PD: I PROMESSI DIVORZIATI una storia che sa d’affare (con RENZI TRAMAglino)

CAPITOLO LXII

“Moia la marmaglia d’elettori!” esclamò l’altro lettighiere; e, con questo bel brindisi, si mise il fiasco alla bocca, e diede una buona bevuta. Ma, prima di bere ancora, si voltò a Renzi, gli fissò gli occhi in viso, e gli disse, con una cert’aria di compassione sprezzante: “bisogna che il diavolo col quale hai fatto il patto, sia ben giovine; ché, se non eravamo lì noi a salvarti, lui ti dava un bell’aiuto.” E tra un nuovo scroscio di risa, s’attaccò il fiasco alle labbra. E per un attimo gl’apparve, come per richiamo immaginifico al diavolo del patto menzionato, un giovine arcoriano che dai pianobar di crociera si trovò a fare Milano Due, grazie alle dritte di Mangano.

Tutt’a un tratto parve a Renzi di riconoscere il luogo che di lì diritto s’andava al Leonkavallo, e saltò giú dall’ambulanza.
S’immagini il lettore il Leonkavallo popolato di sedici mila ludopati frammischiati ai gagà di stirpe borghese ma abbestiati; quello spazio gremito di ravers confusi, sopra sacconi a pelo svomitazzati, o su lattine di birra accumulate; e su tutto quel quasi immenso covile, un ondeggiamento, un pogo; e pantomime assembleari con la sindrome da emulazione bicameralista; e qua e là, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di robbosi, ketaminosi, avvinazzati. Andava Renzi avanti (col solito strafottente farsi beffe d’opposizioni interne o qualsivoglia ostacolo al suo ribadito procedere spedito nella strada delle riforme), secondo che vedeva posto da poter mettere il piede, da collassato a collassato, facendo capolino in ognuna, e esaminando volti abbattuti dal patimento, o contratti dallo spasimo, o immobili nella morte. Ma aveva già fatto un bel pezzetto di cammino, e ripetuto piú e piú volte quel doloroso esame, senza veder mai nessuna donna, se non qualche punketta con tutti i suoi chiodi in faccia; onde s’immaginò che dovessero essere in un luogo separato, che so: al flash mob del collettivo femminista.

Ogni tanto, tra mezzo al ronzìo continuo di quella confusa moltitudine, si sentiva un borbottar di tuoni, profondo, come tronco, irresoluto; era il soundcheck di un gruppo che come i Negazione del Neffa anni ’80 avrebbero cantato “condannati a morte nel vostro quieto grattare e vincere”, tranne poi essere i primi ad acquietarsi sulle compulsività di massa.

Già aveva il giovine girato un bel pezzo, e senza frutto. Qua e là eran sedute tenere neohippies balie con bambini al petto, trovati smarriti da madri in Mdma o paralizzate da giorni innanzi a una slot; alcune in tal atto d’amore, da far nascer dubbio nel riguardante, se fossero state attirate in quel luogo dalla nomea alternativa di quel luogo, o da quella carità spontanea che va in cerca de’ bisogni e de’ dolori. Una di esse, tutta accorata, staccava dal suo petto esausto un meschinello piangente, e andava tristamente cercando la madre che, lasciando almeno un attimo lo schermo delle estrazioni del lotto, potesse tornare far le sue veci. Un’altra guardava con occhio di compiacenza quello che le si era addormentato alla poppa, e baciatolo mollemente, andava a posarlo sur una materassina decorata a bambulé e simboli del power flower. Ma una terza, abbandonando il suo petto al lattante straniero, con una cert’aria però non di trascuranza, ma di preoccupazione, guardava fisso il cielo: a che pensava essa, in quell’atto, con quello sguardo, se non a chi cazzo avesse profetizzato che dopo gli anni ’60 sarebbe venuta l’Era dell’Acquario?

Ora, mentre Renzi guardava innanzi, per studiar la strada, un’apparizione repentina, passeggiera, istantanea, gli ferì lo sguardo, e gli mise l’animo sottosopra. Vide, a un cento passi di distanza, passare e perdersi subito tra le baracche una figura che, anche così da lontano e così di fuga, aveva tutto l’andare, tutto il fare, tutta la forma del Papa Francesco.
Con la smania che potete pensare, corse verso quella parte; lo vide sedersi, fare un segno di croce su una scodella che teneva dinanzi; e, guardando intorno, come uno che stia sempre pronto a offrire un po’ del pasto a qualche confratello, mettersi a mangiare. Era proprio il Papa Francesco.
La storia del quale, dal punto che l’abbiam perduto di vista, fino a quest’incontro, sarà raccontata in due parole. Non s’era mai mosso da Eboli, né aveva pensato a moversene, se non quando la ludopatia scoppiata in Milano gli offrì occasione di ciò che aveva sempre tanto desiderato, di dar la sua vita per il prossimo.
Entrò nel Leonkavallo, fu subito sbeffeggiato, ma poi si pensò che fosse ottimo paravento ad eventuali minacce delle destre sugli appalti dell’area; e c’era da circa tre mesi.

“Oh Papa Francesco!” disse poi, quando gli fu vicino da poter esser sentito senza alzar la voce.
“Tu qui! Buonasera!” disse Bergoglio, posando in terra la scodella con la minestra di prodotti scaduti raccolti dai supermercati per gl’indigenti.

(continua…)


(c) Apolide Sedentario & Manzone Ramingo 2014
DOWN DOW FOREVER
chi non si abbona a IL NUOVO MALE (e FRIGIDAIRE) è nammmerda peggio di quelli di cui si lamenta

 

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