IDEALI O VALORI – Cronache d'ordinaria ragneta' da Rignano a Donegani
Circa la "decadenza dei valori" s'inflazionava l'analisi sociale da meta' anni '60 (prima del decadimento dell'uranio ovunque passi un'armata ienchiloockeed, ovvero il nuovo millennio e non piu' mille). Il medio-mediocre itagliano quel messaggio lo ha, alla lunga, preso letterale (e letteralmente lungo su nel culo): in ogni caso di nera, in fin dei conti, spuntano solamente i conti in tasca, da Rignano alla Brescia donegana…
Avevo gia' scritto (si veda nell'archivio, post di mercolediseventinmaggio) come sia le famiglie delle figlie presunte molestate (dalle madri morbose di sicuro, da qualcun altro chissa') che quelle delle maestre incarcerate, tutti a Rignano, in fondo, ragionassero solo su "quanto mi costa questa storia".
La settimana scorsa, pure a Brescia, nella vicenda "caso Donegani" – con gli zii fatti a fette, e con le accuse al pernulla-affettato orsoso Gatti – gli unici fatti a cui badano un po' tutti sono, di nuovo, i sacchi – ma non i sacchi con dentro gli arti mozzi portati nella vallata da chi-e'-killer: i "sacchi" nel senso soldi, la pecunia-non-olet (puzzano invece gli arti disossati, ma agli eredi affamati gliene fotte…).
Narra infatti il Corsera, dal processo: "Un intenso giro di sguardi di sollievo tra i quattro fratelli di Luisa – per ogni erede 80 mila euro di danni morali – mentre Gatti aveva ribadito la sua innocenza".
Vecchie lenze lumbard, i fratellini: poniamo che non si trovi un assassino, essi non avran mai risarcimento; mentre mettendo dentro un mentecatto psicofisiohandicappato (appunto il Gatti) – abbia o non abbia commesso lui il reato – verranno rimpinguati nelle casse.
Non gliene frega un cazzo del colpevole, o degli ziastri gaudenti massacrati. Conta cosa hai intascato, il resto e' verbo, son parole, aria fritta. Da cui la fretta di avere un "omicida", nonostante le prove alla rinfusa, nonostante ogniccosa (e la difesa ha il suo dire, che "l'indagine e' piena di buchi, e di errori vistosi, e conclusioni solo approssimative": il caso e' chiuso).
Chi muore giace (gli zii), e chi invece e' vivo con i soldi che fa si compra pace.
—
(c) Apolide Sedentario 2007
Avevo gia' scritto (si veda nell'archivio, post di mercolediseventinmaggio) come sia le famiglie delle figlie presunte molestate (dalle madri morbose di sicuro, da qualcun altro chissa') che quelle delle maestre incarcerate, tutti a Rignano, in fondo, ragionassero solo su "quanto mi costa questa storia".
La settimana scorsa, pure a Brescia, nella vicenda "caso Donegani" – con gli zii fatti a fette, e con le accuse al pernulla-affettato orsoso Gatti – gli unici fatti a cui badano un po' tutti sono, di nuovo, i sacchi – ma non i sacchi con dentro gli arti mozzi portati nella vallata da chi-e'-killer: i "sacchi" nel senso soldi, la pecunia-non-olet (puzzano invece gli arti disossati, ma agli eredi affamati gliene fotte…).
Narra infatti il Corsera, dal processo: "Un intenso giro di sguardi di sollievo tra i quattro fratelli di Luisa – per ogni erede 80 mila euro di danni morali – mentre Gatti aveva ribadito la sua innocenza".
Vecchie lenze lumbard, i fratellini: poniamo che non si trovi un assassino, essi non avran mai risarcimento; mentre mettendo dentro un mentecatto psicofisiohandicappato (appunto il Gatti) – abbia o non abbia commesso lui il reato – verranno rimpinguati nelle casse.
Non gliene frega un cazzo del colpevole, o degli ziastri gaudenti massacrati. Conta cosa hai intascato, il resto e' verbo, son parole, aria fritta. Da cui la fretta di avere un "omicida", nonostante le prove alla rinfusa, nonostante ogniccosa (e la difesa ha il suo dire, che "l'indagine e' piena di buchi, e di errori vistosi, e conclusioni solo approssimative": il caso e' chiuso).
Chi muore giace (gli zii), e chi invece e' vivo con i soldi che fa si compra pace.
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(c) Apolide Sedentario 2007
