PD: I PROMESSI DIVORZIATI una storia che sa d’affare (con RENZI TRAMAglino)

CAPITOLO XXX

Arriva Renzi al paese della Boschi; nell’entrare, anzi prima di mettervi piede, distingue una casa alta alta, a più ordini di finestre lunghe lunghe; vede l’amichetta compagna, gli corre incontro. Quella si volta, riconosce il giovine, che gli dice: – son qui -. Un oh! di sorpresa, un tentennante pugno chiuso subito autocensurato, un alzar di braccia, un gettarsele al collo scambievolmente, ma stando attenti a non rovinar la messa in piega della ragazzaimmagine rottamatrice. Dopo quelle prime accoglienze, la Boschi tira il nostro giovine lontano dagli occhi de’ curiosi, in un’altra stanza, e gli dice: – ti vedo volentieri, tanto più che mi sono appena lamentata d’esser single da un anno nell’intervista a Vanity Fair; ma sei un benedetto figliuolo. T’avevo invitato tante volte; non sei mai voluto venire; sempre a dire che gl’impegni fiorentini, e la corsa al segretariato del partito, e il comizio, e le primarie; ora arrivi in un momento un po’ critico, in pieno ristagno del Pil, e io col mestruo…

– Se te lo devo dire, non sono venuto via di mia volontà -, disse Renzi; e, con la più gran brevità, non però senza molta commozione, gli raccontò la dolorosa storia.
– È un altro par di maniche, – disse la Boschi. – Oh povero Renzi! Ma tu hai fatto capitale di me; mi hai messa nella stanza dei bottoni del capitalismo bifronte, liberista e riformista in alternanza bipolare, e io non t’abbandonerò. E la Prestigiacoma! Me ne ricordo, come se fosse ieri: una buona ragazza! sempre la più composta in chiesa com’anche nell’emiciclo; e quando si passava da quella sua casuccia… Mi par di vederla, quella casuccia, appena fuor del paese, con un bel fico che passava il muro… E pur bella fica lei, detto da me che non son certo una lesbica, ed anzi ho scalzato il culo della Concia dalla poltrona…
– No, no; non ne parliamo. Se dici Concia non mi tira più per un decennio, altro che ritrovar la Prestigiacoma mia…

– A proposito, come stai d’appetito?
– Ho mangiato poco fa, per viaggio.
– E a danari, come stiamo?
Renzi stese una mano, l’avvicinò alla bocca, e vi fece scorrer sopra un piccol soffio. Averne, denari. Potrei togliere i ticket, incentivare la produzione, incrementare l’edilizia popolare, fare qualcosa di sinistra.
– Non importa, – disse la Boschi: – n’ho io: e non ci pensare, che, presto presto, cambiandosi le cose, se Dio vorrà, me li renderai, e te n’avanzerà anche per te. E se rendermeli non potrai, ci sarà pur sempre un ruolo di rilievo istituzionale e ben retribuito, che so, manager di stato in qualche tua futura privatizzazione, con cui risarcirmi. Dunque, – riprese la Boschi, – in Milano hanno fatto tutto quel chiasso. Mi paiono un po’ matti coloro. O come minimo innescati da estremisti, forse le nuove bierre o forse i neofascisti. Già, n’era corsa la voce anche qui; ma voglio che tu mi racconti poi la cosa più minutamente. Eh! n’abbiamo delle cose da discorrere.

