20 Luglio – giornata mondiale del cordoglio faidate

non voglio ripetermi.
ero paganini, ora sono uno stronzo.

Respinte al senato dimissioni Malabarba x staffetta con Haidi Giuliani


Ecco il testo del dibattito al Senato sulle dimissioni di Gigi Malabarba che oggi, anniversario della morte di Carlo, voleva lasciare il suo posto ad Haidi Giuliani. Malabraba ha già ripresentato le dimissioni che verranno riduscusse la prossima settimana.

Discussione e reiezione delle dimissioni del senatore Luigi Malabarba (ore 21,04)
PRESIDENTE. Comunico che con lettera in data 25 maggio 2006 il senatore Luigi Malabarba ha rassegnato le proprie dimissioni.
MALABARBA (RC-SE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALABARBA (RC-SE). Signor Presidente, colleghe e colleghi, credo di dovere una spiegazione a tutte e a tutti per queste mie dimissioni dal Senato, un fatto certamente non molto frequente. Poiché in questi giorni stiamo discutendo di altre dimissioni di colleghi, tengo a precisare, anche se dovrebbe essere superfluo, che le mie dimissioni nulla hanno a che vedere con il passaggio ad altro incarico, tanto meno di Governo, o con incompatibilità di qualsivoglia natura, come per i Presidenti di Regione.
Si tratta di dimissioni volontarie, maturate in base ad una mia personale determinazione, non suggerite né avanzate da alcuno per alcun motivo politico, tanto meno dal mio vecchio o dal mio nuovo segretario di partito, che al contrario si sono sempre opposti alla mia rinuncia all’attività parlamentare.
Come, peraltro, hanno scritto da mesi giornali e riviste e, quindi, in periodi in cui non si poteva neppure sapere quale sarebbe stato il quadro politico, per non parlare di quale sarebbe stata (e di quale entità) la maggioranza al Senato, mi sono candidato – così come tutti i colleghi e le colleghe parlamentari che componevano la ristretta pattuglia di Rifondazione Comunista nella passata legislatura – ma con la decisione di lasciare in ogni caso il mio seggio il 20 luglio (in una data simbolica, che nessuno di noi dovrebbe mai dimenticare) a una donna straordinaria. (Brusìo. Richiami del Presidente).
STORACE (AN). Il giorno di Borsellino!
MALABARBA (RC-SE). Sto parlando di Haidi Gaggio Giuliani, che mi ha fatto l’onore di accettare questa staffetta con me e che voglio ringraziare per questo bellissimo regalo. (Applausi dal Gruppo RC-SE. Vivaci commenti dal Gruppo FI).
PRESIDENTE. Vi sembra il caso di intervenire con commenti del genere?
ASCIUTTI (FI). Viva i Carabinieri!
PRESIDENTE. Senatore Asciutti, quando un senatore sta spiegando i motivi per cui presenta le dimissioni, credo, che qualunque cosa dica che non sia sconveniente, debba essere ascoltata con rispetto. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).
MALABARBA. Grazie signor Presidente. Stavo dicendo che non c’è altro, non esiste alcuna problematica politica legata all’attualità o alla fase politica. E noto il mio giudizio sul Governo, l’ho espresso con nettezza al momento della fiducia, è nota la mia posizione sulle missioni militari in Medio Oriente, contro le quali mi sono battuto ogni volta, per cinque anni, persino chiedendo in prestito a Gruppi più grandi qualche manciata di secondi in più per esporre le posizioni di Rifondazione Comunista (se ne ricorderà il senatore Malan di Forza Italia, che ringrazio ancora oggi), posizioni che ho avuto occasione di riconfermare ampiamente: il mio no alla guerra, comunque mascherata, nasce da un profondo convincimento morale e politico, consapevole di non poter combattere la barbarie con atti di barbarie. Rispetto le altre opinioni. Chiedo a tutti di rispettare le mie, che credo abbiano una radice forte, se non proprio in quest’Aula, certamente nel Paese, tra le donne e gli uomini di buona volontà.
Questi convincimenti saranno portati anche da chi mi sostituirà e nulla cambierà, in ogni caso, nell’attuale composizione politica di quest’Aula.
Quindi, non c’è ragione politica in senso stretto e mi auguro che, indipendentemente dagli schieramenti politici, queste considerazioni siano accolte da tutti e da tutte come oneste e sincere quali sono.
