PD: I PROMESSI DIVORZIATI una storia che sa d’affare (con RENZI TRAMAglino)

CAPITOLO XXXII

– Oh povera me! Il Papa a Eboli! Ma perché è andato via così all’improvviso?
– Perché ha voluto così lo Spirito Santo.
– E perché mandarlo a Eboli? che faceva tanto bene qui? Oh Signore!
– Se Iddio dovessero render conto degli ordini, dove sarebbe l’ubbidienza, la mia donna?
– Sì; ma questa e la mia rovina.
– Sapete cosa sarà, cara la mia liberale libertina liberista liberalizzatrice di aborti divorzi et droghe? Sarà che a Eboli avranno avuto bisogno d’un buon predicatore (ce n’abbiamo per tutto; ma alle volte ci vuol quell’uomo fatto apposta); il vescovo di là avrà pregato il Dio Cattolico Romano di qui, se aveva un soggetto così e così; e l’infallibilità di Pietro avrà deciso: qui ci vuole il Papa Francesco. Dev’esser proprio così, vedete.
– Oh poveri noi! Ci fosse ancora Ratzinger, che lo Spiritosanto se lo beveva insieme al sangue dei deportati nei lager e le colombe bianche se le faceva allo spiedo nelle grigliate a Castel Sant’Angelo! Ecco! s’io davo retta alla mia ispirazione di venir via qualche giorno prima! E non si sa quando possa tornare? così a un di presso?

– Eh la mia radicale! lo sa Iddio. Quando ‘sto fulminato di Bargoglio ha preso il volo, non si può prevedere su che ramo potrà andarsi a posare. Lo cercan di qua, lo cercan di là. Supponete che, a Eboli, il Papa Francesco faccia un gran fracasso col suo quaresimale, dicendo “buonasera”, “cumpa’ come la va”, “allora ci facciamo du spaghi aglio olio peperoncino”, e tutte le sue tipiche informalità così popolari. Si sparge la voce, da quelle parti, di questo gran simpaticone di Papa; e lo possono cercare da… da che so io? Dalla Cambogia, dal Venezuela, dalle Isole del Pacifico a rischio sommersione per riscaldamento globbbale. E allora, bisogna che lui vada; perché noi Stato Pontificio viviamo della carità di tutto il mondo, ed è giusto che serviamo tutto il mondo.
– Oh Signore! Signore! – esclamò di nuovo Emmabonina, quasi piangendo: – come devo fare, senza quell’uomo? Era quello che ci faceva da padre! Per noi è una rovina.
– Sentite, buona donna, nel senso di puttana senzadio; il Papa Francesco era veramente un uomo; ma ce n’abbiamo degli altri, sapete? pieni di carità e di talento, e che sanno trattare ugualmente co’ signori e co’ poveri. Volete il Cardinal Bertone? volete qualche esponente del dissenso pauperista, che so il direttore di Nigrizia? volete un editorialista di Famiglia Cristiana?
– Oh per carità! – esclamò Emmabonina, con quel misto di gratitudine e d’impazienza, che si prova a un’esibizione in cui si trovi più la buona volontà altrui, che la propria convenienza: – era Bergoglio quello che sapeva le nostre cose, e aveva preparato tutto per aiutarci?
– Allora, bisogna aver pazienza. E fede, speranza e carità. Anzi, appunto, di carità parlando, invece che romperci le scatole con i finanziamenti alle radio libere, dateci un po’ il vostro otto per mille.
– State bene, per carità – disse Emmabonina sarcastica; e s’incamminò verso il suo paesetto, desolata, confusa, sconcertata, come il povero cieco che avesse perduto il suo bastone, come la rosa nel pugno che avesse venduto il suo pugno per investir l’utile in ipercapitalismo.

