Ora che mi viene in mente
aldilà di che pensa la gente
forse questo presente
è la proiezione di qualche mente che
ci mangia le vite osservandoci
e che ci tiene giù
telecomandati come in tivù
scorre il giorno che
ci vede più annoiati
eclissati da questa apatia che ci brucia
o che ci rende scuri
che si vede anche senza gli occhiali
che forse potrebbero aiutarci un po’
ad esser chiari
e a capire ciò che penso mo.

but now it’s time, that’s the time
that’s our time, to make noise without position
but now it’s time, that’s the time
that’s our time, to make noise without condition

non c’è da sorprendersi
scopri che il primo dei giorni
del nuovo millennio
sogna
un’ora come un’altra
da passare qua
di quotidianità
nessun contatore sopra le città
nel mentre
virus s’intrufola nelle emozioni
del nuovo millennio
si prende il pegno
concede un attimo per lo sgomento
che è logico
colpisca quella gente che
ci crede,sogna ancora
e che conta quei giorni che mancano al danno del primo dell’anno.

//la Wedra//Millenium bug//Unreleased Demo 2001//

E dire che volevo iniziarla con

e visto che sul colle scrausi nun ceeee staannoooooooooooooo

ma la signorina aiki aka violetta aka suicide aka quella la aka lo scolo (alla quale un giorno che ripasserà sotto il mio naso seguita dal tipo con le pupille d’anfetamina al guinzaglio. mi paleso con copia de ‘Lo Scolo #2’ in mano ridendo gaglioffo) mi ha battuto sul tempo nel suo bloggo

indi

ponderavo se esordire con un

G A U M A
G A U M AaAaaA

seguito da un ‘belin’ di quel de le Voci Atroci,
ma brevemente il pensiero è scomparso sopperito da un’altra mandria di ubriaconi col fegato perforato capitanati da un

Ci Vuole Orecchio
perché ci vuole orecchio.
bisogna avere il pacco
immerso, intinto dentro al secchio
bisogna averlo tutto,
tanto, anzi parecchio…
Per fare certe cose
ci vuole orecchio!


E visto che ci vuole orecchio, io lascio come sempre le cose a metà, abbandono tutti i resconti, e tutte le foto, e tutti i messaggini, e tutti i commenti, e tutti i guestbook, e tutti i forum, e tutti i blog.
Ma per poco.
E visto che per il calendario in uso, domani è l’ultimo giorno dell’anno, dopodomani è il primo del nuovo anno, e così via, palesemente scappo dopo due anni di fetore della motorcity. Preparandomi al peggio, preparandomi alle olympiadi. E magari, migliorando gli scarni aggiornamenti di questi trecentosesscantacinque del duemilacinque.
statemi buoni, a voi vi stimo.
a voi. e non troppo.

il danno del primo dell’anno.
sono dell’anno del gallo. occhio.
[ ]

ci scusiamo con i telespettatori per l'interruzione tecnica sulle discontinue a corrente alternata ad alta impedenza immissioni di blog.
pubblicità progresso






Il quinto dell’a-team
Il sesto beatle
L’ottavo nano
che poi gli è pure andata bene che c’erano i comunisti sul treno.


[ ]


fine del post da blog di splinder.
mi riprenderò, almeno ci provo.

sieg hail
-se lo fa Dicanio, io che sò? stronzo?..
Children are taught to hate
Parents just couldn’t wait
Some are rich and some are poor
Others will just suffer more
Have you ever been ashamed
And felt society try to keep you down, I begin to watch things change
And see them turn around
Turn around
They’ll try to keep you down
Turn around Turn around
Don’t drag me down

Ignorance is like a gun in hand, reach out to the promised land
Your history books
Are full of lies, media-blitz gonna dry your eyes

You’re eighteen
Wanna be a man
Your granddaddy’s in
The Klu Klux Klan
Taking two steps foward
And four steps back
Gonna go to the White House
And paint it black


Cronaca di una vittoria preannunciata
aka
cronaca di una banalità di piazza
aka
cronaca dell’inculazio imminente
aka
cronaca di un preventivo
aka
come diceva un post su indymedia:
A pensar male forse si fa peccato ma qualche volta si azzecca. Riggitano, tieni raggione.

Uh uh
uhuhuuuh.
uh uh
uhuhuuuh.
un po’ come le 5,6,7,8’s in Kill Bill.
Vi faccio il colpo dei cinque colpi che poi vi piglia un colpo dopo cinque secondi e se non vi piglia ve lo faccio pigliare.
se prima c’avevo la minchia spappolata, ora emetto fotoni e ho scisso l’ossigeno biatomico che mi circonda in ossigeno monoatomico, quello che brucia i vesti anche solo a contatto con l’aria, tanto che è reattivo.

Yeah. Uah. direbbe piero pelù.
Continuiamo, continuano, continuate a pigliarci/prenderci per il culo.

Allora, con la vanga, togliamo la merda che esausta strasborda dalle vostre mutande, nel divisorio che si incastra tra le chiappe modello tanga scomodo.
Il problema fondamentale è uno solo:

Dicanio che fa il saluto fascista alla curva quando esce.


Dicanio?

Si, Dicanio. Paolo.

Mavaffammocc..

Allora, vittoria preventivata.
Che Venaus venisse ‘liberata’ si sapeva. Che gli sbirri fossero in anfetamina alle 3.30 di notte pure.
Sicuro come il sole.
Di quei 38 cazzo di terreni, non ce n’è uno importante, le lettere scritte e mandate dalla LTF e dalla CMC (rispettivamente: il topo da groviera che vuole mettere la ferrovia e i conigli col passamontagna che vogliono scarotare ciò che è già scarotato) sono state scritte col culo -sempre lo stesso della vangata di merda, della mano sporca, del baffo della nike..

