Categoria: ‘General’

[ ]


io non voto
tu voti
lui vince
noi lottiamo
voi ingoiate
loro reprimono

//

Io quoto
Lui quota [rif]
Voi leggete

L’io sono il chacka.
Lui è il Lainz. Buon essere, traslato in terra argentina a spese d’altri per tempo limitato (speriamo noi, credo diverso speri lui), a far quel che dice di dover fare ma che non fa. Del resto, chi se la sente di biasimarlo? Il suo posto attuale, non lo fa star zitto. E meno male. Ci voglio bene, al guaglione, e ci quoto tutto quel che dice, diretta testimonianza di.
Per dirla come dice lui, simpatico, già, come un sanpietrino nel culo.

[ ]

Sono le sei della mattina quando mi sveglio, il pullman interrompe la sua corsa notturna alla stazione dell’atlantica località balneare.Ad accogliermi freddo, pioggia ed una notte che rapidamente si stinge verso un’alba grigia. Il terrorista texano è atterrato una dozzina di ore prima accolto con onori militari dal padrone di casa, il presidente Kirchner, e probabilmente sta dormendo comodo nella suite dell’albergo preposto ad ospitarlo durante questa trasfertà che si rivelerà fallimentare.

In poche parole questo vertice di tutti i presidenti americani, con l’ovvia esclusione del Comandante Fidel, ha un unico scopo, secondo i piani del terrorista: ratificare, o quanto meno accelerare il processo di integrazione economica panamericana. Il trattato dell’ALCA (Area de libre comercio americana) sarebbe una vera panacea per l’economia statunitense, aprirebbe un mercato pressochè infinito alle imprese e contribuirebbe a mantenere il continente latinoamericano sotto il giogo economico, sociale e culturale del vicino a stelle e strisce. Alcune ragioni per essere contrari a questo trattato le trovate qui: http://www.noalalca.org.ar io di più non mi sbilancio.

La prima manifestazione è convocata per le sette, avenida indipendencia, e nonostante l’ora la moltitudine che si dirige al concentramento è notevole, azzardo un settantamila persone per dare l’idea.
Sono in gran parte movimenti sociali e sindacati quelli che si sono riuniti e hanno dato fondo alla loro capacità mobilitativa per riempire le strade di manifestanti. E’ atteso inoltre il treno partito all’alba da BsAs che dovrebbe portare alla marcia alcune personalità di spicco, tra cui il regista Emir Kusturica, il leader dei cocaleros boliviani Evo Morales e l’onnipresente Diego Maradona. Dovrebbe.

Si parte sotto la pioggia e sotto la pioggia si arriva allo stadio dove la moltitudine riempie curve tribune e campo per assistere all’arrivo dell’ospite. Ospite che arriva omaggiato da un’ovazione enorme, seconda solo a quella dedicata al Pibe de Oro, che, a mio personalissimo parere, si trova in una situazione più grande di lui, che non capisce e che non c’entra decisamente un cazzo, fortunatamente il suo intervento si limita ad un classicissimo invito a cacciare il terrorista nordamericano, per poi tornare a sedersi al lato della signora Chavez, sul palco d’onore.
Il presidente Hugo Chavez, Venezuela, si lancia invece in un discorso fiume, che supera le due ore, e che dimostra tutte le sue capacità oratorie e le sue evidenti tentazioni populiste e demagogiche. Il popolo agita eccitato le numerose bandiere e si infiamma con la sua voce roboante che cita nello stesso calderone Mao (capitalismo, tigre dai piedi di carta), Gesù (primo socialista della storia, un classico…), Chomsky, Miranda, e così continuando fino all’immancabile Ernesto Guevara detto il Che, cui culto in America Latina probabilmente non è mai stato così vivo.
Cosa salverei del suo discorso?
Senza dubbio il sogno di Chavez può essere affascinante, ovviamente per chi crede nella figura giuridica dello stato e nell’autorità. Una grande confederazione latinoamericana, che amministri le proprie risorse indipendentemente dai voleri del centro di comando di Washington D.C., una riedizione contemporanea del sogno di Simon Bolivar, una grande America del Sud unita ed indipendente. Inoltre l’attitudine di sfida del presidente, rispetto ai piani di attacco militare degli stati uniti al suo piccolo paese, non può non essere visto che con simpatia, che vengano dice Chavez, si ritroveranno impantanati in una nuova guerra dei cent’anni.
Da spettatore, da europeo, il tutto è sinceramente emozionante, le bandiere con i volti ed il culto della personalità di evita peron, la voce bassa e poderosa di Chavez, la madri di Plaza de Mayo omaggiate dalla folla, con i loro caratteristici panuelos bianchi a coprirne il capo, i volti degli indios orgogliosi di essere rappresentati.

Poi la festa finisce, le strade si riempiono di rabbia, e di lacrime e lo stato libera i suoi cani feroci; allora nel ricordo le due cose si mescolano e il sogno di Chavez mi si rivela per quello che è, l’ennesima farsa, l’ennesima dimostrazione che l’autorità e il potere hanno innumerevoli modi per manifestarsi e che non è poi così distinto per uno spirito libertario essere comandati da un Chavez piuttosto che da un Dabliu..
————————-
[ ]
Sfluuuufff.
Ci si sente meglio dopo una bella cacata
Voi credete in dio?
Non bisogna domandarsi se si crede in dio, ma se dio crede in noi..
Avevo un amico che si chiamava Grunvalsky.
Siamo stati deportati insieme in siberia. Quando ti portano in siberia nei campi di lavoro, si viaggia nei carri bestiame e si traversano steppe ghiacciate, per giorni e giorni, senza vedere anima viva.
Ci si scalda l’uno con l’altro.. ma il problema è che per liberarsi, per Cacare, nel vagone non si può e le sole fermate sono quando bisgona mettere l’acqua nella locomotiva.
Ma Grunvalsky era parecchio timido, e già quando dovevamo lavarci in gruppo si sentiva molto a disagio.
Io lo prendevo un po’ in giro per quasta storia.
Insomma, il treno si ferma e tutti noi ne approfittiamo per andare a cacare, dietro.. dietro il vagone.
ma io gli avevo talmente rotto le scatole al povero Grunvalsjki che lui decide di andaresene un po’ lontano
insomma, il treno riparte; tutti saltano su al volo.
perchè il treno, non aspetta.
Il problema è che Grunvalsky, che se ne era andato via dietro un cespuglio.. stava ancora cacando!
Allora lo vedo correre fuori, da dietro il cespuglio; reggendosi con le mani i pantaloni per non farli cadere… e tentando di raggiungere il treno.
Io gli tendo la mano.
Ma come lui mi tende le sue, deve mollare i pantaloni, che gli cadono alle caviglie.
… Ritira su i pantaloni; e si rimette a correre.
E i pantaloni gli cascano tutte le volte che Grunvalsky prova a tendermi le mani.

