IL COPERTO DI LINUS – ovvero: INTRAVISTA COL FRATELLO DI ENZO BALDONI – ghestar Lidia Mena Pace

A 4 anni dall’uccisione di Enzo Baldoni, e a salma mai restituita, vado a incontrare il fratello, Raffaele, ad una “camminata per la pace” indetta a lavar coscienze di sinistri qualunquisti pedoni.
Consegno un’antilogia di vecchi brani scritti per fare luce su quel caso insabbiato (letteralmente: Enzo seppellito a testa in fuori nel deserto iraqeno…).
E a margine la meno a Menapace, rifondata che vota le missioni guerraiole in Afghanistan.
Cronaca di una (free)lancia nel costato di chi ragiona per “ragion di stato”, e di una (free)lancia spezzata per Baldoni, testimon censurato della Storia.

1.
L’occasione e’ una “marcia della pace” (“marcia” ovviamente nel senso “figuraccia” di chi mette la faccia e anche le suole in un’inutile camminata al sole, con zero influenza verso quei poteri che – piaccia o che non piaccia a chi cammina – conquistano gli imperi occidentali).
Mi reco alla partenza del cammino. Ci sono i soliti noti, i pacifisti arlecchini, e alcuni regazzini che conosco. Critico noiosamente la portata di simili camminate, ipocriterrime. Ricevo opposizioni (“comodo, tu, che non vuoi camminare”). Propongo una “respirata pro-sereno” e una “mangiata anti-malattie”. Dico che chi cammina domattina sara’ in un ufficio aziendale, a mantenere potenza al capitale criminale che genera le guerre. Parlo di ebbbreimassoni in quota Albione che – durante l’assedio di Najaf, quello su cui scriveva Enzo Baldoni prima del rapimento – stava ricoverato in londinese clinica globallista il “capo Imam” Sciita (quelli appunto assediati), come chiusura del cerchio col compasso di quei gradassi stregoni del danaro. Faccio insomma il mio ruolo fastidioso.
Ho preparato un foglio anti-accidioso che consegnero’ al fratello di Baldoni (e, per visione, a Lidia Menapace). Quanto ivi contenuto lo riporto al punto 3 di questa relazione. Lo scopo e’ tenere a mente le vicende per come si sono svolte, e i lati oscuri, e comunicare ai cari del buon Enzo alcuni spunti informazionali.
Dal palco annunciano, appunto, che il fratello di Enzo Baldoni “e’ con noi”.



2.
Raffaele Baldoni e’ un dignitoso uomo in lutto da anni.
Ne’ pretestuoso, ne’ esibizionista.
Ne ho censurato il viso, nelle foto, poiche’ non cerca popolarita’, ma verita’ sulla morte del fratello. E poi perche’ chi si batte per svelare la verita’ su un fratello fatto fuori dalla “ragion di stato” e’ gente comunque in pericolo. E di vite gia’ una ne han stroncata, povero blado Enzo, e nuova vita rivive nel nipote, delizioso scugnizzo a fianco al padre: gente che va tutelata.
Sul palco, il fratello di Enzo e’ assai conciso: “Quello che come familiari di Enzo ribadiamo e’ che non ci e’ stata ancora restituita la salma, e che ci sono ancor tutti i lati oscuri”.
Aggiunge solo, a chiosa, dal microfono: “Mi fa piacere che il nome di mio fratello sia ancora collegato dalle persone alla pace”.
Lo raggiungo che scende dal palchetto, e gli consegno i miei scritti (riportati – ripeto – al punto 3).
Scambio qualche parola, tra il cordoglio e l’orgoglio veritiero (come riportero’ nel punto 4).
Sul palco segue un poeta, e poi un “ragazzo di Locri”. Il ragazzo di Locri fa retorica antimafiosa in stile santoriano. Ma poi gli sfugge un attacco sui massoni (“va ricordato il ruolo delle massonerie deviate”), come se avesse ascoltato il mio colloquio di poco prima (citato al punto 1: nel mentre dicevo male degli albionici caballisti massoni, quei di Locri mi erano a fianco, ricordo…).
Poi si mettono in marcia, questi tordi maratoneti benintenzionati, e lastricato e’ il cammino.



