dov’eravamo rimasti?
ah, si al punto in cui eravamo i rimasti.
rimasti, non c’è altro da dire.

Spocchiosi e pulciosi, i pards scivolavano pe’ le valli, posti d’incanto se vi gustano le alture.
Freschi d’estate, ghiacciati d’inverno, ma sempre bei posti.
presi d’assalto dai Merenderos, dai Tamarreros e da tutta una sequela di fauna urbana, prodotto oscuro ma ben calibrato della motorcity, che rumoreggia alle spalle.

già, ma non fare il turista/per/caso, al massimo il turista/manco/per/caso che sei sulla rotta più inflazionata, che ti poni in modo inflazionato, che dici cose inflazionato, e il drammatico sta che a volte sgorgano che manco le pensi.. (oh main kampf.)

dicevamo, le valli, le vacche, la pina, il gino, il mario, e la neve.
cribio se ne tirava giù. le catene son pacco, che ce vuoi far, se sei to.to.tongolo.
dopo aver sfidato con inconscenza diabbolica, una nevicata di quelle che la mandava appunto, planiamo dal meccanico, gli molliamo i neuroni, facciamo 30 metri e montiamo le catene tongolo-model-style.
facciamo altrettanti metri per immetterci nella pulittiiiiiiiissima autostrada delle valli, mal voluta e mal fidata, tanto quanto st’osannatamente odiata TAV, che però poi tutti i valligiani prendono, usano e sfruttano, mollando i 15 neuri d’andata e altrettanti al ritorno, per i 130 km delle torino-bardonecchia.

vebbè catene inutili dunque.
autostrada pulita, bene bene bene.

ma la storia è ciclica
si sa la storie è isterica (Assalti Frontali)
e la dove il canovaccio mal abbozzato del Terronia Tour estivo 2003 s’era stoppato, qua si ripete.
spia della batteria.
cazz’è?
nooo, ma è che fa freddo, poi si ripiglia.
seeee.
noooo.
no.
porc.

pronto Aciiiiiiiiiiii?
I don’t practice santeria
I ain’t got no crystal ball.
I had a million dollars but i’d,
I’d spend it all.
If I could find that heina and that sancho that she’s found,
Well I’d pop a cap in sancho and I’d slap her down.
What I really wanna know,
My baby, what I really want to say I can’t define.
Well it’s love,
That I need, oh ,
But my soul will have to,
Wait till I get back and find heina of my own.
Daddy’s gonna love one and all.
//Santeria//Sublime//st//

sguisciano stavolta.
i pards sguisciano, scivolano ribadisco. perbacco.
orso
ngr
chk
F’sTP1.6IE

lisci e pedanti, ignari e spocchiosi.
anche un po’ pidocchiosi va, che anche se ti fai la doccia prima di partire, non sò bene come cazz’è ma mi lordo in una maniera indicibile nel giro di un’oretta.
macchina, treno, piedi, pulman, pattini, aereo, bici che sia..

eggià.
che la letargica sveglia era suonata, per poco ngr non si abbiocca in piedi sotto casa, appoggiato alla porta, ma noi si fanno le partenze deficenti.
però per BaccoTobacco&Venere, sono le 7 antimeridian che hai già fatto:
-carico/scarico
-scaricato il paio di catene in più (*)
-comprato pane al forno
-caffè
-cigarri
-benza
-scorreggia di circostanza

incredibile, sei troppo in tabella, manco fossi l’alpitour, c’abbiamo solo trequarti d’ora di cazzeggio alle spalle sull’orario prefissato.