Quello stesso giorno, 13 di novembre, arriva un espresso a tutte le questure, contenente un ordine di fare ogni possibile e più opportuna inquisizione, per iscoprire se un certo giovine nominato Matteo Renzi, filatore come cantato allegoricamente da Rino Gaetano in “E Berta filava”, scappato dalle forze praedicti egregii domini capitanei, sia tornato, palam vel clam, al suo paese, ignotum quale per l’appunto, verum in territorio Florentia: quod si compertum fuerit sic esse, cerchi la detta questura, quanta maxima diligentia fieri poterit, d’averlo nelle mani, e, legato a dovere, videlizet con buone manette, e lo ritenga lì, sotto buona custodia, per farne consegna a chi sarà spedito a prenderlo; e tanto nel caso del sì, come nel caso del no, accedatis ad domum praedicti Matteum Rentii; et, facta debita diligentia, quidquid ad rem repertum fuerit auferatis; et informationes de illius prava qualitate, vita, et complicibus sumatis; e di tutto il detto e il fatto, il trovato e il non trovato, il preso e il lasciato, diligenter referatis.
Il comandante toscano dei Servizi, dopo essersi umanamente cerziorato che il soggetto non era tornato al domicilio, si fa condur da lui alla casa indicata, con gran treno di birri. La casa è chiusa; chi ha le chiavi non c’è, o non si lascia trovare. Si sfonda l’uscio; si fa la debita diligenza, vale a dire che si fa come in una città presa d’assalto. La voce di quella spedizione si sparge immediatamente per tutto il contorno; viene agli orecchi del Papa Francesco; il quale, attonito non meno che afflitto, domanda al terzo e al quarto, per aver qualche lume intorno alla cagione d’un fatto così inaspettato; ma non raccoglie altro che congetture in aria, e scrive subito a Milingo, dal quale spera di poter ricevere qualche notizia più precisa. Intanto i parenti e gli amici di Renzi, a partir dalla prima moglie che si reca alla locale questura sfrecciando in corsia preferenziale e parcheggiando nello spazio disabili senza esporre l’apposito permesso, vengono citati a deporre ciò che posson sapere della sua prava qualità: aver nome Renzi è una disgrazia, una vergogna, un delitto: il paese è sottosopra. A poco a poco, si viene a sapere che Renzi è scappato dalla giustizia, nel bel mezzo di Milano, e poi scomparso; alla maniera di un Craxi; corre voce che abbia fatto qualcosa di grosso; qualcuno mormora “lo dicevo io che erano troppo in combutta col Berlusca”; e qualcun altro “sarà in Libano in qualche hotel di lusso pure lui, con la scusa di una visita medica specialistica a Beirut”; ma controbattendo quest’ultimi, i più presumono, e vanno susurrandosi agli orecchi l’uno con l’altro, che è appunto proprio una macchina mossa da quel prepotente di Dell’Utri.

Ma noi, co’ fatti alla mano, come si suol dire, possiamo affermare che, se colui non aveva avuto parte nella sciagura di Renzi, se ne compiacque però, come se fosse opera sua, e ne trionfò co’ suoi fidati, e principalmente con Formigoni. Questo, secondo i suoi primi disegni, avrebbe dovuto a quell’ora trovarsi già in Milano; ma, alle prime notizie del tumulto, e della canaglia che girava per le strade, in tutt’altra attitudine che di ricever bastonate, aveva creduto bene di trattenersi a un meeting di Rimini, fino a cose quiete. Questa sospensione non fu di lunga durata: l’ordine venuto da Milano dell’esecuzione da farsi contro Renzi era già un indizio che le cose avevan ripreso il corso ordinario; e, quasi nello stesso tempo, se n’ebbe la certezza positiva. Formigoni partì immediatamente, animando Dell’Utri a persister nell’impresa, a spuntar l’impegno.
Appena partito Formigoni, arrivò il Corona, da Monza, sano e salvo, e riferì al suo padrone ciò che aveva potuto raccogliere: che Prestigiacoma era ricoverata nel tal monastero, sotto la protezione della tal puttanella; e stava sempre nascosta, come se fosse una monaca anche lei, non mettendo mai piede fuor della porta, e assistendo alle funzioni di chiesa da una finestrina con la grata, dalla quale era riuscito a far qualche scatto rubato, ma niente di realmente pubblicabile, non potendosi usare il flash per non sgamarsi: cosa che dispiaceva a molti lettori di Eva Tremila, i quali avrebbero voluto un poco vedere come fosse fatta la Rubacuori in vesti di suorina, e la Prestigiacoma insieme.
Questa relazione del Corona mise il diavolo addosso a Dell’Utri, o, per dir meglio, rendé più cattivo quello che già ci stava di casa. Gli sovvenne di chieder l’aiuto d’un tale, le cui mani arrivavano spesso dove non arrivava la vista degli altri: un uomo o un diavolo, per cui la difficoltà dell’imprese era spesso uno stimolo a prenderle sopra di sé.

Ma poco dopo il baleno, scoppiò il tuono; vale a dire che, una bella mattina, si sentì che il Papa Francesco era partito dal Vaticano per una visita pastorale ad Eboli. Questo buon successo così pronto fece inclinar sempre più don Marcello al partito rischioso: ciò che gli diede l’ultima spinta, fu la notizia inaspettata che Emmabonina era tornata a casa sua e stava tenendo pur un ciclo di trasmissioni su Radio Radicale alla ricerca di finanziamenti per restare nell’etere: un impedimento di meno vicino alla Prestigiacoma. Rendiam conto di questi due avvenimenti, cominciando dall’ultimo.

(continua…)

(c) Apolide Sedentario e Manzone Ramingo 2014
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