3.
Qui di seguito, il testo di quanto consegnato a Raffaele Baldoni, e per conoscenza a Lidia Menapace:

———————-
La mia teoria è che nel 2003-2004 esistesse a Baghdad quel che io chiamo “una Via Tasso” (il carcere romano di tortura sotto dominio SS), ovvero un centro di polizia segreta militare sotto comando occidentale, che gestiva – ereditando quel ch’era specialistico del Mukhabarrat precedente – i rapimenti di personaggi scomodi.
In questo centro furon detenuti tutti i rapiti imputati ad Al Zarqawi, orwellianamente convinti d’esser stati preda dei partigiani irakeni, ed invece in realta’ coattamente in un “autolavaggio cerebrale”.
Non lo comprese Quattrocchi (tutti e quattro gli occhi acciecati dal credo iperfascista che lo portò a morire dichiarando “Ora vi faccio vedere come muore un camerata itagliano!”, da fonte De Berardinis, magistrato) e non lo volle accettare il buon Baldoni, che – fricchettone – non stette al compromesso cui scesero invece la Sgrena e le Simone, ovvero barattar la propria pelle con il silenzio su quelle situazioni successivo alla liberazione (sotto ipnosi o più semplice ricatto di successive peggiori ritorsioni).
ViaTassoBaghdad parallela a Abu Ghraib: il lato oscuro delle “democrazie”, quello che non può vedere il popollame, e che non può esser reso noto, pena appunto la morte, come quella del linusiano Enzo.
Non ho mai “prove”, ma penso. E se ci pensi, lettore, pure tu documentandoti, decriptando le informazioni, e col buonsenso a fare da machete nella giungla censoria, puoi vedere come sia andata la Storia. Se invece preferisci sempre bere le versioni ufficiali, con gli indiani cattivi che fan scalpi ad innocenti ienchi democratici del settimo cavalleggeri, o con fantomatici decapitatori, puoi anche scegliere di andare volontario a far l’embedded filo-occidentale. Ma non ti lamentare se “è al governo la destra”: “destra” è il Potere in sé, qualunque sia, ed ora – almeno – c’è la sincronia tra le persone e il ruolo, e gli idealisti son morti, e i comunisti son finalmente senza cadreghino, e il ricco sta sul trono, come al solito, come è giusto che sia, e se non lo vuoi ti resta solo sempre la buona vecchia via (sempre elusa con pelo), la Rivoluzione e il Sol dell’Anarchia.
Nel 2004, “in diretta” con gli eventi, scrivevo sul sito www.turistipercaso.org/blog/apolide.php l’articolo seguente, che oggi consegno al fratello di Baldoni, sperando egli vi colga informazioni per la giustizia storica sul caso del suo congiunto ammazzato.



IL CASO ENZO BALDONI
secondo Apolide Sedentario (2004)


Erano 19, forti e giovani, e sono morti tutti a Nassiriya…
Era soltanto 1, uno stronzetto, è morto primo, lasciando i tre colleghi: era Quattrocchio…
Era 1 baldone, giovine e anche forte, e pure free, e lance: anche lui morto…

CHI HA UCCISO BALDONI?
non tanto gli iraqondi iraqeni: piuttosto l’Eni senza Iraq prima…
ovvero: è stata LA RAGION DI STATO…

