SULLA TESTA L’AUReola O LA PERTURBAZIONE? – Apolide Sedentario al SU LA TESTA FESTIVAL 2017 – Intraviste esclusive con L’AURA e BLINDUR – ghest(nonradio)star: I PERTURBAZIONE

0. INTRO

Fulmini e saette, non sono più quello di una volta. Sono quello di tutte le volte. Tutte le volte che c’è il Su La Testa Festival di Albenga.
Ma non sono più quello di una volta. Al punto da credere a interwcnet quando mi bisbiglia che “i Perturbazione sono prodotti da Manuel Agnelli”. Col quale Manuel Sacrificali ho un conto in sospeso su la testa sua, un conto che si chiama Damocle.
Infatti al “Su La Testa” del Teatro Ambra di Albenga quest’anno ci vado al giovedì perchè è la sera di L’Aura e dei Blindur, e non per i Pertubazione.
Perbacco, fulmini e saette, invece è proprio con loro che esordisco nelle intraviste dicembrine annuali ormai tradizionali come il nataleequale che vien subito dopo tutti gli anni.
Non prima di aver salutato Mazzi il fonico, e Geddo e quelli dello Zoo che qui organizzano, sempre con più peli grigi e meno soldi, e che quando arrivo c’è l’allerta gialla, ma poi si sa che tuono con bontà, e che la popstar di solito ci sta, a farsi intravistare. Ché in fondo sono un “cativo” con l’aur-eola.

L'Aura, Perturbazione, Blindur

L’Aura, Perturbazione, Blindur


1. L’UNICO vs L’UNICA – svista esclusiva con i PERTURBAZIONE

Ormai ho pure un agente letterario, qui al Su La Testa Festival. Membro dell’associazione ZOO già dagli esordi, puntualmente a dirigere la sala ad ogni edizione qui nel Teatro Ambra, ha già vissuto mille e una intraviste, notando da mente vispa qual possiede che le reazioni dei “vips” son sempre buone di fronte a queste mie provocazioni. Perciò nelle edizioni più recenti ha preso a introdurmi lui, con vari artisti. E così fa con i Perturbazione.
“Vuoi intervistarli?” mi urla da sul palco di Su La Testa, da cui stanno scendendo – dopo perlustrazione della scena – appunto i Perturbazione.
Per loro mi ero segnato un solo appunto, e mentre che appunto scendono le scale della ribalta, essendo invitato dal direttor di scena, ricordo che l’appunto appunto dice “prodotti da Manuel Agnelli, pagano le colpe sue”.
Infatti nell’appropinquarmi dico “No, non voglio intervistarli, ma una cosuccia gliela voglio dire”, il che li fa intimidire, essendo appunto un’intimidazione.
Però lo ammetto: a me i Perturbazione di faccia piacciono proprio, con quell’ariaccia da metropolitani scappati di casa, o – come dice il cantante – “da schiaffi”.
Ma inizio una ramanzina altisonante sul fatto che Agnelli fu il solo (con Bennato Edoardo) a diniegarsi di fronte a un’intravista con me, come non fecero gente da Jannacci, alla Casale, agli Stadio, a Alberto Fortis. Racconto nei dettagli quella volta che al Festival Heineken al Parco Lomellina di Torino quell’afterhour di icsfactor mi disse “per l’intervista a me, tu chiedi a lui che è un mio amico” indicando un molosso gorillesco che io pensavo essere un suo amico, e che era invece un gorilla molossesco che mi invitò a sparire dalla zona. E che io chi è prodotto dall’Agnelli non lo intervisto.
I Perturbazione ascoltano imperturbabili tutta la mia invettiva.
Poi sorridendo dicono: “Ma noi non siamo prodotti da Agnelli”.
Lo ZOO si mette a ululare: per la prima volta in una carriera diciassettennale ho sb…, volevo dire ho sba…, volevo dire che ho sbag… (ma non ci riesco a dirlo perché ho la Sindrome Fonzarelli).
Però ho diciamo davvero preso un abbaglio. Dare del figlio di Agnelli a dei figli di nessuno, a dei simpatici ragazzacci nipoti di zio fa. Non si fa.
Allora per scusarmi decido di centrare il mio verbale annuale proprio sui Perturbazione. Che non li produce Agnelli. Il quale al massimo una volta li ha invitati al Festival Tora Tora, ma poi quando ha messo insieme un tot di band per una compilation post-Sanremo (“Con gli Afterhours siamo venuti nel mainstream solo per poi dare visibilità agli altri gruppi underground che promozioneremo”) nemmeno li ha inclusi. E che quando provano la voce a inizio saundcièc invece che dire “unoduetreprova” o “provaloprovaloprovalo” (come facevo io cent’anni fa quand’ero istrione) accennano brani di Simon&Garfunkel. E che non scrivono per le ragazzine. E che fanno un genere a me non compatibile, ma se una tredicenne li seguisse le direi “complimenti”. Perché non scrivono per le ragazzine.
I Perturbazione, che quando gli dico “grazie a questo mio abbaglio ora finirete su un sito che lo leggono in dieci, ma sono quei dieci che hannno il  senso critico”, mi rispondono “allora festeggeremo in una cena con Manuel Agnelli”, porgendomi sul vassoio “ma a fine cena gli mandate un molosso gorillesco che gli dica: sono un amico dei Perturbazione, hanno detto che il conto paghi tu”.


