VETTE, ABISSI, E PICCHI DI SHARE – La grande truffa di Unterkircher

Il trend dell’estate per i media e’ precipitare in crepaccio lungo il trekking…
Ma il “caso Unterkircher” si rivela ennesima truffa mediatica, col fine di depistar l’attenzione popollare dalla Guerra Mondiale settennale…
Il Corsera riporta la diaristica di Simon Kehrer e Walter Nones, superstiti del Nanga Parbat, laddove mori’ appunto Unterkircher…

Per una settimana ogni TG ed ogni quotidiano avevano riportato il salvataggio come un’impresa epica, alla pari del primo viaggio al Polo, o di traversata di Fogar, leggendaria.
Invece il tutto rivelasi esser “storia” (ma non nel senso di Storia: in senso “sola”).
Ecco come i superstiti raccontano il vero andamento dei fatti sui “soccorsi”:

“Un elicottero ha buttato un sacco 150 metri a valle. Praticamente siamo scesi di tutti quei metri che faticosamente avevamo percorso il giorno prima. Una faticaccia!
Ho aperto il pacco. Ci siamo portati via il telefono e un biglietto, cibo e gas li abbiamo lasciati per non appesantirci.
Giorni dopo, ci dicono se possiamo chiamare due volte al giorno perche’ i media vogliono sapere. Non riusciamo bene a capire chi puo’ essere interessato a noi.
Arrivati a valle, i giornalisti non fanno che chiederci chi paghera’ i soccorsi. Ma l’intervento ha anticipato solo di un giorno il rientro al campo base che avremmo completato da soli.
Comincia qui il nostro calvario mediatico. Non avevamo capito il casino che era scoppiato in Itaglia. L’avessimo saputo non avremmo telefonato da lassu’.”

In pratica, Unterkircher ha messo il piede sopra un ponte di neve, in un incidente banale e assai sfigato.
La situazione non era complicata, e i sopravvissuti avevano sia viveri che capacita’ di rientrar senza problemi.
Tutto il patema e’ stato solamente montatura mediatica, leggenda metropolitana sugli alpini per ipnotizzare i coglioni ascoltatori.
I due si son ritrovati bombardati di cibo e gas inutile, e raccattati coatti in elicottero mentre scendevan tranquilli (tra l’altro essi raccontano che avevano detto di andare a prendere il cadavere – lui si’ impossibilitato a ritornare – segnalato con zaino nel crepaccio, ma l’elicotterista ha detto invece “lui lo lasciamo la’, venite voi”).
La paranoia montana serve ai media per evitar la paranoia d’essere da 7 anni in guerra petrolifera mascherata da guerra tra culture e religioni.

E poi non si dice “alpinisti”, giornalisti del cacchio, se non sono a scalare le Alpi, ‘gnurantoni, ma “scalatori”, appunto.


(c) Apolide Sedentario 2008

a proposito, in chiosa: la Georgia di Tblisi non e’ la Georgia ammmericana, e smettano gli ienchis di fregarsi fette di globo con scusa d’ogni tipo (l’omonimia, a ‘sto giro…), e i maderfachers boia starsendstraips siano spazzati via dai fieri Osseti, eroici figli di putin…

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