Ovvero: c’era stato un ultimatum, e l’ultimatum – per definizione – è sempre e solo uno… te lo dico una volta e poi, davvero, non te lo dico più… un ultimatum, appunto… ultimatum, punto, punto e basta…
e gli han mozzato la testa, alla scadenza dell’ultimo minuto d’ultimatum, non un minuto di più…
e calcolate che a me i baldoni piacciono: son baldi appunto, dunque ci hanno spirito, di spiritosaggine e pure d’avventura, e fanno figli simpatici altrettanto che lanciano appelli stando sorridenti, e questi appelli sono sì patetici, ma loro no…
Però il Baldoni è preda di ultimatum: “ve lo diciamo per l’ultima volta che o ritirate le truppe o vi ammazziamo”… e non gli basta l’esempio filippino, ai nostri frattini: truppe là ci sono, e truppe restano…

…e quindi “ci resta” Baldoni…
…ragion di stato, ragione di assassini…

Vediamo col senno di Poi (e perché no col senno di Allan Poe, essendo l’argomento truculento) qualche rivelazione sul SEPOLTO caso di Enzo Baldoni, premonitore delle “due Simone”.

Lo scimitarroso giordano Al Zarqawi nel frattempo ha decapitato IN VIDEO tale Armstrong, che ha messo il piede sulla Mezzaluna.
Il gruppo di “robespierristi” zarqawiani ci va a nozze col video mentre mozza i gargarozzi yankees… INVECE DI BALDONI SOLO FOTO, ci son state lasciate (peraltro secretate, e viste solamente da frattini): di video nessuna traccia…
Se è vero che anche il Terrore ci ha uno stile, lo stile di Al Qaeda è fare video: se non fa video non è Alqaediano, ma è tarocco anglo-yankee…
Ed oltre alla scelta del media, che fa firma al tipo di esecuzione, c’è la scelta “coerente” della morte per decapitazione.

Invece di Baldoni ci han lasciato una “foto di un corpo seppellito sotto la sabbia, da cui spunta solo una spalla e la testa, attaccata sul busto, ma con taglio visibile sulla gola”.
NON VIDEO, dunque, E NON DECAPITAZIONE: mancano le due “firme” di Al Zarqawi (non c’è la zeta, non è stato Zorro…), e inoltre il taglio netto sulla gola saprebbe – secondo me, il Sedentario detective del bufalesimo di stato – di EMULAZIONE (a cadavere già freddo)… Un mozzaggio di testa “a posteriori”, perché “in diretta”, con un corpo vivo, l’agente occidentale camuffato da Resistente iracheno non avrebbe retto. (Ci avete presente il finto accoltellaggio del birro birbante al g8, che con il collega si fece un grosso taglio sopra la giubba e poi venne incriminato millantante?).

E inoltre, non bastasse: Al Zarqawi, giordano saladino e combattente, RESTITUISCE I CORPI dei mozzati (di Armstrong si è recuperata la carcassa in men di 24 ore, e così pure dell’altro americano mesi addietro).
Baldoni invece è stato SEPPELLITO e POI fotografato (testa in fuori, come era uso dire dei zeneisi per risparmiare le lapidi). Ovvero anziché restituir la Soma, la fanno decomporre in tutta fretta sotto la sabbia bollente del deserto: UN INSABBIAMENTO, dunque, letterale.

Baldoni l’ha ucciso la C.I.A. sotto le spoglie di polizia politica segreta del governo fantoccio allawiano. La firma è chiara, come trasparente la mia traduzione dei fatti.

Baldoni, si sa, era il primo occidentale che era riuscito a giungere a Najaf durante l’assedio al Mausoleo di Ali. Aveva fatto un articolo per “Diario”. E si era alloggiato all’albergo Al Faanar. Per giungere a Najaf si era sbattuto con Croce Rossa, ONG, e Mezzaluna del pronto soccorso islamico. Da questi contatti aveva poi dedotto “faide all’interno della Croce Rossa” che avevano creato turbolenze fra Scelli e Parlamento. Quindi era mezzo saltato su una mina durante una missione che il governo aveva detto “non autorizzata, anzi vietata”. Nei giorni attorno alla sua sparizione, due amici sul suo blog lo avevan dato come “in contatto con una ONG”. Dall’ONG smentivano: “il nostro contatto ultimo è di mercoledi”.
Tutte ste Balde vicende il losco Apolide le cava da un Corsera in quel di agosto 2004, col Baldo giovine ancora forte e fresco di sequestro.
Non si specifica QUALE ONG… Vuoi dire “Un Ponte per…”, che proprio allora – le Due Simone complici del fatto – stava mandando acqua agli assediati mandando in bestia Scelli e gli alleati britannoammmericani?



