IO disinCANTO incursione di Apolide Sedentario ai casting di "Io Canto" (Scotti & Canale5 pro-induction)

1. INTRO
 
Alla "scuola di musica Marchese" (o marchette?) di Albenga si tengono i "casting ufficiali" della trasmissione di CanileCinque "Io Canto".
Sappiamo ahinoi tutti trattasi di clone dell'altrettanto inquinante "Ti lascio una canzone" made in Rai. Uno tira sassi dai cavalcavia, tutti lo emulano. Uno fa una trasmissione pedocantografica, subito lo emulano. Uno fa un gesto di rivolta, non lo emula nessuno.
Ecco perché ritengo necessaria l'estinzione dell'uomo occidentale (e dei suoi globbbali emuli).
Tolgono i figli a coppie perché beccate a farsi uno spinello. Non li tolgono affatto a chi li manda a casa di Lele Mora o Boncompagni o Clerici o Ventura.
Io difendo i bambini, e pure i puberali e adolescenti. Esigo per loro la Libertà. La gioia di correr sui prati, di andarsi a bossare in coppietta in camporella, di tirare la palla alla balena che vuole prendere il sole sulla spiaggia e che si lamenta d'essere spruzzata da fresca acqua salata.
We don't need no education. Ticierlivdechidsalon. Giù le mani e i canali digitali dai pargoli.
 
 
 