e allora ‘nnamo com’annibbbale a valicà st’alpi, va.
(che poi è una di quelle robe che ho fatto un miliardo di volte, in sci, a piotte, in tenda, in pulmann, in auto, ma se non la faccio lunga..)
e si scivola via che la statale è un piacere.
oddio, bel tempo di merda, come si suol dire. simpatica nebbiolina padana di quelle modello ‘orchite tascabile’, pioggerellina modello ‘se non caco il cazz non son content’, luce modello ‘se me ne stavo a letto non facevo male a nessuno, invece’, freddo ‘vabbè a caponord un’altravolta’.
comunque i pards scivolano, goliardici e spavaldi, con la samba gentilmente offerta da LaRes-Publica nello stereo, con il carro decennale sotto i deretani.
vai lungo il rettilineo piemontese della stradale, che attraversa tutti i peggio paesi della cintura sabauda, quelli in cui ti chiedi come, che, perchè.
attrazione principale il tamrro d’assalto, ma in fondo va bene così.
curve sinuose all’attacco delle alpi, prima val di susa.
la conosci quasi palmo-palmo, che è un bel postaccio, talmente carino che agnello c’ha fatto pure le twin-towers in quota.
Bussoleno, dove la carne costa meno, fa anche la rima, Susa, a menadito quasi, con tutte quelle cazzo di frazioni inutili, tipo Buttigliera, che credo sia il nome più inflazionato della provincia per agglomerati di case.
Su Su Su, verso i pennacchi, bianchi e nebulosi quest’oggi, affascinanti come non mai, quasi non ti ricordi se hai una meta. Ma io rimango là con Dani e con Lucienne, Annabella, Heidi e combriccola. magari poi s’è fatta gnocca Heidi..
Su Su Su, i pards scivolano.
E invece, la neve inizia a incollarsi.
Crisbio, nevica. Che Fico!
Che Sturia!
Madu!
Ciuè Boh!
Beh!
Eh!
Uh.
essì che nevica un pochetto troppo, ma noi come McGyver ci si ferma e si monta le catene, che sparati scivolavamo, ma saggi&dotti&previdenti&magister siamo.

Eh Eh Eh, in culo.

Si in culo mi ficco le catene, quelle che ci siamo portati dietro, che quelle che abbiamo mollato in quel della Motorcity (*) erano quelle giuste.
*iofanale, anche in seconda a momenti non si riesce a scendere.
e letteralmente i pards scivolano alla bocca di Oulx, tabella di marcia a puttene, si scivola da un meccanico, dove alla gaudente cifra di 50 n€uroni si comprano delle catene modello ‘down-idrocefalo-can do it!’

Ma credete finisca qua?

ps
le foto per ora non son mie.
solo il milionesimo turista, passeggero del numero 22, percorso 889, biglietto 7823…

Sullo schienale di un sedile accanto al mio un adesivo suggerisce:
SE SEI FUGGITO DA CASA, FAI UNA TELEFONATA A CHI TI AMA.
Con un pennarello nero qualcuno ha aggiunto:
Sì, DIGLI ANCORA DI ANDARE A FARSI FOTTERE.

//Giuseppe Culicchia//BlaBlaBla//

già, è fin troppo banale.

banalmente spalmato in questa comoda apatia nostrana, taleggio e pecorino, un po’ a pecorina, apaticamente comodo nella pigra mania da non scrittore, così non và, cazzo!
perchè con il cazzo nella propria mano ,senza un cazzo da fare, si può fare il cazzo che si vuole. (Gus)

eh già!
ma la storia si ripete, quindi, anche se non ho terminato e mai so se, anche se ‘i rillly hop’, il precedente trip degno del Welsh più marcio, del Palacunicciucc, del Bucoschi più bucato, i pards sono dinuovo là.

Il trittico decomposto, puzzolente e malandato, punk dentro, punk di lato, poco fuori, molto attitude.
Cast lievemente ritoccato, starring this time:
chk, sennò non starei qua.
ngr, sbabbion boys, dev’esser la mia vicinanza a far marcire la gente..
dinuovo col trittico, dinuovo con i pards, un po’ come in quelle fughe lugliane verso la puglia, vecchia conoscenza, riappare senza scomparire, l’orso.

sarebbe stato molto romantico, no?
si ma sai che freddo porco..
si però poi ci andiamo a Mosca.
a vabbò.
Lo starrin’ si conclude con un’altro cambio al vertice, CT dei pards, this time, nessuna R5, ma father’s TiPo1.6IE, che è tutto un programma, specie se i numeri sotto la lancetta segnano 190 con tre zeri dietro.
Eppensareche. che dovevamo andarci in via di estinzione, con bambù alla mano, in Panda. Minchia oh.

e dinuovo sparati, o meglio, scivolati, tra ghiaccio e neve.
orso
ngr
chk
F’sTP1.6IE

bene.
ma dove cazzo si va?
Troppo dai minchia la ballotta cisti uea, Berlino.
uhmf, lontano.
Utrecht, non ce nè per nessuno, si spacca il culo ai passeri, che tanto son surgelati ormai.
nain, che poi finiamo dinuovo ad amsterdam.
quand’eccocheunpiccoloamicos’avvicina -anche se è donna. ‘Ma perchè non prendete il camper di..’
e manco a dirmo c’ero già sopra sparato verso Koppe-naghen.
Già, peccato che puntopunto il camper non ce lo elargisce manco per il caiser, quindi.
Utrecht.
Vabbò.

