PD: I PROMESSI DIVORZIATI una storia che sa d’affare (con RENZI TRAMAglino)

CAPITOLO LXV

All’alba, Emmabonina s’alzò e s’incamminò subito verso la villa dei Totti, dov’era Prestigiacoma.
Questa, dal canto suo, quantunque non le fosse diminuita quella gran ripugnanza a parlar del voto alla Madonna, pure era risoluta di farsi forza, e d’aprirsene con la storica paladina delle femministe.
Appena poterono esser sole, Emmabonina, con una faccia tutta animata, e insieme a voce bassa, come se ci fosse stato presente qualche microfono direzionale del fisco, cominciò: “ho da dirti una gran cosa;” e le raccontò l’inaspettata fortuna del lascito.
“Iddio lo benedica, quel finanziatore illecito,” disse Prestigiacoma: “così avrete da star bene voi, e potrete anche far del bene a qualcheduno che non ha superato la soglia di sbarramento.”

“Come?” rispose Emmabonina: “non vedi quante cose possiamo fare, con tanti danari? Senti; io da quando facemmo l’exploit con la Lista Bonino e superammo il 10% sono in caduta libera nei risultati elettorali; non ho altro che te, che voi due, posso dire; perché Renzi, da che cominciò a discorrerti, l’ho sempre riguardato come un mio figliuolo, come un giovane compagno transnazionale liberale liberista. Tutto sta che non gli sia accaduta qualche disgrazia, a vedere che non ha mai fatto saper nulla: ma eh! deve andar tutto male? Son disposta a venir con voi altri, anche in un nuovo gruppo parlamentare; e son sempre stata di quel parere; ma senza danari come si fa? Intendi ora? Dunque, quando Matteo avrà trovato il bandolo di far sapere se è vivo, e dov’è, e che intenzioni ha, ti vengo a prender io a Milano… intendi?”
Ma vedendo che, in vece d’animarsi, Prestigiacoma s’andava accorando, e non dimostrava che una tenerezza senz’allegria, lasciò il discorso a mezzo, e disse: “ma cos’hai? non ti pare?”
“Avrei dovuto dirvelo prima,” rispose Prestigiacoma, alzando il viso, e asciugandosi le lacrime; “ma non ho mai avuto cuore: compatitemi. Io non posso piu esser moglie di quel poverino!”

“Come? come?”
Prestigiacoma, col capo basso, col petto ansante, lacrimando senza piangere, come chi racconta una cosa che, quand’anche dispiacesse, non si può cambiare, rivelò il voto sacro pronunziato da prigioneria di Gelli di non più maritarsi al rottamatore in cambio della libertà.
Emmabonina era rimasta stupefatta e costernata. Disse: “E ora cosa farai? E Renzi?”.
“Ah!” esclamò Prestigiacoma, riscotendosi, “io non ci devo pensar piú a quel poverino. Già si vede che non era destinato… A una carriera da marciasuromista fulmineo sì, ma al talamo con una ex-ministra forzista evidentemente no… Vedete come pare che il Signore ci abbia voluti proprio tener separati… L’avrà preservato Lui da’ pericoli, e lo farà esser fortunato anche di piú, senza di me… Questo diventerà Presidente pure degli States se continua a twittare e farsi bello di fronte ai giovani del popolo della Rete, che è il futuro, e che sarà anche ad oggi dalla parte di Casaleggio, ma facile alla seduzione del fonzarello fiorentino sempre di più si troverà…Ora che la cosa è fatta, bisogna adattarsi di buon animo; e voi mi potete aiutare. Quando saprete dov’è, fategli scrivere la cosa com’è andata, dove mi son trovata, come ho patito, e che Dio ha voluto così, e che metta il cuore in pace, e ch’io non posso mai mai esser di nessuno. Fatemi saper che è sano; e poi… non mi fate piú saper nulla.”
Emmabonina, tutta intenerita, assicurò la sicula che ogni cosa si farebbe come desiderava. E solo un “almeno non interrompere ancora la pillola, ché tempo per cambiare ancor lo avrai” seppe aggiungere alla bionda forzista.
“Vorrei dirvi un’altra cosa,” riprese questa: “Noi ora abbiamo tanti danari! giacché il Signore ci ha mandato tanto bene, fate mezzo per uno; cercate un’occasione fidata, e mandateglieli, ché sa il cielo come n’ha bisogno per poter dare 80 euro a testa!”

Intanto cominciò a passar molto tempo senza che Emmabonina potesse saper nulla di Renzi. Né email né twit né aggiornamenti sul profilo facebook da parte di lui, non ne veniva.
E non era la sola che facesse invano una tal ricerca: il cardinal Tettamanzi, che non aveva detto per cerimonia alle povere donne, di voler prendere informazioni del povero giovine, aveva infatti scritto subito per averne. Tornato poi dalla visita a Milano, aveva ricevuto la risposta in cui gli si diceva che non s’era potuto trovar recapito dell’indicato soggetto; che veramente era stato qualche tempo in casa d’una ministrella rampante, nel tal paese, dove non aveva fatto dir di sé; ma, una mattina, era scomparso all’improvviso, e quella procace democratica stessa non sapeva cosa ne fosse stato, e non poteva che ripetere certe voci in aria e contraddittorie che correvano, essersi il giovine candidato per una partecipazione societaria con Della Valle nella squadra viola, esser passato in Germania per ammorbidire la linea economica della Merkel, perito nel guadare un fiume durante la solita bomba d’acqua su un rio non ripulito per tempo da sedimenti e vegetazione.

Renzi stava invece da un bel pezzo senz’altro pensiero o, per dir meglio, senz’altro studio, che di viver nascosto. Pensate se si struggeva di mandar le sue nuove alle donne, e d’aver le loro; ma c’eran due gran difficoltà. Una, che non si poteva certo usar mezzi informatici o telefonici, o subito sarebbero risaliti a ove trovavasi; la seconda, che avrebbe allora dovuto usare la normale posta, ma ciò significava confidarsi a un segretario, perché il poverino non sapeva scrivere, e neppur leggere, nel senso esteso della parola: solo sapeva digitare.

(continua…)


(c) Apolide Sedentario e Manzone Ramingo 2014
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