2. IO disinCANTO
 
Il "casting ufficiale" è riservato "A BAMBINI TRA I 5 E I 15 ANNI". Cinque anni. Nemmeno vanno a scuola. Si fanno ancora la pipì nel letto. Ma li chiamano ai bungabunga. Ops, ai casting, intendevo.
Di solito io vado a intravistare nomi storici dello spettacolo Pop (da Jannacci alla Giorgi). Stavolta però seguo la teoria dei peli del culo a batuffoli: colpirli piccoli per educarli a non crescere da idioti. Se saranno "fàmose" vanno avvertiti prima.
Mentre salgo lo scalone della "squola di musiqa" ammetto che un po' li temo, quei pischelletti arrivisti e i loro vecchi investitori su carne minorile. Temo mi dicano "cosaccazzovuoi, io voglio cantare su cagnale5, mio figlio diventa famoso, altro che te che sei una merda di freak". Non che la cosa mi turbi, se è parole, ma so che sui campetti di calcio provinciale se osi dire che quel centrocampista ha i piedi storti il padre ti manda in coma a pugni in faccia. Se il professore dà un'insufficienza i genitori vanno dalla preside e la minacciano. "Mio figlio è dio e lo gestisco io", l'ideologia pedagogica che domina le menti vuote attuali.
Ci sono pischellette sulle scale. Suppongo siano in attesa di cantare per andare in televisione. Dico: "Scusate, ma voi davvero credete che sia bello che mandino i bambini alla TV?". Le pischellette mi dicono di essere lì ad altri scopi, ma che risponderanno alla domanda. E di risposta mi dicono: "Secondo me a 15 anni si può fare, forse anche a 14, e anche a 13. Ma da bambini no. Però sono i genitori che li spingono."
Mi faccio coraggio: iniziamo bene, le piccole femmine dell'Albenga-bene non sono arriviste veline, o per lo meno mostrano senso critico.
Ci sono vari nuclei famigliari in attesa nel corridoione. Chi straccione, chi tutto ben tirato. Sciure e casalingaccie. L'ambizione alla televisione è trasversale sociologicamente. Dallo zingaro del Grande Fratello, al Re che balla e che sbraita a Sanremo. La televisione è uguale per tutti.
Vedo una "vecchia" signora con l'espressione amabile. Le dico "Scusi, le posso porre una domanda? Innanzitutto, lei qui chi accompagna?". "Mia nipotina che ha 13 anni", dice lei. Le dico: "Allora le chiedo, ma le sembra bello che sua nipotina così giovane vada ad un casting per la televisione?". E la nonna risponde: "Lei sì, guardi. Lei può perché lei fa quello che le piace, ma è una ragazza tanto giudiziosa, non ha per niente grilli per la testa". Le dico: "Io son contento, ma davvero, che sua nipote sia molto giudiziosa. Ma per quanto giudizioso sia io, guardi che se finissi in quell'ambiente ne verrei deturpato, e io ho un'età, non sono un tredicenne". La nonna mi controbatte: "Ma io sono d'accordo, e infatti abbiamo coi genitori già detto che qualora venisse presa non la porteremo a nessuna selezione successiva, né a Roma né a Milano, perché non sono cose per bambini. Però le dico: mia nipote viene a casa dalla scuola e ci racconta che le sue amichette hanno le calze nuove, i tacchi, e vanno dall'estetista. E lei ci dice: io non mi vado a far le sopracciglia, io nn mi faccio quella pettinatura, io mi sentirei una cretina con i tacchi. E infatti non ha molte amiche, è spesso sola, ma lei si piace così per come è, e ci tiene a esser naturale. Perciò se qui nella scuola dove canta organizzano questa prova, lei ci va e fa capire a tutti che gran voce, e si prende e ci prendiamo una soddisfazione. E poi va bene così. La soddisfazione c'è stata, e lei può cantare quando sarà grande, ma non in televisione così giovane". Io dico: "Signora guardi, se è così, e se davvero non la porterete alle fasi successive, io vorrei proprio che ora la prendessero, questa sua sana e genuina nipotina, e le dicessero che è lei la migliore, e lei ne avesse una soddisfazione che la ripaghi degli isolamenti, e lei potesse sbatter sulla faccia delle compagne cretine il suo aver vinto, con la soddisfazione ancor più grande di rifiutare il percorso successivo". La nonna e io compiacciamo di esser scevri dalle ambizioni alla plastica. Due a zero (anzi sei a zero, viste le precedenti regazzine) della mia formazione contro il Milan (pardon: volevo dir Canaglia5).
La nonna ora mi indica la Sindaca. Occhio vispo, signora, complimenti. E una soffiata niente male per Apolide. "Sindaca!", chiamo. La Sindaca di Albenga è tipa opinabile ma certamente amante del duello, e in questo l'ho sempre apprezzata. "Sono quello che è contro le Frecce Tricolori", le dico per ricordarle di un acceso lunghissimo dibattito al telefono. La Sindaca dice qualcosa tipo "Ahimé". Le pongo la domanda preparata per l'incursione: "MA A UN BAMBINO FA PIU' MALE UN PRETE, LE TONSILLE, O LA TV?". La Sindaca ghigna e risponde: "La Tv fa più male, perché non è una Tv di buona qualità. Il giornalismo buono fa crescere la cultura, il giornalismo spazzatura genera terrore. Non ho organizzato io i casting, ma patrocino questa scuola di musica perché formi musicalmente degli ottimi musicisti, anche per poi proporre manifestazioni di qualità".
Calcisticamente parlando eravamo sul 6-0 per me, e questo diciamo è un rigore sbagliato, un 7-0 sprecato. Ma la Sindaca ha tirato pure lei contro la porta di Scotti.
Adocchio allora due mamme. Che poi scopro essere invece mamma e nonna di due distinti bimbi. Pongo la mia questione, come alle pischellette allo scalone. La prima mamma dice: "Non sono d'accordo col casting, ma ho lasciato partecipare mio figlio perché è una prova organizzata dalla scuola a cui è iscritto. Mio figlio ha 6 anni, e non lo voglio vedere nell'ambiente televisivo". La nonna dice: "Anch'io non sono d'accordo con il casting e non voglio mia nipote alla Tv. Però nel mio caso c'è da dire una cosa: la musica ha tirato fuori mia nipote dal dolore per la morte di suo fratello. Non voleva più vivere, e grazie alla musica adesso ha ritrovato stimoli. Per questo l'ho accompagnata, ma resto contraria al concetto dei bambini in Tv. Noi in Valbormida organizziamo VB-Factor, una rassegna coi gruppi della zona votati dai ragazzi della zona. Queste sono iniziative che mi piacciono, e che rendono l'inverno meno duro ai ragazzi della valle. Non certo la Tv."
Mi vengono gli occhi lucidi pensando che la nonna ha perso un nipote piccolino. Ma sottoscrivo lo spirito che pone nel difendere i festival di zona, le cose alla buona, che bastano ed avanzano per stare bene tutti. La musica. Quella di piazza, di osteria. Quella "scusa mi passi la chitarra". Questa è la cura. Supererò le correnti gravitazionali?
Siamo sull' 8-0. E vai con altre due mamme. A loro pongo la mia domanda studiata. Quella: "Fa più male a un bambino le tonsille, un prete o la tv?". In coro rispondono: "La televisione". La prima mamma prosegue: "Io sono stata portata qua da mio figlio. Lui non fa altro che dire che vuole diventare famoso, che lui sarà famoso. Io gli dico ogni giorno: va bene, ma intanto cresci, e poi diventi famoso. Ma a lui prova a spiegarglielo. Comunque se adesso passa io non lo mando per niente in quell'ambiente, gliel'ho già detto che se lo scorda proprio. Ma i ragazzini di oggi vogliono solo essere famosi, vedono quelli di Amici, che è pure la meno peggio della serie, e ti dicono io voglio andare al Grande Fratello, o peggio ancora a Uomini e Donne. I ragazzini ormai sono tutti così".
