GIOVANARDI INDESCAIUITDAIMON

0. INTRO
C'è Mazzi al mixer, e piombo in sala io. Un eterno dejavu.
Ormai lo sanno che vengo a disturbare il quieto soundcheck, qui al "Su La Testa" festival di Albenga. C'è un arguto ragazzo che fa il video di quanto accade per conto dell'associazione culturale "Zoo", che qui organizza, e gli hanno pure già detto "c'è uno che viene a fare le interviste, appoggiati su di lui per la sezione parlata".

Ho trovato chi sfrutta il mio spaccare coglioni. Questo è spirito d'impresa. Qavaliere facce ride. Vieni a imparare, altro che i festini. E porta pure Monti e i Professori. Il cofondatore di "Capitalismo, organo ufficiale dell'era contemporanea" in simbiosi con gli operatori della cultura volontaristituzionale. Il modello svedese.
Sfotto, ovviamente. Il modello svedese è troppo froscio. Aridateme la svedesona.
Quest'anno al "Su la Testa" hanno invitato i soliti diarrioidi (due degli Afterhours, Pier Cortese…), qualche solito "emergente", e al venerdi anche un cadeau assai gradito per me: Mauro Ermanno Giovanardi.
Come da consolidata consuetudine, porto in sala un foglietto polemista ("SU LA conTESTA", che trovate integralmente al paragrafo 1). Davide Geddo, locale cantautore e coordinatore del contesto, dunque coinvolto nel testo a contropelo che diffondo, ne è il primo fruitore. Commenta con un "secondo me devi aprire il sito di Hello Kitty". Mi aspettava più crudele nel mio attacco, e contrattacca di sciabola. Paro il colpo. Ne rido. "Farò di peggio l'anno prossimo", minaccio. Ma lui: "Ormai sei diventato troppo buono".
Meglio Bbbono che buono. Disesorcizzami, Mauro Ermanno, tu che a tentazioni dici di sapercerla.
 

1. SU LA conTESTA

Io contesto con testi e testate, altro che contest
Tra televoti e astensionismi, governi tecnici o monocrazie da trivio, sondaggi, sondini rettali ed altre amenità dell'Occidente, in ogni luogo realmente si necessiti di partecipazione collettiva ci si guarda assai bene dal consulto di popolo o di esperti, mentre pare impellente aver riscontri dal giudizio popollare  circa ogni aspetto futile. Ed ecco allora la chiamata alle urne per scegliere chi vada in finale a Sanremo o sia impunito ad Amici.
Un amico e collega mi chiama tempo fa per invitarmi al contest tra band locali che fornisce accesso a una serata di questo "Su La Testa": una delle altre band già programmate per la sfida con la maglietta rossa ha dato pacco, liberando mezzora di scaletta. Io ci andrei anche, a cantare qualche brano del mio ampio repertorio, da "Ipercoop" a "Topexan" a "Albascura". Ma caos vuole che quella sera io abbia casini personali ben più fondamentali da risolvere. E tuttavia, fossi andato a far lo show, come avveniva il confronto con quegli altri? Specchio specchio delle mie brame, chi è la più strafiga del Reame? Chi è la Miss Muretto? Il cantautore, la vocalist con tette, la formazione scalercia di pancroc, la band arrivista che fa pezzi pop? Chi vince cosa? V'Eni, video,e Ici?
D'ufficio, al Festival annuale in quel d'Albenga sono invitati alcuni Vip e Big (braders?), o qualche cantautrice vincitrice di Premi Siae. Con la stessa presa di responsabilità si potrebbe evitare il colosseo della gara tra chi invece è "emergente" (nel mare di merda, i suppose).
Due mesi prima di vincere Sanremo venne invitato, nell'edizione scorsa di questa rassegna(ta) in chiave ingauna, tal Raphael Gualazzi. Col fonico, leggendo sopra i depliant le biografie dei partecipanti, commentammo trattarsi di arrivista che segnalava presenze sullo schermo a "I Fatti Vostri" del pranzo di Rai2. Chi è stronzetto rapace vola in alto, e Dio gli piazza bollini Siae sopra la fronte.
E tutto è intrattenimento, come spettacolo in galleria antiaerea durante i bombardamenti, per distrarsi con l'alibi "Cultura" (mentre il cantautorato e tutte le Arti sarebbero invece l'opposto: un atto pratico, creativo, sì, ma nel senso di "facente", e non ascolto autocompiacente).
Siete tutti già morti, e alzate la testa dalla fossa nel mentre passa il falciatore automatico di questo capitalista camposanto.
Un ricordo e un pensiero a Lorenzo Pisani, proprietario del Cinema Teatro Ambra, che mancherà a questa inutile città che chi non ci ha da fare non ci venga.
 