Ma allora, insomma, che è successo?

Niente.
Grunvalsky è morto di freddo.
Arrivederci, arrivederci, arrivederci…

Ma, che ce l’ha raccontato a fare?

Se solo fossi andato a scuola sapresti che l’odio chiama l’odio.

E allora? non sono andato a scuola, sono cresciuto per la strada, si per la strada. E vuoi sapere che cosa mi ha insegnato la strada..?
Che a porgere l’altra guancia te lo trovi nel culo, ecco che cosa mi ha insegnato…



Celluloidegridavano i CSI, in un caustico, caustrofobico e liberatorio c’è c’è tanto da imparare...

Consigliata la visione di adeguata e stranamente similiare pellicola, prolungata, con pupille dilatate da atropina a damigiane e blocca palpebre di arancia meckchanichiana memoria.

Forse tutti i segaioli sociologi, forse anche queste sege mentali, forse, non sono poi così concrete.

Le galline fuggono dai recinti e dalle aie. Pupazzi di plastilina diventano dei Nexus6, consci e consapevoli della loro posizione, della loro esistenza.

Se abbrustolisci due polletti ruspanti, ne bruci le piume e la pelle, speri poi di poterteli mangiare in insalata col sedano e il parmigiano, prima o poi i galletti dell’aia e le galline del pollaio, s’incazzano.
Se smolli sempre più pietre insieme al grano, le galline non beccheranno più solo il cereale, mangieranno le pietre, e finirà il giorno in cui impareranno a sputartele in faccia.

Quando la speranza non è più l’ultima a morire, ma l’ultima a morire è la volontà, dovresti essere in grado di capire che si è un passo oltre. Un passo oltre, un gradino più in basso, un piano più in basso verso il marciapiede, verso il suolo, verso la fogna, verso la terra.
Hai poco da analizzare, molto da agire.
Hai concesso terreni, hai concesso riserve naturali in cui i polletti indiani potessero amorevolmente copulare, crescere, evolversi, ananffiati di feroromoni per la crescita e grano transgenico; hai insegnato poco, hai dato poco, ma l’hai spacciato per conquista sociale, per spazio pubblico, per bene comune, per possibilità.
L’hai detto tu, l’hai fatto per loro.
L’hai fatto per loro nei confronti del tuo portafoglio, ed è impossibile crederlo! gliel’hai dato gratis! grazie, caro contadino, per il grano che c’hai dato.
e loro? ti ripagano con le pietre. a volte. perchè altre volte anche senza pollice opponibile, hanno imparato altre mezzi d’offesa. o difesa? lascio a te la risposta.

la strada t’insegna sempre e ovunque una cosa.
e per fortuna, nel nuovo fottutissimo millenio, quello dai palazzi traballanti, dagli aerei sghembi, dalla microsoft che sempre più paga ci connette l’esistenza, non è il solo mezzo per imparare.
Consigliata la visione, la haine. Scontato, oramai abusato, ma consigliato.
la strada t’insegna quello.
ho paura. Ma ne hai più tu, fidati. non sai dove si possa arrivare, soprattutto non sai dove arriveranno le conseguenze delle tue azioni. fin’ora t’è andata bene. fino ad ora.

Fino a qui, tutto bene.
Il problema, lo sai anche tu qual’è.

Nique la Police.
Baise la Police.
Etat Policer.
Parigi, november 2005, La haine.
On est là?



[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
trick&track
bombe a mano
boom boom.

e continuiamo con l’import selvaggio di tradizioni amorfe.
un po’ come dire, se ci sono tanti nomi biblici, e i (perfortuna) pochi michael, jimmy, anthony, david, conan, sam, quantomeno è perchè certa robba è del nostro territorio.
insomma, a blackout diciamo che ‘la soca è robba nostra’.(*)
quindi certe cose stanno a me, come una salsiccia ad un vegano.
halloween sta a me come l’odore dei mandarini.
minchia che odio.
perlomeno qualche anno addietro ci si limitava a nominare la pagliacciata, a farne qualche chiacchera da liceo, da simil alternativo-americanoide, a farne titolo da testata trendy-poor, un Vanity Fair andato ammale. qualche anno fa, un po’ di feste dal sapore consueto, poche zucche, pochi sballoni fuori norma normalizzati dalla festa. Insomma, pochi halloween.
La festa della zucca.
E io che aspetto nel campo insieme a charlie brown. e appizza sto spino..

Ma come dice Lainz, pochi Halloween.. mi sun piemunteis!


Hanno bussato alla sua porta per recitare la classica formula ‘dolcetto o scherzetto’. Arrestato l’uomo
IVREA – Due ragazzini sono rimasti feriti gravemente stasera nel torinese, durante i festeggiamenti di Halloween. Un anziano ha sparato contro di loro ed è stato arrestato.
L’episodio è avvenuto a Chiaverano, paese vicino a Ivrea, nel Canavese, quando i due stavano andando di porta in porta per recitare la classica formula “dolcetto o scherzetto”.
Secondo una prima ricostruzione, i ragazzini stavano bussando alle porte del paese con altri tre o quattro amici, tutti vestiti in maschera. Giunti alla porta di un anziano si sono visti rispondere a colpi di fucile. I due feriti sono stati trasportati all’ospedale di Ivrea e le loro condizioni risultano serie. L’anziano è stato arrestato dalla polizia.