10-0 per me. Ma a questo punto della goleada mi vien da dire brutale: "Ma cazzo siete tutti contro la Tv e i bambini in Tv, però siete tutti qui a portarli a un casting!". E la seconda mamma mi risponde: "L'essere umano è contraddittorio".
Facciamo quindi che annulliamo la decima rete per fuorigioco di contraddizione. Siamo però 9-0. Per ora ho fatto domande a sole femmine. Magari provando coi maschi (con i padri) "Io Canto" segna il goal della bandiera.
Mi appropinquo ad un tipo. Gli dico: "Sei il papà di qualcuno?". E lui: "No, sono solo curioso". Rido: smazza la situazione. Un curioso. Gli chiedo: "Ma curioso nel senso che ti fingeresti quindicenne per provare a andare in televisione?". E lui: "No, no, sono solo curioso". Arriva sua madre, un'arzillo donnino. Mi sorride affabilissima. Le dico: "Signora mi scusi, anche lei è incuriosita ai provini? O vuole partecipare?". Lei ride: "Ma no che non partecipo". Io le dico: "Secondo me lei può, il problema è invece che scelgono bambini". Mi dicono loro due: "Ti rispondono che non li manderanno in televisione, ma se glieli prendono ce li mandano tutti. I bambini penso che lo fanno per divertimento il casting, ma i genitori sono ambiziosi. Comunque noi veramente pensavamo che c'erano i bambini che cantavano in piazza, con il pubblico che li sentiva e li apprezzava se cantavano bene, e si prendevano applausi, e poi magari qualcuno li sceglieva per la televisione, ma soprattutto cantavano per tutti e era un bel pomeriggio". E io lo ammetto, è vero: se proprio fai 'ste porcate (i casting) coi bambini, visto che a loro cantare piace (è ovvio), e visto che son bravi, falli cantare in piazza, per il popolo. Non che li chiudi dentro uno stanzino. Visto che già ne abusi, se non altro permettigli di esprimersi, di presentarsi al mondo che hanno intorno, dire "io sono la figlia del vicino, senti come ti canto bene questa". Geniale, il Curioso. Mi ci fermo un attimo a parlare. E viene fuori che una sua sorella è una mia amica storica, un'icona dei fiori della zona. Lei la conosco da quando ero bambino. Ma mai saputo che avesse dei fratelli. Ne becco uno che fa un ragionamento sensato ed evoluto, e guarda caos è uno già dei nostri. Siamo sempre i soliti. Grande cumpà Curioso.
Ai fini del risultato non fa testo, però. Dicevo: mi serve chiedere ad un uomo. Ce n'è uno, con l'aria da brav'uomo. Proviamo a sentire lui. Gli chiedo il tormentone di prete, tonsille, tv: cosa fa peggio a un bambino?. E lui a sorpresa stavolta dice: "Io ti direi un prete. Però posso anche sbagliare". Gli dico: "Per il taglio del sito, dire il prete ci sta pure benissimo. Quindi bene così, però tu intendi che il prete è più pericoloso in vari sensi oppure che scegli il prete perché la Tv non è pericolosa?". E lui: "La Tv tanto bene non fa, comunque io accompagno loro due [è il nonno di due bambine sorridenti, NdA] ma già le ho avvertite che il mondo dello spettacolo davanti è tutto una cosa, e dietro un'altra, e quindi di non ambirci. Però a loro piaceva venire, e le ho portate, visto che oggi ero libero. Ma prima ho spiegato a loro che io ero un musicista, negli anni '70, e ho anche suonato di spalla ai Pooh, e hanno suonato la mia chitarra, Dodi mi chiese pure se potevo vendergliela per un prezzo molto alto, visto che era un pezzo d'eccezione, ma io gli spiegai che per me valeva tutto, e non potevo staccarmene. Andammo a Castrocaro con le spinte di Pippo Baudo, dopo che a un festival piemontese in cui lui presentava ci eravamo piazzati secondi. Non ci credevamo neanche noi: noi suonavamo Le Orme, altri suonavano brani belli uguali ma molto più difficili. Però arrivammo secondi, e andammo a Castrocaro, con pronta una canzone già pre-incisa in vista del primo disco. E proprio a Castrocaro ci sciogliemmo, e finì la mia carriera musicale, durata 10 anni. Se ci penso mi dico: potevo ancora suonare, con la musica che c'è adesso noi dell'epoca avremmo ancora un valore inestimabile. E invece è tutto andato". Gli dico: "Sarà anche andato, però per 10 anni lo hai vissuto, e gli altri invece col cazzo. Quindi direi che non devi far quest'aria malinconica. Hai cose di cui esser fiero, e le hai fatte, vissute, tu, in persona, realmente". Lui prova a farsene forza, e apprezza come io sinceramente apprezzi la conoscenza di un verace musicista degli anni '70. Quelli che neanche leggevano la musica. Ma creavano un sound. Accompagnavano i trip. Mettevano partecipazione, altro che tecnica. E ancora adesso tutti rimpiangiamo i valvolari. Digitale del cazzo.
Il musicista è un nonno giovanissimo ("Lo spirito finché è dentro tiene giovani", gli dico quando scopro la sua età) di due nipotine vispe. La grande è la più timida, e quindi più ancora tesa per l'"esame". Mi dice che non sa rispondere, e che deve imparare a concedere interviste, perché per ora va in agitazione. Le dico: "Meglio così: chi fa successo deve rispondere ai media, domande stupide a cui dare riposte ancor più cretine. Per cui tu nella vita se non altro non dovrai dir cretinate". Lei sorride.
Siamo a 9-0 contro la Tv. E a 1-0 contro il prete.
Ma il goal della bandiera è dietro l'angolo. E lo segna una bambina. La nipotina del musicista viene a dirmi: "Rispondo io alla tua domanda!". E' piccolissima, ha gli occhiettini chiari, un viso di brava bimba, un sorriso tutt'altro che plagiato dalle logiche del mercato. E' una piccola cucciolina deliziosa, e ha fegato da vendere: viene a sfidare il mostruoso cattivissimo Apolide Sedentario, di sua sponte. A te la parola, bambina. E lei mi dice: "Su certi canali ci sono cose importanti!".
Dico alla piccolina: "Brava che sei coraggiosa. Ma adesso allora mi dovresti dire se intendi importante nel senso che sono cose ufficiali, cioè se parla il sindaco è importante mentre se parlo io è meno importante, o se intendi che è importante per la vita". Lei è piccola, e per quanto di carattere non riesce a seguire la domanda, con le disquizioni sui significati della parola "importante". Le dico: "Allora facciamo che rispondo io, traduco quello che tu intendevi, e tu volevi dire che la Tv la guardano tutti, soprattutto certi canali, quindi tutto ciò che si vede in Tv assume importanza. Però ti dico una cosa, e se vuoi la ascolti e ci pensi, e se non vuoi non ci pensi perché io non sono nessuno per venire a dire a te che sei così vispa di testa di tuo quello che devi pensare. Ma ti dico che importante è che oggi c'è un bellissimo sole, che è una bellissima giornata, e che tu stai benissimo e hai tanta salute, questo è importante". Lei mi fa cenno "Sì" timidamente, perché all'adulto bisogna dare retta. Spero che poi ci pensi veramente, e non dica "sì" per dire.
Raccolgo la palla dal fondo della rete. L'arbitro fischia la fine. Apolide – Mediaset: 9-1.
 