2. RADIOactiveSTAR – intravista esclusiva con L’AURA

Mentre accade tutto ciò che ho sin qui raccontato, dai camerini proviene ininterrotto un vocalizzo femminile. Sono quegli esercizi universali di movimenti sui toni che i professionisti del canto debbon fare per riscaldare le corde. Un esercizio che dura da un’oretta, costante, preciso, metodico. Perfezionista. E’ L’Aura. Che scalda la voce.
Diciamola com’è: il Su La Testa Festival è un figlio di un tenco minore, è una rassegna curata da ragazzi alla buona che cercano di ascoltare buona musica in un evento serio ma “rurale” come i terreni che diversi di essi pur coltivano, fuor dall’Associazione dello ZOO.
Eppure L’Aura scalda la voce da un’ora, e quando sale sul palco per il saundcièc è visibilmente tesa come a un Ariston. Lo dico per dire: prende molto sul serio ciò che fa, e questo è sempre un merito.
Demerito suo ai miei occhi è invece l’aver duettato con Grignani (quello che – le ricordo durante l’intravista – disse a Top Of The Pop qualche anno fa con raffinatezza sua propria che Ambra Angiolini l’ha sverginata lui, e scrisse vers-acci del tipo “ti raserò l’aiuola appena torni da scuola”, che definire “crimini” è un insulto a Lord Donato Bilancia).
Ma L’Aura, pur nervosa e adrenalica, accetta la tenzone poiché sa che ha dalla sua armi ben cariche come una grande voce e anche un passato musicalmente encomiabile che le faccio tornare alla memoria dicendole che ritengo un brano storico (purtroppo poi non bissato): “I wanna be a radio star”.

Apolide Sedentario:
“Ciao, sto parlando Giusti a te, e di mestiere faccio la northcorean radioactive star, ma – invece di citare Grignani che non so se ha rasato l’aiuola o resettato l’aura – preferirei citarti Alfieri e chiederti: wannabe wannabe fortissimamente wannabe?”

L’Aura al mio “resettamento dell’aura” per duetto grignanesco ha un più che comprensibile riflesso stizzito, ma possiede la testa per comprendere anche il tono complessivo, e più che sulla provocazione si sofferma sul domandone finale.
Voler essere, voler essere, fortissimamente voler essere… Ma detto un po’ alla Spaisgirl di uonnabi…
Le frulla parecchi secondi nella mente, e vedo che la costringe  a un gioco interno per trovare una risposta prima che a me a se stessa.
Abbozza l’inizio risposta, poi resta ancora a lungo in sospensione. Pensa. Che è sempre cosa buona.