TERRONI

Dicevo, i terreni.
Terroni.
Sono terroni, pure in valsusa. E si sà, il terrone, a rate non paga mai niente; forse la cinquecento nel sessanta. Ma ora non paga niente, a rate. Il terrone il terreno lo compra. E lo paga, tutto, maledetto e subito. E firma.
Una volta firmato, il terreno è suo.
Viviamo con il principio della proprietà privata, che sarà pure un’opinione, ma la lupara no. Quindi il terreno è suo. E ci può pure piovere su, ma il terreno è suo.
Quindi, per scarotare lo scarotabile, per perforare il perforabile, devi chiedere: ‘ca ma scuusi, monsiur, disturbo?’
Sempre per lo stesso principio per il quale la proprietà privata che sarà opinione ma esiste, esiste una legislazione, una costituzione, un regolamento. col quale spesso ci si pulisce il culo, specie chi fracassa il cazzo con morali e manganelli, del quale mi ci pulisco il culo ben più sovente, ma se finisce il rotolo, il culo resta sporco.

Finito il rotolo, il terrone ha firmato.

Leggi:
un esproprio statale per grandi opere (con coinvolgimenti stranieri e organi sovranazionali come lunionne europetta) è un processo giuridicamente lungo. E complesso. E non privo di controparti. Lungo, in fin dei conti.

Perchè, gli stranieri, sono come il pesce, e dopo tre giorni puzzano. Quindi o li butti, o ti allontani dal frigo, o cambi casa.
E allora inizia a puzzare un po’ tutto. Puzza quasi quanto la merda che esce dal culo, dalle mutande e dalle pieghe della mano con la quale tieni strette le chiappe. Se poi con la mano prendi la penna e tremolante sul foglio scrivi al terrone che la terra non è sua, quello prende la lupara. Chiaro no?

Quindi, con la mano sporca di merda, un foglio che puzza di pesce avariato e merda, scritto male perchè colto da tremarella dello scribano, nasconditi dietro ad un passamontagna, tanto il terreno che prendi non è quello del terrone. E a te, quello che serve è quello del terrone.

Con tutta sta puzza che appesta l’aria, là sui monti dove l’ossigeno è più rarefatto, barcolli malamente Uomo Dalle Braghe Ripiene di Liquame, slunghi qualche metro più in là col nastro rosso&bianco mentre cinti di notte zolle inutili, con la scusa che la puzza… l’ossigeno… il buio.. il passamontagna.. ma tanto lo sai, che non ti serve più di tanto.
Quello che però non hai considerato: il terrone c’ha l’orgoglio. quello della lupara, della figlia sposata, della mercede, delle partite col nipote la domenica pomeriggio a calcio con il mocassino della domenica nel parco cittadino affogato nelle melanzane & soppressata. C’ha orgoglio.
Forse in valsusa non c’avranno la parmigiana di Catanzaro, ma sono Terroni di Principio. E un certo principio, seppur bugianen, seppur mi sai nen, seppur gaute de suta, din lè bale.. boiafaus&giudafaus, quelli lo tengono pronto nel taschino interno del giubotto di pecora dell’inverno.
Quindi, non prendi nessuno per il culo, caro Uomo Dalle Braghe Ripiene di Liquame.

I CONTI TORNANO, i baroni muoiono.

Morto un papa, è pronto Natzinga.
La Corte d&i Conti, indaga se c’è danno alla Valsusa per il Cane Da Guardia che azzanna la nonnina mentre torna casa. Festeggiamo.
Indagano pure su quel troione a coscie aperte della signora GrandiOpere & Infrastrutture, che, parafrasando quel bifolco di Benigni con ogni riferimento PuramenteCasuale, è la moglie del ministro/e facci vedere il tuo ministerooo!, che -tu pensa un po’ le coincidenze- a capo della stessa mano tremolante e sporca di merda che, non paga di tutto, ha sporcato pure la cassetta delle lettere, ed, in fin dei conti, è la stessa CMC che cementifica il BelPaese & lo stretto missinisi..
Pensa un po’ le coincidenze, la moglie del panettiere, se la fa con l’idraulico, che è il vicino di casa.
Ricorda, il terrone ha orgoglio.

E allora, perchè minchia emetti fotoni caro chacka di stocazzo?
Perchè non metti su un cd dei N.E.R.D. e tutto s’acquieta?

nella prossima puntata
-i capellonipuzzoni che si spingono con gli sbirri
-i sindaci, ferrentino & le lenticchie
-dariofo, grillobeppe, paolini VS popolino del Manifesto alla domenica VS chi ce crede VS Chiamparino VS Bresso.

Amorevolmente,
affanculo.
senza sord manc’o prevt t` cant a mess,
si invece stai chin
vai pur a marte,
e’ na storie e` merd ma e` a stessa
p`tutt part aro` vai vai
ro` polo sud o polo nord
pur e scienziat se so shbagliat
o`munn nun gir attuorn o sol,
ma attuorn o’ sord.



la posta e` sempre in gioco
e ci giochi solo se hai denaro
e` magia
non c`e` il trucco ma l`inganno e` palese
non regge
ci sono cose che non si rivelano
paese che vai
faccia di merda che trovi

dove arrivi arrivi
dettano legge intrallazzi tra omertosi
tipi che nella paggiorparte dei casi sono arrusi nonche` sukaminchia.

mi dici rispetto ma rispetto a cosa?

