Sedetevi sulla vostra pigrizia idealistica che vi racconto una storiella moralistica.
Vi racconto come è nato questo sito.
C’era una volta il 2000 (e il bug annesso fasullo oppure feic come ci dicono adesso).
L’anno prima si organizzava a Imperia un Festival della Libera Espressione.
Erano gli anni che Asia Argento era una supervippa ovunque a fare manifestazioni di sregolatezza, tanto da anche firmare manifesti per la Libera Espressione, ed esser contattata affinché fosse ospite di quell’evento (presenti poi Freak Antony e i suoi Skiantos nonché Alberto Camerini).
Non sapendo come contattare la rampolla della Famiglia Horror, trovo un di allora “forum ufficale” nel sito della stessa.
Posto che non si diceva ancora “posto”, posto un mio appello ad Asia che mi scriva per invitarla al Festival.
Asia mi dice un “ciao” e fa capire che mi contatterà.
Quel forum fioccava di “ciao” e di “sei bella” e poco altro più. E io ragiovano: ma se chi segue Asia sa solo dire “sei bella” o poco più dove andremo a finire poco meno?
Unica forte eccezione a quella sequenza di “saluti e baci” era un “disturbatore” (oggi direbbero “troll” oppure “hater”) che qui là bestemmiava.
Apriti cielo. Bestemmiava. Scendano fulmini. Sul sito di una autodichiarata “maledetta”, costui bestemmiava nientemeno. Caterve di insulti dai peluche di Asia verso il disturbatore.
Io provo a dire che nel sito di una ribella la bestemmia se non proprio eleganza è comunque accettabile coerenza.
Sfilza di insulti pure contro me. Meno da parte del Disturbatore e di un altro utente ancora più bislacco.
Il quale mi dice che ci perdo tempo a difendere idee sul sito di Asia, e che piuttosto un sito lo apre lui pur di lasciarmi esprimere.
NEL GENNAIO SUCCESSIVO NASCE TURISTIPERCASO.ORG
Intanto Asia mi scrive sulla e-mail. Ma il tono non è risposta a quel mio invito serioso e argomentato per partecipare al Festival. Piuttosto è un ammiccamento molto glam-seduttivo.
Asia non mi ha mai visto, sono uno che le scrive sopra un forum del pre-duemila. Ma nella sua prima e-mail c’è solo ammiccamento erotizzante.
Le rispondo freddamente che stiamo parlando di un Festival di Idee e ribadisco le argomentazioni.
Lei (che inizialmente aveva aderito al Festival in intenti) mi risponde che sta girando il suo primo film porno e non potrà presenziare.
In quegli stessi esatti anni un tal produttore ammmericano Weinstein come consolidata prassi dello starsystem da Marilyn a Madonna sino ad Asia la scopa (ma nel caso di Asia a sua insaputa), dice oggi Asia Bronzo sui giornali arrivando quarantesima all’appello delle attrici molestate.
Asia mi molestò proponendomi seduzione mentre le parlavo di Cultura? Se vuoi che vengo al Festival me lo dai?
Sindrome di Stoccolma? Io sto colma a Stoccolma o a Hollywood?
morale della verità (ché non è fiaba quella raccontata):
l’acqua calda viene ciclicamente riscoperta e qualcuno ci surfa
postscriptum: ho ancora le e-mail di Asia, qualora le saltasse il grillo cinquestelle di insinuare che sto inventando o “haterizzando”, visto che io le bestemmie le difesi, ma le parolacce ingl(cerebro)lesi non le so
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(c) Apolide Sedentario 2017
DOWN DOW FOREVER
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GRAZIE CUMPARE GUASTATORE DI QUEL FORUM CHE DA DICIASSETTANNI SEI PERCAOS IL MIO MEGAFONO
Categoria: ‘Le INTRAVISTE di Apolide Sedentario’
A vederlo così, da vicino vicino, Paolo aveva un’aria da brav’uomo genuino.
Noto per l’educato savoir-faire da salottiero conversator cortese, Paolo Limiti non recitava la parte. C’era, non ci faceva.