Permettetemi, colleghe e colleghi, di terminare questa mia esperienza, oggi, con un unico riferimento alla politica che ha a che vedere con le mie dimissioni e che, ovviamente, non chiedo di condividere ma che vorrei provare a comunicare: la politica non coincide con il Palazzo. Parliamo spesso, forse troppo spesso, di separazione tra istituzioni e cittadini e cittadine, tra Parlamento e Paese. Le ragioni sono molteplici e non provo neppure a citarle. Ma ci sarà pure qualche relazione con la reiterazione dei mandati parlamentari ad infinitum, o no? Non sarebbe di aiuto a tutti, in primo luogo a noi stessi, un ritorno certo al nostro lavoro, alla professione che abbiamo esercitato (fatti salvi, ovviamente, i colleghi più anziani)?
Un’altra considerazione ancora: abbiamo mai verificato qual è la composizione sociale di questo Parlamento? Per carità, lungi da me pensare a un’automatica o proporzionale rappresentanza di categorie sociali in quest’Aula. Si tratterebbe di uno stravolgimento totale del mandato politico previsto dalla Costituzione.
Si è parlato a lungo di quello che ritengo uno scandalo inaccettabile per un preteso livello di civiltà, ossia del fatto che non sia prevista un’alternanza obbligatoria di genere nelle liste elettorali. Si è discusso a lungo, ma, appunto, solo discusso, senza avere ottenuto finora alcun risultato apprezzabile. Non è neppure accettabile, signor Presidente, anche l’espunzione totale o quasi dal Parlamento di impiegati, tecnici e operai, che – come molti colleghi sanno – mi stanno particolarmente a cuore e, fino a prova contraria, continuano ad essere la grande maggioranza della popolazione e i principali produttori della ricchezza del Paese.
Con le mie dimissioni certo non migliora la presenza in quest’Aula del lavoro dipendente, ma non la si altera neppure, visto che chi mi sostituirà ha per l’appunto una condizione di lavoratrice dipendente.
Posso agire invece sugli altri deficit: la rappresentanza di genere e la rotazione dei ruoli e degli incarichi. Chi ha ricoperto ruoli istituzionali anche rilevanti può tornare a fare il militante in mezzo a persone che non fanno i politici di professione. Personalmente, torno alla mia condizione di operaio della FIAT. Lo stabilimento Alfa Romeo di Arese in cui lavoravo è stato chiuso definitivamente poco tempo fa, come avevo avuto occasione di denunciare tante volte da questi banchi, e sarò collocato in mobilità come gli altri miei compagni di lavoro, ma non vorrei apparire populista e demagogico, dato che dispongo di relazioni politiche e sociali assai privilegiate rispetto a chi, perso quel lavoro, avrà solo un sussidio, senza altro paracadute; è bene ricordarlo. Il mio vuole essere, tuttavia, un piccolo segnale di normalità e non certo di eroismo del tutto fuori luogo.
Congedandomi dal Senato, vorrei ringraziare chi presta il proprio lavoro in questa sede per consentire a tutte e tutti di lavorare al meglio – e qui, chissà perché, troviamo un notevole riequilibrio tra i sessi – e di cui ho apprezzato professionalità e qualità. Vorrei ringraziare il Presidente Marini, al quale auguro un buon lavoro in questa difficile situazione, e anche il presidente Marcello Pera che ha dovuto sopportare anche le mie intemperanze.
Ringrazio i colleghi dell’attuale maggioranza con cui ho lavorato, ma – tengo a dirlo – anche i colleghi dell’attuale opposizione, alcuni dei quali hanno voluto manifestarmi attestati di stima sincera, indipendentemente dalla lontananza politica che a volte è enorme. Per tutte queste ragioni che ho voluto sommariamente ricordare invito tutte e tutti a votare a favore delle mie dimissione volontarie dal Senato, evitando quel voto di cortesia di cui comprendo ed apprezzo il significato, ma che poca cortesia però mi farebbe in questi giorni, anche per motivi strettamente personali. Anzi, se mi posso permettere, chiederei una cosa che avviene veramente poche volte in quest’Aula e che sarebbe per me realmente gratificante e al di fuori di ogni logica di schieramento, ossia un voto favorevole all’unanimità. Lasciatemi questa speranza!