Mi son sbragolato tre quarti di minchia.
Non impariamo mai, non imparano mai. affanculo.
Menomale che c’è Lines, che sa come ti senti comda seduta. Menomale che mi vien voglia di fare bunjee jumping in QueI giorni. Senza filo.

Avete il diritto di manifestare.
Ma sucami il cazzo, il diritto non me lo dai. Ce l’ho, me lo prendo, non mi detti regole manco per il cazzo, men che meno t’avverto.

Sono dieci e fischia anni che ci si spappola il cazzo con il TrenoadAltaVoracità. E non ne è mai fottuto un cazzo a nessuno.
Anzi, siamo i Soliti giovani disadattati, i Soliti facinorosi, i Soliti sucaminchie, quelli che la minchia poi la sucano.
Siamo i soliti cacacazzo che cavalcano tigre & onda in contemporanea, quelli che basta che ci sia marasma e ci sono. Chissà poi perchè, chissà poi a che fine. Che sembra che siamo tutti coglioni, che ogni azione non ha ragione, ma solo gesto istintivo.
Ma non è la porcamadonna d’una scienza che ti dice che l’istinto è comunque parte del razionale? Allora, forse, o mi dici cazzate in un caso, quando m’insegni determinate cose, o ti pari il culo con la mano già sporca di merda, quando mi sputi in faccia che io non so quello che dice Masini, perchè lo faccio.
E allora l’inganno è palese.
Un po’ come una che cerca il cazzo in una gangbang di negri. Al buio.

E allora affanculo.
a tutti i progetti di resoconto delle guerre degli Indiani con gli Yankee, del Popolo dei Nani in rivolta, dei Costruttori dei Castelli d’Aria, più comodi delle Caverne di Piombo, affanculo.
affanculo a quando t’Impegni, a quando ci Credi, a quando.
affanculo.

Siamo tutti tranquilli, c’è il Victoria Show stasera, Paris Hilton me lo suca sullo schermo, in confronto Pamela Anderson e Method of Mahyem Boy Con La Batteria In Orizzontale erano dei principianti. Forse solo Kid MeLoSbucci Rock li batteva.
Siamo tranquilli.
Ce ne accoltellano due, Borghezio brucia i negri, Borghezio lava le troie sulla Torino-Milano a Bassa Velocità (Che Poi E’ La Stessa Rete Ferroviaria Di Tutto Il Merda Di Bel Paese), Borghezio protegge il popolo Notav, quello che c’ha il diritto di manifestare.
E noi, i soliti coglioni scalmanati capelloni drogati aizzatori. Facinorosi, Anarchici e Giovani. Ce le abbiamo tutte, minchia che culo.

Siamo tranquilli, che Liguori ce l’ha detto, che la ValSusa è egoista.

Anche gli scenziati si son sbagliati, il mondo non gira attorno al sole ma attorno ai soldi.
pur e scienziat se so shbagliat
o`munn nun gir attuorn o sol,
ma attuorn o’ sord.

Ma ‘affanculo. Ce ne accoltellano due, saluti romani nella Scandalosamente Per Bene Torino Da Bere (e da ficcare a pecorina ed inculare violentemente -fin che fa male, fin che ce n’è, direbbero- indistintamente, da destra a sinistra, da Giancarlo al Paso), saluti alla celtica in fronte, saluti al Fuan, saluti al questore sulla ruspa che Schiaccia i Giovani Muntagnin sulla Barricata, nouvelle Cheguevar.
Ma ‘affanculo. Ce ne arrestano quasi venti. E sono ancora ingabbiati in casa. Che andare al lavoro Rende Liberi. E l’ha scritto uno che scandalosamente ne ha brasati un po’ di milioni nelle camere a gas. Oppure Ancor Più Oh My God, li perseguitava. A norimberga. a noi a noi, addis abeba.
Il lavoro ce li rende liberi i dieci stronzi che sono ai domiciliari per un po’ di botte con dei Poveri Sbirri Rotti in Culo, che hanno ‘fatto solo quello che ci hanno detto di fare’.
Però se ti dico buttati non lo fai – e ti credo, è banale. Allora ti propongo: succhiamelo.

E quindi? quindi col cervello sconclusionato occupiamo case a casaccio, con una logica che rende giustizia all’incoerenza di tutti quei coglioni parolai della carta stampata. senza logiche, nemmeno istintive. Schizofreniche & Contradditorie. Vuoi mettere lo style, però?
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
Occupo
Sgombero
tredici sgomberi. di posti di inutilità conclamata. sia nel prima, forse un po’ meno nel dopo.
non punti di socialità, ma quantomeno, vivi.
Popolati da zombie, ma vivi.
Zombie, perchè questa città di Merda ti rende così.
E o scappi
o ti brasi il cervello
o cerchi di reagire. ma è solo perchè nessuna delle prime due ti ha ancora soddisfatto.

ma affanculo, quantomeno state zitti.
Fatemi vedere il calendario di Max.
Fatemi vedere valentino rossi.
Fatemi vedere le veline.
Fatemi vedere neri parenti or vanzina’s bros.
Ma non ste puttanate, non ste robe, che l’inganno è palese.

E voi, puttanieri della sera, quelli che con le negre non ci vanno più, ma che siete passati tutti ai travestiti (tralaltro brutti) di via Cavalli, popolino bastardo col culo al caldo -neanche calsse operaia plagiata- popolino col culo al caldo, non esprimete il benchè minimo parere. Voi Benpensanti di stocazzo, state zitti, che non ne avete di parere. Moscerini & Shakerata di Merda è quello che esce quando parlate. Non parlate, volano botte pure su voi se mi gira il cazzo.