(*)
La soca è robba nostra, fenomeno imperante post-ragga-seanpaul explosion.
A breve potremo dire che anche la GOA è robba nostra.
Per i contabili:
31.10.05 – Festa Goa Trancemission Benefit Blackout @ CSA Murazzi. / start h 23.00 stop h 13.00
esticazzi che bordello.
vi amo sballati che mi chiedete un cubalibre perchè con voce rauca ‘non mi scende il funghetto’.
vi amo sballati che scendete dalle peggio disco(teke) per comparire in ameno posto muffoso colonizzato dai comunistoidi.
vi amo sballati cabinotti e zamundi di sorta che con pupille a spillo o dilatate, v’incazzate quando vi sputo che non c’è il guardaroba.
vi amo sballati che ci credete nell’import delle zucche made in usa e così mi tocca servire fetishdaitan e pornogeegrobot. non è carnevale, diomadonna. tutt’altra dignità, il carnevale.
vi amo sballati avventori dall’MdMa pacco, in botta isterica e cagaminchia, non presa male violenta, non smandibolina, ma isterica e cagacazzo. basta che vi guardo, urlo e abbassate la cresta.
vi amo sballati freakkettoni che vi fate le piste sulle ricariche del cell insieme agli amici di Lapo. sabato in barca a vela, lunedì al leonkasballo?
vi amo sballate tipelle che non sapete dove siete e perchè siete, e chiedete negroni e angeli blu con le tette in vista e le pupille a spillo. tanto al macho che vi palpa il culo guardandomi, tra mezz’ora, non gli tira.
vi amo sballati voi tutti che chiedete la junta di rhum, gin o vodka, ve la do, placidi ve ne andate. ce ne fosse tanto o poco, non sentireste nulla. ma io sono onesto. bucatevi il fegato, inconsci. se foste consci, non la chiedereste. ne prendereste 3 al posto di 2.
vi amo sballati che pressate per avere la vostra media, voi che ci siete sempre, a non fare un cazzo. perchè v’ammutolisco con due parole e aprite il borsellino.
vi amo.
aprite il portafoglio e datemi i soldi.
sta radio ci costa, e i soldi non li abbiamo.
vi amo.
aprite il portafoglio.
dolcetto o scherzetto?
thay say: Jump!
you say: how high?

tha tha tha.
uurgh.

yeah

comeon.

you standing in line
ya belivin’ the lies
you bowin’ down to the flag
you gotta a bullet in your head
you standing in line
ya belivin’ the lies
you bowin’ down to the flag
you gotta a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
a bullet in your head*
You Got a Bullet In Your Fucking Head
yeah, yeeeah.
tarataratarataratarataratarataratà.

(*scream/grida)


Ohmyfucked&rapedgod, diretto dai 90ies, diretto from L.A.
Già, e stiamo a Torino.
Non sono vivo e non sono morto.
e stiamo a Torino.

Mettiamola così:
c’ho bisogno ancora di tempo e fiato, d’un bignami e un dizionario, d’un paio d’occhiali da vista e uno da sole, d’un microscopio e d’un telescopio, e di un paio di coglioni grossi come due zipanguli* per raccontarvi QUI.

Direi che, un po’ come Houston, abbiamo un problema.
o forse piùddd’uno.

ma ce la farò. prendo fiato e sputo il verdone, l’uovo sodo, la merda, lo stronzo, la bile, il marcio. Sputo il proiettile.





*originary from Calabbristan / zipangulo = anguria, cocomero, di quello lungo, modello suppostone.
facce di bronzo.
incredibilmente gommose manco fossero bonbon fragola&panna;
sobriamente stretti da cravatte modello “pompino sul goldone”;
discretamente impettiti nelle loro camice ricamate;
sordidamente appoggiata allo schienale della sedia in pelle, nel vedo non vedo caratteristico&cordiale la giacca d’ordinanza;
penna con lo sponsor d’ogni dove, quello del “meno banco più antonio”. meno suore, più parcheggi;
pacioso l’odore acre e fastidioso di perenne dopobarba&chewing gum ostentato;
fastidiosi gli occhi vitrei, coperti da un pallido velo di sincerità “nonvedichelodicopertè?”;
smorfia che si maschera in ruga e non si scopre, neanche quando meno se lo aspetta, quando un pivello di vent’anni propone, parla, reagisce. e senza paura, lo fa;
i nervi tesi a percepire, e nello stesso istante la percezione si fa maschera, e si muta in esistenza;
esistenze racchiuse tra firme, codicilli, ed essenze fasulle di false realtà, racchiuse in codici che nessuno dei presenti ha mai detto di accettare. Assistenti sociali?
no.

Più semplicemente, quelli che Jello voleva travestire da spazzini durante la pausa.
Più semplicemente, l’odio materiale del proletariato, della classe urbana per eccellenza.
Più semplicemente, quelli che son sofisticati da chiamare i NAS / quelli che benpensano.
Più semplicemente, l’oggetto ammirato dai plasticosi anni ottanta degli omologati.
Più semplicemente, l’oggetto dello scherno del punk essenziale di Londra e Berlino.
Più semplicemente, il prodotto urbano delle scartoffie che affettano gli alberi.
Colletti Bianchi.