4.
INTERVISTA ESCLUSIVA CON RAFFAELE BALDONI

Raffaele Baldoni e’ disponibile al confrontarsi e al serio colloquiare.
E’ persona cortese, pur essendo palesemente un uomo amareggiato.
Prende il mio foglio, ringrazia, lo ripiega, lo mette nel taschino.
Poi mi stringe la mano, immagonato.

Apolide Sedentario:
“Sono Apolide Sedentario del sito turistipercaso.org, ti ho portato una sintesi dei miei brani su tuo fratello scritti durante i fatti…”

Raffaele Baldoni:
“Si’, io gia’ avevo visto il vostro sito, e avevo letto i tuoi articoli.”

A.S.:
“Davvero? Beh, almeno sei uno che si informa davvero… Grazie d’averlo fatto…”

R.B.:
“No, grazie a te e a voi.”

A.S.:
“Allora in breve saprai che io ritengo che tuo fratello non sia caduto in mano ai guerriglieri islamici, ma ai servizi militari occidentali sotto mentite spoglie di irakeni, e ritenga che mentre le Due Simone e poi la Sgrena hanno compreso – e dunque in qualche modo contrattato – la sopravvivenza, tuo fratello e’ stato coerente, valutato irriducibile a silenzio, e dunque, ovvio, ammazzato. Tant’e’ vero che chi liberato non ha poi detto affatto chiaramente come sia andato l’evento, e tacciono tutti, ormai dimenticati come quel tuo fratello mai tornato.”

R.B.:
“Infatti.”

A.S.:
“Il giorno che la verita’ sara’ palese tanto che alcun macchinare col pensiero possa trovare spazio al complottismo, complotto non sara’ stato…
Sono venuto per farti un’intervista, ma non saprei cosa chiederti, se non l’unica domanda possibile: se tu hai versioni piu’ aggiornate e veritiere dei fatti…”

R.B.:
“No, magari. Purtroppo non c’e’ alcuna altra versione, nessuno ha fatto chiarezza in questi anni sull’uccisione di Enzo.”

A.S.:
“Sul foglio hai il mio recapito: se un giorno volessi usare il mio canale per diffondere tue versioni dei fatti, noi non abbiamo banner commerciali, non siamo di nessuno, ci interessa solo poter dir verita’ che fanno male.”

R.B.:
“Grazie, ti scrivero’ sicuramente.”

———————-

Non dice molto. Non c’e’ molto da dire. Quel che c’era da dire lo abbiam detto: san tutto e fanno tutto sempre loro, i servizi, il braccio secolare del Potere. E poi c’e’ il pudore del lutto. Poche parole, ma buone. Mie verso Enzo Baldoni, e del fratello di lui verso di me. Se ci sara’ da aggiungere parole (ovvero chiarimenti circa i fatti) e lui mi scrivera’, pubblichero’ qua senza tagli.

Raffaele Baldoni mi leggeva: gli interessava avere un panorama delle interpretazioni della Storia.
Ma lui e’ “solo” un congiunto, e sulla Storia dovrebbero con piu’ zelo interessarsi i giornalisti di Diario (ovverossia chi pubblicava Enzo). Ma Diario era “testata” (di cazzate), spocchiosamente attenta a legger l’Ansa, ma non le voci dall’indipendenza.
Le fonti sono inquinate, e quelle “pure” non appaion neppure sui giornali che eppur si dicon sinceri: la notizia e’ “da bere”, sempre (siamo la “cultura milano”, l’orwelliana notizia-aperitivo…).