C’ho tre quarti di minchia arrovellata, il restante quarto è spappolato.
ma andate tutti affanculo.
[ ]


io non voto
tu voti
lui vince
noi lottiamo
voi ingoiate
loro reprimono

//

Io quoto
Lui quota [rif]
Voi leggete


L’io sono il chacka.
Lui è il Lainz.
… e bla e bla e bla.
Per dirla come dice lui, simpatico, già, come un sanpietrino nel culo.
Andiamo, o meglio, lasciamolo terminare, ciò che ha iniziato. Inevitabile quanto inutile dire che gli spunti che lascia andare nel tragitto mani-tastiera-monitor sono quantomeno condivisibili, dal chacka. Magari io un paio di risposte ce le ho, magari un paio di robe da aggiungere.
Ma a tempo debito, che sto preparando sull’argomento.
E se non si fa attentedere la turistipercaso#7, magari esce in contemporanea. magari no, ma poco importa in fondo.

facciamo un gioco, si chiama scova gli intrusi. quali sono gli elementi che stonano maledettamente nella foto sottostante?
scova gli intrusi

[ ]


vi aiuto io, uno è l’ometto appollaiato sulla scaletta intento a filmare gli scontri, e l’altro sono io, che, per quanto consapevole di compiere un atto nel migliore dei casi inutile, nel peggiore pericoloso per l’incolumità dei presenti, non ho saputo esimermi dallo scattare la/le foto.
perchè intrusi? perchè sono l’emblema della società attuale che a quanto sembra contagia anche l’ala più dura dell’opposizione alla società stessa: una società dove la rappresentazione, la spettacolarizzazione di un atto, di un evento, vale più dell’evento stesso, delle ragioni che lo hanno prodotto, delle sue conseguenze.. cosa volevo dimostrare con sta foto? che sono un duro perchè sono andato nel mezzo dei disordini? che so scattare delle foto paura? che volevo un ricordino della giornata antibush? che sono un giornalista infame? bah mi sento di escludere decisamente l’ultima, però non è che le intenzioni precedenti siano più lodevoli, affatto.
detto questo passiamo alla cronaca.
Sono le 16 e qualcosa e una moltitudine variopinta si allontana dal estadio mundialista, dove si è appena celebrata l’apoteosi di chavez e soci, ed inizia a sciamare disperdendosi. Io mi dirigo al concentramento della seconda manifestazione, indetta dall’ala più dura del movimento piquetero con l’intenzione annunciata di rompere i coglioni nei paraggi della zona rossa.
Le forze del disordine si aspettano un affluenza di qualche migliaio di persone e vengono prontamente accontentate, mentre io riconosco subito un nucleo accogliente sia cromaticamente che per affinità musicali. Una macchia oscura di un centinaio di punk marciano sotto l’egida della A cerchiata e nei loro cori si intuisce la perplessità per l’entusiasmo che li circonda dovuto al discorso del presidente venezuelano. Sono cori che ricordano che si, va bene bush fascista sei tu il terrorista, va bene no all’ALCA e no al capitale, però anche no anche allo stato e a qualsiasi autorità.
I gruppi che li circondano li osservano con malcelato disprezzo, ma io mi sento a casa e decido di condividere con loro i km che ci separano dalle protezioni metalliche e dai blindati.
I segnali che capto intorno a me sono allo stesso tempo eloquenti e contrastanti: alcuni riempiono taniche di plastica al self service petrobras, altri iniziano a calare i cappucci nonostante il sole stia spuntando dopo una mattinata uggiosa, altri ancora appesantiscono la propria marcia riempiendosi le tasche di sassolini. Ma allo stesso tempo non vola una mosca per la città: ne in testa ne in coda al corteo si vede traccia di ffoo, nessuno pare degnare di uno sguardo le numerose banche che ci circondano, così come una caserma di polizia che superiamo rapidamente, dopo un paio di cori che non riescono ad essere minacciosi. La cosa che più mi stupisce sono le innumerevoli macchine fotografiche cineprese telefonini con fotocamera integrata che mi circondano e mi inquadrano e mi riprendono. Se fossimo a torino succederebbe il finimondo ma nessuno pare turbato ed io mi adeguo, non prima di aver preso qualche precauzione per quanto riguarda indumenti ed accessori..
Arriviamo spediti al rendez vous ubicato all’incrocio tra avenida colon e entre rios dove la marcia si interrompe bruscamente, io mi sento decisamente intrappolato ma non è il caso di farsi prendere dal panico. Partono i petardi e non tardano a farsi vivi i sassolini precedentemente selezionati. Un rumore fesso e secco mi annuncia le prime lacrime che un limone gentilmente offertomi riesce a dissipare in maniera dignitosa; la gente, il nucleo del corteo si disperde rapida, lasciando sul campo cinquecento individui ostinati e nient’affatto intimoriti dall’equipaggiamento in dotazione dei cani dietro le recinzioni metalliche. Sembra una partita di tennis futuristica, con regole strane, a squadre e con palline di differente peso, forma e caratteristiche ma con la stessa ubicazione in campo: i due contendenti divisi da una rete e l’immancabile redazione giornalistica a seguire gli eventi da una postazione centrale (nella fattispecie calle entre rios).
Il comportamente delle forze preposte a mantenere l’ordine è quanto meno particolare, trincerati dietro le barriere metalliche si limitano a lasciar piovere veleni irritanti a cadenze regolari, mentre lungo l’avenida si scatenano attacchi furibondi a banche, negozi e quant’altro stimoli la fantasia e l’odio dei manifestanti. Il tutto dura un paio d’ore, prima che si prendano la briga di sgusciare dalle loro trincee ed avanzare, rallentati da alcune barriere cospicue e fiammeggianti previamente installate lungo la strada.
Siamo quasi al culmine, i lacrimogeni iniziano a giungere da direzioni inaspettate e la cosa non mi sembra affatto di buon auspicio. Caricano. Dalle retrovie e dalle avanguardie del corteo. Non ho voglia di finire la giornata in posti bruttissimi che non voglio neanche nominare, sono solo e in una città che non conosco, so solo che voglio allontanarmi il più possibile da quest’idea. Imbocco una via laterale seguito da una cinquantina di colleghi e almeno altrettanti cagnacci. Corro e continuo a correre, cambiando più volte direzione, anche se mi fanno male occhi e gambe. Corro ancora. Poi mi fermo, sono solo e penso che può bastare. Mi va di lusso, incrocio un paio di pattuglie che non sembrano degnarmi di uno sguardo anche se i miei lucidissimi occhi magenta mi denunciano come partecipante al corteo. Cammino per un tragitto strano e sghembo, cercando di non tornare sui miei passi e, per quanto possibile raggiungere la stazione degli autobus. Tutti i bar che incrocio hanno la tele sintonizzata sugli eventi della giornata e da dietro le vetrine mi sembra che la calma sia tornata a regnare sovrana; pare abbiamo arrestato almeno un centinaio di persone (si riveleranno essere 82) ed il sollievo che provo ad essere libero si stempera subito in rabbia e tristezza per coloro che non lo sono. Vengono liberati tutti in un paio d’ore e la rabbia si dirige allora oltroceano per quei magistrati torinesi che da tre mesi tengono dieci amici in gabbia per sei secondi sei cronometrati di scontri durante una manifestazione antifascista… Raggiungo la stazione e nonostante un viaggio notturno e avventuroso quanto basta riesco a tornare intero e libero a Buenos Aires. Un’alba serena fa da contraltare alla pioggia e al freddo di quella che l’ha preceduta; io mi dirigo rapido a casa, mentre nei giornali del mattino che campeggiano dalle edicole politici fannulloni e sociologi ciarlatani sbraitano cercando di spiegare ciò che non capiscono e raccontare ciò che non conoscono, rabbia ignoranza fame passione violenza orgoglio e via dicendo…
——-
fine