Non cambiano mai di una virgola, anzi, parafrasando altri detti, sono alquanto nudi. E i fogli non sono foglie di fico, tantomeno sono loro putti dal sesso indefinito, dunque nudi. Nudi e ridicoli.
Con tutte le loro regole per comunicare, fisicamente, corporalmente, col tono, con lo sguardo, con il gesto, con il porsi, col vestito.
Nudi. Regole in evidenza, come nervi su spalle scoperte, scapole lussate e ginocchia rotte. TVOR, teste vuote ossa rotte.
Regola materializzata nello stringere la mia mano perennemente viscida di sudore puzzolente, che lascia l’alone sul tavolo ogni volta che l’appoggio, e la sua, quella viscida di sudori freddi, inchiostri metabolizzati, celluloide sotto pelle, telecamere di controllo, sponsor e portafogli foderati.
Regola materializzata mentre ti foro la fronte con lo sguardo, pelle distesa in nessuna ruga e/o espressione, se non in quelle sottili scavate dal vento freddo caldo del termosifone e del clima del tardo ottobre, nessun lifting, non hai i soldi per pagarteli, colletto bianco, schiavo della carta e del potere che hai arrampicato onestamente.
Regola materializzata mentre ti buco le pupille con i miei spilli di violenza, mentre vedo la patina dell’insegnamento calare quando impettito tiri dritto il busto, braccio teso, novanta gradi agili tra il gomito, stretta vigorosa ma non dolorosa, leggero arcuare estremità di labbra secche, occhi lucidi e rotondi cordiali come nenche con la moglie che si scopa l’idraulico.
Regola materializzata mentre sputo i miei umori e conati in tua faccia che cambia suono e forma, diventa pulita, chiara, gialla e quasi splendente nel cupo grigio delle 17 di fine ottobre di torino, accompagnandomi alla porta, lasci che la apro, sai che sono così.
Regola, sei una regola e lo sai.
E a volte provi schifo. Mai quanto ne provo io.
Mai quanto ne provo io nel rischio di annullare questo odio e tramutarlo in regola.
Colletti bianchi, uguagli agli Ottanta, uguali ma nudi. Scoperti i nervi, pubbliche le tecniche di comunicazione, pubbliche le metodologie, pubblichi i pro e i contro.
Nudi.
E per questo ridicoli. Perchè non siete bronzi di riace, ma hominubus comunibus, con un cazzettino tra le gambe, i peli, e tutto il resto rende sgraziato e ridicolo.
(In altri contesti, forse, è quello il bello.)

Tutto questo, per dirlo, che Radio Blackout, ha una nuova sede.
E speriamo sia un nuovo potente e fragoroso inizio.
[ ]
Propagandhi // Potemkin City Limits




//Propagandhi//
//Potemkin City Limits//


Release Date: 17 Oct 2005
Format: CD
Label: Fat Wreck

Tracklist:
01. A Speculative Fiction
02. Fixed Frequencies
03. Fedallah’s Hearse
04. Cut Into The Earth
05. Bringer Of Greater Things
06. Die Jugend Marschiert (America’s Army)
07. Rock For Sustainable Capitalism
08. Impending Halfhead
09. Life At Disconnect
10. Name And Address Witheld
11. Superbowl Patriot XXXVI
12. Iteration


They want to make you think.

Nella prima cinquina dei Novanta (1993) è uscito ‘How to clean Everything’, seguito a ruota da ‘How to clean a couple of thing’.
Semplice, diretto, salta -come dice samuel.
Stick up on you ass your goddamn flag, you sonofabitch.

Sfondata la metà decade (1996) appare ‘Less Talk, More Rock’.
Chiaro, no?
Is this class war? Yes, this is class war.
And I’m just a kid- I can’t believe that I gotta worry about this kind of shit! What a stupid world! Yeah, this is just beautiful… absolutely no regard for principle. What a stupid world. (We’re): 1) born 2) hired 3) disposed!

Sguiscia sott’occhio un ‘Where Quantity Is Job #1’ due anni dopo (1998), semplice raccolta di cazzeggi e pezzi mai pubblicati, sbottando ben cinque anni dopo con ‘Todays Empire, Tomorrow Ashes’.
Se c’è la volonta, dobbiamo ritrovarla. Per ora solo certezze. Niente più I call you on your shit/please call me on mine.
I just sit and watch the box-cars roll by and wait. Patient. Unattended.

Senza che nessuno se ne accorga sputano fuori un mezzo live, splittato con i Cria Cuervos, nulla di strano.

Cinque anni.
Chris non canta più.
Propagandhi, 12 anni dopo.
La botta è la stessa. Quello stesso pugno nello stomaco e quella tavola spaccata in testa. Basta che li guardi in faccia, e ti rendi conto che è solo l’atteggiamento quello mutato; oltre alla formazione, certo, ma in un progetto, a volte, sono dettagli. Best whishes, chris. Avercene di più, di progetti..
La satira è nera, cupa e malata, di sicuro non sta bene, e non esulta.
Il suono si è fatto sempre più duro. Hardcore, si direbbe. Questione di etichetta.
La modalità, è la stessa. attitudine.

[ ]

Non credete?
Neanche più a questo? non saprei.
Mosse commerciali, talvolta, lo sono anche dall’altra parte della barricata. Ma un gruppo che ha l’uscita del disco, e sul suo sito continua a pubblicare indefiniti scritti che vagano in tutto lo scibile di cui han parlato, trascinati da libri vari, capitanati da quelli Noam Chomsky, io non lo schifo. Loro. Chomsky..
Mosse commerciali, spesso. Ma scrivere questo, essendo produttori per il canada di un disco, è controproducente. Nonchè ben poco professionale (e commerciale):

Potemkin City Limits – Review
As a general rule, record reviews are trite and meaningless, serving at best as consumer guides and at worst as currency with which to currey favour with, and solicit advertising from, record labels and publicists.
Don’t believe us? Click here to read a sampling of reviews published online for this record.


Quello che clamorosamente puzza, è che non ci si creda.
E che questi tre proprio non ce la facciano.
Non credano a quello che c’è, a come gira il mondo (che gira sempre al contrario/gira sempre dalla stessa parte – Bellicosi), a quello che vedono, a quello che vivono.
Non ci si crede possano suonare così. Trascurabile, si direbbe. Vero.
Non ci si crede possano prendermi a schiaffi come dodici anni fa. Senza la solita trita minesta, con il solito giro, percarità, ma abbiamo saturato le orecchie, gli occhi, la mente, il cuore. Ne siamo consapevoli, spero. o no?