 

3. CHIOSA
 
Quando venni a sapere di 'sto cazzodicasting pensai che la "scuola Marchese" dipendesse dal Distretto Scolastico. Invece è di Mattia Inverni, un nativo di Albenga reso noto dai musical di Cocciante. Chiamai la Direttrice del Distretto. Le dissi: "Ma come vi salta in mente di portare i casting tv nelle scuole?". Mi disse: "Non siamo noi, non è una scuola, è una scuola di musica. Ma se vuol saperlo le dico che qualora una mia scuola facesse tali casting io subito licenzierei chi li organizza".
E qui – a parole – NESSUNO mi dichiara che un bimbo in televisione vada bene. Né che la televisione vada bene. "E' tutto uno schifo, quell'ambiente", sono unanimi.
Il Popolo è contrario alla tv.
Infatti la guarda ogni sera, e a ogni occasione veda una starlette del piccolo schermo corre a far la foto guancia a guancia per facebook, e le elemosina autografi.
Io itagliano. Io canto? No: io tanto. Stronzo.
 

[io disincanto]
(c) Apolide Sedentario 2012
DOWN DOW FOREVER
CHI NON LEGGE "FRIGIDAIRE" E "IL NUOVO MALE" E' SCIEMO MA CANTA MOLTO INTO N.A.T.O.

One Comment

  1. Apolide Sedentario scrive:

    Un nostro lettore ha avuto la bella idea di comunicare a Scotti quanto scritto.
    Scotti risponde via twitter (TUTTO VERO):

    Gerry_Scotti Gerry Scotti – “che la droga fa male. Ps: non penso fosse un casting ufficiale, qui non risulta. Hanno preso una bella sola”.

    Controrispondo io: La droga fa male a chi non ha dosi di cervello sufficienti per assumerla. Quanto all’ufficialità del casting, la Scuola Marchese da me contattata dichiara di possedere tutta la più ampia documentazione contrattuale al riguardo dell’ufficialità stessa, certificata anche dal marchio RTI S.p.A sui manifesti dell’iniziativa.


    (c) apolide sedentario 2012

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