TFF * mine vision 3.2

22esimo Torino Film Festival
12/20 novembre 2004
Lux – Romano – Massimo – Empire


_elucubrazioni sull'organizzazione del festival


Altra gabula (alquanto banalotta a dirla tutta) per farla franca in questo mondo di euri (uh-uuh-uuuuuuuuh):
sul mio pass risultano 2 visioni in meno (di cui una avuta nella galleria dell’Empire pressochè deserta) di quelle realmente avute da me stesso medesimo…
take it easy, è logico che se la bigliettaia il biglietto te lo da aggratiz o se lo strappa biglietto non ti strappa ma fa uno strappo alla regola.. a buon intenditor..
Falla falla falla, non imperativo alla 3° ma buco mastodontico in questa organizzazione fittizia, finta e di facciata culo-turale. Quant’è logico, gli schiavetti appositamente chiamati sono pischelletti ben poco interessati alla politiche pecuniarie, ben più terra terra, ben più esseri umani che squali da finanza; stan lì per quattro euri, un po’ come quattro sono gli euri che il perenne precario, il perenne free lance, il perenne schiavo niù economy acquisisce. Indi per cui, in culo alle mayor, in culo alle (dis)organizzazioni, in culo a tutto il resto, passate a sgamo, aggratis, quanto e più potete, prendete e non lasciate nulla, tanto sempre le birciole ci restano..
Prendete lo stipendietto miserrimo per far le belle statuine strappabiglietti e reinvestitelo in qualsiasi cosa non vada a loro, non vada allo squalo, quantomeno quello meno evidente, più strisciante e subdolo, travestito da perbenismo o travestito ancor peggio da finta cornice intellettual culturale politicamente ribelle, finto sfacciata e finto reale. prendetevi quel che vi spetta, foss’anche il tocco di moffo o la cima per affogar il per nulla dolce naufragar in questo mare di merda.

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_elucubrazioni sul pubblico.


C’è un bel daffare durante un qualunque festival, gente che va, gente che viene, caffè, sigarette, saluti, telefonate, pass, biglietti, commenti vari..
C’è un gran bel daffare nell’evitare spiacevoli scontri, nel cercare lo scontro interpersonale o nel fare di tutto per evitare ed origliare l’altrui discorso.
La Flora & La Fauna che s’affacciano, crescono, sbocciano durante queste kermesse, come già detto finta cornice intellettual culturale politicamente ribelle, finto sfacciata e finto reale, constano logicamente dei più strambi elementi del genere umano. Strani o stronzi, spesso la differenza se c’è, n’ù l’ah si fò a notarla..

Risatine palesi palesi a film d’avanguardismo palloso e delirante (s’ha un bel che definire avanguardia, astrattismo, qua si tratta d’un bell acccccazzo, altrochè) spesso testimoni d’una sana inconsistenza della pellicola, in questi casi generalmente bollata come capolavoro sconosciuto / nuova tendenza / magiche arie nuove e così via, eccole prontamente messe in croce da infiniti pippozzi da parroco sficato della domenica del villaggio dal primo intellettualoide di turno.. capità così d’imbattersi, non io medesimo, in cotali esseri di stampo Bertynottiano nell’agghindarsi al lessico che vaga dal Bonolissiano andante con un spruzzata del Fò nazionale, che a fine cortometraggio (d’una noia mortale, incocludente, sfinente, ma soprattutto i n u t i l e) s’alzino per sculacciare prestanti studentesse universi-tarre dalle tette grosse e il culo sodo per non aver compreso la portata del film, l’innovazione, lo spirito, l’animo, l’essenza, la maestosità e bla e bla e bla di cotanto capolavoro sin’ora visionato. Capolavoro distrutto e dissacrato da una risatina.
Fortuna volle che tette grosse e culo sodo non fosse solo questo e un bel ‘fanculo-ma-che-cosa-sta-dicendo ma-crede-che-siamo-tutti-scemi? non lo tenne per tempi migliori..

Capita d’imbattersi in starz dello schermo, quelli dal dissociato audio video, quelli dall’ora tarda, quelli che tiran tardi e vanno fuori orario, che tutti l’ammiran, tutti lo schifan e nessuno li capisce. T’imbatti in stelle e stellette varie che simpaticamente decidono di parlare al cellulare in sala.. che so bene essere un po’ bigotto da parte mia come appunto, ma appunto perchè mi volete far la morale, mi volete far scuola, io v’insegno la strada per quel paese dove spesso sono stato.

Capita di incrociare vecchie madame e giovani accompagnatori pagati, chelimandasseroanassiria, capita di imbattersi in indiani registi spaesati che con un inglese che arriva da Pozzalo(RG) mi chiedono dov’è la sala tre e poi dov’è il bagno; capita di incorciare giovani studenti a braccetto con vecchi e barbosi baroni della corte universitaria intenti a slecchinare con bava di lumaca, ben benino làddove il deretano il barone posi, discorrendo del più e del meno, spesso del meno, con moralette sull’americanità del piano che appesantiva il contesto socio culturare che sicuramente stava alle basi della diegesi stessa del racconto, uccisa in parte da una regia troppo spasmodicamente rappresentativa dell’ego ma poco di quel subconscio di cui sono pregni i lavori precedenti.. ma vaffanculo..

Capita, ma non capitasse..
e dire che questo è uno dei festival più ‘veri’, sinceri e meno modaioli che restino nel panorama della celluloide. menomale..

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