Un mio maestro politico da poco scomparso, Livio Maitan, al quale è stato dedicato in questi giorni un centro studi, ha voluto ricordare in un’occasione una frase di Eric Fromm sulla speranza che mi è rimasta sempre molto cara: «La speranza è paradossale. Non è passiva attesa né irrealistica forzatura di circostanze che non possono avverarsi. È come la tigre rannicchiata che salta solo quando è il momento. Lo stanco riformismo e l’avventurismo pseudoradicale non sono espressioni di speranza. Sperare significa essere pronti in ogni momento a ciò che ancora non è nato e anche a non disperarsi se nulla nasce durante la nostra vita. Non vi è senso alcuno nello sperare in ciò che esiste o in ciò che non può svilupparsi. Coloro che hanno poca speranza si scelgono gli agi o la violenza. Coloro che sperano ardentemente vedono o amano ogni senso di una nuova vita e sono pronti in ogni momento ad aiutare la nascita di ciò che è pronto a venire al mondo».
Vi ringrazio per la vostra attenzione e per la vostra pazienza e spero anche per la vostra cortesia nel voto. (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).
RUSSO SPENA (RC-SE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUSSO SPENA (RC-SE). Senatrici, senatori, confesso di essere emotivamente colpito. Le dimissioni del mio amico Gigi, le sue motivazioni, ci parlano di una democrazia parlamentare che, spesso bistrattata e rimossa, dà in alcuni frangenti, come questi, prova della sua calda vitalità. Gigi, infatti, allude ad un’idea alta di politica, ci indica il percorso della ricostruzione di uno spazio pubblico che può vivere solo in connessione con la società, con le lotte. Sono state le nostre madri e i nostri padri costituenti che hanno concepito la democrazia parlamentare come crocevia tra democrazia organizzata, partecipazione, conflitto. Certo, siamo nani sulle spalle dei giganti, ma questo principio ordinatore viene messo a tema dalle dimissioni di Gigi, annunciate già al momento della presentazione elettorale, perché subentrasse al suo posto Haidi Giuliani, splendida insegnante, donna e madre. (Commenti dal Gruppo AN).
Abbiate rispetto per questa donna e per questa madre! Il nostro Gruppo non vuole dimenticare che nel luglio 2001, cinque anni fa, in queste ore a Genova si è verificata quella che non noi, ma Amnesty International ha definito (Proteste dai banchi dell’opposizione) la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda guerra mondiale.
Il Gruppo di Rifondazione Comunista – Sinistra europea (e lo avrebbe fatto molto bene Tommaso Sodano, se avesse avuto il tempo di fare un intervento) ringrazia Gigi anche per le capacità professionali ed umane con cui ha guidato nella scorsa legislatura i senatori di Rifondazione Comunista, con incisiva criticità ed elevata progettualità.
Permettetemi infine un ricordo personale, avendo io con Gigi condiviso lunghi anni difficili, aspri, di impegno politico comune; anni anche belli, in verità, perché abbiamo tentato di scalare il cielo e – dico per inciso – ancora non ci siamo arresi! Ho conosciuto Gigi non all’Alfa Romeo di Arese, dove egli è stato una splendida avanguardia di fabbrica, molto amata da lavoratrici e lavoratori, ma in Centro America, dove questo metalmeccanico internazionalista si interessava dei movimenti di lotta e della solidarietà e della cooperazione internazionale in Nicaragua, in Salvador, in Chiapas.
Per Gigi la lotta operaia in Italia è dentro un percorso conflittuale e globale contro la globalizzazione liberista. Da Arese a Mirafiori a Togliattigrad, a Selva La Candona, come tratto fondante di un sapere collettivo operaio contro ogni alienazione e mercificazione; mai economicista, mai corporativo, capace di liberare il lavoro mentre si libera dal lavoro!
Questo a me evoca Gigi Malabarba e Gigi continuerà in questo suo percorso. Anche per questo, commosso, il Gruppo di Rifondazione Comunista lo ringrazia di cuore. (Applausi dal Gruppo RC-SE. Commenti dal Gruppo AN).
Votazioni a scrutinio segreto
PRESIDENTE. Ai sensi dell’articolo 113, comma 3, del Regolamento, indíco la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, sulle dimissioni presentate dal senatore Malabarba.
I senatori favorevoli ad accogliere le dimissioni voteranno sì; i senatori contrari voteranno no; i senatori che intendono astenersi voteranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).


