FARISEO FARISELLI – caution radiation ramingo – Apolide Sedentario da Patrizio Fariselli

“Non e’ colpa mia se la tua realta’ mi costringe a fare guerra all’Umanita’” (Luglio, agosto settembre nero, AREA, 1973).
Non e’ colpa mia, Patrizio Fariselli, se devo venire in teatro per scoprire che anche tu sei un re nudo, microdotato in coerenza…
Ero venuto a godermi una serata con chi gliel’aveva cantata, a ‘sto sistema infame danaroso. E invece sei un accidioso come tutti, un ottimo candidato del piddi’. Pure tu, brutto figlio di quell’era in cui Stratos ancor c’era, e con te e con gli Area ci mostrava la strada per abbattere il Potere…

1.
Gli Area sono stati l’anti-stato piu’ feroce dei dischi anni ‘settanta.
Decisamente schierati da avanguardia della rivoluzione proletaria (che e’ una storia gnurante, comunista, ma sempre meglio di questo qualunquista far liste elettorali sterilerrime invece di andare a incidere davvero – sulla realta’, non su disco).
I testi degli Area, resi celestiali dal timbro vocale impossibile di Stratos, e dalle linee di musica sublimi dei suoi strumentisti (tra i quali appunto questo talentuoso pianista-tastierista, al secolo Patrizio Fariselli), trasudavano guerra senza tregua contro i capitalisti.
“Alza il pugno senza tremare, guarda in viso la realta’, guarda avanti non ci pensare, la storia viaggia insieme a te. Impara a leggere le cose intorno a te finche’ non se ne scoprirà la realta’ districar le regole che non ci funzionano piu’, per spezzar poi tutto con radicalita’”, dicevano gli Area dai loro vinili.
Che triste, vederne uno di loro mollaccione, ignavo, vile…



2.
Patrizio, tu inneggiavi ai proletarii, ed indicavi loro quale strada imboccare decisi e coraggiosi verso la Rivoluzione. Ma non sei “proletario”: sei “patrizio”, e gira gira ora ti riveli, invecchiato, un borghese come tutti…
Gli Dei se ne sono andati (stratos-ferici, stan nell’aldila’ dal ’79, ahime’). Io, l’arrabbiato, tale son rimasto. Patrizio invece arriva dentro il mesto foyer del teatro: ad aspettarlo solo quattro gatti, reduci incanutiti.
Lui sorride, cortese, inebetito, bonaccione, umilissimo. Umanamente simpatico.
A inizio serata gongolo, a averlo li’ presente, riferimento storico e morale della mia condizione intellettuale di dissenziente estremo.
Ma se fidarsi e’ bene, il non fidarsi – alla fine, e’ sempre meglio…
Percio’, prima d’intervenire, ascolto attento quel che egli ha da dire. E invece parla solo il “giornalista” che ha organizzato l’incontro, e si prolunga in nullita’ colloquiali da sbadiglio, citando – senza alcun nesso con gli Area – i soliti Beatles e Woodstock, fino a nausea. Quanto mi sta gia’ sul cazzo, ‘sto ignorante.
Ma e’ ancora niente: il peggio ha da venire. E nel frattempo mi posso sdilinquire nell’ascoltare due temi al pianoforte suonati magistralmente dal bravissimo (tecnicamente parlando) Fariselli.
Il quale, Fariselli, rispondendo alle domande idiote dell’inutile giorn-anal-ista, infila pure qualche picco d’acume: “Le etichette cosiddette indipendenti, tipo quelle che si riuniscono a Faenza, sono invenzioni delle multinazionali, che tramite esse drenano un mercato che altrimenti andrebbe perduto negli introiti. Noi Area abbiamo sempre cercato di comporre senza influenza nefasta commerciale. Quanto al nostro disco Arbeit Macht Frei, ricordo sempre uno che diceva, in quegli anni, e aveva ragione: lavoro uguale fatica, fatica uguale malattia, malattia uguale morte. Quel disco, infatti, voleva nel titolo essere contro anche alla retorica del lavoro tipica della sinistra”.
Un bel sei sufficiente al Fariselli per queste dichiarazioni. Ma di buone intenzioni, ben sappiamo, e’ lastricata la via dei grandi infami. E poco dopo Patrizio finira’ per rivelarsi appunto fariseo, e predicare bene, ma a meta’, perche’ non ha palle per prender posizioni radicali come quei testi che, dal piano, accompagnava cantati da Demetrio…



3.
Testi che, infatti, non eran pane loro, farina del lor sacco…
Narrando la storia degli Area, Fariselli ricorda che il gruppo fu fondato ad oc dal produttor della Cramps, il Gianni Sassi che si firmava Frankenstein sui dischi, e che fondo’ appunto la storica etichetta avendo capito d’avere tra le mani dei musicisti sublimi.
Tassi metteva le idee, e a tasso zero gli Area le declamavano dai palchi.
Ma l’impalcatura crolla, sottoposta ai solleciti di Apolide, se non rinforzata dai fatti…
E infatti arriva la prima delusione: al giornalisticazzi che gli chiede cosa pensa del Banco di Nocenzi e Di Giacomo, Patrizio risponde un sarcastico: “Chi?”… In quel concerto del ’79 passato alla storia da evento quale fu, gli Area avevano a fianco proprio il Banco: non puoi schifarli cosi’, con leggerezza, o ti dimostri ben meno musicista colto di quel che dici…
E poi vengo a sapere, sbadigliando nel clima conferenziero, che sul sito Fariselli ha postato un proprio brano dove dice “rottura di maroni”, espressione che e’ stata censurata nel libro di prossima uscita, a firma sua. Uno che non ha il coraggio di tenere le espressioni veraci e’ un perbenista con pruderie bigotte, altro che pugni chiusi e omaggi in musica all’Internazionale….
(Glielo faro’ notare, poco dopo, interrompendo il clima intrattenente, conferenziero sul niente: uno che e’ stato degli Area non puo’ fare censurare i propri scritti da alcun editing; e lui mi rispondera’: “non l’editore, ma mia moglie mi ha fatto cancellare le espressioni volgari dal mio libro, a volte una moglie e’ piu’ pressante di un editor”; un servo della gleba, Fariselli, a cui rispondo: io infatti non mi sposo)



