MENTRE VEDO TANTA GENTE CHE NON C'HA L'ACQUA CORRENTE E NON C'HA NIENTE, MA CHI MME SENTE, MA CHI MME SENTE…
Siamo
sulla stessa barca io e Rino, ed è un barcone imm-ingrato, squarciato
nella chiglia, e come faro si ha il battito di ciglia femminili, gli
impulsi naturali, il bisogno di creare, la demiurgia patologica che
impone schiettezza popolana, alchemicamente unendo il sopra e il sotto.
In mezzo a un mare che separa continenti che non son terraferma, e che
per suolo hanno solo il danaro.
Se mai qualcuno capirà sarà senz'altro un altro come noi.
Ma quando mai?
Da
qualche anno il Mercato (il criminerrimo) ha riesumato l'involontaria
salma del mai abbastanza compianto vecchio Rino, in forma di inediti ,
fiction, film con titoli presi da sue canzoni, colonne sonore, e tutto
il minestrone mediatico possibile per far denaro sul morto (e a nessun
prezzo, purtroppo, Rino e gli altri che mi mancano assai, amici o
artisti, possono ritornare a dare Amore, Arte, Esempio, Beltà…).
Ne
"Il compleanno della Zia Rosina", Rino sapeva bene – d'altra parte –
chi lo avrebbe portato a sepoltura, bestemmiandolo ostile, mentre Rita
si sposa e noi si aspetta treni che non passan più.
Eccomi
qua – fricchettone fuor dal mondo, dai tempi, e dal danaro – a ribadire
il concetto per il quale a noi ci piace il sud esistenziale, il non
essere schiavi, e stare al Sole, e far l'amore, e intanto criticare chi
nun si regge più (ossia il Potere).
Non "ascoltare": "capire" sia l'oggetto dell'attenzione dell'ascoltatore.
Ed un pensiero a Rino, a ogni canzone, che non è frutto mio, ma del suo genio che vince la morte, usando l'empatia.
marino gaetano,
alias marino ramingo giusti
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