2. OGNUNO PORTI ALLA STUFA A LEGNA SUA LA CRUS
intravista esclusiva con MAURO ERMANNO GIOVANARDI


Non tutti i Giovanardi vengono col baco. Il cattolicesimo è il principale cancro neuronale del ceppo genetico itagliano. "Io non credo in Dio, ma non sono cattivo", mi dirà tra poco Mauro Ermanno Giovanardi a margine della nostra intravista. Un folle ben più criminale di Breivik detenne negli scorsi anni il Sottosegretariato alla repressione himmleriana degli psicoattivi. Stesso cognome viene portato sul palco di Sanr'emo 2010 da un cantautore d'aspetto darkizzante di cui ben poco so (so che era dei La Crus, e che dei La Crus non mi importava alquanto, avendo il cranio ben pregno di benaltro per farci stare anche loro). Di primo acchito e primo acchitèmmuert, vedendo in tv Giovanardi l'anno scorso, mi vien da dire: paraculo d'un figlio nepotista di sottosegretario. Ma poi inizia il brano. "Io confesso". Io confesso che ci resto di sasso: su un andamento '60 risaputo ma trattato con competente e solido carattere, una voce altamente convincente infilza uno dietro l'altro versi d'ammmore anomali, infingardi, "maudit". Un prodotto coi fiocchi, ma nel senso che mi fa fioccare istintivo apprezzamento. Dirò a Mauro Ermanno durante l'intravista: "Erano 10 anni che non sentivo a Sanremo qualcheccosa di dignitoso, e tu ce l'hai portato", e ora che scrivo penso che in effetti l'ultima volta che accadde c'era il "Rospo" dei Quintorigo. 1999. Ho sbagliato di un anno.
Mauro Ermanno Giovanardi è in formazione di sette elementi, più strepitoso fonico sciòmen. Il saundcièc dura na cifra. Collega questo scollega quello sposta il monitor attacca la chitarra c'è troppo organo dammi più rullante non sento la voce in spia. Infatti io spio silenzioso. Godo tutto il preambolo, la parte letale per chi suona (per me pure, quando mi chiamavo Gaetano), la parte migliore per chi guarda. Affinché non risulti letale, Giovanardi e il suo fonico e i suoi giovani musicisti vanno avanti a sparar minchiate senza sosta. Minchiate intelligenti. Di quelle col retrogusto rugginoso che senti in gola ciclopedalando con Nonno Albert bonanima. Mauro Ermanno e la band sono dei nostri. Archivista aggiungi alla lista.
E iniziano le prove brani. Ne fanno sette. Sdilinquisco a una "Io confesso" a tu per tu per me, loro sul palco a suonarmela, io e tre pischelle e i fonici a sentirla. L'estremo lusso elitario. Tenetevi il Suv "volevamo spendere molto di più". Noi aristopratici si va in bicicletta acida.
Poi il concerto per me ed i cortigiani giunge al termine. Mauro Ermanno si china sopra il palco. Mi appropinquo e gli porgo la questione dell'intravista con me.

Apolide Sedentario:
"Lieto che resti al mio fianco, ma non faccio sconti neanche di fronte al talento: ti chiami come uno dei più grandi e pericolosi idioti della Storia, ma un'altra possibilità te la concedo perché "Io Confesso" è stato l'unico pezzo dignitoso di 10 anni di sanremi. Devi aver preso anche tu quella bicicletta con i pedali che fanno girare i piedi, se hai visto come dici una carrozza che tirava i cavalli. Ma almeno essendoci Rimasto sai ancora chiaramente che la tasca dell'uccello è più importante di quella del portafoglio. E che la Delizias è meglio che La Crus. Ma non c'è nessun'altro al mondo così distante da tutto di me, che sono anarchico individualista stirneriano di estrema destra, per cui tu al confronto sei l'ennesimo colto raffinato dandy di ottimo talento artistico: lo sai di aver sbagliato?"
(Mauro Ermanno resta silente. Accucciato. Inizia a dondolarsi. Accucciato. Silente. Si dondola. Silente. Per infiniti secondi silente. In sala non fiata una mosca. Ho declamato la domanda stentoreamente, l'acustica del luogo ha favorito. Tutti i presenti aspettano silenti che Giovanardi esca dal silenzio. Io aspetto con loro. Divertito da questa reazione barocca. Assente il rumore di fondo, il rumore del mondo. Un interminabile eloquentissimo silenzio.)