Nonono. PARIGI!
La meta più inflazionata del millennio, quella dove di turistapercaso c’hai nulla, sai dove vai, sai chi trovi e sai cosa mangi.
che poi è un po’ così ovunque.
che lo sai che è bella, romantica, tric e trac, hasish e bombe a mano, che.
che lo sai che ci saranno paccate di italiani.
paccate di italiani.
paccate di italiani.
paccate di italiani.
paccate di torinesi.
paccate di torinesi.
paccate di torinesi.
bene.
quando partiamo?

letargica sveglia, ore 6.15, ore 7.00 sei già dopo Pianezza, che il folle fast&furious trip lo si fa in statale, direttissima Torino-Parigi, toda statal.
che in fondo e mille volte meglio della piatta autostrada.
in culo al TAV.



You speak of Rastafari, but how can you justify belief
In a god that’s left you behind?
You’ve simply filled the gap between the upper and lower class
And your faith merely keeps you in line.
An amalgamation of jewish scripture and christian thought.
What will that get you?
-Not a fuck of a lot.
Take a look at your promised land.
Your deed is that gun in your hand.
_Mt. Zion’s a minefield.
_The West Bank.
_The Gaza Strip.
Soon to be parking lots for American tourists
and
fascist cops.
Fuck zionism.
Fuck militarism.
Fuck americanism.
Fuck nationalism.
Fuck religion.
//Haille Sellasse, up your ass//Propagandhi//How to Clean Everything//
Essere merda meno merda avevo detto.
qui lo riconfermo.

schioda il culo, provaci, in questa strana inconcludente inappagante apatia galleggiante sotto le Fieste.
merda meno merda, quantomeno provaci.
allora prendo e vado, a cercar di capire e dimenticare sotto la parigi di truffaut.

vedremo.
e vi saluto così.

(un anno denso si potrebbe dire)


Non sono vivo
e non sono morto
Non provo dolore
neanche piacere
NON VOGLIO ESSERE
PER NON APPARIRE.
No.
//Bellicosi//Del Risveglio//Il disco dell’anno//


Credevate sopite le passioni eh?
e invece ve lo butto qua, sputato in faccia, pure nel pezzo da bloggo, un bloggo intestinale, che ri-posto pure ney may projeyecty, per tenrene il conto e il filone il-logico.

4 e mezza del mattino, serata sabato, maliconico di sottofondo col sorriso in faccia.

Ci sono volte in cui hai il vuoto in testa, uno strano agglomerato di nulla, qulcosa che a nulla giunge, eppure, il cervello a mille, idee, pensieri che si mescolano al nulla che prevale e producono sensazioni, emozioni, che sconvolgono.
Pensi, ti metti in forte crisi, non sei capito e non capisci.
Sono gli errori che salgono a galla, le conseguenze, maligne, impotenti di guarigione. ma sei li, vivi e ti lasci vivere, non c’è nessuna finalità.
Ma l’agglomerato strano e con forte componente di nulla, parte che rende il tutto inutile, prevale e prende il sopravvento. Ed è una strana sensazione di vuoto malinconico & motivato, sconsolato al corso dei rapporti e delle cose che così vanno le cose e così devono andare, non credi, non ci hai mai creduto, anzi, l’hai sempre visto in cattiva luce.

Sterile, asettico quasi nello sguardo che porti a quel che t’attornia, non ci credi di esser così. che così stiano. che vada così. che io vada.

in continuo affanno, nessuna prospettiva.

