VOGLIA ‘E TURNA’ AL 1977 Apolide Sedentario intravista TERESA DE SIO

[ Teresa De Sio e Apolide Sedentario ]


0. INTRO

La sera prima ero a fare il contropelo a Gramellini, vicedirettore de La Stampa, populista ruffiano e torinista che di granata merita soltanto un omonimo ordigno nel culo o una Superga mentre vola basso anziché fare il figo cicisbeo per il suo corteo di gruppies borghesotte ma antiberlusqoniane. Sia onore al Toro, non a questo “tifoso” ma nel senso “appestante”.

Gramellini era in Piazza Partigiani di Alassio a far comizio per il pecorame in vacanza affascinato dai suoi corsivi astuti. La piazza dove fanno Miss Muretto e Missmagliettabagnata. Lui e la sua crapa pelata e seborroica a bestemmiare, come le miss suddette, coloro cui la piazza è intitolata, la cui opposizione non era di facciata, non era disquisizione da salotto, ma ribellione col botto.
Mesi fa su La Stampa il Gramellini aveva “supplicato” al contattarlo i suoi lettori che avessero rinunciato nella vita a posizioni sociali e stipendiate per motivazioni etiche, per pubblicare un’intervista anomala a un itagliano onesto. Lo contattai. Mi disse che eravamo un centinaio ad essersi proposti. Dissi: “Benissimo, scegli uno di noi, e aspetto di trovare l’intervista che hai dichiarato di volere fare”. Disse: “Era un modo di dire”.
Gli ero andato ieri a rinfacciare d’aver per tutta la sera insultato il Qavalierie “che dice sempre il falso” dal pulpito suo di vicedirettore che dichiara intenzioni poi risolte in “era un modo di dire, era ironia”. “Anche Berlusqa fa modi di dire quando promette meno tasse per tutti”, gli dissi io, ieri, in Piazza Partigiani. Finse di non sentire, il Gramellini buono a predicare ma che razzola male. E io si sa che punisco i farisei.
La sera prima ero a punir lui, in Piazza Partigiani, come un Gap. In quella piazza davanti al mare. Come il titolo della rassegna laiguegliese di canzone d’autore, a cui stasera mi reco da impunito per intravistar senza astio e con ammmore una che non è invece farisea: è la De Sio, una Donna genuina, una che fa quel che dice e canta (bene) di se stessa quel ch’è.


1.
“Queste piazze davanti al mare” è una rassegna cantautorale gratuita organizzata da Massimo Schiavon, uno che mi saluta da ancor prima di avermi conosciuto, e che io chiamo Giacon per lapsus cronico senza che lui mi corregga.
La piazza è gremita, davanti ci sta il mare, e nel retropalco sta lì ad aspettarmi la Pischellettah Sarah con già pronta la macchina fotografica.
C’è Dario del Club Tenco. Dico a Sarah: “Questo però è dappertutto”. “Sì, come noi”, mi rinfaccia sveglia lei. Lapalissiano: se ci vediamo ovunque vuol dire che siam sempre ovunque tutti e tre, quando ci son degli Autori. Brava Sarah. E che foto che fa.
Sul palco Teresa De Sio propone un recital di musica e cultura popolare. Dal retro è un riverberare incomprensibile. Ma la sua timbrica è magica.
Di Teresa io credo, voglio credere, che sia “una di noi”. Che quel suo aspetto streghesco-fricchettone fosse dimostrazione d’esser figlia verace dei ’70, ovvero Artista maiuscola e persona che non tradisce le istanze originarie della rivoluzione a mezzo artistico, comunicazione estetica che è retta sopra un substrato a scopo pedagogico per il Popolo ignavo.
E non appena Teresa lascia il pubblico e mi risponde un “sì” stanco ma solido alla proposta mia di un’intravista di una domanda veloce ma non labile so che non mi sbagliavo.