Non ci si crede, non ci si vuole credere, e forse non ci credono neanche loro. Viaggiando in contromano su tutto quello che viene detto da/per/sul populino, viaggiando in contromano su tutto quello che viene detto dall’antagonismo, profondamente convinti che sia incredibile.
Profondamente inchinati al destino, che e sempre più a senso unico, un baratro incomprensibilmente reso viscido e putrescente.
Non ci si crede. E’ incredibile.
Tutto questo. E non stiamo facendo nulla.

[Sul sito della Fat wreck costa dieci dollari.
Se lo scaricate, non credo se la prendano più di tanto. Diversamente, si fottano.]

Bellissimo.


Is this life? To stand here and wait.
In this city forged of scraps.
Is this life? To stand on the dead. On feces and sweat.
Is this life? It’s all starting again.
Quick, gather your belongings and go.
Run while it’s still dark. Out here you’re as good as dead. Leave the shots echoing behind. Don’t look back until you run out of land.
When you think there’s a second that you can’t be seen, the current can decide how this night will end.
Don’t try to imagine what’s ahead. Let nothing cripple your will.
You will cross enormous distance only to arrive with nothing.
You will give all you have.
If you navigate your way with endurance and success, if you pass the obstacles and still have your life, if you’ve escaped death, if your guts haven’t withered away, if you haven’t broken under the strain. They won’t be welcoming.
They forget a time when their land was swelling.
A monstrous movement across the sea.
When she relieved her bowels all over the world. Don’t try to imagine what’s ahead.
Let nothing cripple your will.
Just follow the paths that they cut into the earth right back to their door.



Release Date: 17 Oct 2005
Format: CD
Label: Fat Wreck

Tracklist:
01. A Speculative Fiction
02. Fixed Frequencies
03. Fedallah's Hearse
04. Cut Into The Earth
05. Bringer Of Greater Things
06. Die Jugend Marschiert (America's Army)
07. Rock For Sustainable Capitalism
08. Impending Halfhead
09. Life At Disconnect
10. Name And Address Witheld
11. Superbowl Patriot XXXVI
12. Iteration


They want to make you think.

Nella prima cinquina dei Novanta (1993)
Tex Willer è senza dubbio un’icona buona, pulita, giusta. Tex Willer ha la stella sul petto, quella dove c’è scritto Sceriffo. Corto Maltese no. Lui viaggia. (e tromba)

Nel Nebraska, come in tutto o quasi il nord america, stanziali quanto zingari c’erano gli indiani autoctoni, tradizionali e tradizionalisti, vivono come vivono, mangiano come mangiano, fumano come fumano, parlano come parlano. Il Nebraska è spesso flagellato da hurricanes, gli yankee si spaventano, gli indiani li evitavano.



Tex Willer agisce al Sole del giorno come al pallore della Luna di notte. Qunatomeno però, ha il suo vestito, il suo volto, la sua fama, la sua stella e il suo nome. E quello è solo suo.
Tex Willer è un vigliacco comunque, nascosto dietro cinque punte di stella. ACAB.

Gli indiani avevano vero onore e rispetto, di se stessi, delle tradizioni, della vita, della morte, delle droghe, della natura. Gli yankee no.

Doveva essere diverso e doveva arriare in altre tempistiche il resoconto. Pur tuttavia, eccolo qua.

Merda, succede merda nella motorcity.
E vediamo di non abbassare la testa.

Codardo come un Willer da strapazzo, l’impavido omino blu, cosa fa? bussa coraggiosamente alle 5 anti meridiane, quando svegli sono i lavoratori della notte e i mattutini corridori, ma latita il resto del mondo.
E bussa la porta.
E suona il campanello.
E arresta. E accoltella come un fascista.

CONCLUSIONI?

7 arrestati, 10 avvisi di custodia cautelare, 3 uccelli di bosco, un posto sgomberato, sotto sequestro e murato.

Come nei Settanta.

ACCUSE?

Fasulle perditempo, proprio come per associazione a delinquere.
Però più pesanti, per questo inconsistenti, data l’entità dell’accaduto. Saccheggio & Devastazione, Resistenza, Lesioni, Lesioni aggravate..

2 sono di Radio Blackout.
Piazza pulita. La riempiamo di merda.

Per ora, un presidio come non si era quasi mai visto, oltre 400 persone sotto una montagna di sbarre e cemento, chiamato le Vallette, Casa circondariale.
Per ora, un’infamissima sequela, kermesse, di giornali e media in spolvero di mostri da copertina.
Per ora, rabbia e disincanto, rabbia e orgoglio.
Torino Olimpica di merda.
Torino città bastarda, Torino puttana.

A stasera.


[ ]


Con l�operazione del 20 luglio 2005 che ha portato all�arresto di 7 compagni, all�inquisizione di altri 10 per devastazione, saccheggio, aggressione, resistenza e al sequestro del Fenix nella nostra città qualcosa è cambiato.
Siamo di fronte a degli arresti inconcepibili e denuncie sproporzionate rispetto ai fatti in sé contestati (disordini in pieno centro a seguito di una carica scomposta delle forze dell�ordine), non solo: ci troviamo di fronte a un �monstre� giudiziario in cui il PM Tatangelo cerca di unire avvenimenti diversi (contestazione sotto il cpt di c.so Brunelleschi, manifestazione antifascista del 18 giugno) provando a minacciare l�ipotesi di un reato associativo.
Siamo prossimi alle Olimpiadi e chi a vario titolo governa la città vuole ordine e pace sociale.
Ma non può esistere pace sociale all�interno di una città che mostra evidenti le sue pesanti contraddizioni e che di fatto è oggi immersa in una crisi che produce precarietà ed esclusione sociale. E che proprio per cancellare la crisi si riscopre vero e proprio laboratorio di repressione e criminalizzazione del dissenso. I migranti sono (anche grazie al clima di paure terroristiche costruito ad hoc) uno dei soggetti sociali più evidentemente esposti: braccati, rinchiusi nel lager di corso Brunelleschi, espulsi o uccisi durante le retate delle forze dell�ordine.

