PD: I PROMESSI DIVORZIATI una storia che sa d’affare (con RENZI TRAMAglino)

CAPITOLO LIV

Il ministero ordinò allora alcune precauzioni che, senza riparare al pericolo, ne indicavano il timore. Prescrisse più strette regole per l’entrata delle persone nelle sale giochi; e, per assicurarne l’esecuzione, fece star chiuse le porte con pass a lettura di retina per l’accesso ai soli soci regolari, per escludere almeno i minorenni; come pure, affine d’escludere, per quanto fosse possibile, dalla radunanza gli infetti da scommesse compulsive, fece inchiodar gli usci delle case in cui essi venivano posti ai domiciliari, e schermare le connessioni internet per evitare potessero sfogare la loro convulsiva mania in modalità online. Il tutto senza però riuscire a oscurare la pubblicità, per contrapposti interessi delle lobbies e del pil.

Tre giorni furono spesi in preparativi (e le opposizioni ebbero a lungo a ridire sui ritardi della protezione civile): l’undici di giugno, ch’era il giorno stabilito, la processione col Papapolacco uscì, sull’alba, dal duomo. Andava dinanzi una lunga schiera di popolo, donne la più parte. Nel mezzo, tra il chiarore di più fitti lumi, tra un rumor più alto di canti, sotto un ricco baldacchino, s’avanzava la cassa, portata da quattro canonici, parati in gran pompa, che si cambiavano ogni tanto. Dai cristalli traspariva il venerato cadavere del Santosubito, vestito di splendidi abiti pontificali, e mitrato il teschio; e nelle forme mutilate e scomposte, si poteva ancora distinguere qualche vestigio dell’antico sembiante, quale lo rappresentano l’immagini, vecchietto tremebondo intarsiato di trapianti d’organi terzomondisti per mantenerlo in vita sospesa in attesa della risoluzione delle lotte intestine curiali per la successione, poi temporaneamente vinta da un ex-soldato dell’esercito nazista.

Tutta la strada era parata a festa; i ricchi avevan cavate fuori le suppellettili più preziose; le facciate delle case povere erano state ornate da de’ vicini benestanti, o a pubbliche spese; le ditte delle luminarie natalizie avevano ottenuto uno sgravio fiscale in cambio del prestito ad uopo delle decorazioni; da ogni parte pendevano quadri, iscrizioni, imprese; per tutto lumi, strobo, luci al laser. A molte di quelle finestre, infermi sequestrati – ricevuta del supernealotto alla mano – guardavan la processione, e l’accompagnavano con le loro preci.
La processione passò per tutti i quartieri della città, come nessun corteo sindacale mai aveva fatto: a ognuno di que’ crocicchi, o piazzette, o rotonde, si faceva una fermata, posando la cassa del San Karol.

Ed ecco che, il giorno seguente, mentre appunto regnava quella presontuosa fiducia, anzi in molti una fanatica sicurezza che la processione dovesse aver troncata l’epidemia ludopatica, le scommesse e le perdite alle slot crebbero, in ogni classe, in ogni parte della città, a un tal eccesso, con un salto così subitaneo, che non ci fu chi non ne vedesse la causa, o l’occasione, nella processione medesima.
Si disse allora che, mescolati nella folla, i gestori delle ricevitorie avessero infettati con loro spot subliminali quanti più avevan potuto; e di disse anche di polveri venefiche e malefiche, come quelle che usano i drogati, sparse lungo la strada, si fossero attaccate agli strascichi de’ vestiti, e tanto più ai tacchi; e sul come le polveri ludopatiche fossero state diffuse, si vociferava di scie chimiche o similia.

Da quel giorno, la furia del contagio andò sempre crescendo: in poco tempo, non ci fu quasi più casa che non fosse toccata nei risparmi di una vita: in poco tempo la popolazione del Leoncavallo montò da duemila a dodici mila secondo la Questura, e da ventimila a trecentocinquantamila secondo la Fiom. Il 4 di luglio, come trovo in un’altra lettera de’ conservatori della sanità al governatore, la giocata giornaliera media oltrepassava i cinquecento euro a cranio. Più innanzi, e nel colmo, arrivò, secondo il calcolo più comune, a mille dugento, mille cinquecento; e a più di tremila cinquecento, se vogliam credere al Sole 24 Ore. Secondo la BCE era di sole duemila. Altri dicon più o meno, ma ancor più a caso.

Bisognava ogni giorno sostituire, ogni giorno aumentare serventi pubblici di varie specie: psicologi, infermieri, ipnotizzatori. I primi erano addetti ai servizi più penosi e pericolosi della pestilenza: levar dalle case, dalle strade, i giocatori compulsivi; condurli sui cellulari al Centro di Prima Accoglienza, e incatenarveli; portare o guidare al Leoncavallo i giocatori di primo pelo, e provare a governarli; bruciare, purgare le bische sospette.
L’impiego speciale degli infermieri era di precedere i cellulari, avvertendo, col suono d’un campanello, i pedoni, che si ritirassero. Gli ipnotizzatori regolavano gli uni e gli altri, sotto gli ordini immediati del tribunale della sanità, per schermare in maniera forzosa ma efficace le menti allo stimolo del gratta&vinci.

S’arrivò ad un eccesso d’impotenza e di disperazione, che a molte problematiche, e delle più pietose, come delle più urgenti, non si provvedeva in nessuna maniera. Moriva, per esempio, d’abbandono una gran quantità di bambini, abbandonati da madri imbambolate da giorni nell’attesa di un jackpot: la Sanità propose che s’istituisse un ricovero per questi e per le partorienti bisognose di fiches, che qualcosa si facesse per loro; e non poté ottener nulla.

(continua…)


(c) Apolide Sedentario & Manzone Ramingo 2014
DOWN DOW FOREVER
chi non si abbona a IL NUOVO MALE (e FRIGIDAIRE) è nammmerda peggio di quelli di cui si lamenta

 

 

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