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www.difendiamomaterazzi.it


Il giorno del giudizio

Scritto da Paco Moriglia

giovedì 20 luglio 2006

Oggi, 20 luglio 2006, è un giorno fondamentale per noi, migliaia di tifosi italiani e non, che stiamo portando avanti la difesa del formidabile numero 23 della Nazionale Italiana: Marco Materazzi.
E’ difatti tra poche ore che dovrebbe essere comunicata la sentenza della FIFA sull’inchiesta aperta sul caso Materazzi-Zidane. Il difensore azzurro rischia dalle due alle cinque giornate di squalifica, più un’eventuale ammenda che oscillerebbe intorno ai 6000 euro. Stessa sorte, all’incirca, dovrebbe costare a Zinedine Zidane.

E’ superfluo dire che tutto ciò ci appare assurdo e vergognoso. Un probabile insulto, dettato dall’agonismo e dalla tensione provocata da una finale mondiale, giudicato al pari di una testata inferta deliberatamente e con premeditazione.
Ancora più assurda è la notizia secondo cui il Presidente Blatter avrebbe in serbo l’intenzione di offrire a Zidane un importante ruolo dirigenziale all’interno della stessa FIFA, proprio durante la premiazione del Pallone d’Oro (notizia diffusa da Studio Aperto del 19 luglio).
Questo conferma chiaramente che tutta questa vicenda presenta probabili retroscena pregiudizievoli volti a salvaguardare la figura di Zidane, e soprattutto a infangare la fantastica vittoria dei Mondiali 2006 da parte della compagine azzurra.

In tanti ci hanno chiesto cosa sarebbe successo, secondo noi, se l’episodio fosse accaduto a parti invertite.
Ebbene, alla luce di queste notizie riteniamo che se Materazzi avesse dato una testata a Zidane, nessuno si sarebbe preoccupato di analizzare eventuali provocazioni da parte del francese, ma tutti avrebbero puntato il dito contro il nostro campione, chiedendo sicuramente pene molto più gravi di quelle che rischia Zidane.

Purtroppo nessuna voce di quelle voci che tutti noi attendiamo si è ancora sollevata.
Soltanto la stampa italiana, finalmente, ha cominciato a prendere una posizione netta sulla difesa di Marco Materazzi. Molto probabilmente è stata la nostra iniziativa, rimbalzata sulle testate giornalistiche di tutto il mondo, a dare una spinta fondamentale.

Tutto questo ci rende orgogliosi. Essere diventati i portavoce della protesta di migliaia di tifosi amareggiati del pessimo trattamento ricevuto da Materazzi da parte della stampa internazionale e della stessa FIFA è il miglior feedback che potevamo aspettarci.
Il prossimo traguardo è quello di ottenere la completa assoluzione di Materazzi, e tra poche ore sapremo se l’avremo o meno raggiunto.

Ci auguriamo che la commissione FIFA esegua il suo compito nel modo più onesto possibile, e che assolva un campione che non meritava affatto di essere messo sotto inchiesta.
Non ci resta che dire: forza Marco, il popolo di Internet è dalla tua parte!

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