Un po’ meglio informati grazie ad una delle ultime intercettazioni di D’Ambrosio prima di tornare al creatore, noi possiamo dire come andò veramente la cosa.
Formigoni, appena arrivato a Milano, andò, come aveva promesso a Dell’Utri, a far visita al loro comune fratello massone del Consiglio segreto. (Era una consulta, composta allora di tredici personaggi di squadretta e di compasso,da cui ogni governo, destro o sinistro fosse, prendeva parere, e che, morendo uno di questi, o venendo mutato, assumeva temporaneamente il governo). Maurizio Costanzo, uno degli anziani del consiglio, vi godeva un certo credito.
Fatti i suoi complimenti a Costanzo per esser sopravvissuto alle bombe mafiose e a Mediaset e alla De Filippi, Formigoni, con un suo contegno serio, che sapeva prendere a tempo, disse: – Vredo di fare il mio dovere, senza mancare alla confidenza del fratello Marcello, avvertendola d’un affare che, se lei non ci mette una mano, può diventar serio, e portar delle conseguenze…
– Vediamo, vediamo. Boni, boni. – disse Costanzo.
– C’è da quelle parti un Bergoglio che l’ha con Dell’Utri, e la cosa è arrivata a un punto che… Prima di tutto, è una testa inquieta, conosciuto per tale, e che fa professione di prendersela coi cavalieri e i possidenti. Costui protegge, dirige, che so io? una contadinotta di là; e ha per questa creatura una carità, una carità… non dico pelosa, ma una carità molto gelosa, sospettosa, permalosa.
– Intendo, – disse Costanzo; e sur un certo fondo di goffaggine, dipintogli in viso dalla natura, velato poi e ricoperto, a più mani, di politica e showbusiness, balenò un raggio di malizia, che vi faceva un bellissimo vedere – Intendo, pure a lui dell’Argentina più che la terra gli piace Belen…
– Ora, da qualche tempo, – continuò Formigoni, – s’è cacciato in testa questo Papa, che il fratello Dell’Utri avesse non so che disegni sopra questa… Che Marcello possa aver fatto qualche scherzo a quella creatura, incontrandola per la strada, non sarei lontano dal crederlo: è un amico dell’arcoriano, e finalmente non è cappuccino; ma il serio è che il Papa s’è messo a parlar di Dell’Utri come si farebbe d’un mascalzone, cerca d’aizzargli contro tutto il paese…
– M’immagino che non sappia che Dell’Utri è mio della mia loggia.
– Se lo sa! Anzi questo è quel che gli mette più il diavolo addosso. Cioè volevo dire, la guerra crociata addosso. Scusi il lapsus.
– Oh Papa temerario! Ma bravo! ma bene! Boni, boni. La vedremo, la vedremo, – diceva Costanzo, seguitando a soffiare.

Chi, vedendo in un campo mal coltivato, un’erbaccia, per esempio un bel lapazio, volesse proprio sapere se sia venuto da un seme maturato nel campo stesso, o portatovi dal vento, o lasciatovi cader da un uccello, per quanto ci pensasse, non ne verrebbe mai a una conclusione. Così anche noi non sapremmo dire se dal fondo naturale del suo cervello, o dall’insinuazione di Formigoni, venisse al Maurizio Costanzo la risoluzione di servirsi dell’Opus Dei per troncare nella miglior maniera quel nodo imbrogliato.
Ora, tra l’Opus Dei e Costanzo passava un’antica conoscenza: s’eran organizzati tra lor di rado, ma sempre con gran dimostrazioni d’amicizia, e con esibizioni sperticate di uomini del potentato cattolico nei talk show del giornalista piduista, ovviamente presentati alla platea televisiva in veste d’altro ruolo che non quello d’affiliati ai Balagueriani.
Tutto ben ponderato, Costanzo invitò un giorno in tv uno dei massimi vertici della congrega. Il Maurizio fece sedere il membro dell’Opus Dei, sedette anche lui, e cominciò: – Stante l’amicizia che passa tra di noi, ho creduto di far parola a lei d’un affare di comune interesse, da concluder tra di noi. Mi dica: nel loro Vaticano c’è un Papa Bergoglio argentino?
L’ospite fece cenno di sì.
– Mi dica un poco, schiettamente, da buon amico… questo soggetto… questo Papa… Di persona io non lo conosco; e sì che de’ prelati potenti ne conosco parecchi… Questo Papa Francesco, so da certi ragguagli che è un uomo… un po’ amico de’ contrasti… che non ha tutta quella prudenza, tutti que’ riguardi….
– Oh! – disse l’ospite: – mi dispiace davvero di sentire che vostra magnificenza abbia in un tal concetto il Papa; mentre, per quanto ne so io, è un religioso esemplare, e tenuto in molta stima anche di fuori da Madrechiesa.
– Intendo benissimo… Però, però, da amico sincero, voglio avvertirla d’una cosa che le sarà utile di sapere. Questo Papa Francesco sappiamo che proteggeva un uomo… lei n’avrà sentito parlare; quel sindachello arrivista che, con tanto scandolo, scappò dalle mani della giustizia durante i recenti disordini a Milano… Matteo Renzi! Già lei sa meglio di me che soggetto fosse al secolo, le cosette che ha fatte in gioventù ai campi scout, quando rubava le mutandine stese alle lupette, qualcuno dice per indossarle lui. Alle volte, come dice il proverbio… la tiara non fa il Papa, o il giubbotto non fa Fonzie…
– Se lei sa positivamente, – disse l’uomo dell’Opus Dei, – che questo Papa abbia commesso qualche errore (tutti si può mancare), avrò per un vero favore l’esserne informato. Son al vertice della più diabolica e potente lobby cattolica, e lo sono appunto per correggere, per rimediare. Già lo facemmo col Giovanni Paolo Primo, poi mettemmo su la pantomima di Agca, insomma ce ne capiamo.

(continua…)

(c) Apolide Sedentario e Manzone Ramingo 2014
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