BRUNO TRENTIN TROTTERELLANDO IMMOBILE

E’ stata la sinistra a sinistrare i lavoratori e il popolo, vendendosi ai padronali postsettanta per ottener divisione del potere in culo ad ogni istanza dei poracci. Ecco qui un resoconto alla facciazza della carogna marcia di Trentin, cigiellino infamaccio.

C’erano scala mobile e equo canone a render vivibili vite di straccioni senza dover trovare tre lavori per mangiare un panino e risicare i soldi per l’affitto e le bollette.
Tutto svendette Trentin, all’odioserrimo Amato, primoministro di stato nell’annata fatal ’92.
Quest’anno invece fatale e’ stato a lui, a Bruno Trentin, deceduto (vivaiddio) la settimana che fu.
Ei fu, siccome immobile. Ei, lui, che disse si’ al governo Amato abolente la scala mobile, metodo che dava maggior introiti in busta salariale ad ogni aumento dei prezzi delle merci del cosiddetto paniere.
Trentin mise la scala nel paniere (si legga in senso “sedere”) di voi popolo. E si prese i bulloni nei comizi, lanciati da tizi ultimimohicani nell’ultima ribellione della Storia.

Ecco la ricostruzione del Corsera:
“Il 31 luglio 1992 Trentin firmo’ l’accordo col governo di Amato che metteva definitivamente fine alla scala mobile e subito dopo si dimise perche’ aveva disatteso il mandato della Cgil, che poi lo convinse per acclamazione a restare. Del resto la famiglia gli era stata d’esempio: il padre Silvio [!!!], ricco proprietario terriero, docente di diritto amministrativo, lo formo’. Si trattava di abbattere la scala mobile. Trentin riusci’ a far digerire questo passo spiegando che in gioco c’era la salvezza del Paese dalla bancarotta. Ecco alcune delle sue frasi storiche: che i lavoratori possano aver torto lo sappiamo tutti; la classe operaia non e’ piu’ centrale, bisogna passare alla difesa dei diritti individuali.”

Diritti individuali? Privilegi dei ricchi come lui e suo padre Silvio!
Torti dei lavoratori? Avergli tirato bulloni e non proiettili!
Grazie, sorella morte, che lo hai preso. La prossima volta, pero’, prendilo prima che lo faccia prender nel culo ai proletarii…


(c) Apolide Sedentario 2007

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