Mauro Ermanno Giovanardi:
(cantando) "Non sbaglio mai, non sbaglio mai, non sbaglio mai…"

Apolide Sedentario:
"Bravo Giovanardi, iniziamo bene."

Mauro Ermanno Giovanardi:
"Molto bella la domanda."

Apolide Sedentario:
"Lo so. Grazie. Diciamo che è una performance."

Mauro Ermanno Giovanardi:
"E si è capito benissimo, infatti così ti ho risposto."

Apolide Sedentario:
"E infatti bravo. Ora però se vuoi dirmi qualcosa tratto dai vari spunti che ti ho dato hai libertà di parola."

Mauro Ermanno Giovanardi:
"Posso dirti che, prima di andarci, io non avevo mai guardato il Festival."

Apolide Sedentario:
"Davvero? Beh infatti hai portato un brano fuori target, ma un gran pezzo di brano. E pensa che io sapevo un cazzo di te, anzi quel poco che sapevo era che eri dei La Crus, e io senza neanche sentirvi vi avevo appioppato il giudizio di esser quelli tipicamente raffinati e molli, una versione colta ma melensa di Zampaglione, che sappi per me è un emerito cretino".

Mauro Ermanno Giovanardi:
"Anch'io odio Zampaglione."

Apolide Sedentario:
"Ma grande. Lo scrivo. E comunque, dicevo, quando hai iniziato a cantare sullo schermo io ero assai prevenuto. Poi sento entrare il pezzo, sto a ascoltare, e mi rimangio quel che pensavo di te. Non mi capita spesso."

Mauro Ermanno Giovanardi:
"Ho sempre patito un po' questa cosa di – quando penso e costruisco il mio immaginario musicale – avere un approccio sempre molto serio.
E' che mi fa schifo la musica da divertimento.
Ma sono una persona molto solare in realtà. La gente ai tempi dei La Crus pensava stessi in casa chiuso e triste. Invece sono un animale sociale.
Ma quando mi metto a scrivere non mi interessa il divertimento.
Avendo letto "Nessuno uscirà vivo di qui" a 17 anni probabilmente sono rimasto segnato, per cui scrivendo divento serio.
Ma subito dopo divento un cazzone mai visto."

Insomma: dicesi Artista. O talvolta dicesi Ramingo. Il serio cazzone. Il cazzone serio. Il cazzuto.
Mauro Ermanno Giovanardi ha scritto un brano che s'intitola "La Figa". Non ve ne parlo. Ascoltatelo. Il testo.
In chiosa all'intravista, ho detto a Mauro Ermanno: "Bisogna avere un portamento per permettersi un brano come La Figa".
Apolide Sedentario e Mauro Ermanno Giovanardi. L'autore di "Tronco di. Di femmina. Di Donna" (sulla rivista "[nu]", a cavallo e a puledra del millennio) e l'autore de "La figa". Pardecazzoni.
 

3- TI STAI SBAGLIANDO CHI HAI VISTO NON E' SAMANTHA
intravista esclusiva con TORI SPARKS


