ISTORIA DELLA CONTRORIFORMA (sarà un rottame che vi seppellirà)

CAPITOLO 12 

Pressato da li sfottimenti del Controriformatore, il Governo dovette tuttavia metter mano anco a una Riforma-di-Se-Stesso.
E promise di modificare la vita e i costumi dei Politici, sia questi costumi fossero lascivi, sia non vi fossero affatto per risparmiar tempo nello spogliar la Ruby o Maria Elena di turno.

La riforma conteneva diversi obiettivi:
– circa il vestire e il conversare dei Parlamentari (che almeno in emiciclo stessero incravattati e costretti a usar le bocche per esprimere parvenze di concetti anzichè trangugiare altrui particolari anatomici)
– circa il ministrare gratis (ovvero senza emolumenti sostanziosi a chi assumesse cariche di Ministro pur essendo già ovviamente fornito di capitali personali ingentissimi)
– circa i conviti (rinfreschi e catering vadano, ma senza per forza sempre divenir baccanali)
– circa le celebrazioni delle feste (abolendone l’aspetto da “festino” malizioso ed ambiguo).

V’erano poi dei provvedimenti contra i bestemmiatori dell’opera renziana e i sortilegi per tentar di fermarne il corso riformista.
Infine era comandata la convocazione dei Consigli Comunali una sola volta l’anno, il che sarà forse limitante, ma taglia di gran lunga le spese delle amministrazioni locali.
Ma divulgato cotesto Disegno di Legge, ai leader delle formazioni coalizzate al PD Renziano (NCD in primis) parve di restar ingiuriati dall’aver stilato una tale radicale riforma solo tra i pochi fedelissimi dei Dem (in pratica il quartetto Orfini, Delrio, Boschi, Madia; quei stessi che il Controriformatore appellava “Il Quartetto Cetra Un Cazzo”).

(continua…)



(c) Marino Ramingo Giusti & Matteo Sarpi Anterculo per Apolide Sedentario 2015
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