PD: I PROMESSI DIVORZIATI una storia che sa d’affare (con RENZI TRAMAglino)

CAPITOLO LXI

Per D’Alema questo ritorno non era certo così angoscioso come l’andata di poco prima; ma non fu neppur esso un viaggio di piacere. Al cessar di quella pauraccia, s’era da principio sentito tutto scarico, ma ben presto cominciarono a spuntargli in cuore cent’altri dispiaceri; come, quand’è stato sbarbato un grand’albero, mettiamo una Quercia secolare od un Ulivo millenario, il terreno si copre tutto d’erbacce. I massoni non gli facevan più tanto spavento, ora che sapeva più di certo come la pensava il Gran Maestro. “Ma, – rifletteva però, – se la notizia di questa gran conversione si sparge qua dentro, intanto che ci siamo ancora, chi sa come l’intenderanno costoro! Povero me! mi martirizzano! Altro che corse alla presidenza europea o missioni internazionali da pensionato riformista seguendo il modello di Carter!”.
Basta; s’arrivò in fondo alla scesa, e s’uscì finalmente anche dalla valle. La fronte di Gelli s’andò spianando, ché a volte il buon pensare sereno fa più del botulino.

La comitiva arrivò.
D’Alema fece i più sviscerati complimenti al Venerabile, e lo pregò di volerlo scusar con monsignore; ché lui doveva tornare alla sede della Tv online dei Democratici, per affari urgenti.
Gelli stette a aspettare che Tettamanzi tornasse di chiesa.
La buona donna, fatta seder Prestigiacoma, s’affaccendava a preparar qualcosa da ristorarla, ricusando, con una certa rustichezza cordiale, i ringraziamenti e le scuse che questa rinnovava ogni tanto.

Prestigiacoma, tornatele alquanto le forze, e acquietandosele sempre più l’animo, andava intanto assettandosi: faceva a trezze il blondo crine arruffato, raccomodava la scollatura di taglio Versace sul seno, e profumava di Chanel il collo. In far questo, le sue dita s’intralciarono nella corona che ci aveva messa, la notte avanti; lo sguardo vi corse; si fece nella mente un tumulto istantaneo; la memoria del voto alla Madonna do Carmine, la promessa di non più sposare il giovin rottamator della sinistra, oppressa fino allora e soffogata da tante sensazioni presenti, vi si suscitò d’improvviso, e vi comparve chiara e distinta. Dopo un ribollimento di que’ pensieri che non vengono con parole, le prime che si formarono nella sua mente furono: “oh povera me, cos’ho fatto!”
Ma non appena l’ebbe pensate, ne risentì come uno spavento. Le tornarono in mente tutte le circostanze del voto, l’angoscia intollerabile, il non avere una speranza di soccorso. E dopo avere ottenuta la grazia, pentirsi della promessa, le parve un’ingratitudine sacrilega, una perfidia verso Dio e la Madonna; le parve che una tale infedeltà le attirerebbe nuove e più terribili sventure, peggiori ancor di quelle che avrebbe avuto dal passar da Forza Italia al Nuovo Centro Democratico durante la diaspora alfaniana; e s’affrettò di rinnegare quel pentimento momentaneo. Si levò con divozione la corona dal collo, e tenendola nella mano tremante, confermò, rinnovò il voto.
La lontananza di Renzi, senza nessuna probabilità di ritorno, quella lontananza non solo politica ma ora anche geografica che fin allora le era stata così amara, le parve ora una disposizione della Provvidenza, che avesse fatti andare insieme i due avvenimenti per un fine solo.

Tutt’a un tratto, si sente uno scalpiccìo, e un chiasso di voci allegre. Era la famigliola che tornava di chiesa. Due bambinette e un fanciullo entran saltando; si fermano un momento a dare un’occhiata curiosa a Prestigiacoma, poi corrono alla mamma, e le s’aggruppano intorno: chi domanda il nome dell’ospite sconosciuta, e il come e il perché; chi vuol subito la sua amicizia su facebook; chi twitta la novità di questa onorevole ospite: la buona donna risponde a tutto e a tutti con un – zitti, zitti -.
Entra poi, con un passo più quieto, ma con una premura cordiale dipinta in viso, il padrone di casa. Era, se non l’abbiamo ancor detto, un noto stilista; un uomo che oltre a disegnar capi sapeva anche leggere, mica un Dolce o un Gabbana; e che aveva letto in fatti più d’una volta la Gazzetta dello Sport e talvolta pur Il Sole 24 Ore, e passava, in quelle parti, per un uomo di talento e di scienza: lode però che rifiutava modestamente, dicendo soltanto che aveva sbagliato la vocazione; e che se fosse andato agli studi umanistici, in vece di tant’altri, altro che Fabivoli ora s’avrebbe in libreria…!

– Guardate un poco, – gli disse, al suo entrare, la buona donna, accennando Prestigiacoma; la quale fece il viso rosso, s’alzò, e cominciava a balbettar qualche scusa per i fianchi troppo larghi che non avrebbero reso giustizia alle linee perfette dei suoi abiti. Ma lui, avvicinatosele, l’interruppe facendole una gran festa, e esclamando: – ben venuta, ben venuta! Siete la benedizione del cielo in questa casa. Altro che fianchi larghi, cara onorevole, lei ha una silouhette che fa invidia alle adolescenti! Come son contento di vedervi qui!
Messo poi subito in tavola, la padrona andò a prender Prestigiacoma, ve l’accompagnò, la fece sedere; si mise a sedere anche lei e il marito, facendo tutt’e due coraggio all’ospite abbattuta e vergognosa, perché mangiasse, altro che diete, che d’altra parte ormai par che le curvy stian per scalzare le ossute dalla moda.
Prestigiacoma fece gli occhi rossi (che l’apposita app di Instagram subito rese fotogenici), e sentì in cuore una tenerezza ricreatrice; come già da’ discorsi di prima aveva ricevuto un sollievo che un discorso fatto apposta non le avrebbe potuto dare.

Poco dopo, entrò D’Alema, e disse d’esser mandato da Tettamanzi a informarsi di Prestigiacoma, ad avvertirla che monsignore voleva vederla in quel giorno, e a ringraziare in suo nome lo stilista e la moglie.
– E la Emmabonina non è ancora arrivata? – disse a Prestigiacoma.
– Emmabonina! – esclamò questa.
Emmabonina infatti, quando si parlava di lei, era già poco lontana. Finalmente arriva, e si ferma alla maison dello stilista. Prestigiacoma s’alza precipitosamente; Emmabonina dentro di corsa: sono nelle braccia l’una dell’altra.
Passato quel primo sfogo d’abbracciamenti e di singhiozzi, Emmabonina volle sapere i casi di Prestigiacoma, e questa si mise affannosamente a raccontarglieli. E principalmente quella fatale combinazione d’essersi il terribile taxi di Parolisi e Lavitola trovato lì sulla strada, per l’appunto quando Prestigiacoma vi passava per un caso straordinario: su di che la forzista e la radicale facevan cento congetture, senza mai dar nel segno, anzi senza neppure andarci vicino.
In quanto all’autor principale della trama, tanto l’una che l’altra non potevano fare a meno di non pensare che fosse Dell’Utri.
– Ah anima nera! ah tizzone d’inferno! – esclamava Emmabonina: – ma verrà la sua ora anche per lui. L’estradizione dal Libano arriverà, oh se arriverà….

(continua…)



(c) Apolide Sedentario e Manzone Ramingo 2014
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chi non si abbona a IL NUOVO MALE (contiene FRIGIDAIRE) è sciemo

 

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