FINARDcore Apolide Sedentario intravista EUGENIO FINARDI

[ TApolide Sedentario intravista EUGENIO FINARDI ]

1. INTRO

Non è per un cazzo vero, Eugenio, che in Itaglia la gente è più sincera e la vita più vera.
L’itagliano è un meschino, un voltafaccia, un infame. Uno che non ha mai iniziato una guerra finendola con lo stesso alleato di partenza. Uno che ha osannato i duci e poi nel declino li ha vilipendiati. Uno che negli anni ’70 ha preso al capolinea di partenza il 109 per la Rivoluzione, ma al capolinea di arrivo c’era Rino Gaetano che s’accorgeva di esser rimasto solo.
Per anni di intraviste ho avuto stuoli di supporter a profittare del mio arditismo apripista per conoscere i vips dello spettacolo. Ma questa volta che ho dichiarato che andrò da Eugenio Finardi “a far brutto” preferiscono accampar scuse per recarsi a un limitrofo festival finto-alternativo, gozzovogliando pecorinamente tra masse di emuli leoncavallini.
Anfami, tutti. Io amici non ne ho, diceva la Berté. Ber te è non avere amici, ber me è non avere cumpari. Solo me ne vò per la cittadina maledicendo costoro traditori, mentre che vado a dire al cantautore di “Musica Ribelle” che poi passano gli anni, e di ribelle resta sempre niente, meno me.

2. INTRAVISTA ESCLUSIVA CON EUGENIO FINARDI

Diciotto anni fa la mia cumpa andò (io no) ad ascoltare Finardi in un concerto a Finale.
Chiesero “Legalizzatela”.
Finardi d’in sul palco rifiutò, e – mi dissero loro – accampò a scusa che si trattava di “errore giovanile” l’aver composto quel brano.
La vendetta è un piatto che io consumo ghiacciato. Undici anni ho aspettato in riva al fiume Oliviero Toscani. Diciotto anni ad aspettar Finardi per rinfacciargli questo voltafaccia, ed ora sorte stasera mi procaccia l’occasione in vassoio.
Preparo una domanda che è retorica, finalizzata a dire in faccia a Eugenio che chi rinnega i brani giovanili e i relativi ardori è un traditore. Son pronto al peggio: nel retropalco sostano severi vigili e carabbbinieri, il popollame è osannante la sua star, e io son solo senza alcun cumpare a guardarmi le spalle. Ma tengo due palle tante, e me ne fotto se in risposta al mio attacco verrò preso ed attaccato a un muro. Attendo Eugenio nei pressi del gazebo che fa da camerino, a muso duro.
Eugenio s’avvicina, chiedo se posso porgli una domanda per turistipercasopuntoorg. Un bambino che è pronto per l’autografo domanda: “Ma lei è un giornalista?”. “Circa”, rispondo io.
Eugenio mi porge la mano. Gli dico: “Forse, Eugenio, ti conviene prima aspettare che espongo il mio quesito, la mano semmai la dai dopo”.
 
Apolide Sedentario:
“Qualcuno avrebbe dovuto prendere posizione e avrebbe dovuto guardare in faccia alla situazione, ma poi aveva un giro di soldi da fare, e piuttosto che andare a rubare si è andato a fare fottere dalla multinazionale, ed ora merita come condanna un Cramps al fegato: sei pronto Eugenio, che sei un ribellemamma come direbbero gli Skiantos, alla mia realtà sociale? E allora pigliati ‘sta botta di ANFAME!”
 
Eugenio Finardi:
“…”
 
Apolide Sedentario:
“A te la replica”
 
Eugenio Finardi:
“…Bella poesia…
Vedi, il pubblico è cambiato, i giovani sono cambiati, e io non voglio fare entrare quel tipo di realtà nella loro consapevolezza…
Ho avuto esperienze di vita che mi hanno portato a questo…”
 
Apolide Sedentario:
“Ma Legalizzatela non era propaganda al farsi, era un ragionamento sul principio della riduzione del danno”
 
Eugenio Finardi:
“Certo, è verissimo, ma troppa gente la ha usata in maniera distorta”
 
Apolide Sedentario:
“Non è un motivo del tutto sufficiente per rinnegare un brano assai importante nella valenza socioculturale”
 
Eugenio Finardi:
“Bisogna dedicarsi a pieno a quello che si reputa importante: dagli anni ’70 a oggi, avendo avuto una figlia down, ho concentrato il discorso su altri argomenti, primo su tutti appunto l’handicap. Ora per esempio mi sto occupando del fatto che c’è un sacco di famiglie che si sta per veder tolto l’assegno di mantenimento del familiare con handicap, 261 euri mensili senza i quali saranno nei casini. Io avrei potuto essere ricco, ma non lo sono avendo da badare alle cure e all’assistenza di mia figlia Elettra.
Tuttavia sono stato in Sudan e a Sarajevo, e mi interesso e impegno su vari argomenti. Non si può diluire in troppi campi l’azione.”
 
