OSI R.I.S. ovvero: COME NON PASSARE DA BASSOTTI A BASETTONI Apolide Sedentario intravista la BANDA OSIRIS e UGO DIGHERO

[ -BandaOsiris-UgoDighero- ]

1. INTRO
 
Occhèi che il dandy è per definizione un Doriangrèi eternato in un’immagine sempre uguale a se stessa, ma la Dandini è in tv da ormai decenni, e tutto scorre, scorre, panta rei, ma alla Rai c’è sempre e solo lei.
Domenica scorsa (rispetto a quando scrivo) e in precedenti edizioni su Raitre, nel salotto radicalchic della Dandini erano ospiti (per promozionare il tour teatrale dello spettacolo “Italiani, Italieni, Italioti”) la Banda Osiris e Dighero.
Gira che ti rigira (essendo un tour) costoro càpitano a LoAno, e com’è ormai tradizione smuovo il culo e impenetrabilmente vado tosto a trapanare i denti ai “vips” di turno nel teatro locale.
Trovando, stavolta, gente che da dire ce ne ha eccome, e per una volta invece di spaziare in mia letteratura d’occasione lascio il palco a color che intravistati han generosamente colloquiato non di divertissement ma di argomenti (onore al merito).



2. INTRAVISTA ESCLUIVA ALLA BANDA OSIRIS
 
Giungo al cortile interno del teatro nel mentre i due fratelli della Osiris (Gianluigi e Roberto Carlone) ancora attendono gli altri due bandisti ed il lor quinto commilitone (essendo un Ris…) Dighero.
I due hanno tempo, ovvero. E, nel cazzeggio, la mia incursione è uno svago cui si prestano senza remora alcuna. Anzi dirò di più: nell’annunciarmi cito “turistipercasopuntoorg”, e Roberto Carlone fa un sussulto: “Ma scusa, dici quel sito che non c’entra con la Blady e Roversi, quello in cui scrivono cose assurde, fuori, cose da pazzi?”. “Se dici cose da pazzi penso proprio che hai letto proprio quel sito”, faccio io. E lui: “Sì, lo conosco, stavo cercando qualcosa, non ricordo, e vidi turistipercaso, e ci cliccai, e mi si aprì un sito che non m’aspettavo, con contenuti introvabili, e uno stile davvero fuori dai cori, e me lo lessi tutto, commentando tra me e me e con gli altri: questo è pazzo, guarda che roba scrive! Bello, davvero, ho apprezzato”. Piacere, Roberto Osiris, sono il pazzo, e adesso scrivo su te.
 
Apolide Sedentario:
“Parla con me, non che parli alla telecamera, guarda la luna e non il dito, e se proprio guardi il dito già lo sai quale ti mostro. E non fare trasmissione, ma conversa. E non facciamo società dello spettacolo, torniamo all’uomo ad uomo, al corpo a corpo, banda nel senso banditi. O pensate io sia uno sbandato, e la Dandini sia invece una dotata d’intelletto?”
 
Banda Osiris:
“C’è già tutto scritto nella domanda. Comunque il nostro dito è l’indice, in questo spettacolo noi indichiamo. Da Parla Con Me siamo stati banditi, un po’ per scelta, un po’ perché hanno tagliato il budget, un po’ perché a noi piace il teatro, noi siamo sempre stati gente di teatro.”
 
Apolide Sedentario:
“Vedi, però, voi siete musicisti, e molto bravi aggiungo, ma a me interessa il messaggio, la parola, e a voi il messaggio lo fanno la Dandini o, in questo caso, Michele Serra: insomma, voi siete strumento di un messaggio che da altrui cade su voi, e se scegliete male poi finite per esser portavoci del PD…”
 
Banda Osiris:
“Beh, con la Dandini forse hai ragione e siamo al livello PD, ma con Serra no, dai…”
 
Apolide Sedentario:
“La Dandini è monopolio, ed appartiene a quella gamma di sedicenti censurati che però sono sempre sullo schermo, ad ogni annata sempre e solo loro…”
 
