PD: I PROMESSI DIVORZIATI una storia che sa d’affare (con RENZI TRAMAglino)

CAPITOLO LXIII

“Ma tu,” proseguiva Papa Francesco, “come sei qui?”
“Vengo… a cercar di… Prestigiacoma”, rispose Renzi.
“Prestigiacoma! è qui Prestigiacoma? E’ tua moglie?”
“Oh caro padre! No che non è mia moglie… Ma che, le è venuto l’alzheimer?… Tutta ‘sta bischerata di storia è centrata sul non essere marito e moglie bipolaristi… Che diavolo di domanda mi fa, scusi eh, Santità?”

“Ma tu, dillo al Bergoglio confessore, cosa avevi fatto nei tumulti, Matteo…”
“Senta, se volessi dire d’aver avuto giudizio, quel giorno in Milano, direi una bugia; ma cattive azioni non n’ho fatte punto, e non mi si dica che scatarro sulla Costituzione o massacro i diritti dei lavoratori abolendo l’articolo diciotto”, disse Renzi con tanto di promessa scout.

“Aspetta,” disse il Papa “tu mi pari ben rifinito: devi aver bisogno di mangiare.”
“E’ vero,” disse Renzi: “ora che lei mi ci fa pensare, mi ricordo che sono ancora digiuno. Ho solo assaggiato i piatti postati in facebook da Delrio che è al ristorante stamane, e fa il trendy fotografando e mettendo in rete le portate.”
Renzi principiò, tra una cucchiaiata e l’altra, la storia di Prestigiacoma: com’era stata ricoverata nel monastero di Monza, come rapita. All’immagine di tali patimenti e di tali pericoli, al pensiero d’essere stato lui quello che aveva indirizzata in quel luogo la povera innocente, il buon Papa Francesco rimase senza fiato; ma lo riprese subito, sentendo com’era stata mirabilmente liberata e allogata da questa presso a Donna Ilary Blasi.

“Ora le racconterò di me,” proseguì Renzi; e raccontò in succinto la giornata di Milano, la fuga; e come era sempre stato lontano da casa, e ora, essendo ogni cosa sottosopra, s’era arrischiato d’andarci; e come in Milano aveva saputo che Prestigiacoma era al Leonkavallo. “E son qui,” concluse, “son qui a cercarla, a veder se è viva, e se… mi vuole ancora… perché… alle volte… se una come lei tutta precisina e stirata è a vivere tra quelli con le kefie e le braghe da skate… va beh, mi dirà Santità: se c’è pure Lei qui, il Vicario di Pietro, beh, allora forse c’è stata a mia insaputa una riconversione parrocchial-salesiana degli Autonomi…”

“Ma, Papa Francesco!” continuò d’impeto Renzi: “Prestigiacoma doveva esser mia moglie; lei sa come siamo stati separati; son venti mesi che patisco, e ho pazienza; e va bene che anche io son solito dire che entro 100 giorni, 20 mesi, 2 anni riformeremo questo e quell’altro, ma son venuto fin qui, a rischio di tante cose, l’una peggio dell’altra, e ora…”
“Non so cosa dire,” riprese il Papa, a cui di fronte a tanto raptus ormonale di Renzi non usciva di bocca nemmeno un cordiale tipico “Buonasera!”.
Ma poi proseguì: “Cerca di metterti da una parte della strada, e vedi… vedi… se la ci fosse. Cercala con fiducia e… con rassegnazione. Perché, ricordati che non è poco ciò che tu sei venuto a cercar qui: tu chiedi una persona in grado di mantenersi viva al Leonkavallo, fossa comune ormai di coloro che tutto han perso al giuoco, le mutande come si suol dire, ma ancor peggio ogni dignità, ammesso prima lo avessero! Va’ preparato a fare un sacrifizio…”
“Già; intendo anch’io,” interruppe Renzi stravolgendo gli occhi, e cambiandosi tutto in viso; “E se non la trovo!…”
“Se non la trovi?” disse il Papa, con un’aria di serietà e d’aspettativa, e con uno sguardo che ammoniva.
Ma Renzi, a cui la rabbia riaccesa dall’idea di quel dubbio aveva fatto perdere il lume degli occhi, e calcolate quanto già essi fossero lessi nella tipica espressione da scemo del villaggio globbbale, ripeté e seguitò: “se non la trovo, vedrò di trovare qualchedun altro. O in Milano, o nel suo scellerato palazzo, o in capo al mondo, o a casa del diavolo (c/o Onorevole La Russa), lo troverò quel furfante che ci ha separati; quel birbone che, se non fosse stato lui, Prestigiacoma sarebbe mia, da venti mesi; e se eravamo destinati a morire, almeno saremmo morti insieme. Se c’è ancora colui, lo troverò… E la farò io la giustizia!”

“Sciagurato!” gridò Bergoglio, con una voce che aveva ripresa tutta l’antica pienezza e sonorità del vescovo argentino nei tempi della dittatura militare: “sciagurato!” e la sua testa cadente sul petto s’era sollevata; le gote si colorivano dell’antica vita; e il fuoco degli occhi aveva un non so che di terribile.
“Guarda, sciagurato!” E mentre con una mano stringeva e scoteva forte il braccio di Renzi, girava l’altra davanti a sé, accennando quanto piú poteva della dolorosa scena all’intorno. “Guarda chi è Colui che gastiga! Colui che giudica, e non è giudicato! Colui che flagella e che perdona! Ma tu, verme della terra, tu vuoi far giustizia! Come un Di Pietro, come un De Magistris, come un Robespierre, come un Alfano. Tu lo sai, tu, quale sia la giustizia! Va’, sciagurato, vattene! Va’! non ho piú tempo di darti retta.”
E così dicendo, rigettò da sé il braccio di Renzi, e si mosse verso una capanna d’infermi, ammonendo severamente i curiali che borbottavano “tra un bravo figliuolo e i pezzari questo argentino mitomane che si crede d’Assisi sempre i pezzari sceglie; ha autori pure noiosi, alla lunga, dietro le quinte del reality Santosubito Seconda Stagione…”.

(continua…)


(c) Apolide Sedentario & Manzone Ramingo 2014
DOWN DOW FOREVER
chi non si abbona a IL NUOVO MALE (e FRIGIDAIRE) è nammmerda peggio di quelli di cui si lamenta

 

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