E dire c’era mi duole. Perché quest’anno per la prima estate dopo tante estati che non stavano finendo non lo vedrò più al dehor altolocato del Mediterranée. E la chiamano estate, questa estate senza Limiti, che non sarà sfrenata ma nostalgica.
Sarò breve.
Come il tempo che mi è concesso dai Massoni.
Non sul pianeta (ché con il cassone che sti belinoni saccenti e ben distanti dal Sapienziale manco coi Frati Neri a me carogna mi possono ammazzare, non sono mica calvo…). Ma quello che non mi lasciano trascorrere coi loro invitati al banchetto in grembiulino.
Antonio Ricci quand’era piccolino faceva a fiondate con gli altri albenganini. Gente piccina. Nel senso che, cresciuti, si fregiano di fregiare qualche vip (e “io me ne fregio” diceva Petrolini…) con la “Fionda di Legno”. Tranne poi essere solo degli urbani (nel senso vigili, quelli che alle fionde fanno sequestri e multe) una volta invecchiati.
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0. INTRO
L’1-2-3 dicembre, alla vigilia dell’aut aut del si o no, si tiene in Albenga (percorsa dal fiume Centa, e da qui il titolo) al Teatro Ambra l’annuale appuntamento dello Zoo (l’associazoone culturale che promuove la rassegna), il SU LA TESTA FESTIVAL 2016 (11a edizione).
Nel programma della prima serata c’è Mario Venuti. Signora Fortuna, un suo brano radiocacofonico, terminava con i versi(acci): “vado a mano liberaaa”. Venuti a mano libera. CHE REPELLENZA. Sono anni che penso al senso d’orrore artistico che provai nell’ascoltare quell’atrocità pip (la versone pipparola del pop). Salto a pié pari Mario Venuti, o quante gliene avrei dette (senza stringergli la mano).
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0. INTRO
Su La Testa?
Più che altro su ‘l luogo del crimine (altrui).
Quindi a Occhi Ben Aperti (e la testa in tutte le direzioni, pronto a schivar pattoni), Apolide Sedentario torna al Teatro Ambra, Albenga, Far West Ligure, laddove due mesi fa venne scacciato dai Fieui Di (Carruggi).
Ma stavolta è il Festival dello Zoo (l’associazione culturale che promuove ogni anno – DA 10 ANNI STICA – la rassegna di cantautori “Su La Testa”), e posso entrare a intravistare.
Tocca a The Niro e a Mimosa, due che non è che siano celeberrimi né lo saranno mai, ma con qualcosa da dire sì, per cui tra un 69 e una Terza Guerra Mondiale, tra far il sesso (macché ammmore) e il non far la guerra ma la Rivoluzione invece eccome, eccomi qua.
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0. INTRO
E pensare che quando dicevano “sai cosa vuole dire Pooh?” e poi sputavano mi facevano cader le cugge (ligure, per “coglioni”). Le quali ora invece mi stanno rotolando respirando così vorticosamente che uno scracchio è proprio il minimo.
Edizione annuale dell’ “OTTOBRE DE ANDRE'” organizzato ad Albenga dai Fieui di Caruggi (noti mediaticamente per la presenza al fianco del coetaneo Antonio Ricci di Striscial’anotizia).
De André, mica Apicella, mica Ferro. Non sai con quanto amore mi dedico al tritolo, mica perdono se quel che è fatto è robboso.
Ospite di richiamo Roby Facchinetti. E io è per lui che vado a intravistare. Come già fatto mill’ed una volte, stesso teatro stesso mare ingauno.
Ma stavolta non si può: mi tengon fuori. Non mi danno nemmeno un minuto. Anzi vorrebbero darmi dei pattoni. Signorina Anarchia? Mi stia ben cauta, con questi farisei…
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1. OUVERTURE
Giovin prodigio e già in tenera età rinomato interprete di Bach, Bacchetti (o forse quindi meglio dire Bach-etti?) vengo a saper esista tramite un’intervista del TG3 Regionale. Egli analizza lucido e severo la miseria totale e irrimediabile di quanto si passa alle menti (una volta con-formate non più reversibilmente intellettive) dei passivi giovani occidentali nella dittatura ipercommerciale massmediale.
