LE GENTILISSIME ATTENZIONI DEL GOVERNO GENTILONI – au tonno caldo nuclearizzato

Venne dunque fatto un pranzone al Quirinale, con mezzo governo ospite del Presidente. Tanto erano abituati al magnamagna, quei ministri ed ex quadri di partito, che neanche un pranzone di quelle dimensioni avrebbe sfamato l’intera formazione. Mezza sì, e quella ebbe il coperto e il copertone (offerto gratis dallo sponsor di quel catering per il cambio gomme dei loro macchinoni ministeriali).
Al pranzone si fece il punto ed il puntone circa il situato nonché la situazione. Tra un antipastone e qualche gran porzione d’altre portate e d’altre portatone.
Ma quando giunse il momento di arrivare (insieme al dolcione) ad una decisione, si scoprì tosto (con grande disappunto del premier Gentiloni) che non trattavasi della sede giusta per questo genere di consultazioni.
L’opposizione disse con ribrezzo: “Che scopertona: non è la sede giusta un tavolone non di contrattazione, ma di gozzoviglie e grandi libagioni, e solo dopo questa gozzoviglia si sono accorti che fosse inadeguata quell’abbuffata di stomaci panzoni?”.
Ma il Presidente colse l’occasione per suggerire di non attaccare a spron battuto questi convivioni, e usare l’arma della persuasione anziché le proteste e le illazioni: si punti il dito sulla dieta a punti elusa da ministri e istituzioni, e non solo le urla nelle Camere per manifestare la disapprovazione.


L’ultima parolona sulla nuova legge democraticamente dibattuta tra alleatoni toccava comunque al premier Gentiloni.
Passi in avanti rispetto al testo base (per meglio dire: un testone) s’erano registrati con il registratorone (quelli vintage, che tanto facevano radical-chiccone, che non sarà figo come la Ciccone, ma fa comunque sempre un figurone.
Si prevedeva una rivoluzione circa l’accesso ai musei. Innanzitutto ai musei delle cere erano aggiunti i musei del cerone (come previsto già da Berlusclone). Inoltre l’accesso sarebbe stato gratis per giovani e ragazzoni, ma a pagamento per i pensionati e per Vecchioni. Il cantautore fece opposizione, lui che la guerra paura non fa. Ma Gentiloni rispose che “a San Siro le luci costavano troppo per manutenzione e consumo, e poiché si sa che chi è bravo a far dané può pure acquistare le azioni di Danone, si compri il biglietto al museo e anche il cerone, e non ci scassi i coglioni”.
(Quando però i democristi del pd dissero al premier che questa sua espressione era scomposta rispetto alla natura gentile del Governo da lui guidato, il Premier fece smentire quell’epiteto rettificandolo con un democratico “non disturbi Maroni”).
Ci si ispirò quindi al Louvre. E Monnalisa venne rivendicata come tela da riportare in Itaglia. Ma il Louvre rispose: “La tela la teniamo, ma abbiamo qui degli inutili teloni che voi potete usare a copertura di qualche esposizione”. Gentiloni li prese, e ringraziò, provando poi di rifilarli a Christo per le sue fasciantiste installazioni. Christo rispose: “Non mi scassate i coglioni”. E non rettificò.


I Governi precedenti a Gentiloni erano già stati travolti dallo scandalo del Mose a Venezia e del Mosé al Mar Rosso, ma l’attual Premier diceva con fermezza “sono mica egiziano, per Osiris!” (e poi specificava: “Intendo Wanda”).
Piuttosto urgeva un insieme di misure, che in tal circostanza eran dette misurone (e ci vorrebbe il metrone, ma in Itaglia è già un gran lusso quando s’ha una Metro). Ambiente, giustizia, e poi burocrazia erano i campi sui quali intervenire. Camponi, sarebbe da dire, o Mostri, pure. Soprattutto la terza delle opzioni. Ma Gentiloni non ne avea timore, e tanto meno ne aveva timorone: “Affronteremo ciascuna situazione, e provvederemo o provvederemone”.
Per iniziare si iniziò a trattare a un tavolo di concertazione la questione dell’adeguamento alle norme eurobbeiste di mozzarelle di bufala campane. Vennero pronunziate bufalone da parte di soloni. E chi diceva che non bisognava paragonare la mozzarellona per definizione con le mozzarellette da scaffale di qualche ipermercatone. E chi giurava di andarsi a incatenare davanti alle stalle della produzione. “La mozzarella d’altra parte è tipica”, diceva l’opposizione, “definizione del crucco sulla spiaggia pallido che pare mai lo baci il Sole, e quindi che non ci scassino i coglioni con regolamentazioni, questi mangiacrautoni”.
Quanto alle Cinque Terre, altro terreno su cui far interventi di programmazione, sarebbero rimaste Cinque Terre anziché, come proposto dai crucchi bruxelliani, venir ridotte a Due-o-Tre Terroni.


Le prossime settimane erano sempre decisive. Vale nel calcio, in Itaglia, come vale per ogni àmbito ed ogni Istituzione.
La direzione imboccata dal Governo era la direzione corretta, come sempre. Ed era alla direzione Gentiloni. Mica a una direziina un Gentilini.
Ma poi la direzione, si diceva, aveva pure da rispettare la rotta (una rottona, dicevano i Ministri, mentre le opposizioni più sarcastiche parlavano di “ruttona”) ed arrivare a qualcosa di concreto.
Gentiloni propose che il “concreto” fosse ancor meglio ottenuto se si fosse posto come obiettivo un “concretone”. Ma i Cinquestalle risposero ridendo che “con un concretino come te il minimo è ottenere un concretone”, e non se ne fece nulla, per evitare ulteriori sbeffeggioni.
Pronte le leggi anti-corruzione, si riteneva doverle rafforzare ancora prima che avessero attuazione. E questa non è battuta dell’Artista, ma vera dichiarazione di un governo dei tanti e sempre uguali che abusano dei lettori miei, coglioni.
“Quelle varate la settimana scorsa non saranno le ultime misure”, disse al proposito il Guardasigilloni, “anzi son pronte ulteriori misurone”. Si prepararono dunque i culi tutti a questo allargarsi di penetrazioni.

 

(c) apolide sedentario 2017

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