-dipende da dove la guardi-

forse è vero, la guardi male e in cattiva luce, in qualcosa che non va, perchè hai tu la ragione.
Strano agglomerato di conoscenze, casualità, sentimenti, ragioni. ti lede e ferisce, cercando di vedere quel che non c’è e non è per nulla il caso che ci sia.
forse.

guardala nell’altra luce.
ma perchè non ti convince, non ti piace, e non l’accetti?
umanità, credo si tratti; quindi differenze e difrazioni di chi non crede più.
sarà, ma manca l’ingenuità, di una volta, di quando tutto era lì pronto. da prendere, consumare, vivendo nel consumo e nel non pensare a.

in contnuo affanno, nessuna prospettiva.
forse.
beneficio del dubbio, me lo concedo.
Mi fotografo da solo mentre ficco testate contro il muro del pianto mio personale, non mi faccio saltare in aria, ma chiedo il mea culpa.
Attonito dagli eventi, dal mondo che gira e dall’autista che mi salta la fermata, dalle code all’inps, mi braso quasi tutto fino al filtro, al gusto di wedra, e giungo ad una settimana di distanza a raccoglier i cocci e a terminare il racconto. Sghembo più che mai, storto dal-lo-ier-i-ser-a.

Suona la campana, ready to fight, guardi la signorina che scende dal quadrato col cartellone, diretto al volto, ferita vistosa sul sopracciglio, sangue a fiotti, i nostri lavorano ai fianchi, diretti sul volto, poi ai fianchi.
Primo knock down, si rialza, chiuso all’angolo, aggancia per cercare ossigeno, agili sui piedi i nostri quando suona la seconda campana del round.
ripresa, ding!, è un attimo, 2 jam, lavora ai fianchi ancora, montante, knock down secco.
Mastello win.

Ed Ed Rush + Optical non è poi così degno d’accompagnarmi in scrittura, perchè quant’evvero quello, il chacka e la mastello, ready to fight again si presenta sul lido, belli in crema da sole, occhiale di circostanza, nel saturdey evening con la fever che sale, la voglia alle stelle.
Stasera, serata punk d’eccezione, di quelle che furono e che saranno, che la voglia è alle stelle e non molla.
Punk, da tutto, pulisci, lava, riordina, rulla..
Palleggi da un loco ad un altro, girando per lidi che conosci, dopo aver risistemato il tutto, una mano nel carico scarico, una mano in cucina, lavi piatti all’infinito, manco nell’esercito, che muoiano tutti (quelli dell’esercito).
Ma il tutto c’è, c’è qui, c’è la voglia.
Presti e svelti come non mai, il check è completato, le videoproiezioni, tranne qualche scazzo tecnico di whs troppo usurate sono pronte a deturpare animi non più sani; sembra quasi un posto normale, che inizi a mangiare alle 20.50. Mai successo. Mastello’s Power.
Inizia la noche, inizia il film, strapieno e stracarico, La casa nel Tempo, che qui nulla è casuale, nemmanco i titoli dei film, che son XVI anni che.
Briefing per il concerto perfetto, sala piena che si svuota, svuotiamo le sedie ai bordi, giro il proiettore contro il palco, raddrizzi il raddrizzabile e inizi a concludere di storpiarti.
Palleggi dal bar al calcetto, alla distro al bar. in attesa che il punk abbia inizio sul palco. Poi al bar ci passi dietro e passi il tempo a lavarti il braccio destro, che le becks e le oransode sono in pressione stasera.
Il rhum termina in breve, solo vodka e gin, non so quante volte l’abbiam detto.
Un cicchetto qua, uno la, il concerto non lo vedi, ma dicono fosse una figata.

Domenica in sordina e rincoglionitino, dopo la radio, giungi a pulire lavare spazzare. E così come era iniziata la domenica, in sordina appunto, finisce in un delirio nuovamnete di birra, annaffiata a fiumi che sgorga dal bar, per quei 10 derelitti che dovrebbero portarti a casa e che tergiversano sul calcetto sino alle ore beate.
La gente? nella media, non troppa, non poca, ma si sà, è domenica, la misantropia cresce a chi non ce l’ha dentro di suo.

