ARRIVA IL GIGA ANTI (PAPES: ALTRO CHE FRANCESCO) Apolide Sedentario intravista ENRICO MARIA PAPES dei GIGANTI

0. INTRO (compito in lotta di classe di itagliano)

Al Unno: Apolide Sedentario
Tema: “Ottobre De André” ad Albenga

1. SVOLGIMENTO

Il giro pischello di Ricci (quel di Striscia) sono i Fieui Di Caruggi (in quel di Albenga), che oltre al loro “Premio della Fionda” organizzano ormai da vari anni una rassegna su Faber.
E daje alle coverband, direi, da Autore. Ma questa volta oltre a Dori, Ricci, il Sindaco, e insomma “l’istituzione” (mediatica se non pollitica), hanno invitato ENRICO MARIA PAPES.
Un Gigante. Nel senso pure storico del nome del suo gruppo. Gente che con le voci polifoniche seppe dire in formato canzonetta arcaici sani concetti, ormai estinti. I Giganti, quelli di “noi non abbiamo paura della bomba atomica atomica atomicaaa”. Mica nani e ballerine a Fukushima.
Dovere etico andare a intravistarlo. E allora preparo un brano, su un foglietto dei miei, quei promemoria sparsi per la collegno mentale dei coglioni che popolano ormai questo (im)mondo. E lo dedico a lui, e il brano stesso sarà la mia “domanda”, che poi è in realtà “richiesta”: diglielo tu, Papes, diglielo col vocione basso che hai, come fosse sberlone che sballotta le poche meningi restate nella testa di chi subisce il ceffone. E imparino la lezione non leziosa, ché l’Arte è Arte, lo show è un’altra cosa.

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2. INTRAVISTA ESCLUSIVA CON ENRICO MARIA PAPES

IO SONO DI UNA NON ADULTERATA RAZZA
(la canzone del maggiorott’ocazz)

non che io sia disgraziato:
tengo ‘na minchia tanta
(come diceva Frankzappa),
e tengo la zappa pure senza frank,
e i campi biologicissimi,
e pur curvo sui campi, a faticare
(come diceva un calabrese vero),
non mi faran qavaliere del lavoro

ma ecco il mio disordigno,
ecco un agguato:
un piccolo tempo sprecato
con dei ragionamenti
a chi ragiona “altrimenti”
(“succube è d’altrui menti”)

faber è un homo, io un orangotango
fabrizio aveva un rango, io solo un pomo d’adamo
e tutti coinvolti siamo, ma voi assolti
dal confessore o da chi ha elargito un mutuo
che non è affatto un soccorso
(francesco di giacomo non lo ricordiamo?)

enrico maria digli tu che non abbiamo
paura della crisi
che non sia quella di nervi
a veder servi
ovunque

Questo il testo che passo a Papes tosto appena arriva in teatro.
Lo legge concentrato.
Gli ho detto di dargli un’occhiata e commentarlo, e il suo commento sarà la sua risposta nell’intravista percasopuntoorg.
E verso per verso Papes a voce alta fa il controcanto (basso) al mio (edgarallan)poe-tare in questo Sistema da orrore.

Apolide Sedentario:
“Riconosciuto o meno, o quanto non importa, tu sei colonna non della canzone, ma della cultura itagliana. Infatti per anni ho seguito tue interviste, e hai sempre espresso concetti, e nette posizioni di pensiero, non chiacchiere da intrattenitore. Perché hai qualcosa da dire, da decenni.”

Enrico Maria Papes:
“Cultura è un parolone, ma mi fa piacere che lo pensi.”

AS:
“Guarda che te lo dico da persona che non fa i complimenti, ed anzi insulta, solitamente, tutti. Perché ho ribrezzo per tutti.”

EMP:
“Ma anche io sono contro tutti.”

AS:
“Lo so, Enrico Maria. Proprio per questo in questa rassegna di nomi anche famosi reputo te il vero calibro di altezza che meriti la mia intravista.”

(E intanto Papes legge, e arriva al punto in cui parlo di zappa senza frank)

EMP:
“Parlando di zappe, io anche ho l’orto. Io non posso stare senza attività manuali. Se vuoi vengo pure a farti il muratore.”