Triste sapere ch’egli suonerà per commemorare il kolossal mediatico commercial-militare, ovvero l’ 11 set (embre) niuiorchese.
E ancor più triste, recandomi poi al concerto, sentire ch’egli sia stato una stagione intera ospite fisso dello stesso mass-media (anzi in questo contesto mass-minimalia nano) in quota Piero Chiambretti.
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0. PREAMBOLO
E’ il 1982. Gli azzurri della nazionale di Enzo Bearzot stanno per andare in Spagna a giocarsi i campionati mondiali di calcio che poi vinceranno inaspettatamente grazie alle serpentine del 7 Bruno Conti che poi la crossa in mezzo e lo squalificato totonerista Paolo Rossi deve solo appoggiarla dentro. C’è da fare il ritiro sportivo premondiale. Alassio si candida per ospitare i calciatori. La nazionale accetta l’invito, ma esige che il campo di allenamenti sia in erba. Il campo sportivo di Alassio non è in erba, ma con ingente spesa (record storico di spesa pubblica sino a quell’anno, come sottolineano le autorità locali) e a tempi record il manto erboso viene realizzato. Campi one, che l’erba è cresciuta. Ohi erba ti amo, ohi erba ti voglio (Gei Azz).
0. INTRO
La piazza ancora era il luogo sociale, con la e finale, mica l’insulso inglisc punto zero (o meglio: zero, punto). Un luogo vero, uno spazio, mica tot giga. E c’erano tutti, c’erano faccia a faccia, mica cam. I borghesi a sorseggiare Punt e Mes, gli zingari felici, e Anna di Francia, e gli hippies sui gradoni. E c’era Claudio, giovin capellone, che di cognome fa Lolli.
Ora non c’è un più un cazzo, di niente e nessuno. Meno, una volta l’anno, tre giorni l’anno, non una piazza, ma un Cinema Teatro (l’Ambra, a Albenga) in cui radunano cantautori varii un poco a mo’ di un “Tencodenoantri”, con uno o due nomi noti, e poi le note di nomi “emergenti” o metti di “etichette indipendenti”: è il Festival “Su La Testa”.
Quest’anno ci son Claudio Lolli e Andy Fumagalli e Fubluvertigo. E tanti altri. E Apolide Sedentario, c’è, che ormai è sorpresa già attesa, e quando qualcuno di quelli dello “ZOO” (la crew organizzatrice) lo intercetta per strada già un mese prima gli dice “chi vieni a intervistare questa volta?”. Ricordano quando chiesi schietto a Paola Turci, parafrasando un suo verso: offri una canna. Del gas, me la passerebbero, potessero. Come uno Zoo aracnofobico.
0. INTRO (compito in lotta di classe di itagliano)
Al Unno: Apolide Sedentario
Tema: “Ottobre De André” ad Albenga
1. SVOLGIMENTO
Il giro pischello di Ricci (quel di Striscia) sono i Fieui Di Caruggi (in quel di Albenga), che oltre al loro “Premio della Fionda” organizzano ormai da vari anni una rassegna su Faber.
E daje alle coverband, direi, da Autore. Ma questa volta oltre a Dori, Ricci, il Sindaco, e insomma “l’istituzione” (mediatica se non pollitica), hanno invitato ENRICO MARIA PAPES.
Un Gigante. Nel senso pure storico del nome del suo gruppo. Gente che con le voci polifoniche seppe dire in formato canzonetta arcaici sani concetti, ormai estinti. I Giganti, quelli di “noi non abbiamo paura della bomba atomica atomica atomicaaa”. Mica nani e ballerine a Fukushima.
Dovere etico andare a intravistarlo. E allora preparo un brano, su un foglietto dei miei, quei promemoria sparsi per la collegno mentale dei coglioni che popolano ormai questo (im)mondo. E lo dedico a lui, e il brano stesso sarà la mia “domanda”, che poi è in realtà “richiesta”: diglielo tu, Papes, diglielo col vocione basso che hai, come fosse sberlone che sballotta le poche meningi restate nella testa di chi subisce il ceffone. E imparino la lezione non leziosa, ché l’Arte è Arte, lo show è un’altra cosa.