Fai la iunta ‘mico.
Eccola qua, l’audio di un simil-approfondimento al riguardo, un piccolo estratto di una delle infinite ed estenuanti mattinate d’informazione di Radio Blackout.
Tutto ciò, qui
[ ]


io non voto
tu voti
lui vince
noi lottiamo
voi ingoiate
loro reprimono

//

Io quoto
Lui quota [rif]
Voi leggete

L’io sono il chacka.
Lui è il Lainz. Buon essere, traslato in terra argentina a spese d’altri per tempo limitato (speriamo noi, credo diverso speri lui), a far quel che dice di dover fare ma che non fa. Del resto, chi se la sente di biasimarlo? Il suo posto attuale, non lo fa star zitto. E meno male. Ci voglio bene, al guaglione, e ci quoto tutto quel che dice, diretta testimonianza di.
Per dirla come dice lui, simpatico, già, come un sanpietrino nel culo.

[ ]

Sono le sei della mattina quando mi sveglio, il pullman interrompe la sua corsa notturna alla stazione dell’atlantica località balneare.Ad accogliermi freddo, pioggia ed una notte che rapidamente si stinge verso un’alba grigia. Il terrorista texano è atterrato una dozzina di ore prima accolto con onori militari dal padrone di casa, il presidente Kirchner, e probabilmente sta dormendo comodo nella suite dell’albergo preposto ad ospitarlo durante questa trasfertà che si rivelerà fallimentare.

In poche parole questo vertice di tutti i presidenti americani, con l’ovvia esclusione del Comandante Fidel, ha un unico scopo, secondo i piani del terrorista: ratificare, o quanto meno accelerare il processo di integrazione economica panamericana. Il trattato dell’ALCA (Area de libre comercio americana) sarebbe una vera panacea per l’economia statunitense, aprirebbe un mercato pressochè infinito alle imprese e contribuirebbe a mantenere il continente latinoamericano sotto il giogo economico, sociale e culturale del vicino a stelle e strisce. Alcune ragioni per essere contrari a questo trattato le trovate qui: http://www.noalalca.org.ar io di più non mi sbilancio.

La prima manifestazione è convocata per le sette, avenida indipendencia, e nonostante l’ora la moltitudine che si dirige al concentramento è notevole, azzardo un settantamila persone per dare l’idea.
Sono in gran parte movimenti sociali e sindacati quelli che si sono riuniti e hanno dato fondo alla loro capacità mobilitativa per riempire le strade di manifestanti. E’ atteso inoltre il treno partito all’alba da BsAs che dovrebbe portare alla marcia alcune personalità di spicco, tra cui il regista Emir Kusturica, il leader dei cocaleros boliviani Evo Morales e l’onnipresente Diego Maradona. Dovrebbe.

