0 – INTRO
Vado via?
Come vorrei… Ché non ci ho più nulla a che fare, io che ho fondato la mia causa sul Nulla, con questo nulla minuscolo, miserrimo, che è il millennio dei giga.
Ho intravistato Giganti (Enrico Maria Papes), ho visto cose che voi profili social nemmeno lagrimando nella pioggia…
E da bambino ho ascoltato analogie anziché campionamenti, timbriche e non TimMusic.
Drupi graffiava i microfoni. Con quei capelli da film con il Monnezza, e quella faccia da schiaffi.
Veniva voglia di esser come lui, con quel sorriso sornione, gestendo magistralmente la canzone. Fammi volare, Drupi, senza Red Bull. Cantala ancora, Giampiero.
1 – REGALAMI UNA RISATA CHE LI SEPPELLIRA’
Giungo al Teatro Ambra a ora di pranzo. Il concerto di Drupi, data del tour nazionale, è al pomeriggio: le prove dovrebbero stare in quell’orario.
Infatti la band è al soundcièc, e a smanettare i cavi, i jack, le spie, c’è l’ormai noto a tutti Mazzipunk. Gli dico che la tastiera non si sente. Mi dice “Apolide, dacci il tempo adatto, poi vedrai che si sente”. Mazzipunk è altamente competente. E non competitivo. Anzi, è il migliore dei complici. Mi dice che Drupi arriverà più tardi.
Più tardi non posso: son ridotto all’osso da un periodaccio dei miei. Però potrei tentar dopo il concerto… E m’organizzo… Che non c’entra con Morgan, ma con Drupi sì, cazzo…
Una cumpara mi dice che m’appoggia nell’accerchiamento all’uscita del cancello del backstage del Teatro, nella sera inoltrata. La band sta uscendo: hanno appena finito.
Drupi non c’è. Fuori Target. Come il suo album del 2007.
Ma l’accerchiamento è stretto, ed individuo un ben noto individuo della zona che suole far da patron e da patrone in ogni situazione pseudoartistica che si svolga in città. Più volte si è ingelosito io parlassi con chi, smargiasso, vuole da trofeo come esclusività.
Mi ci avvicino, fingendo distrazione. Lui sta parlando di Drupi con persone. E sento “Sutta ca’”.
In Lingua Ligure, l’espressione usata indica un luogo fisico. Ma so trattarsi anche dell’insegna di un luogo di ristorazione.
So dov’è Drupi.
Appostamento. Missione sta compiendosi. Davanti al ristorante. Entra la band. Il management. Il manager getta l’occhio, la cumpara approfitta: “Scusa, ciao, Drupi è dentro a mangiare?”. Il manager se la canta, non con il timbro di Drupi, inimitabile: “No, ma arriva tra poco”.
Pochissimo dopo, dopo un’intera giornata ad appostarsi, siamo a posto: presentazione, intravista.
2 – INTRAVISTA ESCLUSIVA TRA DRUPI E APOLIDE SEDENTARIO
APOLIDE SEDENTARIO:
“Ero piccolo e fragile, ma volevo essere un duro. Allora mi feci crescere i capelli come te. Ma sereno è solo quando non ci sono le scie…”
DRUPI:
“Un artista! Complimenti!”
APOLIDE SEDENTARIO:
“La prendo come risposta, a una non domanda in effetti. E ti volevo anche regalare una canzone, non iscritta alla Siae: si intitola Mi Sveglio Con Un Vaffanculo, su questo biglietto c’è il modo di trovarla, quando la scrissi come maRino Gaetano pensai che con la tua voce era perfetta.”
DRUPI:
“Davvero? Allora la ascolterò”.
Nel dire “Un artista!”, Drupi si volge al cerchio degli astanti (un ameroinglese, il manager, qualcuno degli organizzatori del concerto, ed il patron patrone, irritatissimo) come a dire “ma avete sentito questo cosa dice?” ridacchiando con l’aria di chi sa. Acchiappa al volo che non sto “domandando” bensì stimolando neuroni. E non può che associare questo all’Arte. Lui che, artigiano prestato alla canzone, sa percepirla all’olfatto cerebrale. E grida e vive e ama. Come nell’album del ’79.
3 – CHIOSA
Il cielo non è sempre più blu. E’ sempre più un foglio quadrettato, un intersecare di linee e di cursori che le disegnano mentre altri insegnano che c’è un cambiamento nel clima. Un cambiamento indotto. Per un colossale indotto di acciecati da schermi teleguidati, sguardi paralizzati sul Big Brother che non sanno più alzarsi verso il cielo.
Cielo duro, ma nel senso di metalli pesanti, per alterare il meteo. Bombe di guerre mondiali. Bombe d’acqua.
Drupi sereno è. Ridanciano. Verace.
Veniamo da un secolo scorso. Prima di questo, scorsoio.
—
(c) apolide sedentario 2025
fencs to Mazzipunk e Cinema Teatro Ambra
DOWN DOW FOREVER