NUCLEA RE AMMAZZANDUM (altro che RE FERENDUM) – speciale LA DEMO(MORSELLI)CRAZIA

L’Itaglia di Pulcinella e dell’ipocrisia Vaticanal (casti e puri ai danni di chierichetti, emanuele orlandi e mirelle gregori) e del cerchiobottismo e doppiopeso rivela sulla vicenda nucleare come il votare sia sempre solamente porgere il culo al potente.
Referendum su errato referente consentono ai padroni di scavalcar loro stesse istituzioni (la popollare espression referendaria non puo’ essere ribaltata nei seguenti 25 anni dal voto).

Non gli editoriali, non gli articoli, non i telegiornali o le leggere trasmissioni di approfondimento lo hanno detto.
Ma era la prima cosa da mettere sul piatto opposto a quello stracolmo di Scajola.
Invece per sentir dire quale sia la motivazione reale del progetto nucleare zombesco c’e’ da fare riferimento a una piccola e nascosta “lettera al giornale”.
Sul Corsera, un lettore di Romano chiede a Sergio un parere, rilevando che nel referendum dell’87 non si voto’ sul “si o no” al nucleare, ma sul “si o no” ad “agevolazioni agli enti locali che accettassero di essere sedi di impianti nucleari”.
Romano risponde stavolta onestamente: “Per tagliare il nucleare alle radici sarebbe stato necessario abrogare una legge specifica su questa particolare energia. Poiche’ quella legge non esisteva, i promotori del referendum cercarono di raggiungere lo stesso obiettivo abrogando le disposizioni destinate a facilitare la costruzione di centrali. Per questo e’ possibile tornare al nucleare senza contraddire l’esplicita volonta’ degli elettori”.
L’esplicita volonta’ vien dunque elusa deviandone esplicitamente la radice.
Dal fatta la legge trovato l’inganno al fare l’inganno nel fare la legge: tautologia ipocriterrima itagliana.


(c) Apolide Sedentario 2008

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