4.
Quando mi viene porto sul vassoio l’intervento che covo (“Quel che il pubblico pensava degli Area non lo devo dire io, ma il pubblico”), faccio l’uovo, ovvero spalo finalmente merda su quello stronzo-alias-giornalista e su quest’accidioso artista senza nerbo (colpa grave, graverrima, egli essendo ex-rivoluzionario-avanguardista)…
Ero andato per fare un’intervista, e invece mi tocca rovinar la festa, perche’ le feste borghesi le disprezzo…



Apolide Sedentario:
“Premesso che non puoi snobbare il Banco del Mutuo Soccorso, ne’ puoi farti censurare le parolacce nei libri, io gli Area li ho approcciati a Demetrio gia’ morto, e l’interesse che avevo erano i testi politici ed estremi, peraltro supportati da grande altezza qualitativa musicale. Ammesso che l’ideologia degli Area non vi fosse stata messa in bocca dall’autore dei testi Gianni Sassi…
Nei miei occhi non c’e’ piu’ luce, perche’ specchiano il mondo attuale, e la gioia la vendono a rate a tassozero, e la rivoluzione e’ quotata in borsa, e il mio contrabbasso purtroppo non e’ un mitra, mentre a Piazza Alimonda hanno sparato davvero. E tu sei rimasto incazzato o vorresti andartene con gli Dei?
E poi, aggiungo: ora che tutti spontaneamente credono che il lavoro renda liberi, come lo fermiamo il Capitalismo?”

Patrizio Fariselli:
“Sei pungente….”

A.S.: “Si’, sono pungente, cattivo, bastardo e facciadimerda. Ma rispondimi.”

P.F: “Nessuno ci mise nulla in bocca. La nostra sensibilita’ era precisa nei riferimenti della politica, Gianni Sassi semplicemente ci aiutava a catalizzarla. Pero’ va detto che la critica all’ideologia permea il nostro lavoro. Quanto all’incazzatura, io m’incazzo quando c’e’ da incazzarsi (ad esempio ogni volta che accendo la tv) e sono felice quando c’e’ da essere felice (ad esempio quando ascolto buona musica).”

Il giornalista: “Bene passiamo oltre.”

A.S.: “Passiamo oltre un cazzo. C’e’ ancora una risposta da dare, e poi, Fariselli, tu non puoi sbrigarti le considerazioni politiche cosi’ leggermente. Tu hai il dovere, visto quello che dicevate con gli Area, di ribadire e sottolineare i messaggi che davate, tanto piu’ ora che appunto tutti credono di liberarsi tramite il lavoro. Gli Area venivano ascoltati per i messaggi che davano, non per la tecnica musicale, altrimenti sarebbero come Alex Britti, che tutti dicono bravo a suonare, ma io dico: che suoni a casa sua, se non ha messaggi da dare.”

Il giornalista: “Infatti Alex Britti non e’ bravo tecnicamente [?!], ma questa non e’ la sede, stavamo parlando di musica con Patrizio.”

A.S: “E invece, appunto, uno come lui DEVE parlare di politica.”

P.F.: “Sul lavoro ho gia’ detto prima, il lavoro non libera, anzi uccide. Ma quello che noi Area non abbiamo mai sopportato sono i profeti.”

A.S.: “Proprio tu dici questo a me? Tu che hai suonato luglioagostosettembrenero e Gioia&Rivoluzione? Piu’ profeti di voi… E avevate 100.000 discepoli, davanti, nel ’79, e adesso invece solo questi quattro coglioni che sono qui stasera…”



Quelli che han fatto i ‘Settanta e hanno paura del clima “anni ’70” che io so sempre innescare, quando vado come incursore artistico a far Provos, mi stanno troppo sul culo, li detesto.
E infatti mi vesto ed esco, me ne vado.
I miei compari presenti stanno dentro a sondar la reazione. Il giorn-anal-ista dice “quello ha fatto show” (parla lui, beatlesiano…). Fariselli lamenta la mia assenza dedicandomi al piano “il prossimo brano, politico” (ma allora l’hai capita, la mia predica, te l’ho riesumato, l’orgoglio militante, ormai sepolto sotto vanaglorie, vecchiaie, imborghesimenti, accettazioni…).
Poi i miei compari mi seguono, e abbandonano quei blateranti cialtroni.
Ed essi, da dentro, odono vociare, fuor dalla porta, il gruppetto, tra cui Apolide, che disquisisce di loro.
E si terrorizzano.
Sbirciano ansiosamente dagli oblo’ del foyer.
Ed escono dal retro, interrompendo in anticipo e al volo la serata.
Temendo forse d’esser gambizzati.
E li vediamo anguillare via, sguscianti, non morti ma mortificati.
Ed io urlo loro, citando il nulla ai nulla che essi – vili – sono: “Verde coniglio dalle mille facce buffe”.
Che maffo, anche Fariselli…



5.
Te lo dico in triplofonia: ccchhhiii sssiii aaassstttiiieeennnee dddaaalllaaa llloootttttta e’e’e’ uuunnn gggrrraaannn fffjjjooo dddeee nnnaaa mmmiiigggnnnoootttaaa.





(c) Apolide Sedentario seDemetrio 2008

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