Perché a Torino si vuole imporre una svolta legalitaria, che in realtà tutela interessi particolari, e vuole annientare i bisogni materiali e le rivendicazioni sociali di cui si nutrono i conflitti che nel quotidiano fanno vivere forme di autogestione ed auto-organizzazione impossibili da mettere in scaletta nel grande show delle olimpiadi invernali. Gli spazi sociali sgomberati e l�accanimento giudiziario che colpisce ad ampio raggio tutti i settori del movimento antagonista sono tappe di questo percorso.
La repressione che ha duramente colpito tutto il movimento torinese rappresenta quindi in quest�ottica l�ennesimo segnale pubblico lanciato da chi tutela i poteri forti della città. E� un segnale chiaro, che esige una risposta altrettanto chiara che intendiamo dare proprio sul terreno delle lotte sociali che si vorrebbero annientare.

Il conflitto non si arresta. Lo dice la Val di Susa con la sua opposizione popolare al TAV, lo dicono i migranti con le fughe e le lotte estreme nel lager di corso Brunelleschi, e lo vogliamo ribadire ancora una volta in piazza: non siamo disposti a fare nessun passo indietro in difesa dei bisogni collettivi, in difesa della nostra agibilità politica e sociale. E� una battaglia che non può essere solo nostra, ma che deve riguardare la Torino dell�opposizione sociale, a cui chiediamo di scendere in piazza per riaffermare un diritto collettivo di resistenza.

Centri Sociali e Case occupate Torino
Coordinamento Antifascista
Con l’autorità conferitami dal Rettore di questo Ateneo e dal Preside di questa facoltà temporaneamente a me trasferito la dichiaro Laureato in Multidams, discipline multimediali dell’arte e dello spettacolo.
[no, non ci sono foto. non aveva senso farle e non avevo il pass. neanche l’avrei voluto a ben pensarci, certo non ci sputavo sopra]

Uno strano giovedì sera
ovvero
Quella volta che due nerd si fecero vedere
ovvero
LastActionElettroboy & LastActionMovieMaker
ovvero
La delusione e la smentita
ovvero
come si può ricredersi della prima impressione finendo con lo sgranare gli occhi

APEHX TWIN & CHRIS CUNNINGHAM
@ Torino Traffic Festival 2005
Parco Carrara – Parco della Pellerina

In sordina, paccando amorevolmente il master (che non me ne voglia) sia per quel pedofilo dei Trobbling che sulle indicazioni per Richard D. James, mi presento mortificato al main stage del festival meno acclamato d’italia.

Mortificato per eventi futuri di cui sarete aggiornati (mercoledì saprete, altro bollino verso l’omologa societaria, oltre ai 2 punti in più sulla patente ne ho altre in serbo per la platea).


Colpo d’occhio all’arrivo sconfortante quanto piacevole. Insomma, sembrava non ci fosse nessuno, invece l’arena sotto il palco era piena, dicono diecimila. Che mi andava benissimo forse ancor più non ci fosse nessuno, mi va bene anche i diecimila brasoni.
Saltati a piè pari Coco-pallalpiede-Rosie, Flat-E, Ned Dj e gli altri sicuramente illustri quanto a me ignoti tragati Warp, arrivo puntuale come una scorreggia dopo una fagiolata quando sale in console Richard D. James.
Palco sufficientemente scarno, uno schermo sullo sfondo, torri da 5 moduli (più basso dei precedenti -visto che li avevo montati, qualcosa mi ricordo), saranno 20/25.000 watt, ampio spreco di sagomanti e motorizzati, una decina di strobo e il doppio di quarze. Il solito carrozzone di porcari, paninari, cilonari, collaninari, catenari, birrai di contorno. Ampiamente scontato, scarno e senz’anima.

Flex [editata dal vivo], Monkey Drummer, Come to Daddy, Windowlicker, in sequenza per una mezz’ora buona aprono lo show. Bello, percarità. 4/5 degli astanti non aveva mai visto quella roba, mai visto la violenza pulita e carnale di Flex, l’angosciante precisione di Monkey Drummer, l’enorme presa per il culo decelebrante delle grida dei nani Aphexianmorfizzati di Come to Daddy, la pornografica bruttezza della cellulite delle Twin sculettanti di Windowlicker. Io si.
E che due palle, come i chemical brother, qua mixa solo pezzi già fatti con la whs alle spalle..
E’ comunque piacevole vedere lo sgomento dei giovani technerz ignoranti e lobotomizzati dall’acido.

Cassa dritta e secca in lontananza, suoni distorti, compaiono due teatrini ai lati del D.James, mentre lo schermo principale si spegne.
Due ballerine aphextwinizzate s’illuminano.
sò finte..
No, sono in carne ed ossa.
Ed ecco che iniziano quasi due ore del balletto biomeccanico più intrigante, tra mutoidi e fura del baus.
Due ore in cui un nerd con i capelli chiari manipola suoni, distorce loop ripescati in direttissima, si nasconde sotto al tavolo per uscire a braccia alzate salutando i presenti come un ragazzino ai giardinetti. Prende il suono e lo stupra, una vibrazione infinita mai sentita, frequenze nuove fastidiosamente vicine alla volontà di autodistruzione, alle volontà di decelebramento.
Dietro di lui, un nerd con i capelli scuri manipola loop presi in diretta da sei o più telecamere fisse, li gira e li contorce agli schizofrenici battiti di una cassa non cassa, di una melodia non melodica e di un ritmo non ritmico. Smonta i corpi delle ballerine che entrano ed escono per proiettarli scenograficamente nei loro rispettivi teatrini, con un operazione di cui sarebbe fiero Ballard, un po’ come un atto sessuale con una macchina o con il moncherino di piede della scimmia di Monkey Drummer che batte il tempo.