Grazie a chi c’era, Spider, Gomez, i Mastelli Twins, Fabio EFT, NoInfo cricca e i miei soci con la macchina…yo.
Grazie anche alle teste di cazzo che pensano che il paso sia un posto come un altro, ai cazzoni che ci vanno per fottere credendo di essere una spanna avanti e a chi pensa che se beve e fa cazzate tutto è giustificato. fuck you, sapete chi siete.
(la rava e la fava non ve la racconto, che non è piacevole…)
stanotte è morto in ospedale Matteo ‘Crunch’.
Era stato ricoverato per l’ennesima volta circa un mese fa.
Stanotte una crisi respiratoria l’ha stroncato.

In piedi sulla rupe guardo intorno a me e affronto il sole
pallido il mio volto e sorge ancora, mi ama, mi odia
aspetto per fuggire, no ho numeri in me
guardo il cielo, l’erba brucia, polvere sui vetri

Voglio nuotare nei sogni perduti
Voglio lasciare questa prigione di carne
Linee nere dividono i sostegni, io sono solo un’illusione
Cerco nei ricordi di una nuova vita

Strutture ordinate attendono il fallimento della mia reazione
il crollo della casa che si staglia rossa in un mare di grigio
sicurezze mi sostengono come sedie di carta
bruciate nelle gole silenziose di chi è tornato indietro

Voglio nuotare nei sogni perduti
Voglio lasciare questa prigione di carne
Distinguo il nuovo mondo ostile, accetto la sua storia
Rinato in una sola azione: il coraggio di buttare via tutto ora.

[_Poesie dal Prato_Crunch (toXhc ultra turbo hard core)_Ran-Core_1994]



le gocce di sudore rigflettono il mio sole artificiale

[_Oggi è sempre_Crunch (toXhc ultra turbo hard core)_Ran-Core_1994]



Non voglio più adattarmi
grido e manifesto il mio rancore
La La La.

[Ran-core_Crunch (toXhc ultra turbo hard core)_Ran-Core_1994]


Crunch:
I CRUNCH si formano a TORINO nell 992 per iniziativa di Federico Lisfera (basso), Gianni Morello (chitarra), Davide Pralotto (batteria) e Marco Rinaldi (voce). Nella primavera del 1993 il gruppo registra il suo primo demotape con tredici pezzi ispirati al vecchio stile hardcore italiano e americano. Sfortunatamente nell’estate del 1993, Gianni muore in un incidente e viene sostituito da Matteo Cosa (chitarra), amico dei CRUNCH che suonava con Federico in un gruppo chiamato Cocks Box. “RAN-CORE”, il primo 7″ dei CRUNCH, esce nel Gennaio 1995 è autoprodotto e contiene 9 pezzi musicalmente simili all’hardcore della demo ma eseguiti con maggiore velocità ed esperienza. Durante la prima metà del 1995 i CRUNCH cominciano a suonare per le prime volte fuori del Piemonte giungendo fino a Napoli (4 Marzo 1995 – Officina 99). Proprio da Napoli vengono THE SICKOIDS gruppo punk che divide con i CRUNCH lo SPLIT 7″ “YEPA!” che esce nel Luglio 1995 co-prodotto dai due gruppi. Nello split 7″ sono presenti sette canzoni dei CRUNCH che in questo periodo cominciano a personalizzarsi proponendo un hardcore più creativo ma sempre molto veloce. Nell’estate del 1995 i CRUNCH suonano per la prima volta all’estero, in CROAZIA (28-29 Luglio 1995 – MONTEPARADISO HARDCORE FESTIVAL). Continuando a suonare sporadicamente in giro per l’italia i CRUNCH registrano il loro terzo 7″ intitolato “BENVENUTI PERSONE” che esce sempre autoprodotto dalla band nel Gennaio 1996 e che con altri nove pezzi continua e affina Io stile delle canzoni dello split. Durante la primavera del 1996 il gruppo porta a termine altre date in FRANCIA, SVIZZERA e GERMANIA. Nell’autunno dello stesso anno i CRUNCH continuano a suonare in Italia raggiungendo anche la Sicilia in occasione di un mini-tour con gli amici torinesi CHURCH OF VIOLENCE. Subito dopo i CRUNCH registrano quattro nuovi pezzi inediti che saranno inseriti in un nuovo 7″ “ESTREMA-MENTE” pubblicato nel Gennaio 1997 dall’americana CLEAN PLATE RECORDS insieme a sette altri pezzi registrati dal vivo a EL PASO (Torino). Nell’autunno del 1997 i CRUNCH si imbarcano nel loro primo vero e proprio tour con una ventina di concerti suddivisi tra GERMANIA, POLONIA, ESTONIA e FINLANDIA, tour seguito da un giro di cinque concerti in SPAGNA nel Gennaio 1998, dopo i quali Marco lascia il gruppo. L’attuale cantante dei CRUNCH è Andrea Giordan, proveniente dai torinesi DISTRUZIONE. Con il nuovo cantante nel Marzo 1998, i CRUNCH partono per un nuovo tour di quindici concerti in GERMANIA e POLONIA.Nel corso di questi ultimi mesi la CLEAN PLATE RECORDS ha curato la pubblicazione di un LP, intitolato “BUBBA BUBBA BUBBA! – The early shit”, distribuito prevalentemente negli USA e che contiene i primi tre 7″ dei CRUNCH. Ora, è in lavorazione un super imminente 7″ ep ed un nuovo LP che conterrà venticinque canzoni inedite, sarà stampato anche su CD e s’intitolerà “DOPING”. La sua uscita è prevista per l’inverno 1999…ma non si può mai dire… …per ora è tutto…
una serie di jam, un uppercut devastante, mobilità sulle gambe, buon fiato, punzecchia l’avversario ai fianchi e lo lavora al volto; chiuso all’angolo accusa i colpi al volto.
campana.