Banda Osiris:
“C’è gente che sull’esser presuntamente censurata ci ha fatto una carriera, mettiamoci anche i Luttazzi ed i Santoro, tutti bravissimi peraltro in quel che fanno… Comunque infatti, come dicevamo, a noi dalla Rai ci han cacciato, ci han tagliato, e ad altri invece no… Il che però ci va bene: noi siamo sempre stati indipendenti ed autarchici, e – come dicevamo – alla tv ci sentivamo stretti dentro un mondo che non è il nostro, il nostro mondo è il teatro…”
 
Apolide Sedentario:
“La Banda Osiris è nata sulla strada, dice la biografia. Ma Jack è morto fottendosene che il medico in famiglia gli avesse consigliato di non bere: quando un talento (che avete, non c’è dubbio) posa il sedere in divano è forse il caso di dire che smettere di partire è un po’ morire? O che il denaro è il pane del diabolus in musica?”
 
Banda Osiris:
“In gran parte ti abbiamo già risposto. Comunque diciamo che ci abbiamo provato, a sederci, ma non ci riusciamo a star comodi. Anche se la fatica più grossa per un artista non è lo spettacolo, ma i viaggi. E’ davvero stancante, e forse per questo avevamo deciso di sederci un attimo. Ma adesso ripartiamo, è una scelta. D’altra parte con la Dandini doveva essere una parentesi, poi dopo la prima puntata ci chiesero di continuare a presenziare, e ci si è prolungati nelle varie edizioni. Ma stare in teatro è gratificante, se fai le tue cose, quel che ti piace fare. Altrimenti, se ti senti costretto, è come stare in Tv…”
 
Apolide Sedentario:
“Allora grazie, e evviva la coerenza, avete vinto un mio disco.”
 
Banda Osiris:
“Ma dai, grazie: stanotte tornando in auto lo ascoltiamo, i titoli già ispirano.”
 
Apolide Sedentario:
“Comunque pensandoci bene se avevate già letto il nostro sito dei turistipercasopuntoorg forse stavate cercando i Quintorigo, gruppo che ho intravistato.”
 
Banda Osiris:
“Ah, sì, allora è probabile cercassimo proprio loro, perché ti avranno detto che c’era stato il progetto di un’unione per partecipare a Sanremo, noi e loro.”
 
Apolide Sedentario:
“Andateci pure a Sanremo, se è per fare rutti alla Quintorigo, come in Rospo, ma vi auguro tanta salute affinché invece possiate piuttosto tornare sulla strada.”
 
Banda Osiris:
“Grazie della salute, sei gentile. Ma se suoni per strada (e abbiamo anche provato a farlo ancora) non c’è più la risposta che si aveva quando iniziammo, molti anni fa: la gente è cambiata dentro.”
 
Apolide Sedentario:
“Appunto: è cambiata dentro perché manca da troppo tempo il reale, lo schietto, il tangibile. Bisogna ricominciare, ricreare l’attenzione all’incontro per la strada, dove gli puoi sputare al musicista, contro lo schermo che rende immateriale ed illusorio il tutto, creando solo il Nulla come specchio per le generazioni che ci appestano con il vuoto totale.”
 
Banda Osiris:
“Gianluigi ha due figli, e loro e i gruppi che frequentano non seguono nulla di quel che viene proposto dai media attuali.”
 
Apolide Sedentario:
“I figli vostri, scusate, non fan testo. Così come non fa testo chi, io in primis, esiste ma non è proposto come una delle possibili vie che puoi seguire. Ma se tornassimo un giorno tutti quanti a guardarci negli occhi, allora e soltanto allora la tendenza all’emulazione del media può invertirsi.”
 
I due fratelli Carlone s’accommiatano, ormai congelati dall’aria del cortile, portando con loro il mio disco(lo) di NoisevillePuntoOrg e le mie direttive sociologiche, detto tra dissociati quali siamo, altresì detti “artisti”.