Il nerd dai capelli chiari passa spezzoni di loop noti e conosciuti alzando ed abbassando il volume del rumore dello stupro, passando da situazioni in ambienti asettici e non lineari con questo universo, riproiettandosi a capofitto con un volo su ali di cera verso la folla di newyork, con i negri che rappano e gli sbirri che vanno a troie in un peep show.
Il nerd dai capelli scuri dal canto suo fa manipolare il bit dell’onda al colore e dà una dignità d’essere propria all’immagine, viva, pulsante. Mistando il tutto a inframmezzi di incubi futuristici, malattie mentali, sociali e fisiche. Il sangue che scorre sulla telecamera sembra ancora caldo; e sembra che ci goda quasi nel mostrare la rotondità della goccia o degli incastri corporei di Flex.

Avanti così, con il pubblico stordito quanto stranito, quanto esaltato. Pogano su Come to Daddy. Chissà se pensano ai Dillinger con Mike Patton. Chissenefotte.
Bello, non c’è che dire, un occhio devastante. Cameo regalato anche a Tiziano Ferro, alla porca francesina dell’estate passata, ad Avril Lavigne.. il tutto che sfocia in un Total Celebral Deconstruction.

V.A.L.I.S. Vast Active Living Intelligence System.
l’hanno già detto, ma non è facile comprenderlo e realizzarlo..

I due nerd, dicono i vari rumors abbiano in tasca 80.000 in più dopo ieri sera. Vai a saperlo con precisione..
C’era chi lo additava come un dio. Ma vaffanculo.















Lasciami andare
Non ti voltare
Questo dolore è necessario per capire
e sarò certo che son stati giorni veri
Perso nel ritmo strano del rumore dei miei pensieri

Il sangue adesso è caldo e scorre molto lentamente
non sono mai andato via da qui
se queste stanze è solo un altro luogo della mente
cose difficili da respirare
cose difficili da dirti adesso qui.

//Casino Royale//Cose Difficili//Sempre più vicino//

Giorni difficili, giorni in cui non ci si capisce.
Difficile trovare il bandolo della matassa, difficile trovare la matassa stessa.
Scorre troppa acqua sotto i ponti e galleggiano i cadaveri lungo il fiume. Pressochè scontato.
E lungo i bordi inferiori dei ponti lungo il fiume, quelli alla base delle torri che sostengono le arcate, vi sono infiniti rami, come dopo un’alluvione. Vediamo se tiene la pressione, o se il palloncino s’affloscia sul fondo.

Insomma, sono giorni difficili, non ci si capisce un cazzo. Cerchiamo di ricapitolare.

-quando romopere le uova nel paniere spacca i coglioni

Mercoledì.

Simpatia volle che come sempre la mano destra di Scarface non sappia quasi mai cosa faccia la sua mano sinistra. quasi mai. mai.
Un po’ meno simpatiche erano le conseguenze di cotanta dislessia fisica. Tanto quasi da apparire un’omologata prassi simpatica. estramente simpatica. già.

[ ]

Già in serata le voci erano oramai megafonate e microfonate. quasi con un flanger in gola.
Simpatia continuò ad avere la meglio nelle azioni e nelle sinapsi di Scarface tanto da uscirsene con detti paragonabili a mandala tibetani o aforismi di DIOgene. già, sai che eco c’è in una botte? giàsay. finisce che non sai cosa hai detto. un telefono senza fili celebrale.
E furono le grasse risate del PopoloDeiNani, quando vennero a sapere che pur non controllando bene emisfero destro e sinistro (che ricordo ai poco attenti, coabitano nella stessa scatola cranica) Scarface si sbottonò in un omologatissimo e banalissimo sò di far finta di non sapere, ma non sò quel che sò.
that’s life man, oui c’est la viè – a volte sà di fragola ma troppo spesso è merda.

-pessima l’idea, vederemo

Giovedì

Il PopoloDeiNani posando una volta per tutte il cappello e il soprabito su quel cazzo di attaccapanni*, cincischiandosi con gli arnesi, svolazzava leggiadro. la quiete prima della tempesta? o idiozia completa in un mondo lobotomizzato?
tu da che parte stai, da chi ruba nei supermerkati o da chi li demolisce?
Franco Calabrese Ponteggi.

*[ndr – spiego la citazione: è la parte più insopportabile nonchè quella a cui mi sono sempre fermato quando si tratta di sfogliare le pagine del Tolkien. odio, odio e disprezzo tutto quello, non c’è niente da fare, odio i tomi. farheneit451 per tutti i libri sopra le 300 pagine.]


-andiam, andiam, andiamo a perforar

Venerdì.

E fu così che Scarface divenne sempre più simpatico. Stavolta con la cravatta slacciata e il cellulare staccato, disse laconico (quantomai ridicolo peraltro) non mi prendo nessuna responsabilità.
mavalà? quando mai te la sei presa? ma soprattutto: ma chi la vuole o te la chiesto.
hey gringo, giù la testa.

[ ]
[ ]
[ ]
[ ]

quasi quasi, autonomiaoperaia. e ti vanno anche a liberare Sofri(tto).


-Oi!Oi!Oi! a chi non beve la birra, dio neghi anche l’acqua.

Sabato.

Dell’infamia non ha quasi senso abbracciarne il concetto. è oramai costante omologata, unica cosa funzionante nella lobotomia di Scarface.
Così va a finire quasi nei consueti modi. peccato che si sia un tantino diversi, e non par vero ma l’odore di merda da fastidio. a chiunque.
Magistrati, Sbirri, Giornalisti e Politici. Stessa minestra. Stesso mestolo che ci porge la ciotola nel panopticon della mensa Comune-anale.

[ ]

[per chi non se lo fosse ricordato, il corteo era di matrice antifascista, per simpatici eventi. al fondo tutti i link d’approfondimento.
Ghiglia, Numa e tutti gli altri: sonoramente ridacchiando andate affanculo.]

Ma già che ci siamo, narriamo le gesta di un’eroe dei pochi. Uno dei last-action-hero, action-man il-più-grande-degli-eroi. forse più Serpico.