Apolide Sedentario:
“Io è una vita che mi batto su tutti i fronti e non diluisco la mia incisività. Però ricordo che avevo letto di tua figlia e dei suoi problemi. E la giustificazione che dai in questo senso è accettabile. Ma io so anche che ci sono artisti come il tuo ex chitarrista Alberto Camerini che non hanno mai smesso di rivendicare e vivere la loro condizione originaria degli anni ’70. Ricordi il suo brano: Aiutami dottore, non ce la faccio più, droga per favore, la medicina che mi tira su?”
 
Eugenio Finardi:
“Camerini è un Genio. Lo adoro. Ma purtroppo saprai anche tu che ha un problema. E’ un genio folle. E in qualche modo siamo sempre nell’ambito delle problematiche dell’handicap, in questo caso i disagi mentali dei più grandi artisti, la follia di questo genere di artisti, tra cui tu e Alberto… E ribadisco che l’handicap è appunto tra gli argomenti su cui ho maggior impegno”
 
Apolide Sedentario:
“Io amo molto più lui di te, posso?”
 
Eugenio Finardi:
“Anche io amo Camerini più di me!”
 
Apolide Sedentario:
“Va bene, Eugenio, non è da tutti beccarsi dell’infame in un attacco diretto e tuttavia accettare la dialettica e reggerla. Diciamo che non ti perdòno, ma ti rispetto.”
 
E ora sì che ci diamo la mano con Finardi.
Poi mi dice: “Se resti nella zona dopo ti vorrei dire ancora solo una cosa”. Gli dico che aspetterò seduto lì. Mi convoca poco dopo. Mi dice nell’orecchio alcune analisi sul mondo attuale (cose che non riporto, riservate), preoccupato del mio modo di pormi sfacciatamente rivoluzionario. Gli dico: “Ma io sono un kamikaze, non preoccuparti per me”. Però non gli dico che io morto son già, da molto tempo. Perché morto è chi non esiste nelle altrui menti. E a me tutti han mentito, nella vita, quelli che han garantito d’esser simili a me. Parlo dei vivi. Carletto è morto. Zio è morto. Io cumpari non ne ho più.

3. CHIOSA

Il popollo itagliano non è “più vero” e “più sincero”: è un voltafaccia, un profittatore, un parassita. E non ha opignione propria: s’accoda al vip di riferimento, pollitico o artista che sia. Quattro sere prima, contestando Gramellini che fingeva di non sentire, la massa inferocita mi insultava. Stavolta che Eugenio mi caga, nonostante l'”Anfame” che s’è beccato per saluto, tutti i suoi fans mi guardan con rispetto e deferenza. Ma andate tutti a fanculo, pecorame dimminchia. Esclusi: Ele Voice (che s’è prestata, lei che ribelle mai s’è dichiarata, ad un puntuale e zelante far le foto); le due genovesi che dicono “…ma Marino sei tu?…” spuntando belle dalla mia vita terrena ormai datata dieci anni fa (ché poi discesi agli inferi, e mi piacquero più che sto mondoemmerda occidentale, e vi rimasi, tranne queste sortite da oltretomba che ho regalato ai turistipuntoorg) e che m’intrattengono poi mentre io scarico l’adrenalina incursiva; il mio barista del mio chioschetto; l’amica del mio barista del mio chioschetto che sulla via del ritorno mi sollazza sull’argomento vibratori, cetrioli, e cazzo vero (che lei lo preferisce). L’amica del mio barista è più sincera della gente di “Dolce Itaglia” di Finardi. Viva la figa. Viva la sincerità.


(c) Apolide Sedentario 2010
(c) per le immagini: Ele Voice



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2 Comments

  1. la fan segreta... scrive:

    che dire…Meraviglioso !!!!

  2. Apolide Sedentario scrive:

    gioco di parole da te ispirato, mia bell’e’bbrava supporter: “la fan segreta, ma io la paleso” (o, per dirla come il mio trisavolo: metto le birbe alla berlina)

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