Giù la testa? No gringo, per chi suona la campana..

Tex Willer è senza dubbio un’icona buona, pulita, giusta. Tex Willer ha la stella sul petto, quella dove c’è scritto Sceriffo. Corto Maltese no. Lui viaggia. (e tromba)

Nel Nebraska, come in tutto o quasi il nord america, stanziali quanto zingari c’erano gli indiani autoctoni, tradizionali e tradizionalisti, vivono come vivono, mangiano come mangiano, fumano come fumano, parlano come parlano. Il Nebraska è spesso flagellato da hurricanes, gli yankee si spaventano, gli indiani li evitavano.



Tex Willer agisce al Sole del giorno come al pallore della Luna di notte. Qunatomeno però, ha il suo vestito, il suo volto, la sua fama, la sua stella e il suo nome. E quello è solo suo.
Tex Willer è un vigliacco comunque, nascosto dietro cinque punte di stella. ACAB.

Gli indiani avevano vero onore e rispetto, di se stessi, delle tradizioni, della vita, della morte, delle droghe, della natura. Gli yankee no.

Doveva essere diverso e doveva arriare in altre tempistiche il resoconto. Pur tuttavia, eccolo qua.

Merda, succede merda nella motorcity.
E vediamo di non abbassare la testa.

Codardo come un Willer da strapazzo, l’impavido omino blu, cosa fa? bussa coraggiosamente alle 5 anti meridiane, quando svegli sono i lavoratori della notte e i mattutini corridori, ma latita il resto del mondo.
E bussa la porta.
E suona il campanello.
E arresta. E accoltella come un fascista.

CONCLUSIONI?

7 arrestati, 10 avvisi di custodia cautelare, 3 uccelli di bosco, un posto sgomberato, sotto sequestro e murato.

Come nei Settanta.

ACCUSE?

Fasulle perditempo, proprio come per associazione a delinquere.
Però più pesanti, per questo inconsistenti, data l’entità dell’accaduto. Saccheggio & Devastazione, Resistenza, Lesioni, Lesioni aggravate..

2 sono di Radio Blackout.
Piazza pulita. La riempiamo di merda.

Per ora, un presidio come non si era quasi mai visto, oltre 400 persone sotto una montagna di sbarre e cemento, chiamato le Vallette, Casa circondariale.
Per ora, un’infamissima sequela, kermesse, di giornali e media in spolvero di mostri da copertina.
Per ora, rabbia e disincanto, rabbia e orgoglio.
Torino Olimpica di merda.
Torino città bastarda, Torino puttana.

A stasera.


[ ]


Con l�operazione del 20 luglio 2005 che ha portato all�arresto di 7 compagni, all�inquisizione di altri 10 per devastazione, saccheggio, aggressione, resistenza e al sequestro del Fenix nella nostra città qualcosa è cambiato.
Siamo di fronte a degli arresti inconcepibili e denuncie sproporzionate rispetto ai fatti in sé contestati (disordini in pieno centro a seguito di una carica scomposta delle forze dell�ordine), non solo: ci troviamo di fronte a un �monstre� giudiziario in cui il PM Tatangelo cerca di unire avvenimenti diversi (contestazione sotto il cpt di c.so Brunelleschi, manifestazione antifascista del 18 giugno) provando a minacciare l�ipotesi di un reato associativo.
Siamo prossimi alle Olimpiadi e chi a vario titolo governa la città vuole ordine e pace sociale.
Ma non può esistere pace sociale all�interno di una città che mostra evidenti le sue pesanti contraddizioni e che di fatto è oggi immersa in una crisi che produce precarietà ed esclusione sociale. E che proprio per cancellare la crisi si riscopre vero e proprio laboratorio di repressione e criminalizzazione del dissenso. I migranti sono (anche grazie al clima di paure terroristiche costruito ad hoc) uno dei soggetti sociali più evidentemente esposti: braccati, rinchiusi nel lager di corso Brunelleschi, espulsi o uccisi durante le retate delle forze dell�ordine.

Perché a Torino si vuole imporre una svolta legalitaria, che in realtà tutela interessi particolari, e vuole annientare i bisogni materiali e le rivendicazioni sociali di cui si nutrono i conflitti che nel quotidiano fanno vivere forme di autogestione ed auto-organizzazione impossibili da mettere in scaletta nel grande show delle olimpiadi invernali. Gli spazi sociali sgomberati e l�accanimento giudiziario che colpisce ad ampio raggio tutti i settori del movimento antagonista sono tappe di questo percorso.
La repressione che ha duramente colpito tutto il movimento torinese rappresenta quindi in quest�ottica l�ennesimo segnale pubblico lanciato da chi tutela i poteri forti della città. E� un segnale chiaro, che esige una risposta altrettanto chiara che intendiamo dare proprio sul terreno delle lotte sociali che si vorrebbero annientare.

Il conflitto non si arresta. Lo dice la Val di Susa con la sua opposizione popolare al TAV, lo dicono i migranti con le fughe e le lotte estreme nel lager di corso Brunelleschi, e lo vogliamo ribadire ancora una volta in piazza: non siamo disposti a fare nessun passo indietro in difesa dei bisogni collettivi, in difesa della nostra agibilità politica e sociale. E� una battaglia che non può essere solo nostra, ma che deve riguardare la Torino dell�opposizione sociale, a cui chiediamo di scendere in piazza per riaffermare un diritto collettivo di resistenza.

Centri Sociali e Case occupate Torino
Coordinamento Antifascista

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