5.
All’arrivo della “camminata” c’e’ altro palco (cui sono arrivato in auto, parallelo, che’ io per “sfacchinare” intendo “scrivere”, non de-suolare le scarpe).
Raffaele Baldoni adesso parla con il foglio alla mano, lapidario, e quasi sino alla fine ineccepibile:

“Molti giornali in quei giorni facevano ironia, parlavano di vacanze poco intelligenti di un ricco avventuriero che se le va a cercare. Farina (di Libero, poi implicato in vicende con i servizi segreti) lo denigrava.
Per me Enzo era e rimane un ficcanaso con naturalezza, un giornalista non convenzionale, e proprio per questo i suoi pezzi erano sempre cosi’ avvincenti, cosi’ originali, cosi’ tanto seguiti dalla gente sui giornali o nel blog.
Hanno fatto a noi familiari le analisi del Dna, e alcuni frammenti di ossa sono stati giudicati compatibili. Qualcuno dunque sa dov’e’ il suo corpo. Ma non ce lo restituiscono.
Mi ha fatto comunque male vedere il capo dell’Esercito Islamico dell’Iraq al tavolo con il generale Petraeus.”

Escluso l’ultimo punto (nessun “Esercito Islamico” ha ucciso Baldoni, ma un sedicente tale, a busta paga invece occidentale…), la memoria di Enzo e’ in buone mani.



6.
Attendo dunque anche Lidia Menapace: voglio menargliela un po’, poiche’ ha votato la missione di guerra di Kabul.
(Conosco cosi’, per il tramite di amici, un’austriaca-tedesca, che mi appoggia circa l’indipendenza del Tirolo, risposta a quella del Kosovo pro-Usa: quando dico “Ladinia”, per spiegare che in realta’ ne’ in Itaglia ne’ in Cermania quella cultura locale deve stare, mi dice anche lei “Ya! Ladinia!”.)
La’ in fondo, seduta, vedo invece Lidia. E le vado a recapitar mia missiva:

LIDIA MENA PACE & LU RAGNO IMPOVERITO (ovvero io)
Lidia Menapace è stata nella sinistra DC (anni ’40), dal ’69 fu ne Il Manifesto, e nella scorsa legislatura era nel gruppo di Rifondazione Comunista, prendendo il posto del rinnegato Ferrando, cacciato dal partito per coerenza agli ideali stessi promulgati dal partito votato dalla gente per mettere dei fiori nei cannoni, e che al contrario non ha legalizzato la maria come detto.
Chi mena pace, chi mena guerra, chi mena Lidia, chi mena me, chi mena il can per l’aia, chi ahia e basta (quelli che non poggiano il culo in Parlamento e subiscono bombardamenti od attentati alla propria libertà individuale per conto di “ragion di stato” superiore, tradotta in interesse padronale).
Lidia fu femminista: l’utero delle donne di Kabul lo vuol gestire lei, come il lor velo?
Ha scritto vari saggi nonviolenti, nonche’ il libro “Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?” sull’accordatura in “LA naturale” del filetto papale.
Come membra DC, essa ha accettato la dominazione NATO sull’Itaglia. E come Rifondata, ha vidimato le missioni di guerra nell’Afghanistan, per “fedeltà all’Ulivo”.
Ha investigato l’uranio impoverito, ma poi è stata radiata dai votanti.
E ben gli sta.

La Menapace si infastidisce, ovvio.
Le dico allora: “Ti faccio una domanda, una soltanto: perche’ hai votato l’Afghanistan?”.
Lei s’agita come dire “non capisci, son strategie politiche importanti, roba che voi dissidenti non potete comprendere, che’ vi credete i piu’ furbi”, e dice invece: “E’ una storia lunga… Ma diciamo per riduzione del danno… Poi magari ti scrivo e te lo spiego…”.
Riduzione del danno? Riduzione delle donne al potere? Quote rase?



7.
La pace tra gli oppressi, la guerra agli oppressor.






(c) Apolide Sedentario 2008

Leave a Reply