Si parte sotto la pioggia e sotto la pioggia si arriva allo stadio dove la moltitudine riempie curve tribune e campo per assistere all’arrivo dell’ospite. Ospite che arriva omaggiato da un’ovazione enorme, seconda solo a quella dedicata al Pibe de Oro, che, a mio personalissimo parere, si trova in una situazione più grande di lui, che non capisce e che non c’entra decisamente un cazzo, fortunatamente il suo intervento si limita ad un classicissimo invito a cacciare il terrorista nordamericano, per poi tornare a sedersi al lato della signora Chavez, sul palco d’onore.
Il presidente Hugo Chavez, Venezuela, si lancia invece in un discorso fiume, che supera le due ore, e che dimostra tutte le sue capacità oratorie e le sue evidenti tentazioni populiste e demagogiche. Il popolo agita eccitato le numerose bandiere e si infiamma con la sua voce roboante che cita nello stesso calderone Mao (capitalismo, tigre dai piedi di carta), Gesù (primo socialista della storia, un classico…), Chomsky, Miranda, e così continuando fino all’immancabile Ernesto Guevara detto il Che, cui culto in America Latina probabilmente non è mai stato così vivo.
Cosa salverei del suo discorso?
Senza dubbio il sogno di Chavez può essere affascinante, ovviamente per chi crede nella figura giuridica dello stato e nell’autorità. Una grande confederazione latinoamericana, che amministri le proprie risorse indipendentemente dai voleri del centro di comando di Washington D.C., una riedizione contemporanea del sogno di Simon Bolivar, una grande America del Sud unita ed indipendente. Inoltre l’attitudine di sfida del presidente, rispetto ai piani di attacco militare degli stati uniti al suo piccolo paese, non può non essere visto che con simpatia, che vengano dice Chavez, si ritroveranno impantanati in una nuova guerra dei cent’anni.
Da spettatore, da europeo, il tutto è sinceramente emozionante, le bandiere con i volti ed il culto della personalità di evita peron, la voce bassa e poderosa di Chavez, la madri di Plaza de Mayo omaggiate dalla folla, con i loro caratteristici panuelos bianchi a coprirne il capo, i volti degli indios orgogliosi di essere rappresentati.

Poi la festa finisce, le strade si riempiono di rabbia, e di lacrime e lo stato libera i suoi cani feroci; allora nel ricordo le due cose si mescolano e il sogno di Chavez mi si rivela per quello che è, l’ennesima farsa, l’ennesima dimostrazione che l’autorità e il potere hanno innumerevoli modi per manifestarsi e che non è poi così distinto per uno spirito libertario essere comandati da un Chavez piuttosto che da un Dabliu..
————————-
[ ]
Sfluuuufff.
Ci si sente meglio dopo una bella cacata
Voi credete in dio?
Non bisogna domandarsi se si crede in dio, ma se dio crede in noi..
Avevo un amico che si chiamava Grunvalsky.
Siamo stati deportati insieme in siberia. Quando ti portano in siberia nei campi di lavoro, si viaggia nei carri bestiame e si traversano steppe ghiacciate, per giorni e giorni, senza vedere anima viva.
Ci si scalda l’uno con l’altro.. ma il problema è che per liberarsi, per Cacare, nel vagone non si può e le sole fermate sono quando bisgona mettere l’acqua nella locomotiva.
Ma Grunvalsky era parecchio timido, e già quando dovevamo lavarci in gruppo si sentiva molto a disagio.
Io lo prendevo un po’ in giro per quasta storia.
Insomma, il treno si ferma e tutti noi ne approfittiamo per andare a cacare, dietro.. dietro il vagone.
ma io gli avevo talmente rotto le scatole al povero Grunvalsjki che lui decide di andaresene un po’ lontano
insomma, il treno riparte; tutti saltano su al volo.
perchè il treno, non aspetta.
Il problema è che Grunvalsky, che se ne era andato via dietro un cespuglio.. stava ancora cacando!
Allora lo vedo correre fuori, da dietro il cespuglio; reggendosi con le mani i pantaloni per non farli cadere… e tentando di raggiungere il treno.
Io gli tendo la mano.
Ma come lui mi tende le sue, deve mollare i pantaloni, che gli cadono alle caviglie.
… Ritira su i pantaloni; e si rimette a correre.
E i pantaloni gli cascano tutte le volte che Grunvalsky prova a tendermi le mani.

Ma allora, insomma, che è successo?

Niente.
Grunvalsky è morto di freddo.
Arrivederci, arrivederci, arrivederci…

Ma, che ce l’ha raccontato a fare?

Se solo fossi andato a scuola sapresti che l’odio chiama l’odio.

E allora? non sono andato a scuola, sono cresciuto per la strada, si per la strada. E vuoi sapere che cosa mi ha insegnato la strada..?
Che a porgere l’altra guancia te lo trovi nel culo, ecco che cosa mi ha insegnato…



Celluloidegridavano i CSI, in un caustico, caustrofobico e liberatorio c’è c’è tanto da imparare...

Consigliata la visione di adeguata e stranamente similiare pellicola, prolungata, con pupille dilatate da atropina a damigiane e blocca palpebre di arancia meckchanichiana memoria.

Forse tutti i segaioli sociologi, forse anche queste sege mentali, forse, non sono poi così concrete.

Le galline fuggono dai recinti e dalle aie. Pupazzi di plastilina diventano dei Nexus6, consci e consapevoli della loro posizione, della loro esistenza.

Se abbrustolisci due polletti ruspanti, ne bruci le piume e la pelle, speri poi di poterteli mangiare in insalata col sedano e il parmigiano, prima o poi i galletti dell’aia e le galline del pollaio, s’incazzano.
Se smolli sempre più pietre insieme al grano, le galline non beccheranno più solo il cereale, mangieranno le pietre, e finirà il giorno in cui impareranno a sputartele in faccia.