"Don't touch me" sarà forse il prossimo singolo di Tori Sparks. L'antipode di Samantha Fox. Una bionda procace ragazzotta di Nashville trapiantata a Barcellona. Una rrriotbluesgirl sguaiatella, eccessiva, graffiante nella rimbrica, chiara emula di Janis, fors'anche in quanto a beveraggi.
Prima di lei provano per la serata Chiara Canzian (figlia di Red che non è skin ma è pooh, una davvero semplice e limpida ragazzina acqua e sapone, dimessissima, timida, in scarno duo con un bassista, lei alla chitarra e al vibrafonino, con scale che non mi apettavo, devo dire; e che è così indifesa dal dissuadermi ad andarla ad attaccare sul facile tema del padre, e degli ovvi conseguenti calcinculo) e tale Chiara Ragini (all'opposto dell'omonima Canzian, una frivola ridanciana genovese biondina e ammiccante con tematiche da viveuse – se si dice così al femminile – a me molto moleste, quanto il suo aver vinto un "Premio Siae" tempo fa).
Delle due gregarie non mi occupo. Ma la singer di Nashville ci ha un aneddoto dietro esilarante. E per lei ho una domanda.
Informandomi sul festival, scopro sul sito di quei tarzanellidi di Mentelocale.it che canterà una certa "Toni Sparks". Vado a documentarmi nella rete. Toni Sparks è il leader mondiale della produzione del porno virtuale, in particolare quello gay, mi informa WikipOdio. Non mi raccapezzo (e tanto meno, si sa, mi caparezzo): ma come, una singer di Nashville cela un uomo prodottore di porno? Solo cercando il titolo di un brano scopro l'arcano: quei belinuin di Mentelocale hanno scritto "Toni" anziché "Tori". E infatti lei è Tori Sparks.
Come faccio a non giocarmi una tal carta allo strip-poker?
Vedo Tori che si prepara al saundcièc. Con lei, una bionda manager-chitarrista-interprete-amichetta che sembra sua sorella. Chiedo a Tori se posso farle una domanda. Mi risponde un raiotrutto: "NO!". Ci resto male, lo ammetto. Lei sorride sorniona. Mi stava semplicemente sfanculando per gioco. "Certo che ti rispondo", mi aggiunge in yankee con l'aria "ci sei cascato a-ah". Dico alla manager: bene, puoi tradurmi la sua risposta quando me la dice? La manager acconsente.
Mi preparo per leggerle la question. Lei mi strappa di mano il notes. Dice entusiasta che scrivo piccolissimo. Accarezza col dito la mia calligrafia. Qui in Itaglia c'è un fricchettone che scrive ancora a mano, con la bic. Mi apprezza sincera, come fossi la Stele di Rosetta.

Apolide Sedentario:
"For an error, in an important local website your name for today become Toni Sparks, a leader in porno industry. But if you could have been a masonry compass, I could teach to read a Washington'a map, you khow?"

Tori Sparks:
"Uh?"

(Effettivamente il mio inglese è risibile, dio e la regina vadano un po' a. Ma ancor più criptico del mio ingleso è il rivoltamento del testo di Tori da cui ho tratto la seconda parte della question. E' questo che Tori non capisce, e a ciò fa "uh?". Perciò provo a spiegare alla sua interprete cosa stavo intendendo. E qui noto che "masonry" è un termine della neolingua, in lingua inglese. In itagliano distinguiamo infatti "muratoria" da "massoneria". In anglofonico no. Non conoscono il nome degli Occulti, e quando ne sentono la nominazione pensano all'edilizia, punto e basta. Maestro: lascia i bambini da soli. Noi non abbiamo bisogno di educazione alla lingua della merda altresì detta shit.)
(E tuttavia, dopo abbondanti traduzioni concettuali, riesco a spiegare a Tori che nell'atto di Fondazione degli Steits il massonerrimo Washington aveva il grembiulino indosso. "Gli Usa sono lo Stato dei Massoni, lo Stato dei padroni del mondo", dico a Tori. Che ora ha capito, e risponde. Vi riporto la traduzione.)

Tori Sparks:
"Se fossi fisicamente un compasso mi sentirei molto fredda e metallica.
Come essere una musicista pensando sempre: ma perché tutti questi ragazzi mi toccano?"

La manager-amichetta-traduttrice mi fa notare l'analogia finissima. Ed in effetti apprezzo.
Le dico quindi: "Noi siamo liguri, per cultura e tradizione non tocchiamo mai i foresti".
Viene tradotta la mia precisazione, e il clima ormai furbesco e conviviale che s'è creato porta l'interprete-manager a abbracciarmi per evidente dispetto.
Volemose bene sul filo del ra(iot)soio.



4. CHIOSA

Il sito di Hello Kitty? Hello darling? Hello Kittyncula?
A testa in su, ma sotto il cappuccio, ché piove, rigorosamente privo di ombrello e di allerte due di Morta Vincenzi mi allontano nella sera deserta della becchina Albenga. Mi avevano invitato anche al rinfresco. Ma come Mauro Ermanno, quando creo mi fa schifo il divertimento. Nashville? Take me home country road? On the road without gain.



sulatesta 2011 sulatesta 2011
sulatesta 2011

(c) Apolide Sedentario 2011
DOWN DOW FOREVER
Morta Vincenzi u belin cu te neghe
chi non legge FRIGIDAIRE e IL nuovo MALE è sciemo
 

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