//Music Review #5//

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//Prefuse 73//
//Extinguished Outtakes//





Release Date: 25/28 agosto 03
Format: CD/Lp
Label: Warp Records

1. Suite For The Ways Things Change:
a. Your Family
b. Your Life
c. The Most Beautiful Things
d. Your Seeds
2. Tel Aviv’s Gravel Toothbrush
3. Pase Rock’s Freestyle
4. I Got No Time For Rearviews
5. Dubs That Don’t Match
6. Between Man And Woman
7. Martinique Was My Girl
8. Culturaluhorgasm
9. Whisper In My Ear To Tell Me You Hate Me
10. One For The Crime Scene, A Bullet For Your Time
11. Vikings Invade The Mediterranean But Don’t Leave
12. Diarrhea Takes Over Your Life
13. I Can’t Get My Eyes Off
14. For Some But Not For Me
15. Sao Paulo Arkansas
16. Coming Into Something Better
17. Humor Judgements
18. Wrong Posture
19. 3 Sounds From 94
20. Robot Snares Got No Cadence Or Balance
21. Kev Intro 99
22. Drum Machine, Cello, Headwrap
23. If They Died And They Were Yours

Per chi non lo sapesse, questo qua è uno solo.
Il nome sembra plurale come quello di zio Aphex, ma è uno solo.
Per chi non lo sapesse questo qua viene da Atlanta, città delle olimpiadi con la bumba, della cocacola e di tante altre vaccate, tra cui la squadra dove giocava Shawn Kamp. Vabbò.
Per chi non lo sapesse è attivo dal 2000.
Per chi non lo sapesse, i primi dischi sono ep; gli ultimi due sono completi e il nome è simile. One Word Extinguisher è il precedente al disco in questione difatti.
Per chi non lo sapesse tutti e due i dischi sono del 2003.
Per chi non lo sapesse è su un’etichettona, quella di Sheffield, la Warp Records insomma.
Per chi non lo sapesse.

Ora, come lo definiamo? Bene, mister Scott Herren (il sig. PrefuseSettantatrè ha un nome) ci propone un qualcosa di estremamente trasversale, che in alcuni tratti rasenta il geniale, a bocca aperta, occhi pallati, cervello a duemila in chissà quale universo..
Hip Hop, che segato e incollato, sovrapposto a basi jazz-funky diventa una miscela esplosiva, un qualcosa di estremamente pulito quando serve. Suoni secchi e netti, distingui ogni parte del suono, ti fai prendere dal ritmo ma quella melodia ti rapisce. Poi arrivano dei suoni sintetici, qualcosa di strano, come se l’onda se la fosse disegnata a mano (anche se poi a pensarci bene, li trovi in molti banchi di suono, ma…) e di botto da destra a sinistra il cervello svasa e va in pan fisico. Trim, e netto taglio di fine traccia, spaventato e un po’ confuso riprendi il filo.
Hip Hop, tagliato di funky e jazz, venature di elettro molto sperimentale, ma un pianoforte blocca tutto.
E sono solo 2 minuti e 34 secondi (o poco più) della prima traccia, ma quello stacco di piano, quella potenza che si apre come Count Basie maestosa e vigorosa, stacco di 4 accordi in croce, precisi, secchi e netti, vale per tutto il disco. Si regge quasi tutto la.
Da lì in avanti, la cattiveria di Tel Aviv nella numero due, sporca spazzolata sulle tue orecchie, porta in un vortice, un ping pong, relativo, tra cullate di suoni docili e facili, easy insomma, a scariche potenti e sporchissime, passando per ipnotiche danze, nulla di alienante per fortuna, che si rischia l’aritmia.
Consigliato, a chi a voglia. Ma anche solo a chi si ferma a 2’34” che vale per tutto il disco, ripeto.
Ah Scott Herren è(ra):
Prefuse 73 // Delarosa & Asora // Savath & Savalas

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