Quando la speranza non è più l’ultima a morire, ma l’ultima a morire è la volontà, dovresti essere in grado di capire che si è un passo oltre. Un passo oltre, un gradino più in basso, un piano più in basso verso il marciapiede, verso il suolo, verso la fogna, verso la terra.
Hai poco da analizzare, molto da agire.
Hai concesso terreni, hai concesso riserve naturali in cui i polletti indiani potessero amorevolmente copulare, crescere, evolversi, ananffiati di feroromoni per la crescita e grano transgenico; hai insegnato poco, hai dato poco, ma l’hai spacciato per conquista sociale, per spazio pubblico, per bene comune, per possibilità.
L’hai detto tu, l’hai fatto per loro.
L’hai fatto per loro nei confronti del tuo portafoglio, ed è impossibile crederlo! gliel’hai dato gratis! grazie, caro contadino, per il grano che c’hai dato.
e loro? ti ripagano con le pietre. a volte. perchè altre volte anche senza pollice opponibile, hanno imparato altre mezzi d’offesa. o difesa? lascio a te la risposta.

la strada t’insegna sempre e ovunque una cosa.
e per fortuna, nel nuovo fottutissimo millenio, quello dai palazzi traballanti, dagli aerei sghembi, dalla microsoft che sempre più paga ci connette l’esistenza, non è il solo mezzo per imparare.
Consigliata la visione, la haine. Scontato, oramai abusato, ma consigliato.
la strada t’insegna quello.
ho paura. Ma ne hai più tu, fidati. non sai dove si possa arrivare, soprattutto non sai dove arriveranno le conseguenze delle tue azioni. fin’ora t’è andata bene. fino ad ora.

Fino a qui, tutto bene.
Il problema, lo sai anche tu qual’è.

Nique la Police.
Baise la Police.
Etat Policer.
Parigi, november 2005, La haine.
On est là?



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trick&track
bombe a mano
boom boom.

e continuiamo con l’import selvaggio di tradizioni amorfe.
un po’ come dire, se ci sono tanti nomi biblici, e i (perfortuna) pochi michael, jimmy, anthony, david, conan, sam, quantomeno è perchè certa robba è del nostro territorio.
insomma, a blackout diciamo che ‘la soca è robba nostra’.(*)
quindi certe cose stanno a me, come una salsiccia ad un vegano.
halloween sta a me come l’odore dei mandarini.
minchia che odio.
perlomeno qualche anno addietro ci si limitava a nominare la pagliacciata, a farne qualche chiacchera da liceo, da simil alternativo-americanoide, a farne titolo da testata trendy-poor, un Vanity Fair andato ammale. qualche anno fa, un po’ di feste dal sapore consueto, poche zucche, pochi sballoni fuori norma normalizzati dalla festa. Insomma, pochi halloween.
La festa della zucca.
E io che aspetto nel campo insieme a charlie brown. e appizza sto spino..

Ma come dice Lainz, pochi Halloween.. mi sun piemunteis!


Hanno bussato alla sua porta per recitare la classica formula ‘dolcetto o scherzetto’. Arrestato l’uomo
IVREA – Due ragazzini sono rimasti feriti gravemente stasera nel torinese, durante i festeggiamenti di Halloween. Un anziano ha sparato contro di loro ed è stato arrestato.
L’episodio è avvenuto a Chiaverano, paese vicino a Ivrea, nel Canavese, quando i due stavano andando di porta in porta per recitare la classica formula “dolcetto o scherzetto”.
Secondo una prima ricostruzione, i ragazzini stavano bussando alle porte del paese con altri tre o quattro amici, tutti vestiti in maschera. Giunti alla porta di un anziano si sono visti rispondere a colpi di fucile. I due feriti sono stati trasportati all’ospedale di Ivrea e le loro condizioni risultano serie. L’anziano è stato arrestato dalla polizia.


(*)
La soca è robba nostra, fenomeno imperante post-ragga-seanpaul explosion.
A breve potremo dire che anche la GOA è robba nostra.
Per i contabili:
31.10.05 – Festa Goa Trancemission Benefit Blackout @ CSA Murazzi. / start h 23.00 stop h 13.00
esticazzi che bordello.
vi amo sballati che mi chiedete un cubalibre perchè con voce rauca ‘non mi scende il funghetto’.
vi amo sballati che scendete dalle peggio disco(teke) per comparire in ameno posto muffoso colonizzato dai comunistoidi.
vi amo sballati cabinotti e zamundi di sorta che con pupille a spillo o dilatate, v’incazzate quando vi sputo che non c’è il guardaroba.
vi amo sballati che ci credete nell’import delle zucche made in usa e così mi tocca servire fetishdaitan e pornogeegrobot. non è carnevale, diomadonna. tutt’altra dignità, il carnevale.
vi amo sballati avventori dall’MdMa pacco, in botta isterica e cagaminchia, non presa male violenta, non smandibolina, ma isterica e cagacazzo. basta che vi guardo, urlo e abbassate la cresta.
vi amo sballati freakkettoni che vi fate le piste sulle ricariche del cell insieme agli amici di Lapo. sabato in barca a vela, lunedì al leonkasballo?
vi amo sballate tipelle che non sapete dove siete e perchè siete, e chiedete negroni e angeli blu con le tette in vista e le pupille a spillo. tanto al macho che vi palpa il culo guardandomi, tra mezz’ora, non gli tira.
vi amo sballati voi tutti che chiedete la junta di rhum, gin o vodka, ve la do, placidi ve ne andate. ce ne fosse tanto o poco, non sentireste nulla. ma io sono onesto. bucatevi il fegato, inconsci. se foste consci, non la chiedereste. ne prendereste 3 al posto di 2.
vi amo sballati che pressate per avere la vostra media, voi che ci siete sempre, a non fare un cazzo. perchè v’ammutolisco con due parole e aprite il borsellino.
vi amo.
aprite il portafoglio e datemi i soldi.
sta radio ci costa, e i soldi non li abbiamo.
vi amo.
aprite il portafoglio.
dolcetto o scherzetto?
thay say: Jump!
you say: how high?

tha tha tha.
uurgh.

yeah

comeon.

you standing in line
ya belivin’ the lies
you bowin’ down to the flag
you gotta a bullet in your head
you standing in line
ya belivin’ the lies
you bowin’ down to the flag
you gotta a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
You Got a Bullet In Your Fucking Head
yeah, yeeeah.
tarataratarataratarataratarataratà.

