ISTORIA DELLA CONTRORIFORMA (sarà un rottame che vi seppellirà)

CAPITOLO 2

Vi fu ben un poco un pericolo di scisma nelle sinistre, poiché avendo i premier precedenti dall’Asinello al PD atteso più alle arti della guerra che all’amministrazione, e amministrato con eccessivo imperio e tassazione, aveva portato alcuni di essi a separarsi e congregar un’assemblea di rottamatori.
Al che aggiungendosi che il Berluscone, scomunicato dallo stesso Alfano e poi pur allontanato dagli scranni per la Legge Severino, gli aveva levato gli inciuci, e si era congiunto con i rottamatori appunto.
Un modo di cavar denari fu individuato nei condoni fiscali. Ciò comportava indulgenza per gli industriali che mantenessero con l’importo di tale condono almeno l’equipaggiamento annuale di un soldato spedito in qualche guerra globale, o nei casi più possidenti d’un intero F35 (ammesso non precipitasse).
Così gl’industriali si sarebbero liberati dal purgatorio burocratico e da ulteriori multe. Aggiungendo anche di mangiare ova e latticini nei giorni di digiuno, e qui si intendano prodotti altamente biologici, non certo la sbobba chimica distribuita nei supermercati al popollame.
Ovvio però che gl’esattori equitagliani nei festini a bamba ed altro, in giuochi, in puttane, ed altre cose più da tacere, spendevano quello che gl’industriali restituivano.
Delle quali cose il Controriformatore (al motto di “sarà un rottame che vi seppellirà) si portò a parlare contro i Dem. E diede fuori 95 emendamenti in questa materia.
Il videomessaggio di Renzi non pareva bastante per oppugnar la dottrina del Controriformatore; per il che Alfano, Casini e pure i Grillini si rivolsero alla Corte Costituzionale, la qual concluse che le Riforme bisognava crederle per articolo di fede nella Repubblica.
Tuttavia si andava esacerbando la controversia, e il Controriformatore passava sempre innanzi a qualche nuova proposizione antigovernativa. Richiamato dalla Suprema Corte per vilipendio, il Controriformatore rispose che non aveva offeso alcuno, e non aveva bisogno della grazia di qual si voglia. E aggiunse “quella datela a Corona”.

(continua…)

(c) Marino Ramingo Giusti & Matteo Sarpi Anterculo per Apolide Sedentario 2015
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