PD: I PROMESSI DIVORZIATI una storia che sa d’affare (con RENZI TRAMAglino)

CAPITOLO LXIV

“Ah santità!” disse Renzi, andandogli dietro in atto supplichevole: “mi vuol mandar via in questa maniera? A me che ogni qualvolta dicono che cadrò faccio subito un briefing con sorrisino mefistofelico paro paro al Giulio gobbelzebù (sempre m’assiste, oh animaccia sua)?”
“Come!” riprese, con voce non meno severa, il Pontefice. “Ardiresti tu di pretendere ch’io rubassi il tempo al telefonar a gl’afflitti, per ascoltar le tue voci di rabbia, i tuoi proponimenti di vendetta, i tuoi deliri riformisti tanto al chilo, le tue farneticazioni sul risolvere i problemi del quotidiano con 80 euro qui e un gelato là? T’ho ascoltato quando chiedevi consolazione e aiuto; ma ora tu hai la tua vendetta in cuore, un grembiulino piduista in vita, e il vuoto cosmico nel cranio: che vuoi da me? vattene.”

“Sì, sì,” disse allora supplichevole Renzi, tutto commosso, e tutto confuso: “Capisco che ho parlato da bestia ferreriana impulsiva, e non da democristiano fariseo…”
“Ebbene, vieni con me. Hai detto: lo troverò; lo troverai. Vieni, e vedrai con chi tu potevi tener odio, a chi potevi desiderar del male, volergliene fare, sopra che vita tu volevi far da padrone come fai con prossimi licenziati e boccaloni elettori”, disse duramente Bergoglio. E, presa la mano di Renzi, e strettala come avrebbe potuto fare un giovine sano, anzi ben più con nerbo di come possano fare questi quarantennelli arrivisti, si mosse. Dopo pochi passi, il Papa si fermò vicino a una porta interna del Leonka, fissò gli occhi in viso a Renzi, e lo condusse dentro.
La prima cosa che si vedeva, nell’entrare, era un infermo seduto su lattine e bottiglie di birra, nel fondo. Papa Francesco, facendogli di nuovo sentir fortemente la mano con cui lo teneva, accennava col dito l’uomo che giaceva.
Stava l’infelice, immoto; spalancati gli occhi, ma senza sguardo; nere ed enfiate le labbra strette come nell’attesa della pallina che si ferma alla roulette; ed uno stringere adunco delle dita, livide tutte, e sulla punta nere, a grattare il pavimento come alla ricerca di un’ultima fiche da puntare.

“Tu vedi!” disse Bergoglio, con voce bassa e grave.
Tacque; e, giunte le mani, chinò il viso sopra di esse, e pregò: Renzi fece lo stesso, o mimò il farlo, bofonchiando orazioni senza nesso, allenato com’era a digitar a vuoto sui social.
Qui, senza dir altro, si separarono.

Quando gli parve d’essere abbastanza lontano, gli vien all’orecchio una voce…
Oh cielo! è possibile? Tutta la sua anima è in quell’orecchio: la respirazione è sospesa… Sì! sì! è quella voce!…
“Paura di che?” diceva quella voce soave: “abbiam passato ben altro che un temporale. Chi ci ha custodite finora, ci custodirà anche adesso.”
Se Renzi non cacciò un urlo, non fu per timore di farsi scorgere, fu perché non n’ebbe il fiato. Lui che a dir cazzate con la c aspirata era bravissimo. Ma gli mancaron le ginocchia, gli s’appannò la vista; ma fu un primo momento; al secondo, vide colei che aveva parlato.
Si volta essa al suono dell’invio del twit (#”ritrovata” @matteorenzi); guarda, crede di travedere, di sognare; guarda piú attenta, e grida: “oh Nazaren benedetto!”

“Prestigiacoma! v’ho trovata! vi trovo! siete proprio voi! priva di gratta&vinci, dunque sana, e priva di avvisi di garanzia, dunque immune alla Legge Severino!” esclamò Renzi, avanzandosi, tutto tremante.
“Oh Nazaren benedetto e Santa Nché!” replicò, ancor piú tremante, Prestigiacoma: “voi? che cosa è questa! in che maniera? perché? perché siete voi qui? Renzi! Renzi! Io ho fatto una promessa sacra!… Un voto!”
“E io vi dico che appunto, come dite, essa val pari a un voto, nel senso lessical pre-elettorale. Son promesse, promesse, cose che non contan nulla. Ce l’ha insegnato il Papi, a voi forzisti prim’ancora che a me, no?”

(continua…)


(c) Apolide Sedentario & Manzone Ramingo 2014
DOWN DOW FOREVER
chi non si abbona a IL NUOVO MALE (e FRIGIDAIRE) è nammmerda peggio di quelli di cui si lamenta

 

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