(*scream/grida)


Ohmyfucked&rapedgod, diretto dai 90ies, diretto from L.A.
Già, e stiamo a Torino.
Non sono vivo e non sono morto.
e stiamo a Torino.

Mettiamola così:
c’ho bisogno ancora di tempo e fiato, d’un bignami e un dizionario, d’un paio d’occhiali da vista e uno da sole, d’un microscopio e d’un telescopio, e di un paio di coglioni grossi come due zipanguli* per raccontarvi QUI.

Direi che, un po’ come Houston, abbiamo un problema.
o forse piùddd’uno.

ma ce la farò. prendo fiato e sputo il verdone, l’uovo sodo, la merda, lo stronzo, la bile, il marcio. Sputo il proiettile.





*originary from Calabbristan / zipangulo = anguria, cocomero, di quello lungo, modello suppostone.
facce di bronzo.
incredibilmente gommose manco fossero bonbon fragola&panna;
sobriamente stretti da cravatte modello “pompino sul goldone”;
discretamente impettiti nelle loro camice ricamate;
sordidamente appoggiata allo schienale della sedia in pelle, nel vedo non vedo caratteristico&cordiale la giacca d’ordinanza;
penna con lo sponsor d’ogni dove, quello del “meno banco più antonio”. meno suore, più parcheggi;
pacioso l’odore acre e fastidioso di perenne dopobarba&chewing gum ostentato;
fastidiosi gli occhi vitrei, coperti da un pallido velo di sincerità “nonvedichelodicopertè?”;
smorfia che si maschera in ruga e non si scopre, neanche quando meno se lo aspetta, quando un pivello di vent’anni propone, parla, reagisce. e senza paura, lo fa;
i nervi tesi a percepire, e nello stesso istante la percezione si fa maschera, e si muta in esistenza;
esistenze racchiuse tra firme, codicilli, ed essenze fasulle di false realtà, racchiuse in codici che nessuno dei presenti ha mai detto di accettare. Assistenti sociali?
no.

Più semplicemente, quelli che Jello voleva travestire da spazzini durante la pausa.
Più semplicemente, l’odio materiale del proletariato, della classe urbana per eccellenza.
Più semplicemente, quelli che son sofisticati da chiamare i NAS / quelli che benpensano.
Più semplicemente, l’oggetto ammirato dai plasticosi anni ottanta degli omologati.
Più semplicemente, l’oggetto dello scherno del punk essenziale di Londra e Berlino.
Più semplicemente, il prodotto urbano delle scartoffie che affettano gli alberi.
Colletti Bianchi.

Non cambiano mai di una virgola, anzi, parafrasando altri detti, sono alquanto nudi. E i fogli non sono foglie di fico, tantomeno sono loro putti dal sesso indefinito, dunque nudi. Nudi e ridicoli.
Con tutte le loro regole per comunicare, fisicamente, corporalmente, col tono, con lo sguardo, con il gesto, con il porsi, col vestito.
Nudi. Regole in evidenza, come nervi su spalle scoperte, scapole lussate e ginocchia rotte. TVOR, teste vuote ossa rotte.
Regola materializzata nello stringere la mia mano perennemente viscida di sudore puzzolente, che lascia l’alone sul tavolo ogni volta che l’appoggio, e la sua, quella viscida di sudori freddi, inchiostri metabolizzati, celluloide sotto pelle, telecamere di controllo, sponsor e portafogli foderati.
Regola materializzata mentre ti foro la fronte con lo sguardo, pelle distesa in nessuna ruga e/o espressione, se non in quelle sottili scavate dal vento freddo caldo del termosifone e del clima del tardo ottobre, nessun lifting, non hai i soldi per pagarteli, colletto bianco, schiavo della carta e del potere che hai arrampicato onestamente.
Regola materializzata mentre ti buco le pupille con i miei spilli di violenza, mentre vedo la patina dell’insegnamento calare quando impettito tiri dritto il busto, braccio teso, novanta gradi agili tra il gomito, stretta vigorosa ma non dolorosa, leggero arcuare estremità di labbra secche, occhi lucidi e rotondi cordiali come nenche con la moglie che si scopa l’idraulico.
Regola materializzata mentre sputo i miei umori e conati in tua faccia che cambia suono e forma, diventa pulita, chiara, gialla e quasi splendente nel cupo grigio delle 17 di fine ottobre di torino, accompagnandomi alla porta, lasci che la apro, sai che sono così.
Regola, sei una regola e lo sai.
E a volte provi schifo. Mai quanto ne provo io.
Mai quanto ne provo io nel rischio di annullare questo odio e tramutarlo in regola.
Colletti bianchi, uguagli agli Ottanta, uguali ma nudi. Scoperti i nervi, pubbliche le tecniche di comunicazione, pubbliche le metodologie, pubblichi i pro e i contro.
Nudi.
E per questo ridicoli. Perchè non siete bronzi di riace, ma hominubus comunibus, con un cazzettino tra le gambe, i peli, e tutto il resto rende sgraziato e ridicolo.
(In altri contesti, forse, è quello il bello.)

Tutto questo, per dirlo, che Radio Blackout, ha una nuova sede.
E speriamo sia un nuovo potente e fragoroso inizio.