(e l’occhio di Papes scorre tra le strofe, e giunge al “ragionar con altrui menti”)

EMP:
“Anche io dico sempre che non ragionano con la loro testa”

AS:
“Lo so che lo dici, lo si percepisce da tutta la tua storia, ma tanto tu glielo dici, e non capiscono…”

EMP:
“Infatti… Mi sembra però, leggendo, di notare come un accenno, un piccolo sentore, un che di anarchicino…”

AS:
“Ma dai, si nota? Cazzo, dev’essere che uno essendo anarchico se scrive qualcosa gli sfugge di passare un po’ d’anarchia… Però direi che un po’ di anarchicino ce l’hai anche tu…”

EMP:
“Anche io penso di passare Anarchia!… Anche se prima bisogna pensare che non si sa poi bene cosa sia quest’anarchia… se non è tirare la bomba, sono anarchico…”

 

3. CHIOSA

A dirsi anarchici sono buoni tutti, ma a essere brutti pelosi capelloni e dare al mondo arti di bellezza, senza peli su lingua o sullo stomaco, e senza far cambiali (chi sa dei Giganti sa che cosa intendo) al mondo ce ne son rari. Papes è uno di loro. Uno di noi.
Sale sul palco per far le provesuoni. Canterà una versione di suo pugno testuale (“quattro marocchini, sei senegalesi, un albanese”) de “La Città Vecchia” di De André. Guarda caos, proprio l’unica che accetto di suonare ai gagnetti quando d’estate mi chiedono “dai suonacene almeno una di quelle di De André”). Insieme a Papes, un poeta, un oratore, ed un pianista. Semplici ed incisivi e pure eclettici (l’assolo di pianoforte è squisitezza al pari dei versi su Canneto Il Lungo narrati dall’oratore). La (lotta di) classe non è acqua.
E quando esco, Schiavon (un cantautore locale e un gran brav’uomo) mi dice che “anarchia” l’ha messa pure lui dentro un suo verso nella sua nuova canzone, ma mentre la scriveva mi ha pensato, temendo una mala reazione. E con quegli occhi che ci ha gli dò licenza di dirla, quella parola. E lui mi aggiunge che “anarchia” è un’idea che i ragazzini devo sentire per dare un senso all’esistere. E scusa Vasco, ma questo un senso ce l’ha.

 


(c) Apolide Sedentario 2014
DOWN DOW FOREVER
chi non si abbona a FRIGIDAIRE e IL NUOVO MALE è sciemo

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avvisitors ai lettori:
IL RENZI TRAMAglino TORNA PRESTO SU QUESTO SCHERMO DI STOCAZZO DI PC CHE TI HA RESO UN PICCIU
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One Comment

  1. apolide sedentario scrive:

    mi scrive Papes (e invece non mi telefona Francesco):

    “Si, abbiamo sognato e per un certo periodo ci abbiamo creduto… poi… il mondo è andato come è andato.
    Vista anche l’età credo di non avere molte possibilità di raddrizzare il mondo ma di una cosa sono certo, l’esempio.
    Mi sforzo di fare sempre la cosa giusta (non è detto che ci riesca) e di essere di esempio nei fatti e non nelle parole”.

    Non “terra in bocca” (chi non lo ascolta è sciemo come chi censurò di fatto quell’album), ma bocca che esprime sempre posizioni nette, e terra madre tra le mani coltivandola.
    Papes mette a tutt’oggi fiori nei miei cannoni, psichedelia senza necessità di sostanze, per semplice propagazione di libertà ed onestà interiore.
    E questo un senso ce l’ha: quello della Cattiva Strada, sulla quale si incontrano Giganti o coniglietti a pois o draghi volanti (ma mai e poi mai verdi conigli dalle mille facce buffe), ed è una strada su cui chi va on the road resta immune dalla schiavitù intellettuale e personale, da ormai 50 anni. Per quanto anziché Acquario sia giunta Alluvione. Diluvio Universal (mentre la Virgin precipita).


    (c) Apolide Sedentario 2014
    DOWN DOW FOREVER

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