Ordunque, si sostava col PopoloDeiNani innanzi al Covo dei Furibondi, presidiando per l’arrivo degli immancabili playmobil, con il casco, il manganello e la tutina blù. uno sguardo ai Mosè della domenica che impavidi attraversano la latrina ambulante che sega in parti ineguali, la terra del diofà, quella della cassola, quella dell’estestest, da quella del grana e della porchetta; con l’altro occhio si cercava il compare per la zarsa, con un orecchio alla radio, con l’altro allo sfregare della fresa dello zarro del De Bich.
si sostava.
quand’ecco che un piccolo amico s’avvicina, più ricchione dell’orsetto, action man alla caccia del niggah con la busta. ebbè, salta la retata, salta la corda stronzo. tralaltro, per incidertelo, sei un coglione, anche se ti metti i guanti. siamo in quindici, e tu sei uno, nonchè coglione.
non pago come un succo di frutta, action man il più grande dei tongoloni, si ripresenta a notte abbozzata. stavolta nel retino da farfalla, il maruega con busta, che poi evidentemente se la canta e la carruba se la vanta dell’arresto di una decina di pischelli che vivevan come topi di fogna tra la torino da bere, smazzando moffo pacco, scorrazzando modello pietromicca, tra le vie del centro e la vicina periferia de merd. Simpatia, anch’essa evidentemente distribuita oltre che a Scarface, anche ad action-man, volle che esso si fermasse con fare poco guardingo, alquanto ben-hur, chiedendo singolar tenzone per attraversare il pedaggio. Frà Tac del PopoloDeiNani acconsentì, tirando fuori la linguetta e mostrando il deretano, come dire.. non a 90°, tutt’alpiù alquanto sberleffianamente. ed action man – te lo reincido, sei un coglione, a sto giro eri solo col maruega, noi in venticinque, che la notte s’era abbozzata e i nani eran tornati tra i furibondi – sgargiulo se la prese non poco alle domande, pertinenti quanto infastidenti sul comedovequanto esso stesse facendo. chiedendo strada, strada gli fu data, perchè strada c’era per tutti. evidente che però action man non gradiva la conversazione. col PopoloDeiNani almeno; indiscreti uccellini sentirono difatti sìdetta frase:
Devi fare attenzione! sai chi sono quelli? quelli son peggio di noi! quelli sono gli anarchici, quelli son più bastardi, non fidarti..
rivolgette verbo in direzione magrebhina il nostro eroe dei poveri illusi, action man. pensatè, così disse action al maruega. pensatè! e dire che c’era sembrato non gradire la conversazione…
non pago, stavolta multivitaminico succo, riprecorse strada che gli fu data già due volte, stavolta con Ansel,Gretel e BocchiniD’oro, su due zucche volanti, una trentina di minuti dopo. il tutto perchè? per parlare..
già, vai a fidarti dei pregiudizi, che a questo non piaceva parlare. e invece.. più che altro piaceva sparare enormi balle colossali verso il PopoloDeiNani! ignari ci puppammo quasi un quarto d’ora di: deontologia dell’arresto, etica della forza dell’ordine, sociologia pratica, economia sociale. il tutto per mano di action man, figuratevi.
e come terminò? esso stesso chiudette dicendo:
E sta a vedere, che alla fine della discussione sono io lo stronzo..

ah no?
si domandò il PopoloDeiNani nel Covo Dei Furibondi.. ma un sorriso gaglioffo tagliava la bocca da destra a sinistra.

Consiglierei
Mercoledì.
Venerdì.
Sabato & dintorni.
Gli Avvoltoi, le prede, le carcasse e la puzza di carogna.

I fatti, il preambolo a sabato .1
I fatti, il preambolo a sabato .2



nel frattanto i carotoni della Val susa sono stati bloccati.


da Liberazione-
Entusiasmo in Valle, clima pessimo in città: sgomberato ancora il Laboratorio sociale.

Sospesi per tre mesi i lavori per la Tav a Brugnone, dove dovevano iniziare le indagini geognostiche. Lo ha annunciato ieri la presidente del Piemonte, Mercedes Bresso al termine dell’audizione dei sindaci della zona, contrari assieme all’intera comunità, alla realizzazione della linea che avvelenerebbe di uranio e amianto ambiente e abitanti. Di amianto, di cui è vietata l’estrazione dal ’92, ne verrebbero fuori 1 milione e 151mila metri cubi dagli scavi dei 23 km di gallerie stoccati in
valle, esposte ai costanti venti verso Torino. Un rapporto meteorologico sulla zona, riportato ieri da Legambiente, spiega chiaramente che per 210re al giorno una brezza leggera spira dai versanti in ombra a quelli soleggiati, mentre correnti piu forti spirano dalla Francia verso il capoluogo e, per 100 giorni l’anno, spira il phoen a 100 all’ora.
Nella Valle, dopo il primo risultato, seguito alla manifestazione di 30mila persone, l’entusiasmo è alle stelle. Centinaia di cittadini avevano presidiato il terreno di Borgnone espropriato per la Tav, fin dalle 7.30 di lunedì, mentre nel paesino della Val di Susa si teneva un consiglio comunale sulla minaccia ambientale rappresentata dai cantieri e dalla stessa linea ad alta velocità. Tra i contestatori, moltissimi sindaci e amministratori delle comunità montane che hanno mandato avanti il blocco, con i comitati No Tav, fino a sera, pronti a resistere a eventuali forzature. E’ durante una trattativa, nel primo pomeriggio, che è stato fissato l’incontro di ieri in Regione. Intanto sono stati annunciati per il 27 un tentativo di carotaggio del terreno a Bruzolo e per il 29 a Venaus, dove vorrebbero far partire il primo cantiere (anche se di ispezione) no tav.

Ma in uno scenario condizionato anche dall’impatto delle olimpiadi “infernali” del 2006, fanno da contrappeso alla buona notizia per la Valle, lo sgombero ennesimo del Laboratorio sociale occupato da Via Elba e la conferma degli arresti per due anarchici dopo l’attacco della polizia, sabato scorso, ai danni di una manifestazione antifascista in Via Po.