3. INTRAVISTA ESCLUIVA A UGO DIGHERO
 
Ugo Dighero arriva nella sala quando la Banda Osiris ha terminato le prove suoni. La siga in bocca (alla facciazza, e concordo, delle leggi che avrebbero reso De André un ostracizzato da ogni locale pubblico, e come lui gli artisti che ben sanno che nicotina – e tanto meglio un joint – e concentrazione intellettuale vanno in bacco&tabacco braccetto), Dighero prova la voce interpretando un brano in Gamelot. Poi scende e mi trova al varco (game? lotta o game over sia!). Rivoltami attenzione zelante, mi conduce in poltroncina per dialogare comodi, e si dispone in bendisposto ascolto.
La prima domanda è in comune a lui e agli Osiris ospiti de La Comune di LoAno (la cui Assessora al turismo e alla cultura, figura ben nota – come anche La Comune – a voi lettori, passa appunto in teatro in quel momento, guadagnando la chiosa a questo brano).
Per comprendere meglio il mio secondo quesito a Ugo Dighero, vi segnalo che egli promoziona tale “Opera”, società di consulenza aziendale (di cui è anche socio, con Alessandro Chelo) finalizzata a “un nuovo paradigma culturale, non più fondato sull’appartenenza e sul conflitto, ma su altri valori, tra i quali, centrale, quello della qualità”. Sic!
Mi alzo la mattina, prendo il 109 per la rivoluzione, e mi accorgo che son solo perché al conflitto preferiscono la “qualità”. Sigh!
 
Apolide Sedentario:
“Ti avverto: le domande son cattive. Io scrivo anche su Frigidaire.”
 
Ugo Dighero:
“Se scrivi su Frigidaire non sei cattivo, sei più che cattivo.”
 
Apolide Sedentario:
“Sì, infatti: parla con me, non che parli alla telecamera, guarda la luna e non il dito, e se proprio guardi il dito già lo sai quale ti mostro. E non fare trasmissione, ma conversa. E non facciamo società dello spettacolo, torniamo all’uomo ad uomo, al corpo a corpo, banda nel senso banditi. O pensi io sia uno sbandato, e Alexis Sweet sia invece uno dotato d’intelletto?”
 
Ugo Dighero:
“Bella domanda. Notevole.
Circa la luna e il dito, direi che stanno tutti guardando il dito, ma da tanto tempo, siamo proprio alla frutta.
Questo spettacolo invece ricerca un senso, il buonsenso. La nazione si è magnata tutto, e ha digerito tutto. Le battute più esilaranti dello spettacolo non sono battute, sono vere citazioni delle attuali dichiarazioni dei pollitici, e questo la dice lunga sulla satira e su come la si può fare or come ora.
Uno vede alla Tv la Gabanelli, e ti aspetti che il giorno dopo ci siano i blocchi stradali e le manifestazioni, invece non succede NIENTE.
Le parole non hanno più senso, il Presidente chiede di abbassare i toni, ma come si fa a abbassare i toni davanti alla Banda Bassotti?”
 
Apolide Sedentario:
“Mai dire Crozza: fa troppo rima con cazzo…”
 
(Ugo Dighero si sbellica ridendo sul vellutato sedile della sala)
 
Apolide Sedentario:
“Digliela, a Crozza, questa mia frase, tanto più se ti fa ridere così…”
 
Ugo Dighero:
“Sì, scusa, mi fa troppo ridere…”
 
Apolide Sedentario:
“Dicevo: non dire Crozza, fa troppo rima con cazzo. E se avanzi troppo nel tunnel finisce che non ti droghi e invece ti arruoli nei Ris, e vai ad autoptizzare Volonté arso vivo a Campo De’ Fiori. C’era una volta un re, morì, e ne fecero un altri, becero pari pari. Quale minchia di qualità superiore al conflitto ci sarebbe, nel politically correct delle fiction?”
 
Ugo Dighero:
“Sulle fiction dico due cose: prima di tutto attualmente in Itaglia sono uno dei pochi modi per pagare un mutuo. Il teatro è sepolto, e nel cinema c’è una piccola cerchia che fa tutti i film a disposizione.
Poi certa fiction riesce a raccontare delle cose che il cinema non riesce più a raccontare. Che poi nel cinema si cerca ormai il diritto d’antenna, quindi si entra nello stesso tipo di controllo.
C’è una discreta squadra di sceneggiatori che mastica da poco il fenomeno. E il problema è che uno magari propone una fiction su un prete serial killer, e subito ti dicono: bellissima! Ma alla seconda riunione si correggono: “potremmo fare che il prete non è un prete, ma magari è un medico, e magari non fa il serial killer, ma sta in famiglia”.
Detto che il MedicoInFamiglia la ritengo una produzione onesta, son contento di farlo, ho molta libertà di gestione del mio personaggio, e lavoro con ottime persone con cui mi trovo umanamente benissimo, come Scarpati.
Però all’estero non c’è questo muro che porta all’autocensura degli autori. E poi qui ci si affida ad un pubblico anziano, anche se Ris è già più per i giovani…”
 