come al solito, maaaaaannnnaaggiamè e alla macchina fotografica. as usual.

If kids are united, they’ll brake your ass.

Shut up motherfucker, si parte di bella e in simpatia.
Il chacka gongolante, tornatardi e tiratardi la sera prima del venerdì, che tanto è scemo.
Allora torno tardi, storto, mi alzo presto storto, lavoro, radio, schina a casa, taaaaack! ore 17 diretto sull’uno verso la Motorcity sud.
Lidi pasici devastati come al solito, un po’ tutto acazz come sempre, ma la migliore è che ci siamo brasati la chiave della sala concerti (non vi sto a rigirare come è andato il tutto che è solo un casino).
vabbò, sia apre la sala concerti, rollino le trombe, il chacka si smista ai fornelli per pasta pseudo vegan & cavatello with cima de rap., doppio primo per compleanno pasico.
Monta il telone, palco straserio, diggei ei ei al centro, 6 monitor a far da contorno.
Delirio nel montaggio, parte il cavo del proiettore, altro sclero. ma i kids sono united, quindi shut up.
Neanche 10 minuti di ritardo, parte Tromeo& juliet, sala iper affollatissima, incredibile, mentre la pasica compagine festeggia in sala mensa.
il bar s’affolla di smandrillati sbevazzanti,
parte il 2° round della serata, Splatters -gli schizzacervelli, capostipite di litri di sangue, seghe e tosaerba, lucidatrici e martelli. Ed è il delirio.
Una squadra così non ce la avemo mai avuta/mo co totti ce sta batistuta (Brusco)
tanta gente, sparsa un po’ ovunque.
Partono i diggei, situazione fichissima, maxi proiezione su telone, anche con riprese effettate live, 4 filmati in contemporanea [tra cui 40 min di circuito interno di un recinto di vacche], tasso alcolico che sale, tasso di fusione (misurato in bar -della pressione sanguigna) molto basso (il che vuol dire alto).
Spin that shit man!

Ready to fight, tonight, second round.
sparati.
chk, nn, ngr, R5.
pare lontano, pare scelta andata e tempo passato.
che ritorna, se solo lo vuoi, indelebile, con l’odore dell’etere.

sembra difficile riportare alla vita ciò che sembra attualmente sopito, quantomeno intorpidito.
leggi e rileggi, per prender spunto, aggancio, punto di sutura su quel che hai vissuto.

e non è poi così impensato, impensabile ed irraggiungibile, questo traguardo della mente, se ciò di cui si parla, è vero, reale, emozionale -ma nulla di emo, che quello lo fanno i Fugazi e basta e avanza.