L’Aura:
“Wannabe cosa… Wannabe cosa… Una true artist, una vera artista… Oppure mi sparo le pose come fanno tutti… Ma io wanna be una true artist…”

Mentre trascrivo sul notes le dico che la risposta suona valida. Lei chiede se è tutta qui la domanda. Io dico che sì è tutta qui, che è una intravista, non un’intervista. Un agguato nei gangli del pensiero per vedere l’effetto che fa. Senza la mediazione della forma.
Così si passa a conversare un poco, lei dice che studia proprio tanto, io dico che si sente e che si vede.
Poi a propria difesa dalle accuse di aver duettato con quello e con quell’altro (il Nek di “Eclissi di cuore”) invece di proseguire sulla linea della perfetta “I wanna be a radio star”, mi narra che aveva 27 anni nell’attimo di quel successo, e a differenza d’altri si muoveva all’epoca senza manager, alla mercé di manipolazioni di varia gente del business discografico.
E che il problema è come “uscire”, perché con quel tipo di direzione da business si fanno appunto eclissi autoriali, ma senza passare da quella corruzione si diventa invisibile (cosa che decisamente una che wanna be a radio star non vuole proprio essere).
Quanto al mio suo pezzo preferito, mi racconta la genesi: provando al piano un riff di Stevie Wonder, e sbagliando le posizioni, si accorse che suonava bene pur sbagliata, e ci costruì quel brano da cover of the magazines.
Infine al mio dire che disprezzo tutti, meno eccezioni rarissime, tra cui cito De Leo e i Quintorigo, L’Aura confessa non solo di adorarli ma di aver anche condiviso un palco insieme.
E mi regala pure il nuovo disco affinché io “possa sentire che a parte i singoli ci sono brani in stile Radio Star”.
Affermazione che trova ragione già nella prima track, “Another bad rainy day”.
Anche ora mentre scrivo it’s raining, L’Aura… Alleluja, alleluja, fortissimamente alleluja?


3. FOTO DI lottadiCLASSE – intravista esclusiva ai BLINDUR

I Blindur sono un duo napoletano chitarristico-vocal-cantautorale. Han vinto (leggo sul depliant) vari premi in giro. Non sono propriamente gente ambibile dal jetset dello showbusiness. Ma sono riusciti ad avere un proprio seguito. Con delle canzoni oneste.
Preparando l’incursione al SuLaTesta, ho ascoltato un paio di brani, ed eran solidi. Generazionali, solidamente. Non inutili, insolitamente.
Per questo, citando il loro brano “Foto di classe”, ho preparato apposita questione.

Apolide Sedentario:
“Saluto con il pugno (quello anarchico) sapendo che sto andando via. Ma figuriamoci se poi va meglio…”

Blindur:
“Non è male la domanda. Hai toccato abbastanza nel personale. Perchè è proprio la mia ideologia.”

Apolide Sedentario:
“Davvero? Sei un cumpare? Non sapevo, ma mi congratulo e festeggio!”

Blindur:
“Come Blindur l’aspetto puramente artistico non è politicizzato, ma proviamo a raccontare le storie della nostra generazione allo sbando.
Il paragone con la cacciata da Lugano non è fuori luogo.”

Mi commuovo a sentire un trentenne abbinare il mio evocato pugno anarchico a un’immediato ricordo della Lugano Bella.

Blindur:
“E’ che noi siamo ancora quei musicisti che vanno col furgone. Un disco non lo fai come merce, come fosse un uovo di pasqua. Ma nemmeno l’artista è un santo in comunicazione col padreterno.”

Mia morale della favola: Chapeau.


4. CHIOSA: I WANNA BE A RADIO STARTREK

Cumpare Blindur da Napolugano è stato vulcaniano ed onesterrimo.
Su la testa dalla connessione Borg: ben lontani dai social, le verità sociali da forti propagate, è questa la vendetta che noi vi domandiam.



(c) apolide sedentario 2017
DOWN DOW FOREVER
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