, ma esige che il campo di allenamenti sia in erba. Il campo sportivo di Alassio non è in erba, ma con ingente spesa (record storico di spesa pubblica sino a quell’anno, come sottolineano le autorità locali) e a tempi record il manto erboso viene realizzato. Campi one, che l’erba è cresciuta. Ohi erba ti amo, ohi erba ti voglio (Gei Azz).


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0. INTRO

La piazza ancora era il luogo sociale, con la e finale, mica l’insulso inglisc punto zero (o meglio: zero, punto). Un luogo vero, uno spazio, mica tot giga. E c’erano tutti, c’erano faccia a faccia, mica cam. I borghesi a sorseggiare Punt e Mes, gli zingari felici, e Anna di Francia, e gli hippies sui gradoni. E c’era Claudio, giovin capellone, che di cognome fa Lolli.
Ora non c’è un più un cazzo, di niente e nessuno. Meno, una volta l’anno, tre giorni l’anno, non una piazza, ma un Cinema Teatro (l’Ambra, a Albenga) in cui radunano cantautori varii un poco a mo’ di un “Tencodenoantri”, con uno o due nomi noti, e poi le note di nomi “emergenti” o metti di “etichette indipendenti”: è il Festival “Su La Testa”.
Quest’anno ci son Claudio Lolli e Andy Fumagalli e Fubluvertigo. E tanti altri. E Apolide Sedentario, c’è, che ormai è sorpresa già attesa, e quando qualcuno di quelli dello “ZOO” (la crew organizzatrice) lo intercetta per strada già un mese prima gli dice “chi vieni a intervistare questa volta?”. Ricordano quando chiesi schietto a Paola Turci, parafrasando un suo verso: offri una canna. Del gas, me la passerebbero, potessero. Come uno Zoo aracnofobico.


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0. INTRO (compito in lotta di classe di itagliano)

Al Unno: Apolide Sedentario
Tema: “Ottobre De André” ad Albenga

1. SVOLGIMENTO

Il giro pischello di Ricci (quel di Striscia) sono i Fieui Di Caruggi (in quel di Albenga), che oltre al loro “Premio della Fionda” organizzano ormai da vari anni una rassegna su Faber.
E daje alle coverband, direi, da Autore. Ma questa volta oltre a Dori, Ricci, il Sindaco, e insomma “l’istituzione” (mediatica se non pollitica), hanno invitato ENRICO MARIA PAPES.
Un Gigante. Nel senso pure storico del nome del suo gruppo. Gente che con le voci polifoniche seppe dire in formato canzonetta arcaici sani concetti, ormai estinti. I Giganti, quelli di “noi non abbiamo paura della bomba atomica atomica atomicaaa”. Mica nani e ballerine a Fukushima.
Dovere etico andare a intravistarlo. E allora preparo un brano, su un foglietto dei miei, quei promemoria sparsi per la collegno mentale dei coglioni che popolano ormai questo (im)mondo. E lo dedico a lui, e il brano stesso sarà la mia “domanda”, che poi è in realtà “richiesta”: diglielo tu, Papes, diglielo col vocione basso che hai, come fosse sberlone che sballotta le poche meningi restate nella testa di chi subisce il ceffone. E imparino la lezione non leziosa, ché l’Arte è Arte, lo show è un’altra cosa.


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1. INTRO
 
Alla "scuola di musica Marchese" (o marchette?) di Albenga si tengono i "casting ufficiali" della trasmissione di CanileCinque "Io Canto".
Sappiamo ahinoi tutti trattasi di clone dell'altrettanto inquinante "Ti lascio una canzone" made in Rai. Uno tira sassi dai cavalcavia, tutti lo emulano. Uno fa una trasmissione pedocantografica, subito lo emulano. Uno fa un gesto di rivolta, non lo emula nessuno.
Ecco perché ritengo necessaria l'estinzione dell'uomo occidentale (e dei suoi globbbali emuli).

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0. INTRO
Il teatro è piccolo e subprovinciale. I calibri sono grandi, storici, classici. Come fare stare l'infinito nell'infinitesimo è materia da Giordani Bruni, o più semplicemente da lisergici confidenziali del Qaos.
Fatto sta che la macchina teatrale di Cochi e Renato non ci sta, nel Cinema Teatro Ambra: arrivo nel cortile e trovo le colonne della fonica connesse e accese all'aperto ("sul palco non c'era più spazio" mi diranno, e penserò "ma se pioveva, bastava avere l'ombrela l'ombrela, ti ripara i preampli?"). E quando entro, il palco è diviso in due da un largo telo che separa l'orchestra di 6 musicisti (tra cui un saxofonista Dick Tracy che sta immobile creando un effetto straniante ed annotabile) dal risicato spazio scenico restante, un corridoietto davanti alla ribalta, in cui dovranno teatrare i mostri sacri del duo.

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