Apolide Sedentario:
“…sì, e infatti il problema, anzi la mia accusa, è proprio questa: ai giovani viene proposto sempre e solo il modello Sbirro (La Squadra, Carabbbinieri 18, Don Matteo 15, e pure tu con i tuoi Ris), e invece – se ti ricordi la tv in bianco e nero – gli sceneggiati, attuali fiction, erano ben più precisi nel descrivere modelli realistici, e poi, se proprio di sbirri parliamo, proponevano gente come Serpico o Colombo, ovvero sbirri, sì, ma mezzi sminchiati, drogati, allampanati, con l’auto sfasciata fuori da ogni codice stradale, mica ‘sti cosiddetti eroi di Nassiriya (che poi eroi de che, ché proteggevano solo i pozzi dell’Eni?)…”
 
Ugo Dighero:
“Hai ragione. Se almeno si dicesse: abbiamo bisogno di energia, chi vuole si arruoli nell’esercito per conquistare l’energia altrui, uno che va soldato non ci andrebbe con la balla dell’esportare democrazia…
Ma si ha difficoltà a farsi accettare sceneggiature di eroi con i difetti, come è ovvio che sia, come è giusto che sia descritto un personaggio.
E’ invecchiato tutto, siamo in totale decadenza, e anche coloro che si occupano di programmazione Rai o Mediaset sono ormai solo dei burocrati. Un tempo si avevano referenti di ben altro tipo.
Io faccio quello che posso. Col poco che è rimasto. Per esempio faccio cose tipo voceneldeserto.it, con 30 attori in scena che declamano brani da Tucidide a Pasolini, brani che sembrano scritti oggi, e così vengono interpretati di primo acchito, tranne poi sentir letta la data di composizione a fine brano, per veder quanto tutto sia immobile.
Ma noi in qualcosa almeno siamo primi nel mondo: siamo primi nell’invenzione della dittatura democratica.”




4. CHIOSA
DALLA BANDA ALLA WANDA
ovvero: ASSESSORA DAI UN PALCO ANCHE ALLA BAND DI mARINO GAETANO

 
Dittatura democratica, dice Dighero il Ris: referto certo (?!).
La Comune di LoAno è in gran subbuglio: il sindaco Vaccarezza s’è appropriato della Provincia di Savona, accumulando due cariche, e ora suole la carica precedente sia ceduta ad uno della sua claque.
Tra le papabili spunta sui giornali locali l’Assessora ben nota. La quale da parte sua pubblicamente declina la proposta.
Passando a dare una vista al suo teatro e alla rassegna da lei sponsorizzata di cui fa parte appunto lo spettacolo di Banda Osiris e Dighero (lei, di A.N., ma sempre, va detto, capace di spartire i propri fondi non per colore pollitico ma in base alla qualità artistica) mi trova sul suo cammino, e dico “guardi, le ho proprio portato il cd con i miei brani, ma poi mi deve concedere un palco qui a LoAno”. E lei: “Devo? Posso ascoltare e valutare, prima, scusami, almeno?”. “Certo che deve ascoltarlo”, faccio io, “ma la valutazione già la so: è roba che vale eccome una serata o partecipazione a vostri eventi”. E lei mi fa: “Hai capito? Supponente, sei, eh!”. E io, citando il cumpare [nu]editore Silvio Andrei: “La modestia è la virtù dei modesti”. E lei: “Ma almeno dillo in giro che io do gli spazi all’Arte”. E io: “Lo dico sempre, e aggiungo pure: faccia anche il sindaco, su, ché perlomeno lo fa qualcuno attento alla cultura”. E lei: “Guarda, il momento è drammatico, ma tanto, che pensa un po’ mi tocca sollevarmi prendendomi i complimenti di un anarchico!”. Petrolini direbbe: “Se ne fregi!”
Ma ora, veramente, poche balle, e buon ascolto, Assessora di Aènne: stasera in cuffia, ma questa primavera da un palco de La Comune di LoAno (alé, anzi: nazionale).
 


(c) Apolide Sedentario 2010
DOWN DOW FOREVER
 

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