I call you shit / please call you on mine
(Propagandhi)


dicevo.
l’inizio, alla fine.
si, una data come un’altra, apatica città merda, opprime e costringe; non la reggi più.
così il tutto s’anticipa -e non nego, m’incasina, che la vita non riesco mai a mantenermela piatta e vivibile.
partiamo prima, armi decise, colpo in canna, full metal jacket.

passa da Ibrahim, tutta la paccottaglia accessoria inutile l’hai presa, inclusa l’inutile camicia nera a 6 euro con la scusa ‘mi-distraggo-all’ipercoop-un-martedì-29-luglio-mattina’ (per un black block che non deve chiedere, mai), la spesa la fai, carichi e scarichi il carrello di mille scatolette molto global, che i no global ce lo smaruggiano, questo quello e pure quell’altro.


dicevo.
chk, nn, ngr + R5.
sparati come non mai. una giornata sparata, a mille cose, a mille scleri, a mille odi a chi neanche si osa farsi vedere e poi ti dice ‘pensavo non te la prendessi’. fuck. ma anche no…
sparati, dopo la giornata sparata, diretti nel loro trip.
un trip molto personale per ognuno, motivi, ragioni e spinte perlomeno. lo percepisci, sarà la forza ormonale, ma quelle ci sono e se attacchi l’antenna satellitare le distingui una per una, come se l’empatia cresca. come se ci si conosca. come se ci si conosce. come se.
sparatissimi.
viaggio in notturna. autoradio appalla, cassettone sopra al bagagliume, si parte sparati, talmente sparati che si fanni i turni per prendere il caffè e non si molla la macchina.
deh! mica bifolchi, noi.

sparatissimi, ore 21.00, giorno 29, settimo mese, molli lo scoglio, con annessa cozza e mucillaggine.


tiratissimi, via verso i saliscendi liguri, passando per la puzza e gli oblò ch eintravedi dall’autostrada di genova, e il viaggio si fa presagio e ricordo di ciò che hai fatto ed è già visto, ma presagio diventa.
sparato, verso la toscana burina e maiala come la laziale che intravvedi sul GRA. che sigla del cazzo.
dritti e sparati, tieni conti, scrivi, vaghi.
in fondo è notte.

un sussulto, lucina blu di stocazzo.
già senti gridare ‘auè jamme bell..’ che un sussulti, lampeggianti da sorpassare.
via, sparato.
faro laterale. (FARO LATERALE?)
schini, lento, spavaldo, sicuro, tremolante.
sparato.
controllo velocità in corsa, via sparato.
che tanto R5 più di tanto non può.
e se ci ficcassero, mai pensarlo!, il naso sarebbe poco ortodosso.

e allora via, che non è nulla, solo un sussulto.

via napoli, via tutto.
solleone calabro bastardo. sole che pare distruggere, ore 10.00, occhi gonfi, ultima pisciata.
da qui ci sa quando capitano gli autogrill vince un premio.
sparati, anche sulla Salerno-ReggioAbbraCalabria.
e pare che tutto vada.
lento, liscio, sparato. a corsia unica, a doppia, a corsia alternata, a corsia unica, a corsia unica, a corsia unica.
cristo si è fermato a eboli. e anche i caterpillar. ma che bella comitiva.
vabbè, in fondo, sei sparato, che te frega, tu, loro, noi, il trip.

sale questa calabria, eh?
sale sempre più.

già c’è l’aspromonte.
(ma è poi proprio quello?)

‘minchia 3 pieni!’
ciuccia neh?
‘ma la spia?’
‘boh.. scende..’
chi la calabria?
chi la betoniera che hai davanti sulla lingua d’autostrada da più di tre quarti d’ora?
chi la spia?
chi?
sparatissimi.
o forse no.



dancing on hot tiles
dancing on tender-hooks
dancing down church aisles
dancing on holy books
dancing on hallowed ground
dancing nyjinsky style
dancing with the lost and found
dancing on rock’n’roll graves
dancing on burning coals
dancing on ‘jesus saves’
dancing with old scratch soul
dancing on flick knives
dancing a stiletto groove
dancing our nine lives away
dancing in the louvre
dancing in catacombs
dancing in tuxedo drag
dancing in dark rooms
dancing on all your flags
dancing in the vatican
dancing on the papal gown
dancing on the taxman
dancing on the crown
we’re dancing to the dark side of this tune
we’re dancing to the dark side of this tune
//Dancing//Bauahus//Mask//