E la storia di Grunvalsky?

Sfluuuufff.
Ci si sente meglio dopo una bella cacata
Voi credete in dio?
Non bisogna domandarsi se si crede in dio, ma se dio crede in noi..
Avevo un amico che si chiamava Grunvalsky.
Siamo stati deportati insieme in siberia. Quando ti portano in siberia nei campi di lavoro, si viaggia nei carri bestiame e si traversano steppe ghiacciate, per giorni e giorni, senza vedere anima viva.
Ci si scalda l’uno con l’altro.. ma il problema è che per liberarsi, per Cacare, nel vagone non si può e le sole fermate sono quando bisgona mettere l’acqua nella locomotiva.
Ma Grunvalsky era parecchio timido, e già quando dovevamo lavarci in gruppo si sentiva molto a disagio.
Io lo prendevo un po’ in giro per quasta storia.
Insomma, il treno si ferma e tutti noi ne approfittiamo per andare a cacare, dietro.. dietro il vagone.
ma io gli avevo talmente rotto le scatole al povero Grunvalsjki che lui decide di andaresene un po’ lontano
insomma, il treno riparte; tutti saltano su al volo.
perchè il treno, non aspetta.
Il problema è che Grunvalsky, che se ne era andato via dietro un cespuglio.. stava ancora cacando!
Allora lo vedo correre fuori, da dietro il cespuglio; reggendosi con le mani i pantaloni per non farli cadere… e tentando di raggiungere il treno.
Io gli tendo la mano.
Ma come lui mi tende le sue, deve mollare i pantaloni, che gli cadono alle caviglie.
… Ritira su i pantaloni; e si rimette a correre.
E i pantaloni gli cascano tutte le volte che Grunvalsky prova a tendermi le mani.

Ma allora, insomma, che è successo?

Niente.
Grunvalsky è morto di freddo.
Arrivederci, arrivederci, arrivederci…

Ma, che ce l’ha raccontato a fare?

Se solo fossi andato a scuola sapresti che l’odio chiama l’odio.

E allora? non sono andato a scuola, sono cresciuto per la strada, si per la strada. E vuoi sapere che cosa mi ha insegnato la strada..?
Che a porgere l’altra guancia te lo trovi nel culo, ecco che cosa mi ha insegnato…



Celluloidegridavano i CSI, in un caustico, caustrofobico e liberatorio c’è c’è tanto da imparare...

Consigliata la visione di adeguata e stranamente similiare pellicola, prolungata, con pupille dilatate da atropina a damigiane e blocca palpebre di arancia meckchanichiana memoria.

Forse tutti i segaioli sociologi, forse anche queste sege mentali, forse, non sono poi così concrete.

Le galline fuggono dai recinti e dalle aie. Pupazzi di plastilina diventano dei Nexus6, consci e consapevoli della loro posizione, della loro esistenza.

Se abbrustolisci due polletti ruspanti, ne bruci le piume e la pelle, speri poi di poterteli mangiare in insalata col sedano e il parmigiano, prima o poi i galletti dell’aia e le galline del pollaio, s’incazzano.
Se smolli sempre più pietre insieme al grano, le galline non beccheranno più solo il cereale, mangieranno le pietre, e finirà il giorno in cui impareranno a sputartele in faccia.

Quando la speranza non è più l’ultima a morire, ma l’ultima a morire è la volontà, dovresti essere in grado di capire che si è un passo oltre. Un passo oltre, un gradino più in basso, un piano più in basso verso il marciapiede, verso il suolo, verso la fogna, verso la terra.
Hai poco da analizzare, molto da agire.
Hai concesso terreni, hai concesso riserve naturali in cui i polletti indiani potessero amorevolmente copulare, crescere, evolversi, ananffiati di feroromoni per la crescita e grano transgenico; hai insegnato poco, hai dato poco, ma l’hai spacciato per conquista sociale, per spazio pubblico, per bene comune, per possibilità.
L’hai detto tu, l’hai fatto per loro.
L’hai fatto per loro nei confronti del tuo portafoglio, ed è impossibile crederlo! gliel’hai dato gratis! grazie, caro contadino, per il grano che c’hai dato.
e loro? ti ripagano con le pietre. a volte. perchè altre volte anche senza pollice opponibile, hanno imparato altre mezzi d’offesa. o difesa? lascio a te la risposta.

la strada t’insegna sempre e ovunque una cosa.
e per fortuna, nel nuovo fottutissimo millenio, quello dai palazzi traballanti, dagli aerei sghembi, dalla microsoft che sempre più paga ci connette l’esistenza, non è il solo mezzo per imparare.
Consigliata la visione, la haine. Scontato, oramai abusato, ma consigliato.
la strada t’insegna quello.
ho paura. Ma ne hai più tu, fidati. non sai dove si possa arrivare, soprattutto non sai dove arriveranno le conseguenze delle tue azioni. fin’ora t’è andata bene. fino ad ora.

Fino a qui, tutto bene.
Il problema, lo sai anche tu qual’è.

Nique la Police.
Baise la Police.
Etat Policer.
Parigi, november 2005, La haine.
On est là?



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