2. INTRAVISTA ESCLUSIVA CON TERESA DE SIO
 
Chiedo di prenotarmi la De Sio, appena avrà riposato e preso fiato, a Maria Laura Giulietti, la womanager. Alla quale premetto che io sono assai ostile a coloro che han tradito (o, per buonismo, “scordato”) le origini Settantasettine da cui vengono gli ultimi storici sprazzi culturali della storia recente. Per una sorta di stupido pudore dico mentre si chiacchiera con lei: “…Detto che si trattò di un anno libero, il ’77, ma pure troppo estremo, Teresa e gli altri che scrissero quegli anni hanno la responsabilità della coerenza…”. E Maria Laura rimbrotta: “Perché estremo? Non era estremo, era la vera libertà; e poi in quegli anni tutti eravamo collegati con tutti, e tra tutti ci sentivamo realmente facenti parte di qualcosa di vero, grande, incisivo”. Dico: “Mi fai venire il magone”. E intendo che provo sincera commozione quando incontro qualcuno che non solo ricorda, ma che rivendica ancora.
Non ho sbagliato a tornare dall’inferno – morto che ero e sono a questo mondo, e tanto più alla rete – per rispedire ai turistipuntoorg una nuova intravista, se questa è l’introduzione.
Teresa s’è rinfrescata, esce dal camerino, è dispobinile. Mi guarda con quel musetto da scugnizza, bella come una vispa ragazzina. Aspetta la mia domanda, sbarazzina sotto quella sua chioma torrenziale, per quanto dica (e le credo) “son distrutta”.


Apolide Sedentario:
“Io nun tengo santi ‘m Paradiso e nun vojo sentì bucie, e vago a cercà uocchie comme aulive nere, e mo’ ch’aggia trovato i tuoi dimme ‘m po’: tu preferisci chi vince o chi perde, chi ‘mbroglia ch’o ssape fa o chi vulisse aizzà a capa e pigliasse ‘o futuro, e diventare nu brigante cumme a’ mmia?”
 
Teresa De Sio;
“Ma dai sarebbe questa la domanda?
Ma questa non è una domanda, hai fatto un mix di svariati anni di composizioni: questa non è una domanda, è una Poesia!
Ho riconosciuto tutto e sai perché? Perché le ho scritte tutte io, e sarò vecchia ma mi ricordo quello che aggio fatto ie!”
 
(Teresa spalanca un sorriso delizioso che me la bacerei)
 
Apolide Sedentario:
“Faccio con tutti così”
 
Dario del Premio Tenco:
“E’ una frase compromettente faccio con tutti così”
 
Apolide Sedentario:
“Nel senso che uso i loro stessi testi per – scusate la volgarità signore belle – rigirarglieli in culo qualora nel frattempo abbian tradito le loro stesse intenzioni, per farli sbattere in faccia al loro specchio. Cosa, però, Teresa, che con te non ho motivo di fare, nel senso che per te ho scritto poesia, come la chiami tu, perché non hai tradito, e rinunciando a ben più ampi successi hai proseguito sulla stessa strada”
 
(Maria Laura Giulietti poco prima mi aveva detto “non dirle X-Factor o Amici: le viene l’orticaria”)
 
Teresa De Sio:
“La vita è dura per tutti, sai. Bisogna avere compassione per quelli che sono cambiati.”
 
Apolide Sedentario:
“Compassione e pietà si danno a tutti, ma non son poi dei grandi sentimenti…”
 
Teresa De Sio:
“Infatti ho detto compassione ben sapendo cosa stavo dicendo…
Comunque per me è tosto e duro il continuare sulla stessa strada: si rimane poveri, la mia è una vita di miseria e fatica.”
 
Apolide Sedentario:
“Sì, Teresa, ma a rimaner quel che si è si resta appunto sempre quel che si è, quindi anche giovani e belli come siamo, nonostante l’età, ancor io e te”
 
Teresa De Sio:
“Hai ragione.”
 

3. POSTILLA
Massimo Gramellini ha meno anni di Teresa, ma è vecchio, calvo, e bruttissimo.


(c) Apolide Sedentario 2010
(c) per le immagini: Pischellettah Sarah


[ Teresa De Sio e Apolide Sedentario ]

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[ Teresa De Sio e Apolide Sedentario ]

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3 Comments

  1. pischellettah sarah scrive:

    ennesima emozione mari’!sia averlo vissuto personalmente ,sia rileggere tutto e stupirmi di come riporti in maniera del tutto originale la stessa vibrazione che vivi!eh mari’ mari’ sempre a stupire…ti voglio bene sarah

  2. archivista scrive:

    ma marins, freakettona freakettona..ma io vedo i segni della plastica ul suo volto

  3. Apolide Sedentario scrive:

    oh archivista, tu che hai gli archivi dei chirurghi rinoplastici (io ho solo quelli di Rino senza plastica) controlla pure se Lei è un’interventista sui lineamenti suoi, e facce pure sapé… e tuttavia “datata” ella la è, non pare ‘na guaglioncella, ma è bella in vitalità ed in guappesca arcaica combattività… e del Finardi che ha cancellato il nome dalla lista rimasti strappandoti il registro nel frammentre della ricreazione che mi dici?

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